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IL PENSIERO DI PAUL MATTHEWS VAN BUREN - volumetto 1
IL PENSIERO DI PAUL MATTHEWS VAN BUREN - volumetto 1
IL PENSIERO DI PAUL MATTHEWS VAN BUREN - volumetto 1
E-book116 pagine1 ora

IL PENSIERO DI PAUL MATTHEWS VAN BUREN - volumetto 1

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Info su questo ebook

Don Sergio Andreoli espone accuratamente il pensiero di Paul M. van Buren sul significato del Vangelo.
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2016
ISBN9788892618299
IL PENSIERO DI PAUL MATTHEWS VAN BUREN - volumetto 1

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    Anteprima del libro

    IL PENSIERO DI PAUL MATTHEWS VAN BUREN - volumetto 1 - Sergio Andreoli

    Al lettore

    Questa è l'edizione integrale, riveduta e corretta, della mia tesi di laurea in Filosofia, discussa all' Università Statale di Perugia, Facoltà di Lettere e Filosofia, il 2 marzo 1972; era relatore il professor Armando Rigobello e controrelatore il professor Antonio Pieretti.

    IL PENSIERO

    DI

    PAUL MATTHEWS VAN BUREN

    INTRODUZIONE

    In questi anni si sta affrontando con particolare impegno il problema del significato del linguaggio teologico cristiano, sia da parte dei filosofi, sia da parte dei teologi, soprattutto protestanti (1).

    Lo Huber dichiara:

    "Oltre ai teologi, anche i filosofi stanno studiando il linguaggio religioso, e specialmente la questione, se in qualche modo si possono dare affermazioni dotate di significato su Dio.

    In filosofia la questione si pone in questi termini, a cominciare dalla nascita dell'analisi linguistica in Inghilterra, da Russel in poi" (2).

    Il Macquarrie, protestante, all'inizio di un capitolo del suo saggio sul linguaggio e la logica della teologia, dichiara di voler mostrare che "[...] il problema del linguaggio teologico, riconosciuto da lungo tempo in vari modi, ha assunto una posizione chiave nella discussione teologica contemporanea.

    In una maniera o nell'altra, questo problema - dice - è sollevato da tutte le più importanti correnti della teologia.

    Il problema [...] diventa la questione più importante, là dove gli apologeti cristiani si trovano impegnati nella discussione con i filosofi della scuola analitica" (3).

    Lo Zahrnt ha posto la questione in termini generali, in un volume recentemente tradotto in italiano, dichiarando che la teologia deve [...] ripensare oggi il suo modo di parlare di Dio, sia di fronte a Dio che di fronte al mondo, se vuole che il suo discorso resti o ridiventi valido, per Dio e per il mondo (4).

    Secondo il Weiland, l'attuale sforzo di interpretazione del linguaggio teologico si pone in continuità con la tradizione.

    Egli, infatti, afferma:

    Credo si possa dire che, non senza continuità con la tradizione, nella nuova teologia protestante si stia veramente facendo un esperimento teologico di nuovo genere, imperniato sul 'significato secolare dell'Evangelo' [...] (5).

    Lo Zahrnt rileva che l'indagine fu iniziata da Karl Barth.

    "La teologia - scrive - non poteva più continuare a parlare di Dio, così come finora aveva fatto. Essa doveva cercare di farlo in un altro modo, in modo nuovo, se il suo parlare di Dio doveva rimanere o diventare nuovamente parlare responsabile et attendibile.

    Sì, certo - aggiunge - ci si poneva la domanda, se e in quale misura fosse ancora, dopo tutto, permesso al teologo di parlare di Dio.

    E proprio questa fu la domanda, alla quale Karl Barth si trovò a dover dare una risposta all'inizio del suo cammino" (6).

    Di fronte alla stessa questione, secondo lo Huber, si trovano gli studiosi contemporanei.

    "Non c'è dubbio - sostiene - che oggi la religione cristiana si trova di fronte a un problema serio e complesso: il problema del suo stesso linguaggio […]; il linguaggio della religione sembra completamente alieno dal linguaggio e dal modo tipico di pensare della nostra generazione.

    Questo fatto, che appare sempre più evidente, trova la sua più grave espressione in quel fenomeno, più diffuso di quanto non sembri, chiamato 'teologia della morte di Dio' o 'teologia della secolarizzazione'.

    Teologi come van Buren, Robinson, Cox, Dewart, Hamilton, Altizer e altri, non formano un gruppo omogeneo riducibile, come si fa solitamente nella critica rivolta ad essi, a uno stesso comune denominatore.

    Tuttavia bisogna riconoscere che essi hanno un problema in comune: parlare di Dio, almeno come lo abbiamo fatto sinora, non ha più senso; perciò cercano di trovare altre vie" (7).

    Di fronte a un problema di così vasta portata, i filosofi che si occupano di analisi linguistica, studiano "[...] il linguaggio religioso, e specialmente le affermazioni su Dio, al fine di stabilire i loro reali, ossia verificabili, significati.

    Alcuni teologi della teologia della secolarizzazione [...] si servono di questi argomenti filosofici fino ad un certo punto, per dimostrare che noi non possiamo parlare di Dio, in quanto essere trascendente ecc., o che dobbiamo trovare un 'significato laico' per il messaggio del Vangelo" (8).

    Il pastore episcopaliano americano Paul Matthews van Buren, applicando il metodo della filosofia analitica, ha proposto una interpretazione nuova del messaggio di Cristo, nel libro The Secular Meaning of the Gospel (9) .

    Sebbene van Buren, secondo l'Hamilton, "[...] abbia nettamente superato la sua posizione manifestata nel Significato secolare dell'Evangelo [...] (10), mi rifarò a quell'opera, che, a mio avviso, resta nella storia della teologia come fondamentale testimonianza di rinnovamento metodologico (11).

    PARTE I

    LA TEOLOGIA CRISTIANA IN UNA CULTURA SECOLARIZZATA

    È stato sempre riconosciuto il profondo nesso fra teologia cristiana e cultura; si pensa che ad ogni profonda trasformazione culturale, necessariamente corrisponde un nuovo modo di parlare di Dio e una critica dei vecchi linguaggi teologici.

    Poiché oggi è in atto, e sembra raggiungere il suo compimento, quel profondo rinnovamento culturale, che va sotto il nome di secolarizzazione (12), anche il discorso cristiano su Dio è in trasformazione; con un'immagine di grande efficacia lo Zahrnt, riferendosi alla secolarizzazione, dichiara:

    "Come una slavina [...] è precipitata su tutti i campi della vita umana.

    È - aggiunge - il più grande processo di secolarizzazione di tutta la storia del cristianesimo, anzi di tutta la storia delle religioni.

    Ai nostri giorni si compie quanto era stato detto all'inizio dell'era moderna: la secolarizzazione è arrivata a poco a poco al suo compimento ed è diventata l'ovvio segno di riconoscimento di tutta la nostra vita e di tutta la nostra esistenza" (15).

    Di seguito presenterò schematicamente il fenomeno della secolarizzazione della cultura e la posizione di alcuni studiosi protestanti, a proposito del rapporto tra secolarizzazione e teologia.

    CAPITOLO I

    Il processo di secolarizzazione della cultura

    L'Agnes afferma che quello della secolarizzazione è il moto profondo dell'ora presente ed è [...] una realtà il fatto che tale teoria abbia suggestionato un po' tutti (16).

    Il Prandi riconosce che è fuori dubbio [...] il fatto che la parola e l'idea della 'secolarizzazione', oggi abbiano larghissimo corso nella pubblicistica che tratta di argomenti religiosi [...] (17), e anche l'Asturi dice che ora [...] il problema più dibattuto fra i cristiani è la 'secolarizzazione'. Dovunque - aggiunge- si parla di secolarizzazione del cristianesimo, di desacralizzazione, di cristianesimo senza religione (18).

    C'è da chiedersi, perciò, cosa sia la secolarizzazione.

    Ecco la risposta dello Joannes:

    "[...] è la liberazione dell'uomo da ogni tutela, che lo costringe a sottomettersi

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