La formazione del giovane Martin
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La formazione del giovane Martin - Davide Galliani
1
Sul comodino
Stava sognando un libro, antichissimo e raro, appena trovato in una bancarella a Gerusalemme. Scritto in una lingua morta del Vicino Oriente Antico e per questo carico di sfde nella sua comprensione, ma foriero anche di importanti scoperte per tutti gli studi di settore. Sentì qualcuno che lo chiamava, si voltò per capire chi fosse ma non c'era nessuno. In ritardo, diceva che era in ritardo...ma per cosa? Iniziò a sentirsi un po' disorientato mentre la voce rimbombava sempre più forte.
«Hans muoviti, sei in ritardo!».
Il suono della voce di Margaret si diffuse velocemente nella stanza, questa volta richiamando appieno la coscienza del marito dal sogno alla realtà. L'odore del caffè fece il resto. L'anziano professore si mise goffamente seduto e rimase qualche istante a fssare le proprie pantofole.
«Lunedì», disse in modo così sommesso da poterlo sentire solo lui, «oggi è lunedì, iniziano le lezioni». Annuì leggermente, vagando con i pensieri chissà dove, mantenendo uno sguardo austero.
Margaret versò il caffè, imburrò quattro fette di pane e le sistemò nei loro piatti.
«Ti aspetto!», gridò girando la testa verso la porta, prima di aprire leggermente la fnestra e prendere l'iPad per leggere le novità del giorno.
Una persona attenta avrebbe riconosciuto l'aria frizzante che i primi giorni di ottobre avevano portato, testimoni di un autunno che stava entrando ormai nel pieno del suo vigore, ma la signora dall'aria gentile era troppo impegnata a leggere per accorgersi pressoché di qualsiasi altra cosa.
Hans e Margaret Eisenhardt si trovarono al tavolo della cucina per la colazione. Il tintinnio dei cucchiaini era l'unica cosa che rompeva il silenzio, corposo come l'aria del soggiorno, ripiena di polvere resa visibile dai fasci di luce che fltravano dalle fnestre.
«Stamattina ho lezione, ma non so a che ora tornerò a casa», disse l'uomo distrattamente. «Forse nel pomeriggio ho altre riunioni didattiche», terminò agitando vagamente la mano destra.
«Mmmh-mmh», si sentì rispondere, senza che la moglie alzasse lo sguardo. «Ricordati di prendere l'ombrello Hans, non si sa mai in questa stagione...»
Il marito si alzò annuendo, inflò il gilet grigio sopra la camicia e si diresse verso il corridoio, bloccandosi improvvisamente dopo pochi passi.
«Cosa hai dimenticato?», domandò la donna.
«Un libro sul comodino», rispose lui.
Il prof. Eisenhardt tornò in camera da letto e riconobbe da lontano la copertina con i caratteri dorati stampati a caldo. Leibniz
, lesse velocemente, Saggi di Teodicea
. Prese il libro e tornò velocemente verso la porta di casa. Raccolse a terra la sua valigetta, indossò il trench prendendolo velocemente dal massiccio attaccapanni e dopo aver salutato la moglie si avviò verso l'Università.
Lo smartphone iniziò a diffondere con crescente intensità un rumore di onde marine, che si ripetevano in modo costante fno a confuire in un brano di musica elettronica. Prima che la melodia arrivasse al suo ritornello, Martin disattivò la sveglia. Nel giro di pochi minuti era vestito e si ritrovò a camminare con fare dinoccolato verso lo Starbucks più vicino. I suoi genitori erano già al lavoro e, riprendendo la solita routine, oggi aveva il suo primo appuntamento per la colazione della stagione. Aprendo la porta vide la fla di una decina di persone davanti alla cassa ma non ebbe il tempo di sbuffare e roteare gli occhi che riconobbe Alyssa seduta ad un tavolino che lo stava salutando.
«Ciao Martin! Siediti che ho già preso il tuo cappuccino!»
«Sei adorabile», replicò lui, scandendo le parole.
Aprì il tappo di plastica per versare lo zucchero e lanciò un'occhiata complice all'amica, aggiungendo:
«Allora, cosa farai di bello oggi? Ti ha già scritto il tuo ammiratore segreto?»
La ragazza senza scomporsi minimamente rispose di no, proseguendo poco dopo:
«Se avessi letto i miei ultimi messaggi sapresti che oggi non lavoro, sono di riposo. Alle dieci mi vedo in centro con Beatrice e Sarah per un po' di shopping. Ma piuttosto, mi sa che qualcuno oggi invece inizia il terzo anno, vero? Sai già con quale lezione comincerai?»
«Sì, ho guardato ieri sera la mail della segreteria: alle 9 inizia il corso di Teologia sistematica, con un nuovo professore. Si è trasferito quest'anno, sostituisce il buon prof. Meyer. Non penso che mi possa interessare particolarmente il suo programma, ma non si sa mai».
«Bene dai: nuovo anno, nuovo professore e nuovi corsi. Un foglio nuovo su cui scrivere!».
Martin sorrise, pensando a quanto Alyssa fosse poetica in tutte le sue rifessioni. Si conoscevano dal primo anno di liceo e avevano subito fatto amicizia, senza mai perdersi d'occhio. Era la sua migliore amica, senza timore di smentita, e più di una volta lo aveva tolto dai guai con i suoi consigli. Lontana da visioni stereotipate e banali del mondo, era lei che gli aveva suggerito due anni prima di iscriversi al corso di Teologia visto il grande interesse che Martin aveva ereditato dalla sua famiglia. E in effetti ci aveva azzeccato: i primi due anni erano passati in scioltezza, con grande passione e superando brillantemente tutti gli esami.
« O sul quale non scrivere!», esclamò Martin improvvisamente.
«Perché? Che succede?».
«Ho dimenticato la penna a casa, sul comodino», rispose lui, portando una mano alla faccia in segno di sconforto.
«Ma da quando in qua scrivi ancora a penna?», domandò Alyssa stupita.
«Intendevo la penna digitale. Ora dovrò prendere gli appunti sulla tastiera virtuale.» «Scomodissimo...», aggiunse.
Dopo aver bevuto il cappuccino e mangiato il cornetto mentre si raccontavano qualche aneddoto recente i ragazzi uscirono e, dopo essersi salutati, presero ognuno la propria strada. Martin si sforzò di ricordare a grandi linee il programma del corso che aveva letto distrattamente il giorno prima, senza riuscire però a mettere a fuoco l'argomento della prima lezione.
«Meglio così», pensò, «sarà una sorpresa».
Alzò la testa e respirò a pieni polmoni. Una nuova