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Storia di un'amicizia
Storia di un'amicizia
Storia di un'amicizia
E-book127 pagine1 ora

Storia di un'amicizia

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Info su questo ebook

IN PARTE TRATTO DA UNA STORIA VERA.

Il Libro:

Può esistere un’amicizia tra un uomo e una donna? 
L’Autore affronta in questo libro il dibattuto tema narrando la storia di Chiara e Michele.
I due protagonisti si conoscono da giovani lavorando entrambi nello stesso Studio Legale. Tra i due nasce subito un rapporto che va ben al di là della semplice conoscenza lavorativa. Michele sente di provare un’attrazione nei confronti di Chiara, ma non si fa avanti perché lei è già impegnata sentimentalmente.
Trascorsi cinque anni le strade di Chiara e Michele si dividono e cessa anche la loro frequentazione.
Dopo 25 anni, del tutto casualmente, Michele consultando la rubrica del cellulare scopre che possiede ancora il numero telefonico di Chiara. Lo assale un desiderio incontrollato di risentirla, così la chiama e i due decidono di rivedersi. Con grande gioia di entrambi scoprono di non essere cambiati e che l’amicizia, sopita per tanti anni, può tornare a unirli.
Accade pertanto che i loro incontri diventino un appuntamento fisso settimanale che va avanti per sei mesi.  
Ma il destino gioca loro un brutto scherzo. Accade infatti un evento che pone fine ai loro incontri e da quel momento il loro rapporto diventa tormentato.
Il finale è drammatico e segnerà per sempre l’amicizia tra i due protagonisti. 
Altri libri scritti dall'autore:
Il segreto di Giulia
Duplice vendetta
L'incubo del babau - Una storia di stalking
Thriller Trilogy
Nessuna identità - Frammenti di memoria
Pàntaclo - La Profezia
Pàntaclo II - La Profezia
Pàntaclo III - La Profezia
Pàntaclo
Crime
In gabbia
Pàntaclo (II Edizione)
Crime (II Edizione)
In gabbia (II Edizione)
Chi sei, Kate?
 
LinguaItaliano
Data di uscita1 ott 2019
ISBN9788834191903
Storia di un'amicizia

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    Anteprima del libro

    Storia di un'amicizia - Angelo D'Antonio

    Epilogo

    ANGELO D’ANTONIO

    STORIA DI UN’AMICIZIA

    Copyright © 2019 Angelo D’Antonio - Storia di un’amicizia

    Design copertina © 2019 Angelo D’Antonio

    Tutti i diritti riservati. È vietata ogni riproduzione, anche parziale.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Angelo D’Antonio

    Corso Siracusa 40

    10136 Torino

    Tel. 3396624480

    http://www.angelodantonio.blogspot.it

    Il presente romanzo è opera di pura fantasia. Ogni riferimento a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, indirizzi e-mail, siti web, numeri telefonici, fatti storici, siano essi realmente esistiti od esistenti, è da considerarsi puramente casuale.

    " Non camminare davanti a me, potrei non seguirti.

    Non camminare dietro di me, non saprei dove condurti.

    Cammina semplicemente al mio fianco e sii mia amica."

    (Albert Camus)

    " I veri amici ti pugnalano di fronte."

    (Oscar Wilde)

    Torino, Gennaio 1990

    Un fastidioso rumore echeggiò in tutta la stanza. Michele si svegliò di soprassalto e per alcuni secondi rimase totalmente intontito. Poi, come tutte le mattine, capì che quel maledetto rumore proveniva dalla sveglia e con una manata schiacciò il tasto di spegnimento.

    Ancora non si spiegava per quale motivo avesse scelto come suoneria il ritornello di We Will Rock You dei Queen . Dopo aver aperto gli occhi se lo ricordò. Se avesse scelto una suoneria più agrodolce, con il suo sonno pesante, insensibile a qualsiasi rumore, a meno che non si fosse trattato di uno sparo di una pistola a venti centimetri dal suo orecchio, non si sarebbe mai svegliato!

    Michele si alzò e provò un brivido di freddo. Era un mese di Gennaio particolarmente rigido, come non se ne vedevano da diversi anni. Si mise una felpa e diede un’occhiata nella camera da letto dei genitori. Dormivano beatamente, come due bambini. Anche quella mattina il frastuono della sveglia non aveva sortito alcun effetto sul loro sonno, frutto anche di un’incipiente sordità senile.

    Dopo aver fatto colazione, andò in bagno per lavarsi.

    Oggi era un giorno importante e doveva farsi bello.

    Decise di farsi la barba. Michele odiava radersi. Se avesse avuto dei peli soffici e morbidi, sicuramente se la sarebbe fatta crescere. Ma purtroppo aveva dei peli duri, fitti e ispidi e dopo tre o quattro giorni senza radersi, sembrava un detenuto di Alcatraz.

    Mise il vestito più elegante che avesse e scelse accuratamente la cravatta da abbinare. Infine indossò il cappotto e uscì di casa. Michele da cinque anni lavorava in centro città, presso un importante Studio Legale come Consulente, essenzialmente in materia di fusioni societarie, pratica sempre più diffusa nel frastagliato mondo imprenditoriale italiano.

    Non era avvocato, ma conosceva il Codice Civile molto meglio di quasi tutti i praticanti del suo Studio.

    Quando, dopo la solita travagliata corsa in bus che lo aveva visto lottare e farsi largo a gomitate per scendere alla sua fermata, arrivò a destinazione, il suo cuore batteva forte.

    Entrò nello Studio e, dopo aver salutato distrattamente alcuni colleghi, si catapultò nel suo ufficio. Era una grande stanza elegantemente arredata, con quattro postazioni di lavoro. Una era la sua e le altre tre erano occupate da due praticanti e da una Avvocatessa.

    Era lei che faceva battere il cuore di Michele.

    Chiara.

    La vide che discuteva con uno dei praticanti e rimase immobile. Poi Chiara lo mise a fuoco e un largo sorriso apparve sul suo volto. Si diresse verso di lui e lo abbracciò baciandolo sulle guance.

    Michele cercò di dire qualcosa di non banale, ma non ci riuscì: «Allora Chiara, sono finite queste vacanze?».

    Chiara fece un cenno affermativo con il capo. «Purtroppo sì, ma dai, sono contenta lo stesso, così rivedo i miei compagni Principi del Foro!»

    Michele sorrise. «Comunque è andata bene la settimana bianca?»

    «Benissimo! La Valle d’Aosta è stupenda e poi sai che al mio lui piace tantissimo sciare». Quando si riferiva al suo fidanzato, Chiara non lo chiamava mai per nome ma lo definiva sempre il suo lui. Una stranezza che Michele non aveva mai compreso.

    Michele invece era single. Aveva troncato alcuni mesi prima una relazione con una ragazza di nome Sara a dir poco complessa : a meno di trent’anni aveva già avuto alle spalle un divorzio e un aborto.

    Michele aveva provato a gestire in tutti i modi quel rapporto problematico, anche perché era sinceramente attratto da Sara.

    Ma lei si comportava al limite del paranoico. Telefonava continuamente a casa e in ufficio, pretendeva che lui uscisse con i suoi amici senza dire che stavano insieme perché loro erano tutti single, aveva continui alti e bassi d’umore. Troppe stranezze che Michele faceva fatica a sopportare e a tollerare. Alla fine la separazione divenne la naturale conclusione della relazione.

    In realtà non ci fu una vera e propria separazione ufficiale. Semplicemente, a un certo punto, non si videro né si sentirono più.

    Fu allora che le attenzioni di Michele si concentrarono su Chiara.

    Lei era l’opposto di Sara. Sicura di sé, razionale, matura e assennata.

    Entrarono sostanzialmente insieme nello Studio. Lei si stava laureando in Giurisprudenza, ma aveva già ufficiosamente iniziato a fare un po’ di pratica.

    Avevano un bel rapporto, parlavano non solo di lavoro ma anche di argomenti estranei allo Studio riguardanti le loro vite private.

    Dopo la separazione con Sara, Michele si rese conto di aver lavorato per cinque anni con una ragazza che possedeva tutte le caratteristiche che lui ricercava in una persona dell’altro sesso.

    L’attrazione che provava per Chiara era come rimasta sopita per tutto quel tempo prima di venire prepotentemente a galla.

    Non sapeva se si trattasse solo di un’infatuazione oppure di qualcosa di più serio. Di una cosa però lui era assolutamente certo: lei gli piaceva.

    Purtroppo, il fatto che lei fosse fidanzata costituiva un ostacolo insormontabile per Michele che non intendeva insidiare una ragazza già impegnata. Pertanto, si accontentava di mantenere con lei un buon rapporto di amicizia che peraltro veniva ampiamente ricambiato da parte di Chiara.

    Stavano bene quando erano insieme, anche se Michele era un acceso sostenitore del principio che un uomo e una donna non possono essere amici.

    Dopo il rientro di Chiara, Michele pensò di invitarla una sera a mangiare una pizza. Era già accaduto in passato che uscissero insieme la sera, sempre mantenendo le dovute distanze e sempre da amici . A Chiara non sembrava creare alcun problema.

    Michele decise quindi di farsi avanti. Prima di terminare la giornata lavorativa, verso le 18.00, si avvicinò a lei e le disse: «Ascolta, che ne diresti se andassimo una di queste sere a mangiarci una pizza?».

    Chiara rispose senza esitazioni: «Per me va bene, Micky. Facciamo domani sera?».

    «Ottimo! Ti passo a prendere alle 20.00 e poi decidiamo il locale?»

    «Aggiudicato! Grazie del passaggio!»

    Michele era al settimo cielo.

    Era stata una giornata di lavoro iniziata bene e che si era conclusa ancora meglio.

    2.

    Ormai stavano parlando da più di un’ora. Era sempre così quando si vedevano. Il tempo scivolava via veloce senza che se ne rendessero conto.

    «Non lo so il perché. Sarà che quando sono in ferie ho più tempo a disposizione e, invece di fare come le persone normali che si dedicano al giardinaggio, alla collezione di francobolli o a ridipingere le pareti di casa, beh… io non ci posso fare niente. Inizio ad arrovellarmi con pensieri strani che poi richiamano altri pensieri… e così via. Il risultato è che mi sento come un criceto» disse Chiara.

    «Un criceto? Che c’entrano i criceti scusa?» le chiese spalancando gli occhi Michele.

    «Hai presente il criceto che aveva quella nostra segretaria che ha lavorato nello Studio un paio di anni fa? Com’è che si chiamava… Dai, quella bassa, tozza e con i baffi!»

    «Ah… Stefania… Stefania qualcosa, non ricordo il cognome! Comunque, a me sembra che stai peggiorando. Mi dici cosa c’entra Stefania, la proprietaria del criceto, con i tuoi arrovellamenti o come li chiami tu, con cui mi stai stressando la vita da più di un’ora?»

    Michele poteva permettersi di parlare in quel modo

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