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Un Tocco di Cannella: Three Sisters Catering, Libro II, #2
Un Tocco di Cannella: Three Sisters Catering, Libro II, #2
Un Tocco di Cannella: Three Sisters Catering, Libro II, #2
E-book198 pagine2 ore

Un Tocco di Cannella: Three Sisters Catering, Libro II, #2

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Info su questo ebook

Nell'ultimo anno, Tasha si è buttata a capofitto nella sua attività di catering con le sorelle, ma ha mantenuto un segreto. Il focoso e volubile proprietario del Prime Beef è l'unico uomo che abbia mai amato. L'uomo che ha lasciato quando era all'università e che pensava di non rivedere mai più, fino a quando non è riapparso dall'altra parte della strada.
  
Sempre nell'ultimo anno, Jericho Smythe ha combattuto una guerra con se stesso. Desiderava capire a tutti i costi perché Natasha gli avesse spezzato il cuore e se ne fosse andata senza voltarsi indietro? Diamine, sì che lo voleva. Ma si era ritrovato paralizzato di fronte a quei brevi assaggi di lei al Three Sisters Catering e sapeva di non essere ancora pronto per sostenere un confronto.
  
Nessuno dei due è soddisfatto della propria vita, ma tante cose sono successe nel frattempo. Può la giusta dose di spezie ricordare loro l'amore che hanno condiviso? Un tocco di cannella potrebbe essere tutto ciò che serve per ridare a Tasha e Jericho la completezza di cui hanno bisogno.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita16 mar 2023
ISBN9781667452906
Un Tocco di Cannella: Three Sisters Catering, Libro II, #2
Autore

Bethany Lopez

Bethany Lopez is a USA Today Bestselling author of more than thirty books and has been published since 2011. She's a lover of all things romance, which she incorporates into the books she writes, no matter the genre.When she isn't reading or writing, she loves spending time with family and traveling whenever possible.Bethany can usually be found with a cup of coffee or glass of wine at hand, and will never turn down a cupcake!Sign up for her newsletter and get a free eBook! https://landing.mailerlite.com/webforms/landing/r7w3w5

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    Anteprima del libro

    Un Tocco di Cannella - Bethany Lopez

    Un Tocco di Cannella

    Bethany Lopez

    ––––––––

    Traduzione di Cristina Maria Leoni 

    Un Tocco di Cannella

    Autore Bethany Lopez

    Copyright © 2023 Bethany Lopez

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Cristina Maria Leoni

    Progetto di copertina © 2023 Makeready Designs

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    INDICE

    Prologo

    Capitolo Uno

    Capitolo Due

    Capitolo Tre

    Capitolo Quattro

    Capitolo Cinque

    Capitolo Sei

    Capitolo Sette

    Capitolo Otto

    Capitolo Nove

    Capitolo Dieci

    Capitolo Undici

    Capitolo Dodici

    Capitolo Tredici

    Capitolo Quattordici

    Capitolo Quindici

    Capitolo Sedici

    Capitolo Diciassette

    Capitolo Diciotto

    Capitolo Diciannove

    Capitolo Venti

    Capitolo Ventuno

    Capitolo Ventidue

    Capitolo Ventitré

    Capitolo Ventiquattro

    Capitolo Venticinque

    Capitolo Ventisei

    Capitolo Ventisette

    Capitolo Ventotto

    Capitolo Ventinove

    Capitolo Trenta

    Capitolo Trentuno

    Capitolo Trentadue

    Capitolo Trentatré

    Capitolo Trentaquattro

    Capitolo Trentacinque

    Capitolo Trentasei

    Capitolo Trentasette

    Capitolo Trentotto

    Capitolo Trentanove

    Capitolo Quaranta

    Capitolo Quarantuno

    Capitolo Quarantadue

    Epilogo

    Dedica

    Ai miei figli, che mi chiedono: Hai scritto un capitolo, oggi? o Hai già finito il libro? Il vostro amore e il vostro sostegno significano più di quanto a parole riesca a esprimere. Vi voglio bene.

    Prologo

    ‘Lo, farfugliai assonnata al telefono.

    Ero stata sveglia fino a tarda notte a studiare per un test e non mi preoccupai di guardare lo schermo del telefono per vedere chi stesse chiamando. Volevo solo farlo smettere di squillare.

    Tash.

    Il mio nome sulla bocca di mia sorella, con quel tono, mi fece tirare su di scatto e passare completamente il sonno.

    Millie, che succede? chiesi.

    Si tratta della mamma... Tasha, sai che non ti chiamerei se non fosse una cosa seria. disse mia sorella maggiore, il dolore nella sua voce mi straziava. Devi tornare a casa.

    Gli occhi mi si riempirono di lacrime nel momento in cui quello che stava dicendo mi colpì come un fulmine a ciel sereno.

    Nostra madre aveva minimizzato la sua malattia per così tanto tempo che avevo cominciato a credere che sarebbe guarita. Ma il fatto che Millie chiamasse per dirmi di assentarmi dall’università e tornare a casa, poteva solo significare che stava succedendo la cosa peggiore che si possa immaginare... La mamma stava morendo.

    Arrivo, dissi soltanto, poi attaccai la chiamata e mi misi a sedere sul letto con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre i miei pensieri sfrecciavano inarrestabili.

    È un segno. Continuava a ripetermi la voce nella mia testa. Un segno che ero stata così presa da Jericho che stavo perdendo di vista tutto il resto. La mia famiglia, i miei studi, la mia indipendenza.

    Avevo abbandonato mia madre, le mie sorelle e l’unica casa in cui avessi mai vissuto, per poter ritrovare me stessa e capire cosa avessi voluto fare della mia vita. E invece avevo conosciuto lui, me ne ero infatuata perdutamente e avevo dimenticato il vero motivo per cui mi trovavo lì.

    Avevo rinunciato a vacanze e feste di compleanno, mettendolo sempre al primo posto. Incapace di stargli lontana anche solo per un breve fine settimana.

    Ma ora la mia famiglia aveva bisogno di me, e io dovevo tornare a casa.

    Feci le valigie in fretta, grata per la prima volta che la mia stanza del dormitorio fosse troppo piccola per poter contenere troppa roba; non ci volle molto.

    Mezz’ora dopo, con l’auto ormai stracolma di tutte le mie cose, inviai un’e-mail alla mia relatrice per avvisarla e imboccai l’uscita dal parcheggio, diretta verso casa.

    Mantenni gli occhi fissi davanti a me mentre passavo davanti al Coffee Time, la caffetteria dove io e Jericho avevamo trascorso il nostro primo appuntamento, e dove lui, probabilmente, in quello stesso momento, stava sorseggiando una tazza di caffè e navigando in Internet, in attesa che lo raggiungessi.

    Sapevo che mi avrebbe odiata, ma speravo che, prima o poi, si sarebbe reso conto che quello che c’era tra noi era più di quanto entrambi fossimo in grado di gestire, ed era destinato a consumarsi presto. E forse, un giorno, mi avrebbe perdonata per essermene andata senza nemmeno salutarlo.

    Ma se avessi visto il suo viso, o anche solo sentito la sua voce al telefono, di sicuro non sarei mai stata capace di andarmene.

    Capitolo Uno - Natasha

    Presente

    Hai già sentito Millie?

    Alzai lo sguardo dalla mia agenda nel vedere mia sorella Dru che entrava nell’ufficio. Sembrava nervosa, il che era alquanto strano, considerato che lei non lo era mai.

    No, perché? Claire ha bisogno di una mano all’ingresso? le chiesi.

    Agitando la mano, Dru disse: No, ha tutto sotto controllo.

    Socchiusi gli occhi con aria interrogativa, esaminando il modo in cui si dondolava sulla pianta dei piedi con una sorta di leggera trepidazione e teneva le mani appoggiate sui fianchi. Non era esattamente nervosa nervosa, ma piuttosto... nervosa emozionata. C’era qualcosa sotto.

    Che succede? le domandai, spingendo indietro la sedia di scatto e alzandomi in piedi. Il movimento mi provocò una fitta intensa, così mi portai istantaneamente una mano alla schiena e mi sgranchii per bene. Forse ero rimasta seduta troppo a lungo.

    In che senso? replicò Dru speditamente, in maniera a dir poco sospetta. Non succede niente.

    Oh, invece sì... Tu sai qualcosa che io non so e mi dirai cos’è.

    Altrimenti? fece lei con aria di sfida, protendendo il mento e sollevando un fianco. Stava cercando di distogliere l’attenzione dalla bugia che mi aveva propinato facendo l’arrogante. Conoscevo fin troppo bene le tattiche di mia sorella.

    "Altrimenti sabato mi ammalerò di punto in bianco e tu sarai costretta a vedertela con la signora Gunderson, la malefica madre della sposa..."

    Dru perse allora ogni traccia di aggressività e gridò, No, non lo faresti!

    Sai che lo farei, la provocai io. Non stavo bluffando, e lei lo sapeva.

    Beh... ha fatto mettere a piangere il tipo del negozio di fiori, protestò Dru.

    "Lei fa piangere letteralmente chiunque. Ora sputa il rospo. Che cos’ha Millie? È successo qualcosa a Graceland?"

    Dru si morse il labbro, lanciò un’occhiata all’orologio e poi tirò un sospiro.

    Oh, bene, torneranno da un momento all’altro. Vuol dire che ho mantenuto la promessa fatta a Jackson e non ho spifferato il segreto.

    Quale segreto? domandai. Un attimo dopo, sgranai gli occhi e spalancai la bocca, incredula. Le ha chiesto di sposarlo a Graceland?

    Dru annuì con un gridolino stridulo, poi ci stringemmo le mani e prendemmo a saltellare di gioia.

    "O da Kate Spade c’è una svendita del settanta per cento, oppure qualcuno ha vuotato il sacco," sentii Millie intervenire in tono asciutto.

    Io e Dru ci voltammo, trovandola in piedi sulla porta dell’ufficio, con la mano protesa davanti a sé per sfoggiare l’anello. Schiamazzando, ci precipitammo verso di lei e le agguantammo la mano in contemporanea.

    Hai detto sì! esclamai.

    Ha detto sì! fece eco Dru.

    "Ho detto sì!" gridò Millie, mettendosi a saltare con noi.

    Oh mio Dio, è stupendo, ed è così da te, disse Dru, mentre si sporgeva per avere una visione dell’anello dall’alto.

    Vogliamo sapere tutto, la esortai. "Si è messo in ginocchio? Ha recitato una poesia oppure... oh, ancora Keats? Kayla era lì? Dove è successo?"

    Millie scoppiò a ridere per via del nostro entusiasmo e aggiunse, Che ne dite se ci prendiamo un caffè e vi racconto tutto per filo e per segno?

    "D’accordo, ma andiamo giù da Rooster, suggerì Dru. So che sei appena tornata, ma mi farebbe bene cambiare aria."

    Millie annuì.

    Quando ci trovammo in cucina, si fermò per abbracciare Claire e chiederle come erano andate le cose mentre lei non c’era.

    Può aggiornarti sulle ultime novità della cucina più tardi, disse Dru con impazienza, trascinando Millie verso la porta. Ho solo trenta minuti prima della mia prossima riunione e non voglio che tralasci nessun dettaglio.

    Millie rise e disse, Va bene. Claire, torno da te tra un po’.

    Certo Mills, qui va tutto a meraviglia. Raggiungi pure le tue sorelle.

    Superammo la cucina e poi l’ingresso del negozio, dove Millie dovette fermarsi a salutare alcune persone, e infine fummo finalmente fuori in strada, davanti al Three Sisters Catering.

    Forse avremmo dovuto sgattaiolare fuori dal retro, dissi con una risata, poi lasciai che i miei occhi vagassero per la via, come accadeva sempre quando uscendo dalla porta principale mi bloccavo di colpo, perché lui era lì.

    In piedi davanti a Prime Beef – la steakhouse che aveva aperto pochi mesi prima che noi inaugurassimo l’attività, proprio dall’altra parte della strada – c’era Jericho Smythe.

    L’uomo da cui ero stata attratta istantaneamente e di cui mi ero quasi altrettanto rapidamente innamorata, durante la lezione di contabilità al mio primo anno di università. L’uomo che aveva consumato i miei pensieri e i miei sentimenti per più di un anno, dopo quell’incontro, e che anni fa avevo lasciato all’improvviso e senza nemmeno un biglietto in cui gli dicevo che era finita.

    L’uomo che ancora non mi aveva rivolto la parola, ma che si era limitato a guardarmi da lontano.

    L’uomo che con uno solo sguardo era ancora in grado di farmi battere il cuore, mancare il respiro e tremare le ginocchia.

    Mi voltai rapidamente e afferrai le mie sorelle per le mani, esortandole a continuare a camminare verso Rooster.

    Immagino che voi due non vi siate chiariti in mia assenza, disse Millie a bassa voce, con gli occhi puntati su Jericho.

    Scossi la testa.

    Beh, sono abbastanza sicura che Jackson lo coinvolgerà in qualche modo nel matrimonio, perciò sappi che non potrai sempre permetterti il lusso di avere la Main Street a separarvi. Devi mettere da parte l’orgoglio e andarci a parlare, Tash. Spiegagli quello che è successo e chiarisci le cose, in modo che possiate quantomeno comportarvi come due persone civili.

    Sorrisi mestamente e annuii, ma mi astenni dal correggerla.

    Non era l’orgoglio che mi impediva di parlare con Jericho, era la paura. Non la paura che non avrebbe capito e non mi avrebbe mai perdonata. Ma la paura che potesse...

    Capitolo Due - Jericho

    Presente

    Non appena la vedevo era subito un colpo allo stomaco, istantaneo quanto il battito del mio cuore che si faceva più rapido.

    Succedeva ogni volta.

    Ogni. Singola. Volta.

    Feci del mio meglio per non pensarci, per ignorarla; ci stavo provando da quando ero arrivato, più di un anno prima, e non ci riuscivo, ora esattamente come allora.

    Non quando potevo sentire il timbro sensuale della sua voce, vedere i suoi occhi grigio-azzurri allarmarsi ogni volta che si posavano su di me, o sentire il peso del suo desiderio. Perché che lo volesse ammettere o no, era sempre lì.

    Così come anch’io la desideravo ancora.

    Rimasi ancora un momento a guardare le tre sorelle camminare lungo la Main Street, con il caschetto rosso acceso di Natasha che ondeggiava a ogni passo, poi mi costrinsi a voltarmi e a rientrare.

    Vagai per il Prime Beef, gettando un’occhiata allo staff e assicurandomi che la sala fosse pronta ad aprire per il pranzo. Non mi posi il problema di controllare la cucina; sapevo che il mio chef, Hector, avrebbe avuto tutto sotto controllo. Dopotutto, era uno dei motivi per cui l’avevo assunto, così da non dovermi preoccupare anche di quello.

    Io mi ero laureato in economia con una specializzazione secondaria nel ramo della ristorazione, mentre Hector era un diplomato della scuola d’arte culinaria Le Cordon Bleu, con dieci anni di esperienza alle spalle. Eravamo una grande squadra, e seppure in fin dei conti ero io il proprietario del locale, lo consideravo a tutti gli effetti il mio socio.

    Prime Beef non sarebbe stato quello che era senza entrambi, ed ero estremamente orgoglioso di quello che eravamo riusciti a realizzare in così poco tempo.

    Ancora in balìa degli effetti provocati dalla vista di Natasha, mi diressi verso il mio ufficio, aprii il mio mini-frigo e afferrai dell’acqua ghiacciata. Mi sedetti alla mia scrivania, stappai la bottiglia e ne bevvi un lungo sorso, poi mi appoggiai alla sedia e chiusi gli occhi.

    Di tutte le località del mondo in cui avrei potuto aprire il mio ristorante, una piccola cittadina sarebbe potuta sembrare la scelta meno ovvia. In effetti, Hector aveva cercato più volte di dissuadermi, sostenendo che ce la saremmo cavata meglio in una città più grande, ma io fui irremovibile.

    Natasha aveva parlato di questo posto in un paio di occasioni quando stavamo insieme, ma ne aveva minimizzato il singolare fascino antico; o forse, a quel tempo, non era stata capace di vederlo per quello che era. Era stata così dannatamente determinata a scappare dalla sua città natale e a diventare indipendente, che forse non si era resa conto di quello che aveva qui, fin quando non era maturata.

    Io no. Nel momento esatto in cui mi ero ritrovato a percorrere la Main Street, avevo capito che non c’era altro luogo in cui avrei preferito vivere e lavorare.

    Essendo originario delle strade di Philadelphia, avevo conosciuto le difficoltà, il freddo e la fame, ma ciò che invece non mi era per nulla familiare erano la bellezza, il calore e il senso di comunità.

    Era vero, la mia idea iniziale era stata quella di venire qui per

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