Storie allegre. Libro per i ragazzi
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Carlo Collodi
Carlo Collodi (1826–1890), born Carlo Lorenzini, was an Italian author who originally studied theology before embarking on a writing career. He started as a journalist contributing to both local and national periodicals. He produced reviews as well as satirical pieces influenced by contemporary political and cultural events. After many years, Collodi, looking for a change of pace, shifted to children’s literature. It was an inspired choice that led to the creation of his most famous work—The Adventures of Pinocchio..
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Storie allegre. Libro per i ragazzi - Carlo Collodi
INDICE
STORIE ALLEGRE
Carlo Collodi
Vita
Opere
Bibliografia
STORIE ALLEGRE
L'omino anticipato.
Pipì.
La festa di Natale
Dopo il teatro
Chi non ha coraggio non vada alla guerra
L'avvocatino difensore
Quand'ero ragazzo!
Una mascherata di Carnevale
CARLO COLLODI
STORIE ALLEGRE
Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.
L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale
specifico,
dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina
ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari
(come note e testi introduttivi),
è soggetto a copyright.
Edizione di riferimento: Fiabe e racconti
Grandi Tascabili Economici, 173
Newton Compton editori s.r.l.,
Roma, 1992
Immagine di copertina:
https://pixabay.com/it/photos/libro-paesaggio-natura-vento-meteo-2929646
Elaborazione grafica: GDM, 2019.
Carlo Collodi
Carlo Collodi, all’anagrafe Carlo Lorenzini (Firenze, 24 novembre 1826 – Firenze, 26 ottobre 1890), è stato uno scrittore e giornalista italiano. È divenuto celebre come autore del romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, più noto come Pinocchio.
Vita
Carlo Lorenzini nasce nel 1826 a Firenze in via Taddea (sulla casa oggi c’è una lapide). Il padre, Domenico Lorenzini, era cuoco, e la madre, Angiolina (Maria Angela Carolina) Orzali, lavorava come domestica a servizio dei marchesi Ginori, insieme al marito[2]. Quest’ultima, figlia del fattore dei marchesi Garzoni Venturi era nata a Veneri[3], presso Collodi (frazione di Pescia) il cui nome ispirò lo pseudonimo che rese lo scrittore famoso in tutto il mondo. Poté studiare grazie all’aiuto della famiglia Ginori: il giovane Lorenzini fu infatti ospitato nel palazzo Ginori di via de’ Rondinelli, sulla facciata del quale una targa ne ricorda la permanenza. Dal 1837 fino al 1842 entrò in seminario a Colle di Val d’Elsa, per diventare prete e contemporaneamente ricevere un’istruzione. Fra il 1842 e il 1844, seguì lezioni di retorica e filosofia a Firenze, presso un’altra scuola religiosa degli Scolopi.
Interruppe gli studi superiori nel 1844 e incominciò a lavorare come commesso nella libreria Piatti[4] a Firenze. Entrò così nel mondo dei libri e in seguito diventò redattore e cominciò a scrivere. Nel 1845 ottenne una dispensa ecclesiastica che gli permise di leggere l’Indice dei libri proibiti. Nel 1847 iniziò a scrivere recensioni ed articoli per la Rivista di Firenze.
Nel 1848, allo scoppio della Prima guerra d’indipendenza si arruolò volontario combattendo con altri studenti toscani a Curtatone e Montanara. Tornato a Firenze fondò una rivista satirica, Il Lampione(censurata da lì a breve). Nel 1849 diventò segretario ministeriale.
Nel 1850 diventò amministratore della libreria Piatti, che, come spesso accadeva all’epoca, svolgeva anche attività di editoria. Collodi collabora con i giornali: L’Opinione, il Nazionale, la Gazzetta d’Italia el’Arte. Nel 1853 abbandonò l’Arte per dirigere la Scaramuccia[5] che poi acquistò con il contributo dello zio paterno. Si occupò di tutto: musica, teatro, letteratura. Nel 1856 collaborò con la rivista umoristica La Lente dove firmò per la prima volta con lo pseudonimo di Collodi[6]. Dello stesso anno sono le sue prime opere importanti: Gli amici di casa eUn romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica. Nel 1857 fu corrispondente a Bologna de L’Italia musicale di Milano[6].
Nel 1859 partecipò alla Seconda guerra d’indipendenza come soldato regolare piemontese nel Reggimento Cavalleggeri di Novara. Finita la campagna militare ritornò a Firenze. Nel 1860 diventò censore teatrale. Nel 1868, su invito del Ministero della Pubblica Istruzione, entrò a far parte della redazione di un dizionario di lingua parlata, il Novo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze.
Nel 1875 ricevette dall’editore Felice Paggi l’incarico di tradurre le fiabe francesi più famose. Collodi tradusse Charles Perrault, Marie-Catherine d’Aulnoy, Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Effettuò anche l’adattamento dei testi integrandovi una morale; il tutto uscì l’anno successivo sotto il titolo de I racconti delle fate.
Nel 1877 apparve Giannettino, e nel 1878 fu la volta di Minuzzolo. Il 7 luglio 1881, sul primo numero del periodico per l’infanzia Giornale per i bambini (pioniere dei periodici italiani per ragazzi diretto da Fernandino Martini), uscì la prima puntata de Le avventure di Pinocchio, con il titolo Storia di un burattino[7]. Vi pubblicò poi altri racconti (raccolti in Storie allegre, 1887).
Nel 1883 pubblicò Le avventure di Pinocchio raccolte in volume. Nello stesso anno diventò direttore del Giornale per i bambini.
All’apice del successo, il 26 ottobre 1890, a un mese dal compimento del suo sessantaquattresimo anno, Collodi, mentre sta rientrando, viene stroncato, probabilmente da un infarto, proprio sull’uscio di casa. È sepolto nel cimitero delle Porte Sante.
Collodi fu membro della Massoneria[8].
Nel 1962 è stata costituita la Fondazione Nazionale Carlo Collodi che ha, tra i suoi scopi, quello di diffondere e far conoscere nel mondo le opere del Collodi, in particolare Le avventure di Pinocchio. La città di Firenze gli ha dedicato una strada.
Opere
Gli amici di casa. Dramma in due atti, Firenze, Riva, 1856; Firenze, Romei, 1862.
Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica, Firenze, Mariani, 1856.
I misteri di Firenze. Scene sociali, Firenze, Fioretti, 1857.
Il sig. Albèri ha ragione! (Dialogo apologetico), Firenze, Cellini, 1859.
La manifattura delle porcellane di Doccia. Cenni illustrativi, Firenze, Grazzini, Giannini e C., 1861.
Gli estremi si toccano, in Il Lampione
, 1861.
La coscienza e l’impiego, 1867 (?).
Antonietta Buontalenti, 1867-1871 (?).
L’onore del marito, 1870.
I racconti delle fate. Voltati in italiano, Firenze, Paggi, 1876.
Giannettino. Libro per i ragazzi, Firenze, Paggi, 1877.
Minuzzolo. Secondo libro di lettura (seguito al Giannettino), Firenze, Paggi, 1878.
Macchiette, Milano, Brignola, 1880.
Occhi e nasi. (ricordi dal vero), Firenze, Paggi 1881.
La grammatica di Giannettino per le scuole elementari, Firenze, Paggi 1883.
Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, Firenze, Paggi 1883; 1886; 1887; 1888; Firenze, Bemporad, 1890.
Il regalo del Capo d’Anno, Torino, Paravia, 1884.
L’abbaco di Giannettino. Per le scuole elementari, Firenze, Paggi, 1884.
Libro di Lezioni per la seconda classe elementare, secondo gli ultimi programmi, Firenze, Paggi, 1885.
Un’antipatia. Poesia e prosa, Roma, Perino, 1885.
La geografia di Giannettino. Adottata nelle scuole comunali di Firenze, Firenze, Paggi, 1886.
Il viaggio per l’Italia di Giannettino, 3 voll., Firenze, Paggi, 1880-1886.
I, L’Italia superiore, Firenze, Paggi, 1880.
II, L’Italia centrale, Firenze, Paggi, 1883.
III, L’Italia meridionale, Firenze, Paggi, 1886.
Storie allegre. Libro per i ragazzi, Firenze, Paggi, 1887.
Libro di Lezioni per la terza classe elementare secondo gli ultimi programmi, Firenze, Paggi, 1889.
La lanterna magica di Giannettino. Libro per i giovanetti, Firenze, Bemporad, 1890.
Altre opere di Carlo Lorenzini, pubblicate postume:
Divagazioni critico-umoristiche, raccolte e ordinate da Giuseppe Rigutini, Firenze, Bemporad, 1892.
Note gaie, raccolte e ordinate da Giuseppe Rigutini, Firenze, Bemporad, 1892.
Bettino Ricasoli, Camillo Cavour, Luigi Carlo Farini, Daniele Manin. Biografie del Risorgimento pubblicate in occasione delle onoranze fiorentine a Carlo Lorenzini, Firenze, Marzocco, 1941.
I ragazzi grandi. Bozzetti e studi dal vero, a cura di Daniela Marcheschi; con una nota di Carlo Alberto Madrignani, Palermo, Sellerio, 1989.
Cronache dall’Ottocento, a cura di Daniela Marcheschi, Pisa, ETS, 1990. [Raccolta di articoli giornalistici, prima mai ristampati, pubblicati da Carlo Collodi (sotto vari pseudonimi) nei giornali umoristici del tempo]
Opere, Milano, A. Mondadori, 1995. ISBN 88-04-40075-7.
Il viaggio per l’Italia di Giannettino, Ristampa anastatica in 3 voll., Collana Il Genio Vagante
, Bergamo, Leading Edizioni, 2006.
Bibliografia
Renato Bertacchini, Il padre di Pinocchio. Vita e opere di Collodi, Camunia, Milano, 1993.
Michele Capitani, Pinocchio. Le ragioni di un successo, Prospettiva editrice, Civitavecchia, 2010, ISBN 978-88-7418-610-5.
Maura Del Serra, La commedia salvifica in Pinocchio, in UICS-Studia
, 3, 1988, pp. 1–12 (numero monografico dedicato a Collodi).
Anna Rosa Vagnoni, Collodi e Pinocchio. Storia di un successo letterario, UNI Service, Trento, 2007, pp. 109 pp., ISBN 978-88-6178-077-4.
Silvia Ronchey, Il burattino framassone
, Zolla: la storia di un’iniziazione ispirata a Apuleio, La Stampa, Cultura, 27 febbraio 2002.
Alberto Savinio, Collodi, in Narrate, uomini, la vostra storia, Adelphi, Milano, 1984, IV ed. 2009, 1942.
Elémire Zolla, Carlo Collodi, in Uscite dal mondo, Adelphi, Milano, 1992.
CARLO COLLODI
STORIE ALLEGRE
L’omino anticipato.
Ossia la storia di tutti quei ragazzi che vogliono parere uomini prima del tempo.
1. Il signor Gigino.
Quando lo conobbi io, aveva appena dieci anni. Di nome si chiamava Gigino.
Non era né bello né brutto. Aveva un par d’occhietti cerulei: i capelli biondissimi, d’un biondo chiaro come la stoppa: il naso un po’ ritto e voltato in su e le gambe un tantino magre più del bisogno.
Nell’insieme, poteva dirsi un buon figliuolo. A scuola non faceva miracoli, ma il maestro mostravasi contento: in casa poi era il cucco della mamma e l’occhio diritto del babbo. Guai se le sorelle e i fratelli maggiori avessero torto un capello a Gigino! C’era da far nascere una specie di finimondo.
Volete che vi dica il più gran difetto di questo ragazzo? Durerete fatica a crederlo, eppure è così: il suo più gran difetto era quello di vergognarsi a passar per un ragazzo: voleva per forza parere un giovinotto, un uomo fatto!
A domandargli quanti anni avesse, per il solito rispondeva:
Il babbo e la mamma dicono che ne ho dieci: ma lo dicono per farmi arrabbiare…
O dunque quanti anni hai?
A dir poco poco, ne devo avere dodici per i diciotto: un altr’anno sarò di leva…
Come fai a saperlo?
Chi può saperlo meglio di me? Gli anni sono miei, e nessuno me li può levare.
Fatto sta che Gigino, mentre pretendeva di essere un giovinotto e un omino maturato prima del tempo, si dava a conoscere per un ragazzo più ragazzo di molti altri. Era bizzoso, capriccioso, svogliato, ghiotto di zucchero e di pasticcini: un po’ bugiardo: prepotente e permaloso co’ suoi compagni di scuola, e fanatico dei balocchi fino al segno di pigolare tutti i giorni qualche soldo per comprarsi un burattino o un cavallo di terra cotta col fischio nella coda.
Voi forse mi domanderete: In qual modo, dunque, il signor Gigino mostrava questa sua gran passione di farsi credere un giovinotto?
Ve lo dico subito: la sua passione stava tutta nel desiderio di potersi vestire da uomo, come il suo fratello maggiore che aveva oramai vent’anni compiti: vale a dire, invece del solito berrettino, avrebbe preferito un bel cappello a tuba: invece della giacchettina, un soprabito di panno nero, e invece della golettina rovesciata, che lascia libero il collo, un bel golettone ritto e inamidato, come il collare dei preti.
2. Il cappello a tuba.
Fra tutte queste galanterie, la più agognata per il nostro Gigino era il cappello a tuba.
Un giorno, sfogandosi con la Veronica, la cameriera che per il solito lo accompagnava a spasso, arrivò fino a dire: Credilo, Veronica, per un cappello a tuba darei tutti i miei libri di scuola.
O perché non se la fa comprare dal babbo?
ripigliò la cameriera, ridendo come una matta.
E perché ridi?
domandò Gigino impermalito.
Rido, perché a vedere un ragazzo, come lei, col cappello a tuba, mi parrebbe di vedere un fungo porcino.
Povera donna! ti compatisco…
La mi compatisca quanto la vuole, ma a me i ragazzi vestiti da ominini grandi mi somigliano tante maschere fuori di carnevale…
La mattina dopo (era per l’appunto giovedì, giorno di vacanza per la scuola) il nostro Gigino, frugando nell’armadio di guardaroba, gli venne fatto di trovare un vecchio cappello di felpa, tutto bianco dalla polvere. Era un vecchio cappello del suo babbo.
Tutto allegro, come se avesse trovato un tesoro, se lo portò via di sotterfugio; e ritiratosi nella sua camera, si pose a spazzolarlo e a strigliarlo, come se fosse stato un cavallo.
Quel povero cappello in alcuni