L’apprendimento dei fondamentali individuali del gioco del calcio riferito a ragazzi in età compresa fra i dieci ed i dodici anni (Categoria Esordienti)
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L’apprendimento dei fondamentali individuali del gioco del calcio riferito a ragazzi in età compresa fra i dieci ed i dodici anni (Categoria Esordienti) - Gian Luca Rosso
giocare.
IL RUOLO DEL GIOCO NELL’ EDUCAZIONE MOTORIA E PERCHÈ…
Il gioco è un’attività ancorata alla vita istintiva del bambino.
L’energia di cui questi dispone è utilizzata non soltanto per fini di adattamento, ma anche senza apparenti scopi di utilità immediata, ossia in attività che hanno il loro scopo nei significati che il soggetto intende attribuirvi.
Da un lato, il gioco è esercizio preparatorio alla vita adulta, costante verifica e puntualizzazione dell’esperienza acquisita, con cui il bambino tende a realizzare un equilibrio con l’ambiente; dall’altro, esso adempie a una funzione di simulazione, attraverso l’immaginazione che opera liberamente sulla realtà, utilizzandola e trasformandola a seconda dei bisogni e dei desideri.
Ogni gioco del bambino è caratterizzato da un impegno motorio che appare talvolta limitato, ma che spesso è così vistoso da far ritenere che il movimento costituisca l’aspetto di maggior rilievo dell’attività ludica.
In realtà, il bambino è impegnato in essa con tutta la sua personalità.
Prenderemo ora in esame alcuni tipi di attività ludica che si caratterizzano per un notevole impegno motorio e che la scuola utilizza per promuovere la motricità in particolare e la personalità in generale. Essi sono:
- I giochi in libertà;
- I giochi simbolici;
- I giochi imitativi;
- I giochi con regole;
- I giochi di avviamento allo sport.
La distinzione è soltanto convenzionale, dal momento che i vari tipi di gioco sopra elencati presentano ampie caratteristiche comuni.
I giochi in libertà sono frutto della motricità spontanea dei bambini, particolarmente nel primo ciclo della scuola elementare.
Essi hanno il carattere dell’immediatezza, comportano sia rapporti sociali variati e occasionali, sia movimenti ampi e vivaci che non obbediscono a schemi organizzativi prefissati.
I giochi in libertà trovano spazio nel contesto dell’attività educativa della scuola, anche se è necessario adottare precisi accorgimenti per evitare situazioni conflittuali e pericolose.
All’insegnante, che osserva in modo attento e sistematico la motricità spontanea è rivelatrice di importanti tratti della personalità degli allievi.
I giochi simbolici mantengono un alto grado di spontaneità, ma si caratterizzano per un’organizzazione e un’esecuzione dettate dalla tendenza a trasfigurare la realtà.
I giochi motori di tipo simbolico sono soprattutto manifestazioni della capacità immaginativa dei bambini.
Essi sono stimolati anche dalla presenza e dalla disponibilità di oggetti o di piccoli attrezzi, utilizzati non secondo la loro specifica funzione, ma in rapporto ai significati che si intende loro conferire. L’esercizio di immaginazione nel dare significato al movimento può essere stimolato anche dalla proposta di interpretare racconti.
I giochi imitativi sono anch’essi prevalentemente utilizzati nelle prime classi della scuola elementare.
L’attività imitativa determina un adattamento del bambino alla realtà e, quindi, una crescita delle sue capacità di comprendere il mondo.
Essa è idonea a realizzare l’apprendimento di condotte motorie attraverso la ripetizione di atteggiamenti e di gesti di determinate persone, di movimenti caratteristici di particolari attività lavorative, di schemi motori di animali, ecc. Se è vero che l’imitazione si attua in funzione di adattamento, è anche vero che il bambino, nel gioco motorio, tende a uscire dalla pura imitazione e a operare sul piano dell’invenzione.
Mentre realizza un certo adattamento egli elabora in modo personale quanto apprende e diventa capace di prestazioni che attuano in modo originale particolari condotte motorie.
I giochi con regole sono giochi organizzati, indicati, prevalentemente ma non esclusivamente, per il secondo ciclo della scuola elementare.
L’esperienza ripetuta consente l’interiorizzazione delle regole e disciplina i comportamenti dei singoli e del gruppo.
Spesso gli allievi sanno ideare varianti al gioco e accordarsi sul cambiamento di alcune regole per assicurare maggiore funzionalità al gioco stesso.
I giochi di squadra, soprattutto, realizzano le condizioni perché il singolo bambino possa interagire con gli altri, apprezzare la loro presenza e i loro contributi, sviluppare, le capacità di collaborazione.
Durante l’esecuzione di tali giochi si determinano le dinamiche psicologiche proprie di ogni gruppo e quelle che nascono dal confronto di gruppi diversi.
In ciascun gruppo è possibile individuare la presenza di leader, il rapporto privilegiato tra alcune componenti, il tentativo di emarginarne altre.
L’intervento dell’insegnante deve correggere le dinamiche negative, rendere intercambiabili i ruoli in ciascun gruppo e mutarne periodicamente la composizione.
I giochi di avviamento allo sport sono attività individuali o collettive, organizzate secondo regole definite, che costituiscono un’iniziazione ai rituali dello sport adulto, con gli ovvi limiti imposti dalla partecipazione dei bambini.
Si tratta, in questo caso, di avviare gli allievi alle corse, ai salti, ai lanci, al nuoto, alla partecipazione a percorsi e circuiti misti e a quei giochi sportivi particolarmente adatti alla fanciullezza (mini basket, mini volley, calcio ecc.).
La partecipazione ai gruppi sportivi deve evitare la specializzazione precoce e un agonismo esasperato.
In caso contrario si ottengono risultati negativi come:
- la limitazione delle possibili esperienze motorie;
- la mancanza di uno sviluppo generale armonico;
- e, in definitiva, l’abbandono precoce dell’attività sportiva.
LE CAPACITÀ CONDIZIONALI
Le capacità condizionali sono:
- La forza
- La Resistenza
- La Velocità
- La flessibilità
LA FORZA
La forza, dunque, in fisiologia può essere definita come la capacità che hanno i muscoli di sviluppare tensioni al fine di vincere od opporsi alle resistenze esterne.
L’opposizione alla resistenza, può portare a tre risultati, da ognuno dei quali deriva un tipo di forza diversa:
- FORZA SUPERANTE O CONTRAZIONE CONCENTRICA
- FORZA CEDENTE O CONTRAZIONE ECCENTRICA
- FORZA STATICA O CONTRAZIONE ISOMETRICA
È facile dedurre che la contrazione da cui deriva la forza può verificarsi fondamentalmente in due modi:
- senza movimento (contrazione statica o isometrica)
- con movimento (contrazione dinamica)
Altrettanto accadrà per le metodologie di sviluppo della forza che potranno essere di tipo statico o dinamico o combinato.
CLASSIFICAZIONI GENERALI DELLA FORZA
Fino ad ora abbiamo visto come viene suddivisa la forza in base al risultato ottenuto sulla resistenza da vincere; adesso, invece, classificheremo la forza in base a come si manifesta.
CAPACITÀ DI FORZA
- FORZA MASSIMA
- FORZA RESITENTE
- FORZA VELOCE
FORZA MASSIMA: la forza massima, è un’espressione della tensione muscolare che si sviluppa quando i carichi esterni da vincere sono molto elevati, di conseguenza, la velocità di accorciamento sarà modesta.
La forza massima può essere definita come la forza più elevata che il sistema neuromuscolare dell’uomo è in grado di sviluppare con una contrazione volontaria (D. Harre).
Il sistema nervoso è alla base della forza massima in quanto essa è regolata dalla capacità di sincronizzazione e di reclutamento del maggior numero di unità motorie, nonché dalle frequenze di stimolo che provengono dal sistema nervoso centrale.
Durante l’allenamento della forza massima, per i fattori di natura neurogena, quello che subisce i primi adattamenti è quello relativo al reclutamento delle nuove unità motorie. L’importanza della forza massimale nella prestazione sportiva è tanto minore quanto più piccole sono le resistenze da superare e quanto più dominano la rapidità di contrazione muscolare e la capacità di resistenza.
Pertanto la forza massima ha influenza sensibilmente maggiore sulla prestazione di uno sprinter che non sul risultato di un maratoneta.
FORZA RESISTENTE: la resistenza alla forza, o forza resistente, è l’espressione di forza meno definita e, nonostante l’alta diffusione di questo concetto nella pratica dell’allenamento, sono pochissimi i lavori scientifici che hanno cercato di definirla sia dal punto di vista teorico che metodologico.
La forza resistente è la capacità dell’organismo di opporsi alla fatica durante le prestazioni di forza di lunga durata Lo sviluppo della resistenza alla forza permette di opporsi alla fatica, e quindi, di non avere variazioni significative di intensità nelle contrazioni muscolari. L’allenamento della forza resistente permette di migliorare il flusso sanguigno a livello periferico, tramite un’aumentata capillarizzazione, che l’assorbimento di ossigeno da parte delle fibre muscolari sollecitate.
FORZA VELOCE: la forza veloce è una definizione tipica della metodologia dell’allenamento, caratterizzata dalla capacità di un atleta di vincere una resistenza non massimale con elevate velocità.
Rispetto alla forza massima presenta una maggiore specificità, ed il suo allenamento va considerato nel contesto dei vari sport. I fattori che determinano le diverse espressioni di forza veloce dipendono dalla durata di contrazione, dal punto in cui viene espresso il massimo e per quanto tempo viene mantenuta la forza massima. Lo sviluppo della forza veloce, non è ottenibile solo attraverso un allenamento della forza veloce; bisogna anche allenare le espressioni di forza massima soprattutto nei microcicli dalla parte iniziale della preparazione, con carichi sub-massimali ed in parte massimali, in cui però deve prevalere sempre la massima velocità di contrazione.
LA RESISTENZA
DEFINIZIONE: La resistenza è una qualità fisica studiata con molto interesse per la sua indispensabilità nella competizione. In occasione del Congresso Internazionale di Medicina Applicata al Calcio del ’79 è stata proposta questa definizione:
la resistenza è una qualità atletica che incide sulla prestazione degli atleti di molti sport: è fondamentale in alcune discipline (nelle corse medie e lunghe nell’atletica leggera; in molte prove del nuoto e del ciclismo; nello sci di fondo ecc.); ed è importante ma non prioritaria in altre (per es. in alcuni giochi di squadra come il calcio). Nelle discipline nelle quali è una qualità importante, ma non prioritaria, nella definizione di resistenza può assumere un rilievo il fatto che l’atleta può continuare ad eseguire nella maniera corretta i gesti tecnici pur avendo già fornito una grande quantità di lavoro muscolare. Anche per queste discipline in cui è fondamentale, la resistenza può essere considerata il risultato dell’integrazione di varie funzioni dell’organismo, le quali possono avere un’importanza diversa a seconda del tempo di esecuzione e a seconda delle masse muscolari interessate. Nel caso del calcio, in definitiva, potrebbe essere data questa definizione di resistenza: capacità di mantenere il più possibile costante la prestazione (dal punto di vista atletico, tattico, tecnico…) nonostante si sia già compiuta una quantità di lavoro
.
GLI ASPETTI ENERGETICI DELLA RESISTENZA
Spesso la parola energetica
spaventa