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La poltrona rossa
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E-book99 pagine1 ora

La poltrona rossa

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Info su questo ebook

Mia è una dolce fanciulla, vittima di un malessere interiore.
Un giorno scorge una lettera firmata da una presenza molto cara e bramata dall’essere umano: la Felicità. Per lunghi mesi un dialogo epistolare legherà l’una all’altra finché Felicità scomparirà inspiegabilmente. Abbandonata a metà percorso, ma fiduciosa di poter scorgere la luce, Mia prosegue il cammino interiore. Scrive del suo animo tormentato sino a quando…
LinguaItaliano
Data di uscita2 apr 2020
ISBN9788835807216
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    Anteprima del libro

    La poltrona rossa - Delia Marzo

    2011

    14 dicembre 2010

    La Natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità, ma il bisogno; vero bisogno come quel di cibarsi. Perché chi non possiede la felicità, è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce la fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo.

    G. Leopardi

    Ho letto queste righe, Mia. Erano sulla tua scrivania.

    Mi si è stretto il cuore perché non esiste nulla di più lontano dalla verità. Mi immagini come alito di vento che non soffia mai tra i tuoi capelli color limone. Mi evochi come bisogno. Un bisogno di freschezza e un urlo di risata. Vedi, anche noi obbediamo a leggi che seppur diverse dalle vostre esigono rispetto.

    Per questo sono fugace e muoio in un battito di ciglia.

    Eppure, quel mattino risuonavo tra le mura della tua classe mentre mi fissavi sopra un foglio, nel sorriso e poi negli occhi di un volto sconosciuto. Talvolta tentavo di sporgermi dalle labbra, ma i tratti erano così dannatamente incisi che i miei tentativi, le mie ribellioni risultavano vani. Il tuo ingegno e la tua unicità, di cui inconsapevolmente ti cibavi, facevano di te la pecora smarrita che abbandonò il gregge per inseguire sé stessa.

    Ecco il mio segreto e tu sin dal principio l’avevi colto mentre gli altri si identificavano in categorie stereotipate.

    Questi erano, e sono tuttora, corpi vuoti: gocce d’acqua di un mare comune.

    Ma tu Mia, renditi impermeabile all’infelicità della gente perché son certa che la tua incessante malinconia dipenda anche dall’insoddisfazione che scorgi negli occhi dei passanti.

    Non lasciarti travolgere dalle tristezze altrui!

    Non addossarti il dolore di tutto il mondo!

    Scrollati di dosso questi strati di sofferenza e accarezza la tua pelle bianca. A primo tatto ricorderai chi eri e cosa ne è stato di me.

    Sono qui per aiutarti, perché nuovi orizzonti ti attendono!

    Accendi la radio!

    Alza il volume, danza sulle note, chiudi gli occhi e lasciati trascinare dal dolce suono: i tuoi passi incerti acquisteranno sicurezza e le tue paure più profonde perderanno forma. Il tuo corpo è troppo rigido, ma tu sei ancora molto giovane!

    Solo guardandoti attentamente scoprirai una forza insita in te.

    Volerai trascinata da un’atmosfera magica che ti condurrà lontano dal pianto perché non meriti ch’essere felice.

    Cadrai, ma ti rialzerai perché la musica ti insegna a vivere, Mia.

    Felicità

    19 dicembre 2010

    Ti osservo guardare il sole mentre giaccio sul balcone di casa.

    Come ogni domenica tuo padre si dedica al giardinaggio e tu ti arrotoli sull’erba verde. È più di un’ora che osservi i suoi movimenti e io ti guardo senza che te ne accorga.

    Sono immersa nei miei pensieri quando d’improvviso con passo deciso corri da lui e afferri un vaso. Ti vedo odorare una pianta: il tuo volto è un miscuglio di colori e profumi: un viola di lavanda intrecciato al fresco profumo di gelsomino.

    Poi lanci uno sguardo a tuo padre e ti accorgi solo ora che in volto ha il colorito fresco di una volta.

    Non stai sbagliando, è giusto ciò che pensi. La natura è il nido della pace interiore e abbandonandoti a essa dimenticherai i tuoi tormenti più acuti.

    Sento il rossore delle tue guance e la tempesta che lentamente si affievolisce nei tuoi occhi. Sembra che oggi il sole illumini quella notte dominante in te. È come se i raggi si fossero intrufolati a fondo nella caverna della tua anima: il loro calore viaggia ardentemente nel tuo sangue.

    Lo vedo Mia. È scritto nei tuoi occhi e io mi affido fiduciosa alla loro onnipotenza. L’angolo della tua bocca nasconde il residuo di un sorriso e pian piano che il calore si diffonde, scorgo quelle oscure cellule colme d’odio, d’ingiustizie e di ossessioni oscillare per un istante e poi scontrarsi, urtarsi fino a decomporsi totalmente.

    Non conosco il volto del fantasma che manipola e accentua crudelmente i sensi di colpa, abitanti del tuo cuore.

    Ma so per certo che vorresti sigillarlo per poi gettare la chiave in un fiume. Ma questa dov’è? La cerchi in ogni luogo ignoto, negli sguardi circostanti, negli affetti che nutri e nelle esperienze che accumuli, ma lei non c’è.

    Allora ostinatamente corri con il cuore in gola, corri sotto una pioggia che ti lacera gli indumenti e fuggi verso un’altra meta, ti tuffi in un’altra voce, ma presto la malinconia, il vuoto e l’amarezza ti trascinano nel loro vortice.

    A volte la chiave sembra dinanzi a te, ma si dissolve continuamente, voltando l’angolo con riso maligno.

    Mi chiedo perché goda della tua frenesia… probabilmente il suo fine non è distruggerti, ma l’esatto contrario.

    Magari tenta di sparire perché averla non servirebbe a sigillare un male e a ritornare a vivere. Certi dolori non si soffocano, il loro rumore è troppo assordante.

    Non è essenziale la chiave, Mia, ma l’amore per la debolezza umana. Amati. Sicuramente è questo il suo scopo. Se entrassi nello stanzino che nasconde gelosamente il tuo tormento potresti conoscere le tue paure trovando proprio lì la pace che tanto stai cercando. Raccogli come fosse un fiore ogni tua angoscia e vergogna. Fallo con cura senza tralasciarne alcuno e mescola i loro profumi sulle righe di un foglio latte. Dimentica i segni di punteggiatura, la grammatica, l’ordine. Per una benedetta volta scappa dal controllo che t’incatena!

    Ora Mia, sei un puzzle di emozioni vissute, parole non dette e volti passati. Ma racconta, racconta di te.

    Sei nell’abisso di un pozzo e scrivendo potrai risalire.

    Felicità

    20 dicembre 2010

    Descrivere i tuoi tormenti è faticoso.

    Già immagino l’indecisione della tua mano che disegna scarabocchi, cancella, ricompone. Hai molto da dire, ma certamente è difficile iniziare. Allora per un istante preferisci ritornare in silenzio. Tuttavia, scorgo lentamente alcune parole che con tono deciso ed egoistico si urtano a vicenda.

    Senza dubbio muoiono dal desiderio di essere ascoltate!

    Il caos che racchiudono viaggerà libero nel bianco dei fogli: questi saranno lo specchio della tua anima. Contemplalo, Mia: vedrai svanire ogni crudele traccia del tuo fantasma interiore.

    Il respiro prenderà serenamente forma. La calma dominerà le

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