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D'un tiranno, d'una dona, d'una vita
D'un tiranno, d'una dona, d'una vita
D'un tiranno, d'una dona, d'una vita
E-book63 pagine22 minuti

D'un tiranno, d'una dona, d'una vita

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Info su questo ebook

Avete mai bramato la fine? Sofia Mundo lo ha fatto, scoprendo di aver bisogno di scrivere, non di morire. Non approcciatevi a “D’un tiranno, d’una donna, d’una vita” come ad un libro di poesie: è molto di più. Contiene l’immenso mistero della catarsi che si cela nella poesia, unica compagna capace di guardare dentro l’autrice, svelare ciò che i ragionamenti non riescono a comprendere. Guarda oltre, la poesia, vede dentro. Lì dove la realtà anela alla distruzione, la poesia scava fino a trovare pietà.
Una tenera pietà.
Non una scrittrice che compone poesia ma poesia che crea e redime l’autrice: componimento dopo componimento, il lettore si specchia in alcuni versi, intuisce sensazioni e sentimenti di altri, comprende razionalmente certe realtà che poi lasciano sprofondare nell'incertezza del fraintendimento. Una poesia libera, quella di Sofia Mundo.
Non presuntuosi versi di nicchia ma arte viva è ciò che troverete in questa silloge.
LinguaItaliano
Data di uscita8 ott 2023
ISBN9791222457444
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    Anteprima del libro

    D'un tiranno, d'una dona, d'una vita - Sofia Mundo

    A mio padre

    Vorrei vedessi gli occhi con cui ti guardo quando stanca

    del mio cercare,

    lascio la vista riposare in te.

    Tu che della mia esistenza sei

    artefice paziente

    e ignaro, feroce distruttore.

    Dopo la carestia del passato inverno

    frutta matura è stata raccolta,

    capace di crescere solo sull’orlo del baratro,

    in terra nutrita da pianto e sangue.

    Scusami, padre,

    se dell’amore io sono mendicante

    – mai donatrice –,

    se i miei palmi sono vuoti quando giungo davanti a te,

    svelandomi incapace di

    offrire un presente.

    Peccatrice che brama il paradiso,

    ti rivolgo preghiere

    che non ascolterai.

    Tu sei per me oltre   

    debolezza  ed errore,

    tormento e incertezza

    che ci rendono meravigliosi e miseri,

    Umani.

    Il peso del silenzio

    muto

    volge in incomprensione che

    sorda

    annega

    nel   

    dolore,

    e nel tuo abbraccio si svela patetica

    maschera di un amore

    incomprensibile

    inutilmente soggetto a definizioni.

    Ascoltami papà,

    ti prego.

    Non pretesa d’amore

    ma urlo trafitto di chi

    vorrebbe donarti occhi non ancora violati dal passato,

    sguardo fanciullo per osservare la realtà.

    Meravigliarti del blu del cielo,

    dei pesci che si rincorrono nel mare sconfinato.

    E ancora vorrei

    parlarti in lingua immemore,

    lontana dal dubbio di meritare voce,

    al di sopra del concetto di sbaglio.

    Ma al mio banchetto non ci sono sedie.

    Non suono vuoto son le tue parole per me

    bensì temuto verdetto;

    io sono la donna che

    la tua sentenza

    proclama colpevole

    elegge innocente.

    Folle maledizione   

    già favola della buonanotte,

    la tua bocca erra

    tra le piaghe della mia anima.

    Spietata levatrice si

    nasconde nei

    cunicoli

    costruisce muri a ogni via di fuga

    si aggrappa alla

    gola

    ne graffia la

    carne

    ne medica le

    ferite.

    Stendi verso di me una mano Salda nella tenerezza,

    senza la paura che si

    dischiude

    nel

    Ti è piaciuta l'anteprima?
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