Sterpaglia

Di Valentina Fontana

Da una serie di accadimenti che si sono intrecciati a un’anima insaziabile di risposte, è nata “Sterpaglia”, una raccolta di poesie introspettive e profondamente intime.
Una raccolta di sofferenza e annientamento, ma anche di rinascita e perdono, un invito a sporcarsi le mani per pulire mente e cuore. La rabbia si tramuta in presa di coscienza, i morti tornano a vivere e a parlare nei paesaggi, in un diario di trincea, la felicità non rimane sterile appagamento di un momento, ma viene innalzata a dono da condividere.
Se sopravvivere è galleggiare sui problemi, senza mai porsi domande per paura delle risposte, vivere è immergersi nelle profondità del proprio essere per conoscersi e trovarle tutte, le risposte.
Attraverso i temi dell'amore, del ricordo, della perdita e dello smarrimento, la giovane autrice traccia il percorso intrapreso nel fitto della sterpaglia e descrive come è riuscita a piantare nuovi semi nel giardino della sua anima.
Un lavoro di misura su emozioni e sentimenti, di scelta su cosa strappare e cosa tenere vicino per liberare l’anima dalla zavorra.

• Lingua: Italiano
• Editore: Officine Editoriali
• Data di uscita: 16 dic 2020
• ISBN: 9788898041718

Anteprima del libro

STERPAGLIA

Valentina fontana

Copyright© Officine Editoriali 2020

Prima edizione ebook Dicembre 2020

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Ebook by: Officine Editoriali

In copertina:

 Particolare dalla foto di Sebastian Unrau

Elaborazione grafica della copertina: Officine Editoriali

Nota dell’autore

Prima di trasferirci a Vailate, abitavamo in una cascina a Sergnano, Cascina Valdroghe, fatiscente come la chiesetta sconsacrata accanto. Ma, nonostante tutto, i miei fratelli erano affascinati dalle grandi sale dal soffitto con travi a vista di un legno talmente vecchio che lo sentivi parlare giorno e notte. Per loro quel posto era quanto di più magnifico, misterioso ed esaltante ci fosse. C’era anche una piazzola di alberi di bambù – una vera e propria foresta agli occhi di un bambino – e uno sterminato campo di papaveri.

La vita là non era certo un lusso, né ci si sentiva protetti: eravamo isolati, lontano dalle comodità e dalle strutture di prima necessità. Per andare a scuola i miei fratelli percorrevano a piedi diversi chilometri: non esisteva un pullmino.

Purtroppo non ricordo nulla di quei tempi, ero troppo piccola. Mi rimane solo una foto di me con i miei due fratelli: sembriamo dei poverelli, degli Oliver Twist, tutti sporchi, qualcuno con una sola scarpa, Alfredo con un paio di occhiali storti e probabilmente di seconda mano, forse pure rotti – non si capisce bene – sotto una cascata di riccioli e io, di un rosa che spicca in mezzo al lercio degli altri due, in braccio a Demis, il più grande. Per quanto quella foto possa rappresentare la povertà, c’è