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Il Ritmo Rsso Del Tango
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E-book246 pagine3 ore

Il Ritmo Rsso Del Tango

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Ines, un’affascinante donna Argentina emigra nella bellissima città di Trieste grazie a suo cugino Fabricio. Ines scopre che suo cugino è un uomo violento, psicopatico e senza scrupoli a capo del traffico internazionale di droga, prostituzione e compravendita di bambini.
La sua dignità è calpestata quando l’uomo la stupra seviziandola e obbligandola a prostituirsi anche con persone ricche e potenti. Visto la crisi di lavoro Ines accetta di prostituirsi. La sua tecnica sessuale a passi di tango e musica diventa una miniera per suo cugino sfruttatore.
Il suo unico rifugio morale che accende la sua allegria, è il Tango Argentino ed il suo strumento musicale, il Bandoneón che lei sa suonare come pochi. Chi balla tango sa che l’inganno può colpire in ogni momento, un po' per placare la coscienza traumatizzante, un po' per evadere dalla vita rancida come la morte. Ma non basta, la violenza psicologia e fisica, diventa sempre più crudele e asfissiante.
Un giorno tra i suoi clienti, incontra il giovane Dario con il quale s’instaura un rapporto di amicizia e in breve tempo i due si innamorano. Dario per amore riesce a estrapolare Ines dal mondo della prostituzione rischiando la propria vita. Infatti, Fabricio ed i suoi adepti renderanno la vita dei due innamorati, un inferno quotidiano.
Ines e Claudio dopo vari attentati subiti per mano del cugino violento, scappano sull’isola di Bled simulando dei tour turistici che li riportano sempre al punto di partenza per raggirare le ricerche del malvagio Fabricio che però non si fa trarre in inganno. Inizia una battaglia violenta tra monti e mari, tra ghiaccio e tormento, dove la vita di Ines, Dario, Fabricio e i suoi servi, può durare un giorno o una vita.
Per Ines e Dario la libertà di amarsi avrà un prezzo troppo alto da pagare. Ma anche Fabricio ha il suo Tallone d’Achille...
In realtà, questo romanzo non è solo un romanzo Tangueros: indubbiamente gli amanti del genere ne trarranno godimento, ma il lettore attento saprà coglierne diversi spunti di riflessione, a cominciare dal dramma di alcuni genitori stranieri ai quali vengono portati via i figli con pochi euro, fino al tema della corruzione che coinvolge anche il settore della giurisdizione, passando per il tema del potere dei soldi e del sesso in affari. Gli amanti descritti nel romanzo, son degni specchi grotteschi dei vizi non comuni della classe povera, della classe media e alta più torva e viziosa.
Un altro aspetto interessante che contraddistingue il romanzo dagli altri che appartengono allo stesso genere è rappresentato dal fatto che l’autore lascia spazio anche al sentimento sincero e incondizionato, all’affetto profondo che lega una donna ad un ragazzo più giovane di lei, all’amore che continua a vincere anche se muore in una società dominata dal materialismo e dall’individualismo. Il finale, imprevedibile e sconvolgente, si rivela attraverso scene di intensa e terrificante suspense per arrivare ad una conclusione misteriosa e malinconica che permette al lettore di dare sfogo alla propria immaginazione e ad un’attenta riflessione.
PS: L’oscenità e la zotichezza di certi termini spesso impiegati dal romanziere si limitano a dipingere un mondo reale, spesso difficoltoso, scioccante, che deriva da una serie di problemi sociali. Le brutte parole, le offese, il sesso insulso e perverso, o le imprecazioni non hanno il fine di allontanare dalla lettura del suo testo il lettore attento all’eticità o protettore della religiosità, ma è funzionale a rendere al meglio la situazione di privazioni, sofferenza, di disunione della protagonista Ines e di traviamento e potere violento di suo cugino Fabricio autentico squilibrato criminale. Comunque c’è molto cuore, oltre al corpo, in questo romanzo.
Genere: il romanzo è un po’ noir e surreale; un po’ erotico, un po’, splatter; un po’ horror, molto sentimentale e sociale.

LinguaItaliano
Data di uscita27 apr 2020
ISBN9780463475997
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    Il Ritmo Rsso Del Tango - Angelo Fornaro

    Il Ritmo Rosso del Tango

    (Tour di Sangue)

    ANGELO FORNARO

    Il Ritmo Rosso del Tango

    Angelo Fornaro

    Copyright Angelo Fornaro 2014

    Publisher by Massetti Publishing

    All Rights Reserved

    «Un mondo malato genera menti malate.»

    Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta o diffusa senza alcuna autorizzazione scritta dall’autore.

    I nomi delle persone e le vicende narrate non hanno alcun riferimento con la realtà.

    Disclaimer: Quest’opera può contenere parole, espressioni e/o atteggiamenti che possono essere ritenuti discutibili, volgari o offensivi, come scene di violenza e di sesso esplicito. Questa pubblicazione, quindi, è strettamente destinata a un pubblico adulto e consapevole. Tenete lontano questo libro dai minorenni. In particolare, dai bambini e bambine.

    SINOSSI

    Ines, un’affascinante donna Argentina emigra nella bellissima città di Trieste grazie a suo cugino Fabricio. Ines scopre che suo cugino è un uomo violento, psicopatico e senza scrupoli a capo del traffico internazionale di droga, prostituzione e compravendita di bambini.

    La sua dignità è calpestata quando l’uomo la stupra seviziandola e obbligandola a prostituirsi anche con persone ricche e potenti. Visto la crisi di lavoro Ines accetta di prostituirsi. La sua tecnica sessuale a passi di tango e musica diventa una miniera per suo cugino sfruttatore.

    Il suo unico rifugio morale che accende la sua allegria è il Tango Argentino ed il suo strumento musicale, il Bandoneón che lei sa suonare come pochi. Chi balla tango sa che l’inganno può colpire in ogni momento, un po' per placare la coscienza traumatizzante, un po' per evadere dalla vita rancida come la morte. Ma non basta, la violenza psicologia e fisica, diventa sempre più crudele e asfissiante.

    Un giorno tra i suoi clienti, incontra il giovane Dario con il quale s’instaura un rapporto di amicizia e in breve tempo i due si innamorano. Dario per amore riesce a estrapolare Ines dal mondo della prostituzione rischiando la propria vita. Infatti, Fabricio ed i suoi adepti renderanno la vita dei due innamorati, un inferno quotidiano.

    Ines e Claudio dopo vari attentati subiti per mano del cugino violento scappano sull’isola di Bled simulando dei tour turistici che li riportano sempre al punto di partenza per raggirare le ricerche del malvagio Fabricio che però non si fa trarre in inganno. Inizia una battaglia violenta tra monti e mari, tra ghiaccio e tormento, dove la vita di Ines, Dario, Fabricio e i suoi servi, può durare un giorno o una vita.

    Per Ines e Dario la libertà di amarsi avrà un prezzo troppo alto da pagare. Ma anche Fabricio ha il suo Tallone d’Achille...

    In realtà, questo romanzo non è solo un romanzo Tangueros: indubbiamente gli amanti del genere ne trarranno godimento, ma il lettore attento saprà coglierne diversi spunti di riflessione, a cominciare dal dramma di alcuni genitori stranieri ai quali vengono portati via i figli con pochi euro, fino al tema della corruzione che coinvolge anche il settore della giurisdizione, passando per il tema del potere dei soldi e del sesso in affari. Gli amanti descritti nel romanzo son degni specchi grotteschi dei vizi non comuni della classe povera, della classe media e alta più torva e viziosa.

    Un altro aspetto interessante che contraddistingue il romanzo dagli altri che appartengono allo stesso genere è rappresentato dal fatto che l’autore lascia spazio anche al sentimento sincero e incondizionato, all’affetto profondo che lega una donna ad un ragazzo più giovane di lei, all’amore che continua a vincere anche se muore in una società dominata dal materialismo e dall’individualismo. Il finale, imprevedibile e sconvolgente, si rivela attraverso scene di intensa e terrificante suspense per arrivare ad una conclusione misteriosa e malinconica che permette al lettore di dare sfogo alla propria immaginazione e ad un’attenta riflessione.

    PS: L’oscenità e la zotichezza di certi termini spesso impiegati dal romanziere si limitano a dipingere un mondo reale, spesso difficoltoso, scioccante, che deriva da una serie di problemi sociali. Le brutte parole, le offese, il sesso insulso e perverso, o le imprecazioni non hanno il fine di allontanare dalla lettura del suo testo il lettore attento all’eticità o protettore della religiosità, ma è funzionale a rendere al meglio la situazione di privazioni, sofferenza, di disunione della protagonista Ines e di traviamento e potere violento di suo cugino Fabricio autentico squilibrato criminale. Comunque, c’è molto cuore, oltre al corpo, in questo romanzo.

    Genere: il romanzo è un po’ noir e surreale; un po’ erotico, un po’, splatter; un po’ horror, molto sentimentale e sociale.

    AMBIENTAZIONE

    TRIESTE É UNA CITTA’ DALLA BELLEZZA IRRESISTIBILE.

    Grande centro marittimo, industriale e commerciale, Trieste è anche una città cosmopolita ricca di fascino e storia, sede di università, di gallerie, di musei, di teatri, associazioni artistiche e culturali. A metà strada tra il mondo mediterraneo e quello mitteleuropeo, la città è stata ed è tutt’oggi un punto di incontro di gruppi etnici e religiosi diversi. È stata messa al 1° posto dalla Lonely Planet nella classifica delle dieci città più belle. Il capoluogo del Friuli-Venezia Giulia oltre a presentare un immenso lungomare in stile neoclassico è stato a lungo il porto chiave dell'impero austro-ungarico ed è anche il luogo, dove James Joyce ha iniziato a scrivere, forse l'opera più importante del '900. Lo sfondo delle colline, del Golfo e altre bellezze travolgenti della città, oltre alla Slovenia fino alla meravigliosa isola di Bled, fanno da cornice a questo mirabile e coraggioso romanzo da leggere tutto d’un fiato.

    AVVERTENZA

    Questo romanzo è un’opera di fantasia. I fatti e i personaggi descritti nella seguente opera e i nomi, personaggi, e i dialoghi ivi contenuti sono esclusivamente frutto dell’immaginazione e della libera manifestazione artistica dell’autore o sono usati in maniera fittizia.

    Ogni analogia, attinenza o assimilazione con fatti, nomi, persone reali, viventi o defunte o luoghi sono unicamente casuali e non intenzionali.

    Ai miei figli Gianmaria, Greta e Marianna: Siete il mio cuore!

    1. Trieste, 11 Gennaio ore 23:45

    Era notte a Trieste. Il vento sbuffava sulle onde pettinando il mare, una luna straripante era nascosta da grossi nuvoloni prodromi di un nuovo temporale. Nella notte appena trascorsa il cielo aveva pianto tutta notte scrosciando acquazzoni sulla fascia costiera, in città e sopra la collina.

    In mezzo al mare il rumore del motore di una barca e del corpo della nave sulle onde ondeggiava sulle acque inquietate nel punto estremo della poppa; un radar acceso, così come il monitor di uno scandaglio, segnalavano il porto. In mare si addensava la scia argentea lasciata dal motore reboante: mare e porto caotici nello stesso punto. Uomini sui pescherecci comunicavano con le trasmittenti, raggruppandosi sul porto per il lavoro notturno.

    Il container sul porto dondolava mentre il carrello mobile lo trasportava sulla nave. Lo stridere del dispositivo che abbordava il cassone all’argano, sembrava stesse veleggiando nell’aria e quasi faticava ad incanalare lo spostamento a causa del portentoso vento. «Come se stesse veleggiando nell'aria, lo stridere, del dispositivo che abborda il cassone all’argano, non riusciva a incanalare lo spostamento per il muscoloso vento.»

    Il mare era una schermografia turchina - bigia. Case e botteghe erano spente da un po’. Le serrande e le insegne di alcuni negozi mal chiusi si aprivano di scatto, iniziando a cigolare sbatacchiate dal forte vento.

    All’improvviso un turbine di neve si palesò, immergendo Piazza Unità d’Italia. C’era da aspettarselo: in quel periodo dell’anno era normale passare da un clima mite alla più profonda perturbazione atmosferica, senza aver quasi il tempo di rendersi conto della metamorfosi. Si veniva colti alla sprovvista: là dove c’era prima una distesa di soffice verde o una spiaggia, presto neve e ghiaccio le avvolgevano. Sui monti si potevano scorgere ponderose e nitide nuvole perlacee. La città era anche teatro della manifestazione di un particolare fenomeno atmosferico rappresentato dalla Bora: il vento caratterizzato da raffiche brevi ma intense s’incuneava dal retroterra lungo i bassi valichi che si aprivano tra i monti, alle spalle della città, per scendere su Trieste e la baia, toccando la velocità di 200 km/h.

    La gru «Ursus» montata sul pontone ondulava ma resisteva al tempaccio. La mitragliata di vento colpì anche Porto Vecchio, situato nel cuore della città. Gli effetti della Bora sul Golfo e sul Molo Audace erano devastanti come una tempesta di neve che minacciava la fine del mondo.

    Nello stesso istante qualcuno sentiva il clima polare anche in casa…

    «Mamma mia che freddo.» disse l’argentina Ines mentre si copriva il volto con un pullover davanti al caminetto di casa sua.

    «Certo che con la tua boccuccia il mio fardello è ben calduccio» era la voce di un camionista suo cliente. Ines si prostituiva anche a casa sua.

    È certo. Con la bufera di neve stasera non sarei andata fuori nemmeno per due milioni di euro.»

    «Cazzo dalli a me due milioni di euro. E mi faccio inculare tutta notte sotto la neve e fuoco.»

    «Ecco perché ti piace farti mettere il dito nell’ano mentre fai l’amore. Sei un porco.»

    «Ehi piano. Stavo solo scherzando.»

    Ines impugnò il Bandoneón suonando un bel Tango Argentino, allietando la stanza e l’uomo che le stava accanto.

    «Cazzo, sei davvero brava. Perché non intraprendi un tour tra i locali, anziché startene qui, guadagneresti di più.»

    «Non credo più a queste cose. Gli uomini vogliono il sesso. Nulla più.»

    «Ma dai, conosco un impresario di Trento. Potresti intraprendere una carriera importante. Se vuoi, te lo presento e…»

    «Lascia stare. Viaggiare in grandi tour non è una scelta fattibile. Fabricio non lo permetterebbe mai. Per lui io sono una miniera in questo posto e in questo ruolo.»

    «Già, dimenticavo Fabricio.» l’uomo buttò giù l’ultimo sorso di birra e disse:

    «Bè, si è fatto tardi. Ti saluto» poi andò via in fretta e furia. Ines non si sorprese.

    «Che coglione. Appena ha sentito il nome di Fabricio, ha tolto il disturbo. Vigliacco.»

    Ines si fece una doccia veloce e poi si accartocciò sotto le coperte e non ebbe difficoltà a conciliare il sonno addormentandosi presto mentre fuori imperversava la burrasca di neve e vento algido.

    Gravava in cielo una luna perlopiù languida, che solo a tratti si tingeva d’un rosso cremisi, come presa da scosse ribelli, impreviste. Il cielo era insolitamente tenebroso e immenso, ma si intuiva bene che doveva esser percorso da nubi gravide di neve. Le foglie degli alberi stormivano al vento, mentre l’aria giù dai monti sibilava sintomi di bufera di neve per tutta notte. In giro qualsiasi persona avrebbe rischiato l’assideramento - se solo ce ne fosse stata una.

    Varela Ines era un’affascinante quarantatreenne Argentina di Buenos Aires: alta un metro e settanta, capelli neri, occhi nocciola, seno prorompente e fisico un po’ gagliardo ma attraente. Si prostituiva contro la sua volontà.

    Era arrivata in Italia grazie a suo cugino, Fabricio, poi rivelatosi un ricattatore cialtrone a capo di una banda di faccendieri, albanesi, polacchi e sloveni che aveva indotto ragazze straniere a prostituirsi nel nord facendole espatriare in Italia con la scusa del lavoro agiato e ben retribuito. Alcune di esse erano clandestine e minorenni.

    Fabricio riusciva a tenere Ines in pugno, utilizzando un misterioso ricatto che la obbligava a prostituirsi a Trieste: grazie ad esso riusciva a redimerla alla sua volontà.

    Ines aveva il regolare permesso di soggiorno grazie anche al potere abusivo del cugino Fabricio: era immigrata due anni prima in seguito ad un incidente mortale che costò la vita ai suoi genitori.

    Viveva a dieci chilometri da Trieste in una piccola e isolata casetta in affitto vicino al fiume Timavo.

    Ines aveva una personalità vitale, vigorosa, grintosa, non si abbatteva mai. Anche di fronte alla più dura violenza non piangeva per niente. Tuttavia, riusciva a nascondere la sua tristezza grazie al Bandoneón «quello che da anni, ormai, era diventato il suo unico compagno di vita» che la rincuorava sempre nei momenti depressi e bui: si trattava dello «strumento musicale di origine europea, analogo alla fisarmonica» che suo zio le aveva regalato quando aveva sette anni. Lo zio fu anche colui che le insegnò a suonare il Bandoneón con il cuore, e come mezzo per poter affrontare le insidie della vita con più coraggio. Perché a suo dire, senza cuore e passione non si suona e non si balla il tango e soprattutto non si ama nulla. E Ines faceva musica magistralmente con il ritmo dell’affetto e passione. La soprannominarono «quella del Bandoneón»

    Ines amava il tango sentimentale del mitico Pascual Contursi e suonava sempre i suoi brani. Soprattutto quando era infelice e malinconica.

    Lei era affezionata anche al tango di Astor Piazzolla ed Angel Villoldo. E spesso manifestava la sua felicità suonando i pezzi più famosi dei due grandi artisti.

    Il suo tango preferito era l’emozionante «Bandoneón arrabalero» scritto da Pascual Contursi con la musica di Juan Bautista Deambroggio detto «Bachicha» che parlava, come nessuno fino allora aveva fatto, della profonda relazione affettiva tra due abbandonati: una donna e un Bandoneón nella coincidenza con Ines.

    Fabricio, suo cugino, detestava il tango malinconico. Lui amava il tango spavaldo ed era il compadrito con l’aria da magnaccia, consone alla sua personalità.

    Ines possedeva uno Scooter Honda sh 125 colore rosso bordeaux che guidava con guanti felpati e denti che battevano dal freddo. Ma lei era forte e resisteva alle intemperie della notte gelata.

    Tutti i giorni Ines doveva percorrere il tragitto da casa sua, situata su una delle prime colline circondate dall’altopiano del Carso, alla città, dove si prostituiva. Qualche cliente trovava strano che lei abitasse lì, dove non c'erano case vicine, solo buio e forse la sagoma di un colle, in estremità, appena ritagliato dalla luna solare che accendeva la collina e alberi accatastati qua e là.

    Sullo Scooter il suo corpo vibrava dal freddo, oltre al casco indossava un mantello blu di lana sopra un vestito beige, i calzerotti doppi le coprivano gambe e cosce, i guanti, il casco dietro gli occhi arrossati e i capelli avvolti da un foulard rosso le coprivano le orecchie e le guance comunque intirizzite dal gelo. L’inseparabile Bandoneón lo teneva ben custodito nel baule del casco posto sul sedile posteriore come se fosse il suo amante di viaggio. Non sarebbe uscita da casa senza la sua fisarmonica.

    Lei non aveva mai imparato a guidare un’auto. Non le piaceva per niente. La sera era solita frequentare le birrerie della città dove la conoscevano tutti. Ines non si prostituiva sulla via Roma, via Trento o via Machiavelli tra Borgo Teresiano, Piazza Unità - Borsa e Mandracchio: preferiva altre zone tra cui la periferia, i locali o a casa sua. Gli uomini la amavano per la sua scintillante risata e capacità di comunicazione, dato che parlava benissimo l’italiano. Ma quella vita non sua la ossessionava: aveva deciso di non sposarsi per poter stare accanto ai suoi genitori. In Argentina gestiva un negozio di animali lasciato dai suoi genitori dopo essere andati in pensione. Avevano lavorato tutta la vita in quel negozio: poi la loro morte prematura rovinò la vita di Ines, soprattutto perché aveva un rapporto molto stretto con il padre.

    A volte trascorreva le sere a casa sua in perfetta solitudine. Mentre gettava dei tronchi recisi sul camino per scaldare il corpo dal freddo. I guizzi delle fiamme facevano splendere a tratti il suo aspetto audace dalle fattezze ben definite, i grandi occhi vivaci, i lineamenti suadenti: sembrava sorridere annuendo con piccoli risi sarcastici di buon umore mentre si guardava attorno. Poi stranamente si rinchiudeva in un’inquietudine raccolta senza svelarne il motivo. Stava zitta e pensierosa. Sembrava parlasse con il suo sguardo: quasi come se si ponesse domande e risposte interiori. Comunque, la sua casa non aveva l’aspetto di una meretrice, non appariva come un postribolo, casa di tolleranza… nulla di tutto questo.

    Alle pareti di legno erano appesi diversi quadri della sua città nativa, alcuni oggetti artistici del suo paese, souvenir della sua casa di Buenos Aires. Al centro della stanza un grande dipinto appeso alla parete rappresentava il ritratto dei suoi genitori come simbolo di gioia e di benemerenza affettuosità. Aveva con sé anche una foto piccola che teneva sempre in tasca, sembrava custodisse un segreto che oltre a lei solo Fabricio ne era a conoscenza.

    Al calare della notte l'aria gelata si condensò in una forma di foschia cenerognola e, quando Ines infagottò il suo corpo con un paltò, sentì i brividi sulla pelle. La caligine umettata somministrava al gelido inverno il tempestivo malessere del tempo.

    Lei conosceva bene le case distese sulla montagnola, anche se non c’era mai stata. Ines si godeva il caldo del camino mentre gli ululati dei lupi la facevano sentire meno sola. Li considerava «gli amici della notte».

    2. LE SERATE SPENSIERATE ED IL SESSO A GO-GO

    Nei locali provvisti di birre e cucina bavarese Ines suonava il Bandoneón legato al collo come fosse una collana a girocollo con diamante e cantava con la sua calda voce e ballava il tango rallegrando la gente del locale. Il vociferare si faceva tumulto tra salsicce di Vienna accompagnate dalle birre con il loro insuperabile aroma, il loro sapore caratteristico, la schiuma che accarezzava le labbra e il palato, il gusto pieno e denso di un’emozione difficile da dimenticare. Ines esibiva il suo corpo attraente con cosce e seni ben in vista mentre suonava il Bandoneón e ballava il tango in coppia anche con principianti. Tra una milonga e passi da artista navigata si trasformava in un’eccitante vedette showgirl nel suo spettacolo improvvisato. E lo faceva bene. Nonostante non possedesse il tipico «corpo della ballerina», aveva un paio di occhi nocciola che accendevano l’entusiasmo degli uomini e li faceva sognare! Con i suoi lunghi, capelli neri ondulati, seno esuberante e gambe levigate, il suo estremo fascino, avvenenza fisica, e la sua forte presenza scenica era encomiabile.

    La sua era una danza piena di temperamento e personalità. Qualcuno approfittava della situazione, toccandole cosce e glutei e ogni volta era la stessa storia. Lei alticcia attirava a sé i suoi clienti consumando i rapporti sessuali in auto o dietro alberi o case diroccate poco distanti dal locale o

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