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Dante Ab aeterno: libri Asino Rosso
Dante Ab aeterno: libri Asino Rosso
Dante Ab aeterno: libri Asino Rosso
E-book73 pagine58 minuti

Dante Ab aeterno: libri Asino Rosso

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Info su questo ebook

Dell'anno 750, anniversario del Poeta con la maiuscola della Poesia italiana e mondiale: tra innumeri celebrazioni di questi anni, affascinante analisi (all' “immortalità” di Dante) della scrittrice Stefania Romito con importanti brevi saggi del professor Vincenzo Napolillo. e del poeta Arjan Kallço. E un inno alla Bellezza ulteriormente speciale, nel noto tragico contemporaneo, letteralmente (come il Poeta) in esilio persino dalla vita..., come Rinascimento dell'intera umanità.
 
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2020
ISBN9788835846574
Dante Ab aeterno: libri Asino Rosso

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    Anteprima del libro

    Dante Ab aeterno - Stefania Romito

    Stefania Romito

    DANTE Ab aeterno

    UUID: e190204f-0cee-4db3-abb6-e832d59a2541

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Note Editoriali

    DANTE Ab aeterno

    L’agostinismo in Dante

    La figura di San Tommaso D’Aquino nella Divina Commedia

    Le eredità gioachimite nella Commedia dantesca

    L’influenza di Boezio nella Commedia

    Dante in Petrarca

    Il modello dantesco in Torquato Tasso

    Dante e il suo viaggio nei tre regni dell’Oltretomba

    Il disperante silenzio dell’Ugolino dantesco

    Contributi

    Il canto di Manfredi e il Pastor di Cosenza

    Dante l’eco che non si spegne mai

    Biografie

    Catalogo Asino Rosso

    Note Editoriali

    ASINO ROSSO GIORNALE BLOG EBOOK

    STEFANIA ROMITO

    DANTE AB AETERNO

    *Contributi di Vincenzo Napolillo. Arjan Kallço

    Asino Rosso eBook, 46, giugno 2020

    a cura di Roberto Guerra

    http://asinorosso.blogspot.com

    http://www.asinorossoebook.onweb.it/

    Cover: Ab aeterno di S. Romito

    DANTE Ab aeterno

    STEFANIA ROMITO

    DANTE

    Ab aeterno

    con saggi di

    Vincenzo Napolillo

    Arjan Kallço

    L’agostinismo in Dante

    La fisionomia del rapporto tra Dante e Agostino è stata, e continua a essere, oggetto di analisi da parte di molti studiosi che hanno tentato di delinearne le specifiche nella sua complessità. Le attenzioni si sono orientate per lo più in direzione di una individuazione di quali potessero essere i punti in comune. Fondamentale, per un attento esame della questione, è non solo la specifica collocazione di Sant’Agostino nella Commedia, che suggerisce quale concezione il sommo poeta potesse avere del santo, ma anche l’individuazione dei testi agostiniani che Dante poteva conoscere (oltre a quelli espressamente citati) e sui quali potesse averne costruito l’immagine.

    A ciò si deve aggiungere l’indagine di quei passi della Commedia in cui Dante personaggio parla direttamente con Sant’Agostino e di quelli in cui si intuisce soltanto un loro colloquiare.

    È opportuno sottolineare che l’immagine che emerge di Sant’Agostino dalla Commedia corrisponde alla visione che Dante aveva del santo. Noi conosciamo Sant’Agostino dal punto di vista di Dante e tramite lo stesso Dante.

    Molti approfondimenti sono stati effettuati circa i vari luoghi della Divina Commedia in cui si percepisce la presenza di Agostino. Tuttavia, si avverte la necessità di uno studio unitario che chiarisca passaggi che risultano ancora immersi nell’oscurità. Altro aspetto da cui partire, nell’indagine di questo rapporto, sono le citazioni di Agostino che fa Dante. A detta di alcuni studiosi, tra cui Edward Moore, non sono così numerose come ci si sarebbe potuto aspettare. Il che rende

    ancora più difficile riuscire a delineare le specifiche di un rapporto tra queste due grandi personalità.

    Nella Divina Commedia sarebbero stati individuati tredici riferimenti che si rifanno alle seguenti opere agostiniane: De civitate Dei, Confessiones, De doctrina Christiana, Sermones e De Trinitate.

    Nel terzo libro del De Monarchia Dante riprende il pensiero di Agostino, espresso nel De civitate Dei, sostenendo che: Non si debbe credere, che tutte le cose che si narrano significhino alcuno effetto; ma per cagione di quelle cose che significano, si pigliano ancora di quelle che nulla significano. Solo il vomere dividere la terra: ma per potere far questo, ancora l’altre parti dello aratro sono necessarie.

    Agostino sostiene che non tutti gli episodi narrati nella Scrittura hanno un valore allegorico, ma che sono comunque legati a quei fatti che lo hanno; così anche nell’aratro solo il vomere solca la terra, ma sono necessarie tutte le altre parti dell’aratro affinché il solco sia tracciato.

    Nel XXIV canto del Paradiso (vv. 106-108) Dante sembra, invece, riferirsi alle Confessioni di Sant’Agostino dichiarando che il solo fatto che il mondo si sia convertito al cristianesimo è un miracolo sufficiente per aderire alla fede e, rivolgendosi direttamente a San Pietro, riprende un passo del De Civitade Dei in cui Agostino spiega quando sia lecito a un autore parlare in prima persona. Altro riferimento tangibile di Dante alle Confessioni di Sant’Agostino è la ripresa dell’immagine agostiniana del dare la schiena alla luce che viene applicata a Virgilio quando, in maniera inconsapevole, volge la schiena a Stazio nel XXII canto del Purgatorio (vv. 67-9). Nelle Confessioni, Agostino si rammarica del fatto che in giovane età fosse stato attirato dai desideri malvagi, ignorando la loro vera natura e di aver voltato le spalle e il viso alla luce. Dante deve aver mutuato dal santo il significato divino attribuito alla luce, scegliendo di basare la rappresentazione della realtà ultraterrena del suo poema proprio sulla contrapposizione tra luce e tenebre. Il suo viaggio, infatti, è caratterizzato da una progressiva intensificazione della luce. Il cammino dantesco inizia con lo smarrimento morale di Dante in una selva oscura, e dopo aver attraversato i neri gironi infernali, il sommo poeta approda con Virgilio ai piedi della montagna del Purgatorio. È nel Purgatorio che il sole diventa il simbolo di Dio. Rappresentazione che troverà nel Paradiso il suo massimo apogeo.

    Sembrerebbe che anche la concezione morale sulla quale si base l’intera Divina Commedia, e le

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