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Stelle gemelle
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E-book269 pagine5 ore

Stelle gemelle

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Info su questo ebook

Fra Mangia, prega, ama e Wild, la storia emozionante di un'adolescente e della sua rinascita.La vita di Mari Turner, star di Internet, è perfetta. O almeno, lo è per le sue migliaia di follower. Ma quando confessa on-line di aver vissuto in una bugia e di non essere la persona felice, innamorata, esemplare che ha cercato con tanta fatica di dipingere, il video diventa virale e il mondo di Mari crolla. Per sfuggire al contraccolpo, prende una decisione impulsiva: percorrere a piedi l’intero John Muir Trail, famoso percorso di trekking nella Sierra Nevada. Mari e sua cugina Bri, morta da poco, avrebbero dovuto farlo insieme: ma questo accadeva prima che Mari fosse così presa dal suo mondo on-line da tagliare fuori chiunque le chiedesse se ne valeva davvero la pena, compresa Bri. Con gli scarponi di Bri, una mappa dei sentieri, il cuore pieno di rimpianti e un gruppo di estranei conosciuti lungo la strada, Mari affronta la difficilissima escursione. Ma la vera sfida è dentro di lei, ed è trovare un modo per tornare a essere la ragazza che teme di aver perso per sempre: se stessa.
LinguaItaliano
Data di uscita4 lug 2019
ISBN9788830501645
Stelle gemelle
Autore

Jessi Kirby

JESSI KIRBY Affermata autrice di romanzi YA, in Italia ha raggiunto il successo con Prima il cuore. Vive nella California centrale con il marito e due bambini. Online potete trovarla su www.jessikirby.com

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    Anteprima del libro

    Stelle gemelle - Jessi Kirby

    Muir

    STELLE GEMELLE

    Siamo sdraiate sul tappeto elastico, il nostro peso ci ha fatto scivolare verso il centro. L’universo si allarga sopra di noi, incorniciato da un cerchio di montagne. Io e mia cugina al centro di tutto.

    Stelle gemelle, come dicono le nostre mamme.

    Sorridono sempre quando ce lo raccontano, poi ridono e alla fine si ritrovano con gli occhi umidi. Ce lo ripetono a ogni compleanno, prima delle candeline e dei desideri. Le date previste per il parto erano diverse di settimane, ma io sono arrivata in ritardo e Bri in anticipo, come se avessimo stretto un patto per entrare insieme nel mondo. E così abbiamo fatto, a poche ore di distanza.

    Stasera compiamo tredici anni. Un numero che sembra in bilico fra quello che siamo sempre state e tutto quello che potremmo diventare. Qui, adesso, ho una sola certezza: che lo scopriremo insieme, ovunque ci porterà la vita. Guardo mia cugina, la mia unica vera stella polare, e non riesco a immaginare un altro modo. Nella pallida luce delle stelle, Bri solleva una mano verso il cielo come per coglierne una.

    «Guarda in alto» sussurra, «altrimenti te lo perderai.»

    «Che cosa?» chiedo. Alzo gli occhi al cielo, e una piccola scia di luce bianca attraversa il buio.

    In un battito di ciglia è già sparita.

    «Quello» risponde lei. «Un desiderio in più.»

    Mi prende la mano. «Questo è per noi due insieme» dice, «desidero infinite avventure e scoperte. Voglio fare tutto quello che gli altri credono che non possiamo fare, voglio che siamo sempre coraggiose, libere e felici.»

    Mi metto a ridere. «Sono parecchi desideri in più.»

    «È il nostro compleanno, ne abbiamo diritto.» Sento il sorriso annidato nella sua voce. «Adesso tocca a te.»

    Guardo il cielo sopra di noi e ripenso a questa giornata, alla magia speciale dei compleanni. Io e la mamma ci siamo svegliate prima dell’alba e abbiamo fatto il viaggio dal mare alle montagne. Penso alla fragranza dell’aria al nostro arrivo. All’abbraccio impetuoso in cui ci siamo strette io e Bri, dopo una separazione troppo lunga. All’avventura con le nostre mamme – l’escursione fino alla cascata, il pranzo al sacco sui macigni cotti dal sole. A quando ci siamo tuffate tutte e quattro, mano nella mano, nel laghetto limpido e gelido.

    Più tardi abbiamo ballato in cucina, mentre le mamme preparavano la cena e ridevano ricordando la loro gioventù. La torta fatta in casa portata in veranda, per farci spegnere le candeline proprio mentre sorgevano le stelle. Il pacchettino con il portachiavi a forma di acchiappasogni che mi ha regalato Bri, uguale al suo.

    E questa sensazione. Stare distesa sotto un cielo immenso, sapere che sono esattamente nel posto giusto.

    In questo momento è difficile immaginare qualcosa di meglio.

    Alla fine dico: «Voglio che restiamo sempre così».

    Bri mi stringe la mano. «Su questo non c’è dubbio.»

    IN QUESTE CONDIZIONI

    Sento la voce della mamma in cucina. «Sto arrivando» dice in tono deciso. «Non c’è altro da dire. Non puoi restare da sola oggi, non in queste condizioni.»

    Mi blocco nel corridoio. Capisco dalle sue parole e dal tremito nella voce che sta parlando con la zia.

    Guardo il suo riflesso nella finestra del soggiorno, cammina avanti e indietro in cucina con la cornetta incastrata fra l’orecchio e la spalla. «No, dico sul serio. Parto subito. Sveglio Mari e ci mettiamo in viaggio. Arriveremo in poche ore, come…»

    Si interrompe, la vedo trattenere il fiato. Concludo la frase, ma solo nella mia mente: come facevamo sempre.

    Lei però non lo dice. Perché è da molto tempo che non succede più.

    Faccio un passo indietro, per scivolare verso la sicurezza della mia camera prima che mi veda.

    «Sì, glielo dirò. Non preoccuparti di questo adesso, lo troveremo al ritorno.» Pausa. «Anch’io ti voglio bene» dice la mamma prima di riagganciare. Poi resta lì, immobile, in piedi in mezzo alla cucina.

    Nel silenzio il ronzio basso del frigorifero diventa sempre più forte. Non oso muovere un muscolo. Guardo il riflesso della mamma nella finestra. Il mento le cade sul petto e le spalle cominciano a sussultare. Si porta una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo. Mi sale un groppo in gola e riesco solo a scivolare via nel corridoio, protetta dal suono di un dolore che non so come condividere.

    Oggi compio diciotto anni. Anche Bri avrebbe dovuto compierli.

    Quando sento i passi, fingo di dormire. La mamma apre la porta, fingendo di stare bene.

    «Mari?» dice piano. La sua voce è ancora fragile, come se potesse spezzarsi da un momento all’altro. La sento attraversare la stanza e poi un lato del letto si abbassa, mentre si siede accanto a me. Resto girata dall’altra parte. Lei mi mette una mano sulla spalla.

    «Buongiorno, dolce bambina.»

    Al richiamo di quel vecchio nomignolo mi assale il senso di colpa e finalmente cedo.

    Apro gli occhi. Guardo mia madre.

    Mi fa un sorriso tirato, batte le palpebre per ricacciare le lacrime che non voglio vedere.

    «Buon compleanno» sussurra.

    Io non rispondo.

    Sappiamo entrambe che non lo è.

    Toglie la mano dalla mia spalla e se la porta in grembo, poi stringe le labbra e fa un respiro profondo. So già cosa sta per dire.

    «Credo che oggi dovremmo andare da zia Erin.»

    Vorrei richiudere gli occhi. Tirarmi le coperte sulla testa e scomparire.

    La mamma mi prende la mano. «Ero al telefono con lei, e…» Scuote la testa, si passa un dito sotto gli occhi. Tira su col naso. «Oggi è molto dura, e non voglio che stia da sola.» Mi circonda con le braccia e mi intrappola in una stretta che mi mette a disagio. «Vieni con me?» chiede con dolcezza. «So che sarebbe felice di vederti.»

    Mi divincolo.

    «So che è difficile anche per te, tesoro, ma non sarebbe meglio se fossimo tutte insieme?»

    Scuoto la testa. «No, non posso.»

    «Perché no?» mi chiede piano.

    Perché non farei che ricordare a mia zia quello che ha perso. Perché non posso andare là e fare finta che io e Bri fossimo ancora legate, che fra noi non fosse cambiato nulla. Ma soprattutto perché non riesco a immaginare di trovarmi lì, in quella casa, senza di lei.

    «Perché ho altri programmi» rispondo. «Con Ian.»

    Una mezza verità.

    La mamma aggrotta la fronte. «Non potete cambiarli? Sono sicura che lui capirebbe.»

    «No. Ha preparato una grande sorpresa… per il mio compleanno.»

    Una bugia bella e buona.

    Che mette la mamma in una posizione difficile, proprio come prevedevo. Cerco di ignorare il senso di colpa. Perché so che sta cercando di confrontare il peso del dolore di sua sorella con il desiderio di sua figlia di evitarlo. È una battaglia persa.

    «Non voglio assolutamente lasciarti da sola il giorno del tuo compleanno» dice dopo un lungo momento. «Soprattutto questo compleanno.»

    «Non sarò sola.»

    «Ma potrei stare via per qualche giorno, a seconda di come sta la zia.»

    «Io starò benissimo.»

    Allunga una mano e mi passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Ha l’aria preoccupata. «Io non… Come l’hai presa? Questa cosa di Bri. Ho avuto tanto da fare, e anche tu, e non… non so neanche se stai bene.» Altre lacrime. «Stai bene, Mari?»

    La sua attenzione sta crepando la mia corazza, e non posso permetterlo. Le prendo la mano. «Sto bene, te lo giuro. Vai da zia Erin. Ha bisogno di te.»

    Lei si morde il labbro. «Sei sicura che starai bene?»

    «Sì.»

    «Mi dispiace tanto» sussurra.

    «Non ce n’è bisogno» rispondo con dolcezza. «Però di’ a zia Erin che a me dispiace molto.»

    OGGI STO DA SOLA

    Sono in pigiama sul vialetto e sto salutando la mamma, che fa retromarcia e poi si allontana lentamente lungo la via. Rimango ferma anche quando non la vedo più. Immagino ogni curva del percorso fino alla lunga autostrada che conduce alla baita della zia.

    Riesco solo a pensare che sarei dovuta andare con lei.

    Dovrei essere in quella macchina, diretta a nord, a fare la cosa più difficile: stare con mia zia, oggi, perché Bri non c’è più.

    Abbasso gli occhi sul cellulare, sapendo che se chiamassi la mamma e le chiedessi di tornare indietro a prendermi, lo farebbe. Immagino di dirle che neanch’io voglio stare da sola oggi, che voglio andare con lei e che voglio essere abbastanza forte da stare vicino a zia Erin. Ma sono cose che non potrei mai dire. Perché non sono abbastanza forte.

    Sono debole. E superficiale. E non posso più pensarci.

    Resto un altro momento a guardare il telefono, alla ricerca di qualcosa che mi distragga dal senso di colpa che mi invade lo stomaco. E ci sono molte distrazioni alla portata delle mie dita. Tocco l’icona di Instagram e mi preparo a vedere quanti nuovi like e commenti sono arrivati dall’ultima volta che ho controllato il post di ieri, Ultimo giorno da diciassettenne. L’aggiornamento richiede un secondo, che mi riempie di speranza ma anche di ansia. Poi però compare quella piccola bolla che mi riassume i numeri:

    Like: 1.423

    Commenti: 112

    Nuovi Follower: 47

    Questo porta il numero dei miei follower a 582.419. Non terribile, ma non tanti quanti avrei sperato di ottenerne con quel post. Ero andata in bicicletta fino alla spiaggia, subito prima del tramonto, e avevo sistemato il cavalletto. Poi mi ero tirata su i capelli ed ero entrata nell’acqua fredda fino al petto, in modo che la pelle bagnata risaltasse nella luce calda e dorata. C’erano voluti parecchi tentativi con il telecomando wireless, e altro lavoro di editing una volta a casa, ma il prodotto finale era una mia inquadratura al tramonto, mentre guardavo l’oceano come se fosse il mio futuro, il corpo abbronzato in bella vista, valorizzato da un bikini che non avrei mai davvero indossato in spiaggia.

    Leggo il primo commento, da @BohoFit81: Splendida anima, sei un’ispirazione per tutti noi.

    Seguo con gli occhi il punto vita, che ho leggermente ridotto usando un’app, e poi la spiaggia vuota, che ho creato grazie a un’altra app per cancellare gli elementi indesiderati dallo sfondo – in questo caso, le persone. E naturalmente ci sono la luce e il colore della fotografia, che ho modificato manualmente per ottenere un effetto più raffinato rispetto ai filtri standardizzati. Mi vergogno un po’ dello sforzo che sta dietro a questa immagine apparentemente spontanea, ma le rispondo comunque:

    @BohoFit81 Grazie mille! Ma siete tutte voi splendide anime a ispirare me.

    Aggiungo l’emoji che strizza l’occhio e manda un bacio e clicco su Rispondi. Poi alzo gli occhi e mi accorgo di essere ancora in piedi sul vialetto deserto. Se voglio caricare il primo post della giornata in tempo per il momento in cui le persone prenderanno il telefono dal comodino, o in cui berranno il primo caffè, devo sbrigarmi.

    #OBIETTIVOCOLAZIONE

    In cucina dispongo un arcobaleno di frutti di bosco e noci sopra una ciotola di avena punteggiata da semi di chia. Quando il quadro è perfetto, lo completo versando un filo di sciroppo d’agave, con il disegno più simmetrico possibile, e aggiungo una piccola orchidea viola staccata dalla pianta che tengo sul piano di lavoro. Poi libero sul granito uno spazio per il tagliere di noce che uso per le foto al cibo e ci metto sopra la ciotola fatta a mano. Per poter centrare lo scatto devo salire in piedi sullo sgabello e quando lo faccio mi rendo conto che manca qualcosa. Dopotutto, è la colazione del mio compleanno.

    Stacco gli ultimi fiori dall’orchidea e li spargo intorno alla ciotola, sperando che le diano un aspetto festoso. Bastano pochi scatti per trovare la giusta angolazione, poi mi siedo direttamente sul ripiano e lavoro sulla giusta combinazione di luce e colore. Infine aggiungo la descrizione e gli hashtag:

    Per il mio compleanno, la mia colazione preferita. Buon cibo = buon umore. #colazionecompleanno #cosamangioinungiorno #mangiacosebelle #ricettevegane #energiavegetale

    Ricontrollo tutto, carico il post anche sugli altri profili e clicco Invio. Poi, aspetto l’arrivo dei primi like. Ci vuole pochissimo. Quando raggiungono la doppia cifra, scendo dal ripiano e butto la ciotola nel lavandino, ignorando il vuoto allo stomaco. Nei video non c’è modo di assottigliare il punto vita e il prossimo post deve contenerne uno, quindi la colazione può aspettare.

    #CORPOEANIMA

    Al piano di sopra, mando un messaggio a Ian per chiedergli se ha voglia di cenare insieme da qualche parte, poi frugo nell’armadio alla ricerca dei pantaloni da yoga e del top che devo indossare per il post sponsorizzato. Dopo averli trovati mi piazzo davanti alla specchiera a parete e controllo il mio riflesso. La prima cosa che noto è una lieve rotondità della pancia. La tiro in dentro e spingo indietro le spalle, cercando di sembrare più alta e contemporaneamente spontanea, ma non funziona un granché. Almeno l’abbigliamento blu e turchese fa risaltare l’abbronzatura, e il top imbottito dà alle mie tette troppo piccole un aiuto necessario. I capelli ondulati ci ricadono sopra e, anche se mi dà un po’ fastidio che scendano nelle posizioni yoga a testa in giù, stanno comunque meglio sciolti, quindi li lascio così.

    Apro il portatile sulla scrivania e accendo la videocamera, sempre puntata verso l’unico angolo ordinato della mia stanza – che sarebbe la mia palestra di yoga. Alla parete bianca è appeso un arazzo con un mandala colorato. Stesa sul pavimento di legno c’è una stuoia incorniciata da una serie di finte palme tropicali. Metto i piedi sulla stuoia e guardo il computer, consapevole della spia lampeggiante che indica la modalità di registrazione. Faccio qualche respiro profondo, scuoto le braccia e per un lungo momento fisso l’obiettivo. Poi, sempre respirando, comincio a eseguire la sequenza che ho imparato e che si conclude con una difficile verticale. Il mio corpo è debole e stanco, ma cerco di concentrarmi per sembrare a mio agio e pienamente consapevole di ogni gesto e di ogni momento.

    Però non è vero. Nella mia mente continuano a infilarsi pensieri su Bri, la zia e la mamma e mi fanno perdere l’equilibrio. Devo ripetere la sequenza, ancora e ancora, troppe volte per poterle contare. Quando finalmente riesco ad arrivare in fondo ho il cuore che martella e le braccia mi tremano tanto che vorrei buttare via tutto. Ma non posso farlo, perché sono già in ritardo con questa azienda e avevo promesso un post nell’ora di maggior traffico sul mio profilo. Dovrò arrangiarmi con quello che ho.

    Mi siedo alla scrivania e controllo il telefono per vedere se Ian ha risposto – non l’ha fatto – e come sta andando il post della colazione. Le cifre stanno ancora salendo e non accennano a rallentare: è un buon segno, significa che l’ho azzeccato, per quanto fosse semplice. Scorro i commenti e metto like a tutti. Sono quasi tutti auguri di buon compleanno ed emoji – occhi a cuore, faccine sorridenti, faccine golose. Qualcuno ha proprio scritto le parole gnam gnam. Una follower, @peace_love_plants, che commenta ogni cosa che posto, ha scritto: Sembra deliziosa! Tanti Auguri, splendida!

    Scrivo Grazie mille! Poi alzo gli occhi al cielo e metto giù il telefono.

    Sto seduta nel silenzio della mia stanza, che sembra ancora più vuota se penso che la mamma starà attraversando il deserto. Arriverà in montagna solo fra qualche ora, ma immagino già il suo ingresso. So che lei e la zia si abbracceranno e piangeranno insieme nel vialetto, ancora prima di entrare in casa. Magari dopo un po’ decideranno di fare una passeggiata o un’escursione da qualche parte e parleranno dei bei tempi andati. Si siederanno in veranda e guarderanno il sole che tramonta dietro le cime. Forse si sdraieranno anche sul tappeto elastico e guarderanno le stelle. Qualsiasi cosa succeda, oggi saranno insieme.

    Per un momento mi concedo di immaginarmi là con loro. Ma quando mi si inumidiscono gli occhi li riporto sullo schermo del computer e mi metto al lavoro per trasformare mezz’ora di girato nei migliori quarantacinque secondi di yoga che riesco a trovare, assicurandomi di inserire la verticale conclusiva. Lo riguardo un paio di volte e mi stupisco di quanto sembri migliore rispetto a come mi sentivo davvero. Soddisfatta, inserisco la descrizione:

    Una sequenza incantevole, stamattina, per celebrare un altro giro intorno al sole. Immensamente grata, oggi e ogni giorno, per ciò che deve ancora venire.

    Top e pantaloni @spiritual_luna, la nuovissima linea estiva!

    Prendo il telefono e mi butto sul letto per una pausa, ma la luce del sole che penetra dalle veneziane è troppo forte. Non dovrebbe disturbarmi, invece è così. Mi alzo e tiro la cordicella per chiuderle, faccio lo stesso con le tende poi mi siedo per terra, al buio, illuminata dallo schermo del telefono.

    Lo guardo e scopro che il mio video ha già settantacinque visualizzazioni. Ian però non ha ancora risposto al mio messaggio, così gliene mando un altro. Anche se mi fa sentire patetica:

    Ehi! Vediamoci oggi a cena – offro io – e facciamo qualche scatto per quella pagina di lifestyle.

    Mentre premo Invio arriva la notifica un nuovo commento al video. Clicco, sperando che sia qualcosa di più che un semplice emoji.

    @soulmagic Perché sei così fasulla? Non capisci per niente il senso della pratica yoga. Non fingere che per te sia qualcosa di spirituale – di’ la verità e confessa che vuoi solo mostrare il cu*o e venderci della roba, già che ci sei. E poi mangia qualcosa, ca**o.

    Prima che possa rispondere appare un altro commento, stavolta da @wildcel326:

    @soulmagic Sul serio? Mari è autentica in ogni momento, in ogni suo post. Ha deciso di condividere la sua vita con noi, quindi datti una calmata. Solo perché parla di una cosa che le piace indossare NON significa che voglia vendercela. E che cosa ci sarebbe di male nel tenersi in forma e stare bene? Vai a scaricare il tuo odio da qualche altra parte. Namasté.

    Fisso quelle parole, scritte per difendere me e la mia sincerità, e mi viene un po’ di nausea. Mi ci vuole un attimo, ma poi digito quella che spero sembri una risposta autentica.

    @wildcel326 Grazie, la tua energia positiva mi sostiene. Amen, e namasté per le meravigliose vibrazioni.

    Concludo con l’immagine delle mani giunte e premo Rispondi.

    Vorrei che fosse vero – che i commenti positivi come il suo bastassero a isolarmi da quelli negativi, ma non funziona così. Soprattutto non quando i commenti negativi contengono una parte di verità che perfino io devo riconoscere.

    Sul telefono arriva un messaggio di Ian:

    OK, ma non ho molto tempo

    Va bene. Solito posto?

    Certo

    Quando?

    19

    Ok. A dopo.

    Non si spreca a rispondere, tantomeno a farmi gli auguri, anche se so che probabilmente ha visto i miei post. Ma sui social sembriamo una coppia felice e questo ci avvantaggia entrambi, soprattutto nei confronti delle aziende che mirano a raggiungere target misti – e da un po’ di tempo ci basta questo. O almeno è quello che mi racconto.

    #TARGETCONGIUNTI

    Alle 19.45 Ian entra nel retro del locale vegano che spacciamo per il nostro posto preferito. Ha l’aria scocciata. Sembra ancora più scocciato quando si siede e io tiro fuori

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