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Il segreto della felicità: Svelato dalle persone più felici al mondo
Il segreto della felicità: Svelato dalle persone più felici al mondo
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E-book250 pagine2 ore

Il segreto della felicità: Svelato dalle persone più felici al mondo

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Info su questo ebook

In tutto il mondo, indipendentemente dal luogo in cui vivono, dal Dio in cui credono o da quanto sono ricche, ci sono persone – circa il tre per cento della popolazione mondiale – che dichiarano di essere felici. Cosa hanno di diverso dagli altri? Cosa le distingue? E cosa possiamo fare noi per essere felici come loro?

Meik Wiking comprende la felicità meglio di chiunque altro. Nel suo ruolo di fondatore e CEO dell’Happiness Research Institute di Copenaghen, ha viaggiato in lungo e in largo studiando le persone più felici del mondo per scoprire le componenti chiave della gioia di vivere. Ne Il segreto della felicità ci svela cosa ha scoperto.

Con il calore e l’arguzia che lo contraddistinguono, Meik ci mostra che rapporto intercorre fra denaro e felicità, come si può essere più sani senza dover andare in palestra, come possiamo aiutare noi stessi aiutando gli altri e perché le nostre aspettative spesso sono eccessive rispetto alla realtà.

Tessendo insieme ricerche originali e aneddoti personali, questo libro ci indica la strada che porta alla gioia di vivere attraverso un approccio personale che vede nella felicità un modo per migliorare non solo la nostra vita, ma anche la nostra comunità e l’intero pianeta.
Nella sua lunga serie di viaggi – durante i quali ha visitato il Bhutan e l’Australia, la Corea del Sud e il Canada, la Francia e la Danimarca – l’autore ha raccolto numerosi casi di studio che calano il lettore in una caccia al tesoro il cui fantastico premio è la felicità. Egli riporta dagli angoli più felici del pianeta interessanti storie, affascinanti esempi e utili consigli, fornendoci la guida definitiva su come far entrare più gioia nella nostra vita.
LinguaItaliano
Data di uscita11 nov 2020
ISBN9788885783584
Il segreto della felicità: Svelato dalle persone più felici al mondo

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    Il segreto della felicità - Meik Wiking

    CAPITOLO UNO

    CACCIA

    AL TESORO

    CACCIA AL TESORO

    Noi a cosa siamo aggrappati, Sam?

    "C’è del buono in questo mondo, padron Frodo. È giusto

    combattere per questo."

    Come Tolkien, Hemingway una volta scrisse che il mondo è un bel posto per il quale vale la pena lottare. Di questi tempi viene più naturale soffermarsi sui conflitti piuttosto che su ciò che va bene. È facile puntare il dito verso il cielo grigio e le nuvole scure, ma forse dovremmo seguire l’esempio di Samvise il Coraggioso (magari tralasciando i piedoni pelosi) e scoprire cosa nasconde di positivo.

    Una mia amica, Rita, è cresciuta in Lettonia nell’era sovietica. Non sarà stato come vivere a Mordor, ma era un periodo di paura e sfiducia, un periodo in cui le comunità erano plasmate dal sospetto e dalla penuria e si viveva con le tende tirate. Di tanto in tanto si presentava un camion carico di banane dal Vietnam. Non sapendo quando ne sarebbero arrivate altre, la mia amica e la sua famiglia compravano tutte quelle che si potevano permettere e che erano in grado di trasportare.

    Poi cominciava l’attesa, perché le banane erano ancora verdi e non si potevano mangiare, così le riponevano nel buio di un armadio per accelerarne la maturazione. Guardare le banane tingersi di giallo era qualcosa di magico in una città riassumibile in cinquanta sfumature di grigio. Da bambina, Rita credeva che esistessero solo il nero, il grigio e il marrone. Suo padre decise di rimediare guidandola in una caccia al tesoro per tutta la città: in cerca di colori, di bontà e di bellezza.

    Ecco l’intento di questo libro: condurvi in una caccia al tesoro, partire alla ricerca della felicità, scovare il buono che esiste davvero in questo mondo e portarlo alla luce per facilitarne, tutti insieme, la diffusione. I libri sono straordinari diffusori di idee. Il mio libro precedente, Hygge. La via danese alla felicità, ha diffuso ovunque il concetto danese di felicità quotidiana. Ha incoraggiato i lettori a concentrarsi sui piaceri semplici della vita, e dopo la sua pubblicazione ho ricevuto una montagna di lettere di simpatia da tutto il mondo.

    Tra queste c’era quella di Sarah, dal Regno Unito, che fa la maestra e da tempo si interessa alla salute mentale dei suoi allievi e all’impatto della felicità sulla loro capacità di apprendimento. "Ho letto il suo libro e ho deciso di introdurre la hygge a scuola ha scritto. Mi ha raccontato che i suoi scolari di cinque anni hanno appeso in classe lucine colorate, condiviso spuntini, acceso candele e apprezzato l’ora del racconto. Abbiamo addirittura cercato su YouTube il video di un fuoco acceso e l’abbiamo proiettato sulla lavagna interattiva per rendere l’aula più accogliente. In queste lunghe giornate d’inverno, così deprimenti dopo il Natale, grandi e piccoli si sono davvero tirati su. Sto cercando di capire come misurare l’impatto di tutto questo sul benessere dei bambini, ma direi che i loro volti rilassati e sorridenti sono un buon metro di giudizio!"

    Ecco sostanzialmente il mio compito alla guida dell’Happiness Research Institute di Copenaghen: misurare, comprendere e generare felicità. All’istituto esploriamo cause ed effetti della felicità umana e ci impegniamo a migliorare la qualità della vita in ogni dove.

    Il mio lavoro mi ha consentito di parlare con gente di ogni angolo del pianeta: dai sindaci di Copenaghen ai venditori di street food messicani, dai tassisti indiani al ministro della Felicità degli Emirati Arabi Uniti. Ho imparato due cose. La prima è che possiamo essere danesi, messicani, indiani, emiratensi o di qualsiasi altra nazionalità, ma siamo innanzitutto esseri umani. Siamo molto meno diversi di quanto potremmo pensare. Le speranze di chi vive a Copenaghen e a Guadalajara, i sogni degli abitanti di New York, Delhi e Dubai puntano tutti verso lo stesso faro: la felicità. Lykke in danese significa felicità, ma potete chiamarla felicidad se siete spagnoli, oppure Glück o bonheur se siete tedeschi o francesi. A prescindere dal nome, l’ora del racconto diffonderà gli stessi sorrisi nelle aule di tutto mondo. Un paio di anni fa andai a sciare con alcuni amici in Italia. A fine giornata ci stavamo godendo il sole e un caffè sul balcone della nostra baita. Poi qualcuno ricordò che c’era della pizza avanzata in frigorifero, e io esclamai: Questa è felicità? Per me sì. E non solo per me. Venivamo dai Paesi più svariati – Danimarca, India e Stati Uniti – eppure ci sembrava che condividere del cibo tra amici sotto il sole tiepido di marzo, di fronte a quelle meravigliose cime innevate, fosse qualcosa di tremendamente vicino alla felicità. Uno stato d’animo che avvertivamo in maniera molto simile pur essendo nati in continenti diversi, cresciuti in culture diverse, e avendo studiato in lingue diverse.

    Su una scala molto più ampia e scientifica, possiamo utilizzare i dati sulla felicità per rispondere a diversi interrogativi: cosa accomuna le persone felici? Che veniate dalla Danimarca, dagli Stati Uniti o dall’India, quali fattori determinano la felicità? Da anni si conducono ricerche analoghe in campo sanitario, analizzando per esempio i denominatori comuni dei centenari. Grazie a questi studi sappiamo che alcol, tabacco, attività fisica e alimentazione hanno un impatto sulle aspettative di vita. All’Happiness Research Institute applichiamo gli stessi metodi per comprendere cosa incide sulla felicità, sull’appagamento e sulla qualità della vita.

    Permettetemi ora di accompagnarvi nella città che ospita l’Happiness Research Institute, nella capitale della felicità: Copenaghen.

    DANIMARCA: LA SUPERPOTENZA DELLA FELICITÀ?

    Sono le quattro del pomeriggio a Copenaghen. Le strade brulicano di ciclisti mentre la gente esce dall’ufficio per andare a prendere i figli a scuola.

    Una coppia che si sta godendo le sue cinquantadue settimane di maternità e paternità retribuite passeggia lungo la darsena. Alcuni studenti nuotano nelle acque limpide del porto. Sono spensierati perché, oltre a non avere rette universitarie da pagare, ricevono dal governo l’equivalente di circa 650 euro mensili (al netto delle tasse). In Danimarca fila tutto liscio. O quasi. Quattro anni fa un treno arrivò con cinque minuti di ritardo. Ogni passeggero ricevette una lettera di scuse dal primo ministro e una sedia di design a scelta come risarcimento.

    DANIMARCA – IL PAESE PIÙ FELICE DEL MONDO

    COPENAGHEN: LA CAPITALE FELICE

    DANIMARCA, DOVE LA GIOIA È SEMPRE DI STAGIONE

    IL POSTO PIÙ FELICE DEL MONDO

    DANIMARCA: UFFICIALMENTE IL PAESE PIÙ FELICE DEL MONDO. DI NUOVO.

    WORLD HAPPINESS REPORT: DANIMARCA, IL PAESE DOVE VIVERE

    Dopo dieci anni di titoli del genere, viene naturale immaginare la Danimarca come una sorta di regno dell’utopia.

    Chiariamo una cosa: sono un grande fan della Danimarca, come scienziato della felicità e come cittadino. Quando vedo bambini di sette anni andare a scuola in bicicletta da soli in tutta sicurezza, sorrido. Quando vedo genitori lasciare fuori dai bar i loro piccoli addormentati nei passeggini, senza controllarli e senza preoccuparsene, sorrido. Quando vedo gente nuotare nell’acqua limpida del porto interno di Copenaghen, sorrido.

    Non mi meraviglio che un Paese pacifico con un servizio sanitario gratuito e universale, dove i tuoi figli possono andare all’università a prescindere da quanto guadagni e dove le bambine possono immaginarsi primo ministro, sia uno dei Paesi più felici al mondo stando ai World Happiness Reports, le indagini sulla felicità globale commissionate dalle Nazioni Unite.

    Ma questo significa che la Danimarca è una società perfetta? No. Penso che la Danimarca offra condizioni relativamente buone ai suoi cittadini per godere di un livello relativamente alto di qualità della vita e felicità? Sì. Credo inoltre che, se il Giappone lo scorso anno ha registrato l’aspettativa media di vita più lunga a livello mondiale, non per questo ogni cittadino giapponese viva esattamente 83,7 anni.

    La Danimarca potrà anche essere in testa alle classifiche di felicità, però è fondamentale capire che queste graduatorie si basano su valori medi. Nell’ultimo World Happiness Report, per citare un esempio, i danesi hanno registrato una media di 7,5 su una scala da 0 a 10.

    Quindi, al di là di ciò che funziona senz’altro molto bene, c’è del marcio in Danimarca. Anche se dominano le classifiche sulla felicità, danesi, norvegesi e svedesi non ne detengono il monopolio. Vivendo in Danimarca ho capito che i Paesi scandinavi hanno molto da insegnare sulla qualità della vita, ma possiamo trovare esempi di felicità in ogni angolo del pianeta. Le chiavi per ottenerla sono sepolte ovunque, ed è compito nostro recuperarle.

    Analizzando il World Happiness Report, tra il Paese più felice e quello meno felice c’è un divario di quattro punti, tre dei quali sono riconducibili a sei fattori: senso di appartenenza o di comunità, denaro, salute, libertà, fiducia e gentilezza. Ho dedicato a ciascuno di questi fattori un capitolo, all’interno del quale esamineremo come ognuno di essi influenzi il benessere, prenderemo lezioni di felicità dai popoli di tutto il mondo, scopriremo le vie da seguire per essere più felici, e in conclusione cercheremo di unire questi tasselli per creare una mappa del tesoro della felicità.

    D’altro canto, l’80 per cento delle differenze riguardo alla felicità su scala globale si registra all’interno dei singoli Paesi. In parole povere, potreste trovare danesi molto felici e danesi molto infelici, così come togolesi molto felici e molto infelici. Le politiche messe in atto dalle nazioni sono una cosa, il nostro comportamento e la nostra visione della vita sono tutta un’altra storia.

    Dunque, quali elementi accomunano le persone più felici del mondo, cosa possiamo imparare dai più diversi Paesi in materia di felicità e quali azioni possiamo intraprendere per renderci più felici? Sono alcune delle domande alle quali questo libro proverà a rispondere, svelando i segreti di chi la felicità la sperimenta e cercando il buono che davvero esiste nel mondo. Partiamo dunque per questa caccia al tesoro!

    CAPITOLO DUE

    COME

    SI MISURA

    LA FELICITÀ?

    COME SI MISURA LA FELICITÀ?

    Il 9 novembre 2016, alle 5 del mattino, fui svegliato dall’allarme di emergenza dell’hotel in cui soggiornavo. Mi trovavo nel cuore di Parigi per un giro di interviste, e si avvicinava il primo anniversario degli attentati terroristici alla capitale francese.

    Gli ospiti si radunarono fuori dalla hall, con gli occhi assonnati e l’accappatoio bianco. Alle 5.30 arrivò il cessato allarme, ma era inutile tornare a letto. Avevo ancora l’adrenalina a mille, ed essendo appena tornato dall’Asia, il mio orologio biologico era avanti di sette ore rispetto al fuso locale. Tanto valeva lavorare, decisi, e aprii la valigia per prendere il laptop. Fu allora che scoprii di avere lasciato il mio computer nuovo di zecca sull’aereo (controllate sempre la tasca del sedile di fronte a voi!). E l’unico posto in cui avevo salvato i primi capitoli di questo libro era proprio il laptop smarrito.

    Ero frustrato, stanco e arrabbiato con me stesso. Sentivo il bisogno di qualche buona notizia, poi mi resi conto che ormai negli Stati Uniti doveva essersi concluso lo spoglio dei voti delle presidenziali: pensai che assistere in diretta al discorso della vittoria del loro primo presidente donna mi avrebbe risollevato il morale, così accesi la tivù.

    Quel giorno avevo in programma otto interviste. Otto giornalisti che con ogni probabilità mi avrebbero posto la solita domanda: Lei studia la felicità, ma quanto è felice?.

    Quanto ero felice? Si possono quantificare i sentimenti? Come misuriamo la felicità?

    Per decenni il mondo ha misurato la felicità più o meno in questo modo: immaginate due amici che si incontrano dopo tanto tempo. Come stai? chiede uno. Guadagno 40.800 euro all’anno risponde l’altra. Nessuno parla così, eppure è così che per tradizione siamo soliti stimare il benessere. Equiparando il denaro alla felicità. Ma i soldi, per quanto importanti, non sono l’unico fattore che contribuisce a renderci felici.

    Purtroppo, questo metodo di valutazione è stato usato fino a tempi recenti. Abbiamo utilizzato il reddito come indicatore della felicità, del benessere o della qualità della vita, e il prodotto interno lordo pro capite per quantificare i nostri progressi come nazione. In parte si può spiegare con il fatto che il reddito, nazionale o personale che sia, è oggettivo. La felicità no. La felicità è soggettiva.

    Ecco spesso la prima reazione di chi scopre che l’Happiness Research Institute prova a misurare la felicità:

    Come potete misurare la felicità? È troppo soggettiva.

    Certo, la felicità è soggettiva, ed è giusto che lo sia. Questo non mi crea problemi. Ciò che mi interessa studiare nelle mie ricerche è il modo in cui voi percepite la vostra vita. È l’unica cosa che conta. Siete i giudici più adatti a stabilire se siete felici o meno. Le vostre percezioni sono la nostra nuova unità di misura, e l’obiettivo è capire da dove scaturiscono. Se siete più felici del vostro vicino, che ha una casa più grande, un’auto di lusso e la moglie perfetta, secondo i nostri parametri siete voi a essere sulla strada giusta.

    Lavorare con criteri soggettivi è difficile, ma non impossibile. Lo facciamo in continuazione quando si tratta di stress, ansia e depressione, fenomeni altrettanto soggettivi. A conti fatti, si tratta di stabilire in che modo ognuno di noi percepisce la propria vita.

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