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L'uomo - Il Destino dell'Uomo e L'evoluzione del Mondo
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E-book117 pagine1 ora

L'uomo - Il Destino dell'Uomo e L'evoluzione del Mondo

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Rudolf Steiner in questo testo espone alcune cose fra le più intimamente connesse con la natura dell’uomo, con la formazione del suo destino e con ciò che potrebbe chiamarsi il rapporto dell’uomo nella totalità del suo essere con l’evoluzione del mondo. Entra subito nel cuore dell’argomento facendo notare che, nell’ambito della vita terrena, è in relazione con l’intero e reale sviluppo umano non solo quello che osserviamo bensì anche — e in modo intenso e intimo — quello che si svolge nel sonno.
Certo, per la cultura e la civiltà esteriore importa in primo luogo quel che l’uomo è in grado di pensare, sentire e fare sulla base della coscienza di veglia; ma nulla di tutto questo esisterebbe, se nel sonno le sue forze non fossero continuamente rinnovate dai mondi spirituali. Ogni qualvolta ci addormentiamo, il nostro essere animico-spirituale o, come siamo abituati a dire su terreno antroposofico, il corpo astrale e l’Io penetrano nei mondi spirituali uscendo dal corpo fisico e dall’eterico e in questi tornano ad immergersi solo al momento del risveglio.
Alcuni argomenti del testo:
Processi soprasensibili nel sonno,  Graduale purificazione dell’essere animico Spirituale dopo la morte fisica e sua ascesa nel Cosmo. L’essere spirituale dell’uomo elabora il germe della futura corporeità - L’inserirsi dei risultati morali delle vite precedenti nella discesa verso una nuova incarnazione: Karma.
Rapporto fra veglia e sonno - La prima infanzia dell’uomo - Imparare a cammina­re, a parlare e a pensare : riflessi terreni delle tappe percorse nella discesa dai mondi spirituali. Rapporto delle tre facoltà: pensare, sentire e volere, con la coscienza di veglia, di sogno e di sonno - Il Karma passato e futuro.
Tre specie di destini s’intessono nell’uomo - Il risveglio mattutino - Saper leggere la vita e il Karma. Trasformazioni dell’uomo attraverso le epoche - La dipendenza dell’essere animico spirituale da quello corporeo nell’èra paleo­indiana, paleopersiana, egizio-caldaie a e greco-latina - La coscienza dell’Io individuale e l’enimma della morte
LinguaItaliano
Data di uscita12 nov 2020
ISBN9788869375781
L'uomo - Il Destino dell'Uomo e L'evoluzione del Mondo
Autore

Rudolf Steiner

Nineteenth and early twentieth century philosopher.

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    Anteprima del libro

    L'uomo - Il Destino dell'Uomo e L'evoluzione del Mondo - Rudolf Steiner

    CONFERENZA

    ​PRIMA CONFERENZA

    In questo breve ciclo di conferenze vorrei esporre alcune cose fra le più intimamente connesse con la natura dell’uomo, con la formazione del suo destino e con ciò che potrebbe chiamarsi il rapporto dell’uomo nella totalità del suo essere con l’evoluzione del mon­do. Entrerò subito nel cuore dell’argomento facendo notare che, pur nell’ambito della vita terrena, è in re­lazione con l’intero e reale sviluppo umano non solo quello che osserviamo, partecipando alla vita con la nostra solita coscienza di veglia, bensì anche — e in modo intenso e intimo — quello che si svolge nel sonno.

    Certo, per la coltura e la civiltà esteriore importa in primo luogo quel che l’uomo è in grado di pensare, sentire e fare sulla base della coscienza di veglia; ma nulla di tutto questo esisterebbe, se nel sonno le sue forze non fossero continuamente rinnovate dai mondi spirituali. Ogni qualvolta ci addormentiamo, il nostro essere animico-spirituale o, come siamo abituati a dire su terreno antroposofico, il corpo astrale e l’Io penetrano nei mondi spirituali uscendo dal corpo fisico e dall’eterico e in questi tornano ad immergersi solo al momento'del risveglio. Sicché, in condizioni normali, noi trascorriamo circa un terzo dell’esistenza terrena in stato di sonno. Ma, nel riguardare la vita terrena, noi colleghiamo sempre giornata a giornata e da questa visione cosciente lasciamo fuori ciò che sperimentiamo fra il momento in cui ci siamo addormentati e il risveglio. Lasciamo così, in certo senso, fuori quanto penetra nella vita terrena dai Cieli, dai mondi spirituali. Teniamo soltanto conto di quel che proviene dalle esperienze fisiche terrestri. Ma chi voglia conquistarsi una vera conoscenza di quanto sperimentiamo nel sonno, dovrà farsi delle rappresenta­zioni alquanto diverse da quelle della vita comune. Sarebbe ingenuo credere che nei mondi divino-spirituali le cose fossero quali sono nel mondo fisico-sensibile in cui ci troviamo da svegli. Chi voglia formarsi delle rappresentazioni sui destini soprasensibili dell’uomo deve tenerne conto.

    I documenti religiosi dell’ umanità racchiudono molti singolari accenni che si comprendono soltanto quando quelle stesse cose, a cui essi alludono, vengono riconquistate e penetrate a nuovo coi mezzi della Scienza dello Spirito. Così, nella Bibbia c’è un passo singolare, che tutti conoscete ma che generalmente non viene abbastanza ponderato, ed è questo: « Se non divenite simili ai piccoli fanciulli, non entrerete nel regno dei Cieli ».

    Tali passi vengono spesso interpretati assai gros­solanamente; il loro significato però, è sempre profon­dissimo.

    Anch’io, come altri, ho spesso chiamato « Scienza dell’Iniziazione » il sapere da cui s’attinge conoscenza dei mondi spirituali. Si parla di Scienza dell’Inizia­zione con riferimento a quanto veniva compiuto negli antichi Misteri dell’umanità; ma di Scienza dell’Ini­ziazione, di una moderna Scienza dell’Iniziazione, si parla anche trattando di Antroposofia nel senso più profondo.

    L’ espressione « Scienza dell’Iniziazione » allude, in certo modo, alla conoscenza di condizioni iniziali, originarie. Si vuol con essa conquistare una conoscen­za di ciò che sta al principio, che ha dato il punto di partenza; ma si tocca allora qualcosa di particolarmen­te profondo che porteremo oggi davanti alla nostra anima.

    Se, per esempio, ci siamo addormentati stasera, noi riteniamo d’aver attraversato nel sonno, fino a do­mattina, lo stesso tempo trascorso da chi sia rimasto sveglio ed abbia passeggiato tutta la notte. Ci rappre­sentiamo che nel sonno la nostra entità animico-spirituale (l’Io e il corpo astrale) attraversi la notte a un dipresso come l’entità animica d’un nottambulo che passeggi per le vie della città.

    Ma non è così. Ogni sera, quando ci addormen­tiamo, (e se ci addormentiamo di giorno è la stessa cosa, ma ora voglio parlare dell’ordinario sonno notturno), ogni sera torniamo indietro nel tempo sino ai mo­mento iniziale della nostra vita; risaliamo anzi oltre la vita terrena, sino alla vita anteriore alla nascita, ai mondo da cui siamo discesi quando, per mezzo della concezione, ci siamo rivestiti d’ un corpo fisico. Nel sonno non restiamo nell’ambito di tempo in cui era­vamo da svegli, ma percorriamo tutto il cammino at­traverso il tempo sino alla nascita. Torniamo al mo­mento nel quale, se così posso esprimermi, dai cielo siamo discesi sulla Terra.

    Addormentandoci, ad esempio, oggi, non saremo più al 16 maggio 1923, ma ognuno di noi sarà ritor­nato al tempo che precedette la sua discesa sulla Terra, e al tempo di cui non ci rammentiamo per il fatto che la memoria risale solo fino à un determinato momento dell’ infanzia. Ogni notte, nel nostro essere animico-spirituale, ritorniamo bambini. E come qui, nel mondo fisico, si percorre nello spazio un cammino di due o tre miglia, così, se avete 20 anni, percorrete nel tem­po un tratto di 20 anni, e tornate al momento che sta prima della nascita, allorché cominciavate a diventare uomini. Mentre il corpo fisico e il corpo eterico giacciono nel letto, l’io e il corpo astrale tornano indietro, risalgono a un periodo anteriore. Ma qui sorge la domanda: « Se di notte l’io e il corpo astrale tornano indietro nel tempo, qual è la loro condizione nello stato di veglia? ».

    Questa domanda sorge quando sappiamo di percorrere la notte un cammino a ritroso nel tempo. Ma questo stesso cammino è in fondo solo apparente, perché in realtà neppur nella veglia usciamo con l’io e col corpo astrale dalla condizione precedente l’esistenza terrena.

    Se vogliamo afferrare il vero intorno a queste cose, dobbiamo conquistarci idee diverse da quelle comuni; e qui, precisamente l'idea che l’io e il corpo astrale non partecipano alla nostra evoluzione terrena. Essi rimangono indietro, rimangono fermi al momen­to in cui stavamo per rivestirci d'un corpo fisico e d'un corpo eterico.

    Anche durante la veglia, dunque, l’io e il corpo astrale rimangono al momento iniziale della vita terrena che, in realtà, noi percorriamo soltanto col corpo fisico, e, in certo particolar modo, col corpo eterico. Sicché invecchia soltanto il corpo fisico, è il corpo eterico congiunge sempre l'inizio della vita col momento in cui ci troviamo»

    Supponiamo che qualcuno sia nato nel 1900. Il suo Io e il suo corpo astrale sono in realtà rimasti al 1900; il corpo fisico ha 23 anni e il corpo eterico congiunge il momento dell'entrata nella vita terrena con quello attuale» Di modo che, se non avessimo un corpo eterico, ci desteremmo ogni mattina quali infanti appena nati» Solo pel fatto di penetrare nel corpo eterico, prima che in quello fisico, ci adattiamo ogni mattina all'età di quest'ultimo. Dobbiamo ogni volta riadattarci all'età del corpo fisico, e il corpo eterico opera da mediatore tra questo corpo e l'entità spirituale-animica, stabilendo la congiunzione attraverso gli anni. Se un uomo ha 60 anni o anche più, il suo corpo eterico stabilisce il collegamento fra l'istante del suo pri­mo apparire sulla Terra e l'età del suo corpo fisico.

    Ma a questo punto direte: « Eppure noi ab­biamo il nostro Io, ed esso è invecchiato con noi. Il nostro corpo astrale, e cioè il nostro pensare, sentire e volere, è pure invecchiato con noi. Se taluno ha raggiunto i 60 anni, anche il suo Io ha raggiunto quel­l’età ».

    Ecco, se l'Io di cui comunemente parliamo fosse l'Io vero, reale, l'obiezione sarebbe giusta; ma l'Io di cui comunemente parliamo non è l'Io vero; questo è rimasto all’inizio della vita terrena. Il corpo fisico invece avanza nel tempo, raggiunge, per esempio, i 60 anni, e dal punto in cui si trova, attraverso il corpo eterico, rispecchia sempre il vero Io. E questa immagine del vero Io, che in ogni istante vien riflessa dal corpo fisico, questa immagine di qualcosa che in realtà non è entrato nell'esistenza terrena, è ciò che percepiamo, e che chiamiamo il nostro Io. L'imma­gine riflessa naturalmente invecchia, perché l'appa­recchio riflettente, il corpo fisico, a poco, a poco invec­chia, perde la freschezza che aveva nell'età infantile, e alla fine si fa debole e malfermo. Ma l'aspetto in­vecchiato di quell'io, che in realtà è solo un'immagine riflessa dell'Io vero, dipende dal fatto che lo specchio stesso non è più integro e sano quando il corpo fisico è vecchio.

    Ora vi potete raffigurare che, se così stanno le cose durante la vita, al momento della morte dovranno pre­sentarsi condizioni particolari. Con la morte deponia­mo a tutta prima il corpo fisico, ma il corpo fisico è quello che ci ha dato la nostra età terrena. Quando lo deponiamo, che cosa ci rimane? Ci rimane a tutta prima quello che non abbiamo propriamente portato nella vita terrena, ma che s'è colmato di tutte le espe­rienze di questa: l'Io e il corpo astrale. Essi, in certo senso, si sono fermati all'inizio: ma hanno sempre guardato giù verso ciò che il corpo fisico rifletteva per il tramite del corpo eterico.

    Così, quando varchiamo le porte della morte, ci ritroviamo all’inizio della nostra vita, ma colmi non di ciò che avevamo portato discendendo dai mondi spirituali, bensì di ciò che sempre si riflette in noi come una serie d'immagini della vita terrena. Di tali immagini siamo interamente pervasi, e ne deriva una particolare condizione di coscienza al termine della vita terrena. Questa particolare condizione di coscien­za s'arriva a comprenderla quando, con la conoscenza immaginativa, ispirativa e intuitiva, si guarda quello che altrimenti rimane fuori della coscienza, quel­lo cioè che accade durante il sonno. Si vede al­lora che ogni notte l'uomo ripercorre più o me­no rapidamente la

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