Il risveglio delle mummie
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Anteprima del libro
Il risveglio delle mummie - Cinzia Pierangelini
piena
L’inappetenza
«Adesso so che… » esordì Tyson continuando a giocherellare con la forchetta nel piatto.
Era già da un po’ che l’osservavo, con un misto di curiosità e preoccupazione: non era da lui far attendere in una scodella degli ottimi rigatoni al pomodoro, ricoperti di parmigiano filante, per più di dieci secondi.
Tyson divora all’istante qualsiasi cibo e quando dico qualsiasi intendo proprio qualsiasi! E senza alcun criterio, per di più, mischiando tra loro i gusti più disparati in maniera disgustosa! Ricordo una volta che fece un unico boccone di una polpetta di maiale, un bignè alla crema e…
Ma sto già divagando!
Torniamo al mio racconto che è meglio: eravamo in aula mensa, dicevo, al nostro solito posto, deliberatamente separati dai nostri compagni spioni e da quei barbagianni dei docenti. Sembrava un giorno come un altro e, visto che mancava poco alle vacanze di carnevale, regnava già un’aria gioiosa, di festa; eppure, al nostro tavolo qualcosa non quadrava…
Tyson non quadrava!
« Ma che hai? » gli chiesi, bloccando finalmente quella sua mano tormentatrice di forchette innocenti.
« Ho una bella notizia, Pipo » rispose con un’aria tristissima.
Doc e Camilla scoppiarono a ridere.
« Una bella notizia? Tipo… un funerale? » scherzai anch’io, ma mi pentii subito notando che il viso di Tyson era diventato ancora più scuro, se possibile,
e aggiunsi: « Dai, siamo i tuoi migliori amici, dicci tutto. »
« Così almeno piangiamo di gioia anche noi! » intervenne Doc, perfido.
« Spiritoso! » sbottò il poverino, abbandonando la forchetta con un gesto stanco.
« Mamma mia, ma cos’hai? Non hai assaggiato nulla! Stai male? » chiese Camilla, sinceramente impensierita.
Già, non stupitevi, Tyson inappetente è davvero un caso straordinario, più o meno come incontrare un alieno in tutù alla fermata del tram.
« Su, parla, allora… che c’è? » si spazientì Doc (che tra noi è spesso il più sensato, fin troppo a volte!).
« C’è che farete storie, troverete scuse e alla fine mi direte di no! Ecco cosa c’è! E io che ho smosso montagne per ottenerlo! Anche se, in effetti, il posto non è il massimo perché la fattoria è un po’ fuorimano; per il resto, però, è tutto organizzato alla perfezione – spostamenti, biglietti, visita guidata – e i miei genitori sono disposti a parlare coi vostri e a garantire per la nostra sicurezza – che in quanto a sicurezza mio padre… lo conoscete, no? quindi potete ben immaginare! – e quindi, ora, sentirmi rispondere di no, ecco… Mi è persino passato l’appetito, guarda un po’! »
Io, Doc e Camilla ci guardammo stupiti. Doc alzò un dito come faceva in classe per chiedere di intervenire (ché lui sa sempre tutto di tutto, specialmente riguardo alle materie scientifiche. Che invidia!) ma Tyson riattaccò e la sua voce era così stridula che temetti scoppiasse a piangere da un momento all’altro. Guardai di sottecchi i miei compagni sperando che nessuno ci stesse osservando, immaginatevi che figurone avremmo fatto!
« E adesso non dire che ti dispiace Doc, inutile che alzi la mano e ti scusi! » stabilì Tyson. « Quando uno dice no è no! Che ti scusi a fare? »
« Io non ho capito niente » farfugliò Camilla, guardandomi interrogativa, e un ciuffo di capelli rossi le calò sul viso come avesse perso le speranze anch’esso.
« Non mi raccapezzo neanche io » dovetti ammettere a malincuore.
« Ma da solo non ci voglio andare! » quasi gridò Tyson, facendoci balzare in aria.
« Schhh schhh! » lo zittimmo.
« Con voi sarebbe stato divertente, ma da solo… da solo mi annoio, ecco! »
Il nostro amico, dopo quest’ennesima uscita incomprensibile, ammutolì riprendendo subito a giocare con la malcapitata forchetta.
« Ora basta! Che fattoria? Di che parli? » esplosi, ghermendogli con un gesto brusco la posata ballerina.
« Ma del viaggio, no?! » borbottò Tyson.
« Che viaggio? » domandammo in coro, gli occhi sgranati per la curiosità.
L’invito della zia Ildegarda
Adesso ve la faccio breve anche se quel pranzo, tra danze di forchette e piagnistei, sembrò durare un secolo. Insomma, la zia paterna di Tyson, zia Ildegarda (Ildegarda, sì, avete capito bene!), aveva deciso di invitarlo a passare le vacanze di carnevale nella sua fattoria, a un tiro di schioppo – così disse Tyson, ma non chiedetemi che vuol dire – da Torino.
Non era la prima volta che la zia, vedova e senza figli, incoraggiava il suo unico nipote ad andare a trovarla, ma Tyson era sempre riuscito a farla franca; sempre, fino a quel fatidico carnevale in cui suo padre decise che l’avrebbe accompagnato a casa della sorella, che non vedeva da tanto, approfittando della visita per sbrigare degli affari di lavoro.
Vi risparmio i guaiti di dolore di Tyson al ricordo dei pizzicotti che pare la zia gli destinasse a ogni benedetta riunione di famiglia, e per dignità non ripeterò neanche i suoi mugolii di piacere nel rammentare le sontuose merende che avevano allietato i suoi pomeriggi alla fattoria (anche se, devo riconoscerlo, questo secondo argomento si dimostrò decisamente più interessante per tutti noi).
Vado al dunque, come dice di fare Doc quando vuole farci capire qualcosa alla svelta.
Ecco cosa successe.
Alle violente proteste di Tyson, che voleva passare il carnevale con noi, suo padre si era trovato costretto a promettergli qualcosa di speciale e perché non una gita al museo Egizio di Torino? doveva aver pensato. Mummie, misteri… che si può immaginare di meglio per un dodicenne amante dell’avventura? Gli era dovuta sembrare davvero una gran bella idea.
Ora, magari non ne siete al corrente ma dopo quello del Cairo, che si trova in Egitto, il Museo Egizio di Torino è forse il più importante che ci sia. Io lo so perché adoro le storie sugli antichi egizi e ho sempre sognato di visitarlo.
Invece a Tyson del museo non importava granché ma questo, al contrario di suo padre, noi ce l’eravamo subito immaginato.
Già, lui è più un tipo da fumetti western, e di quelli – giuro – è un vero esperto. Lo scoprimmo quando dovemmo affrontare il grande bisonte e gli spiriti animali, e fu una vera fortuna che Tyson fosse così preparato perché…
Oh no, sto di nuovo divagando!
Insomma, per farla breve come vi avevo promesso, Tyson, immaginandosi annoiato a morte da solo dentro a un tetro museo, aveva telefonato alla zia Ildegarda, chiedendole il permesso di portare con sé tre