Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Per l'eternità: C'è chi vive in eterno, a volte
Per l'eternità: C'è chi vive in eterno, a volte
Per l'eternità: C'è chi vive in eterno, a volte
E-book186 pagine2 ore

Per l'eternità: C'è chi vive in eterno, a volte

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Coste nord occidentali dell'Africa, circa 3.500 anni fa. Un ragazzo

viene bandito dal villaggio in cui è nato e vissuto fino a quel momento,

perché ritenuto responsabile di incidenti privi di spiegazioni

razionali e perché, nonostante il trascorrere degli anni, il suo aspetto

rimane immutato. Come lui, oggi, ci sono molte donne e uomini sparsi

per il mondo. Gabriele, dopo aver conosciuto il dolore devastante per la

perdita dell'unico figlio e il dramma della scomparsa della moglie, non

avrebbe mai pensato alla sua vita come a qualcosa di unico. Poi,

all'improvviso, una notte vede una donna e tutto sarebbe cambiato per

sempre.
LinguaItaliano
Data di uscita12 feb 2021
ISBN9791220318358
Per l'eternità: C'è chi vive in eterno, a volte

Leggi altro di Roberto Belotti

Autori correlati

Correlato a Per l'eternità

Ebook correlati

Fantasy per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Per l'eternità

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Per l'eternità - Roberto Belotti

    allungare.

    Capitolo 1

    Ogni volta che mi guardi.

    La linea tra cielo e mare catturava come al solito il mio sguardo e i miei pensieri, quando la sentii avvicinarsi e la vidi sedersi sulla sabbia accanto a me.

    Anche se continuavo a guardare di fronte a me, sapevo che mi stava fissando perché sentivo il suo sguardo su di me.

    - Sei sempre affascinato dall'orizzonte, vedo -, mi sussurrò dopo avermi accarezzato la testa ed essermisi seduta accanto, mentre con le mani cercava di togliersi la sabbia dalle scarpe.

    - Già -, le risposi chiudendo gli occhi e lasciando andare leggermente indietro la testa, inebriato dal suo odore. - Pensavo all'eternità del mare. Chissà per quanto tempo riusciremo a guardarlo! Se ci pensi, sembra immutabile come noi.

    - Nostalgia del passato? -, mi chiese.

    - No, anche se ci penso spesso, e lo sai. A volte mi ritrovo ad immaginare come sarebbe oggi Stefano, come sarebbe stata la sua vita accanto ad una donna, quale percorso universitario avrebbe scelto, quale lavoro lo avrebbe interessato e coinvolto, come sarebbero stati i suoi figli. Aveva tutta la vita davanti, aveva nello sguardo la luce dei sogni che un adolescente era giusto che avesse.

    Rimasi in silenzio per il tempo di un respiro. Mi guardò, mi regalò uno dei suoi sorrisi e poi appoggiò la sua mano sul mio braccio.

    - Sì, anche loro -, le risposi -, mi mancano tanto anche i miei genitori. Lo sai cosa mi sussurrò mia madre prima di morire? -, le chiesi.

    - Lo so e me lo ricordo. Ero seduta a pochi metri da te.

    - Pensi che avesse capito?

    - Credo che avesse intuito qualcosa. Per come l'ho conosciuta, tua madre mi è sembrata da subito una donna molto sensibile e intuitiva.

    Mentre mi parlava di mia madre, guardavo il mare in silenzio e riflettevo sulla perfetta descrizione che ne stava facendo. Se avesse avuto un pennello ne avrebbe fatto un mirabile ritratto.

    Poi mi voltai verso di lei perché volevo che conoscesse un pensiero che avevo nel cuore da lungo tempo. Lei lo intuì tanto è vero che all'improvviso smise di parlare di mia madre e mi fissò con espressione interrogativa piegando leggermente le sopracciglia. Si preparò ad ascoltarmi.

    - Non ti ho mai ringraziata per la vita meravigliosa che mi hai regalato - le dissi, sistemandole i capelli sulle spalle.

    - Sbagli. Lo fai ogni volta che mi guardi, come adesso -, mi disse piegando leggermente la testa e sfiorando la mia mano con la guancia.

    Restammo immobili a guardare il mare lasciando che i nostri pensieri volassero liberi sopra i nostri cuori.

    Capitolo 2

    Il primo crepuscolo: qualche anno prima.

    Il sonno mi aveva abbandonato. Ancora.

    Da qualche mese mi capitava di svegliarmi nel cuore della notte senza alcun motivo apparente e di faticare a riaddormentarmi. Per quanto potessi ricordare, non avevo mai sofferto di insonnia e avevo sempre dormito fino al suono della sveglia, che, implacabile, mi suggeriva che avevo davanti a me una nuova giornata di scuola prima e di lavoro poi. In qualche occasione un caffè di troppo mi aveva tenuto sveglio fino a tardi, ma svegliarmi nel cuore della notte proprio non mi capitava. All'epoca dei fatti avevo quasi trentasei anni, ero da pochi mesi rimasto vedovo e da quasi due anni avevo perso anche l'unico figlio.

    Mi rigiravo nel letto cercando invano una posizione confortevole che potesse agevolare il mio riposo, ma non sembrava esserci speranza. Le giornate di lavoro intenso nella Tana, così chiamavo la mia bottega dove costruivo e restauravo mobili, e il riposo notturno insufficiente, mi stavano stancando oltre misura. Ero facilmente irritabile e molto spesso ero privo di lucidità. Il più delle volte mi alzavo dal letto, perché non sopportavo l'idea di rimanere sotto le lenzuola, insonne.

    Quella notte decisi di leggere qualcosa.

    Assonnato ed infiacchito mi incamminai lentamente verso il soggiorno.

    Qui mi avvicinai alla libreria e quasi ad occhi chiusi mi diressi verso il secondo scaffale e lì, in fondo, presi il romanzo che avevo iniziato a leggere qualche giorno prima. Mi rendo conto che nessuno ripone un libro che sta leggendo nella libreria come se l'avesse terminato, ma io non tolleravo di avere troppe cose sul comodino e soprattutto non ho mai amato leggere a letto. La mia sala lettura era circoscritta al divano e la libreria era proprio dietro.

    Mi girai su me stesso e, trascinando i piedi nelle ciabatte, feci ritorno in camera con il romanzo in mano. Dopo qualche passo mi fermai.

    - Dietro la libreria c'è qualcuno -, pensai velocemente. All'improvviso i miei sensi fino a poco prima annebbiati si destarono e la sensazione di spossatezza mi abbandonò.

    - Ho i ladri in casa! - bisbigliai tra me, impaurito.

    Nella semioscurità e nel silenzio della notte il mio cuore, che cominciò a battere forte, faceva un rumore assordante. La paura mi fece dimenticare che dovevo respirare per non morire e solo l'esigenza fisica di non soffocare me lo ricordò. Feci un paio di passi all'indietro, piegai la testa e guardai nell'oscurità nello stesso punto dove credevo di aver visto qualcosa o qualcuno ma…non c'era nessuno. Con andatura incerta mi diressi all'ingresso, accesi la luce e…ancora nessuno.

    - Eppure ciò che ho visto non era solo un'ombra, era la sagoma di una persona -, pensai tra me e continuai a ripetermelo sottovoce nel tentativo di convincermi che non stavo delirando o semplicemente dando corpo alle sensazioni.

    La possibilità che qualcuno potesse essere entrato in casa mia mi agitava e mi spaventava. Per sgombrare il campo dalle paure che mi stavano assalendo velocemente e recuperare tranquillità, mi imposi di ispezionare tutta la casa. Respirai a fondo, accesi le luci e lentamente iniziai a guardare dappertutto, anche dentro l'armadio e sotto il letto, ma non vidi anima viva. Questo mi confortava e mi faceva sentire anche un po' ridicolo, perché sembravo un marito geloso convinto di scovare in qualche angolo nascosto l'amante della moglie. La ricerca fu breve: il mio trilocale non regalava molti nascondigli e non ci si poteva nascondere senza essere visti. Questo fuori programma non favorì il mio sonno. Il dubbio di aver visto qualcuno agì su di me come un caffè forte e bollente. Anche se non volevo ammetterlo, mi ero preso un bello spavento per qualcosa che probabilmente avevo solo immaginato di vedere.

    Decisi ugualmente di rimettermi a letto. Guardai l'ora: erano le tre e un quarto. Se non mi fossi addormentato velocemente avrei rischiato di sentire la sveglia senza aver chiuso occhio. Scacciai dalla mente anche l'idea di alzarmi e di accendere il televisore. Presi il libro, cercai il punto in cui avevo interrotto la lettura in precedenza e dopo alcune pagine un'inaspettata sensazione di pesante stanchezza mi assali. Non chiedevo di meglio. Appoggiai il libro sul comodino e cercai una posizione confortevole per addormentarmi.

    - Forse è la volta buona -, pensai di nuovo tra me, mentre avevo la sensazione di scivolare lentamente nel tanto atteso sonno.

    Non fui in grado di dire quanto avessi dormito, se un minuto, un'ora o più, ma all'improvviso aprii gli occhi. Allungai la mano verso il comodino, afferrai il cellulare e guardai il display: erano le tre e venti. Erano trascorsi solo cinque minuti e non feci in tempo a rammaricarmi per aver dormito cosi poco che subito mi colse nuovamente la sensazione di non essere solo. Piegai leggermente la testa sul cuscino e sbirciai di fronte. Mi aspettavo di vedere qualcuno ma ero spaventato e per questo speravo di avere torto.

    - C'è qualcuno in piedi. -, mi dissi ingoiando la voce - Mio Dio c'era davvero qualcuno di fronte a me.

    Questa volta non potevo essermi sbagliato. Il cuore ricominciò a battere forte e la paura mi paralizzò.

    - E ora che faccio? -, mi chiesi nella più totale confusione dovuta anche al risveglio improvviso.

    Provai il claustrofobico disagio di sentirmi in trappola in casa mia. All'improvviso mi resi conto che ogni via di fuga, anzi, la sola via di fuga, era bloccata.

    Da dove mi trovavo potevo andarmene solo buttandomi dalla finestra o passando dalla porta della camera di fronte a me, ma la figura immobile e scura avrebbe potuto impedirmi di passare se solo si fosse spostata di un metro verso la sua destra. L'idea della finestra mi abbandonò immediatamente.

    - Chi sei? -, domandai con un filo di voce, tirandomi su e sedendomi nel letto con le ginocchia al petto come un bambinetto terrorizzato.

    Anche se cercavo di mantenermi calmo, la voce risuonò incerta e carica di paura e mi resi subito conto che domanda più stupida non avrei potuto fare.

    - Come ti chiami? -, ma la sagoma rimase immobile ed io non ottenni alcuna risposta.

    Non potevo sapere quale reazione fosse la più giusta, più intelligente o appropriata in una situazione simile. La mia era una vita normale, ero un semplice falegname e non ero certo preparato per questo genere di cose. Nei film d'azione l'eroe di turno avrebbe reagito con determinazione e coraggio, ma la vita reale è sempre molto diversa. Senza perdere di vista la figura davanti al mio letto, decisi di alzarmi lentamente e fare un passo verso di lei, ma prima decisi di accendere la luce. Pensai anche che se avesse voluto farmi del male lo avrebbe fatto mentre dormivo. Questa riflessione mi ridiede un po' di fiducia. Quindi mi girai e mi piegai verso l'interruttore sopra il comodino, ma prima che riuscissi ad accendere la luce un brusio veloce attirò la mia attenzione.

    Mi voltai di scatto.

    Più nulla: la sagoma era sparita.

    Questa volta una sensazione diversa si impossessò prontamente di me, come se mi avessero sfilato dalle mani una cosa che ormai pensavo mi appartenesse. Rimasi li, nella semioscurità accanto al letto con le mani sui fianchi come uno stupido, senza aver compreso cosa fosse realmente successo.

    Cercai di concentrarmi su qualcosa di reale e in quel momento solo la mia agitazione era vera ed era ancora dentro di me.

    Mi guardai attorno, mi abbassai e guardai anche sotto il letto, ma non c'era davvero nessuno. Nonostante l'ora e ormai stremato, pensai di fare una nuova ispezione. Accesi tutte le luci, tornai all'ingresso e da qui ricominciai a controllare dappertutto, iniziando dalla porta che pure era chiusa.

    Spensi la luce all'ingresso e dopo una rapida occhiata in soggiorno, dove tuttavia non c'erano angoli in cui nascondersi, spensi le luci e guardai in bagno. Nessuno nemmeno li. Ritornai in camera da letto e, dopo aver guardato ancora tutto intorno, mi lasciai andare stancamente sul bordo del letto, mi girai verso la fotografia della mia famiglia e scossi leggermente la testa.

    Perdere una moglie ed un figlio nell'arco di pochi mesi può abbattere psicologicamente anche l'uomo più forte. Nonostante mi fossi sempre ritenuto una persona razionale ed equilibrata, cominciavo a considerare l'ipotesi che la solitudine improvvisa e il dolore stessero avendo il sopravvento sulla mia stabilità emotiva. Forse stavo impazzendo e forse quella sagoma scura era solo frutto della mia mente ormai malata.

    - Ed ora che faccio? -, sussurrai tra me.

    Ormai erano quasi le quattro di notte. Anche se la tensione e la stanchezza mi facevano tremare le gambe, mi rimisi a letto e sperai, ancora una volta, di addormentarmi prima possibile. Mi voltai verso il comodino, guardai il romanzo che poco prima mi aveva preso per mano ed accompagnato in un insperato sonno, allungai la mano e lo ripresi.

    Capitolo 3

    Costa occidentale africana. Circa 3.500 anni fa.

    Karim nuotava, galleggiando sulle onde che lo muovevano lentamente. Attorno a lui piccoli pesci colorati si avvicinavano curiosi e fuggivano via veloci; alcuni si muovevano in superficie quasi a volerlo imitare. L'acqua dell'Atlantico, a poche decine di metri dalla riva, era fresca e limpida e il fondale perfettamente visibile.

    Stava pescando dalle prime luci dell'alba.

    Sentendosi insolitamente stanco e avvertendo uno strano formicolio alle braccia, decise di interrompere momentaneamente la raccolta delle ostriche, di uscire dall'acqua e riposare un po'. Nuotò allora verso riva e poi si lasciò cadere sulla battigia. La sabbia tiepida e umida sotto la schiena gli regalò un immediato benessere, chiuse gli occhi e si addormentò.

    Quando li riapri, il sole stava scomparendo all'orizzonte dietro le cime più alte degli alberi della foresta; si senti rinfrancato: la stanchezza era scomparsa.

    Per questo, una volta tornato al villaggio ed anche nei giorni successivi, non disse nulla ai suoi genitori e non ne fece parola con nessuno, nemmeno con i suoi fratelli.

    Del resto aveva pescato dalla mattina e il fastidio alle braccia era scomparso al risveglio, dopo un breve riposo. Tutto gli sembrava essere tornato normale.

    Passarono molte lune e molte primavere da quel giorno.

    Uno dopo l'altro i cinque fratelli minori di Karim crebbero forti come il padre e uno dopo l'altro si unirono in matrimonio con altrettante ragazze del villaggio.

    Per i suoi genitori le feste per quelle unioni e la gioia per i nipoti, che nacquero sani e numerosi, si infransero sulle strane voci che circolavano sul conto del loro primogenito.

    Era sotto gli occhi di tutti che, nonostante fosse il maggiore dei suoi fratelli, il suo aspetto si manteneva da ormai molto tempo inspiegabilmente giovanile. All'inizio fu solo oggetto di scherno

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1