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Sulla strada di Kaolack: Bambini di strada in Senegal
Sulla strada di Kaolack: Bambini di strada in Senegal
Sulla strada di Kaolack: Bambini di strada in Senegal
E-book538 pagine6 ore

Sulla strada di Kaolack: Bambini di strada in Senegal

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Info su questo ebook

Kaolack, suddivisa in 24 quartieri, è una realtà sociale eterogenea e difficile di cui l'autore descrive la vita quotidiana dei bambini di strada. Ambiente formato da gruppi e situazioni sociali complesse, è diventato un vero e proprio "laboratorio sociologico" per l’autore, entratovi con il suo team di ricercatori in punta di piedi, per non alterare il contesto da studiare e per descrivere la realtà cruda e nuda di questo mondo dell’infanzia emarginata e sfruttata.
Il fenomeno dei bambini di strada, realtà urbana infetta e aperta piaga sociale la cui purulenza appare insanabile per l’intera società senegalese, è il cardine base di questo studio.
Di fronte a questa triste realtà sociale, Pascal Sène si è domandato come mai tanti bambini si ritrovano nelle strade di Kaolack? Come e di cosa vivono? In quali situazioni si trovano? Come mai delle famiglie lasciano i loro figli nelle strade? Perché lo Stato senegalese, dopo avere optato per la politica dell’accesso universale alla scuola, continua ad abbandonare nelle città i suoi stessi figli che vagano nelle strade durante le ore di scuola? E perché i cittadini senegalesi danno l’elemosina ai bambini di strada?
L’obbiettivo principale della ricerca è stato fare una diagnosi critica dell’accattonaggio e di comprenderne profondamente la dinamica, al fine di proporre soluzioni che restituiscano ai bambini di strada i loro diritti.
La tesi di Séne non è solo uno studio fine a sé stesso ma un grido di dolore che invoca giustizia, solerti provvedimenti e il coinvolgimento politico e sociale non solo dello Stato senegalese ma anche della comunità internazionale che ha giocato un ruolo negativo in passato e continua a perpetrarlo ancora oggi a spese degli ultimi e dei poveri.


LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2020
ISBN9788869346781
Sulla strada di Kaolack: Bambini di strada in Senegal
Autore

Pascal Sené

Nato il 14 02.1974 a Ngalagne nella regione di Fatick, Senegal, Don Pascal Sène, dopo avere completato un regolare corso di studi in patria, ha conseguito una laurea in teologia ed è stato ordinato sacerdote nel 2001. Ha lavorato in diverse  parrocchie. Dal 2007 al 2009 è stato direttore del seminario St Augustin di Kaolack. Nel 2010, arrivato a Roma, frequenta la Pontificia Università Gregoriana sino a conseguire un dottorato in Sociologia nel 2016. Ritornato in patria gli è stata affidata la direzione dell'insegnamento cattolico nella diocesi di Kaolack. Impegnato anche come sociologo, ha voluto e coordinato un’equipe per dirigere un’indagine sul territorio di Kaolack, la cui tesi sul lavoro  svolto, dal titolo originale: La culture sociale de l’aumone et le fénomene des enfants des rues au Sénégal è stata pubblicata dalla casa editrice francese L’Harmattan, nella collana Etudes Africaine nel 2018, qui riprodotta nella versione italiana. Uno studio che non è soltanto una ricerca sociologica e una professione di fede ma anche un programma volto a cambiare radicalmente la storia dei ragazzi di strada senegalesi, pregno di progetti tangibili e fattibili, alcuni dei quali già in cantiere.

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    Anteprima del libro

    Sulla strada di Kaolack - Pascal Sené

    © Bibliotheka Edizioni

    Piazza Antonio Mancini, 4 – 00196 Roma

    info@bibliotheka.it

    www.bibliotheka.it

    I edizione, settembre 2020

    Isbn 9788869346781

    È vietata la copia e la pubblicazione, totale o parziale, del materiale se non a fronte di esplicita autorizzazione scritta dell’editore e con citazione esplicita della fonte.

    Tutti i diritti sono riservati.

    Traduzione: Salvatore Cassarino

    In copertina: Taalibè – Bambino che chiede l’elemosina per strada

    Disegno di copertina: Riccardo Brozzolo

    Don PASCAL SèNE

    Nato il 14 02.1974 a Ngalagne nella regione di Fatick, Senegal, Don Pascal Sène, dopo avere completato un regolare corso di studi in patria, ha conseguito una laurea in teologia ed è stato ordinato sacerdote nel 2001. Ha lavorato in diverse parrocchie. Dal 2007 al 2009 è stato direttore del seminario St Augustin di Kaolack. Nel 2010, arrivato a Roma, frequenta la Pontificia Università Gregoriana sino a conseguire un dottorato in Sociologia nel 2016.

    Ritornato in patria gli è stata affidata la direzione dell’insegnamento cattolico nella diocesi di Kaolack. Impegnato anche come sociologo, ha voluto e coordinato un’equipe per dirigere un’indagine sul territorio di Kaolack, la cui tesi sul lavoro svolto, dal titolo originale: La culture sociale de l’aumone et le fénomene des enfants des rues au Sénégal è stata pubblicata dalla casa editrice francese L’Harmattan, nella collana Etudes Africaine nel 2018, qui riprodotta nella versione italiana. Uno studio che non è soltanto una ricerca sociologica e una professione di fede ma anche un programma volto a cambiare radicalmente la storia dei ragazzi di strada senegalesi, pregno di progetti tangibili e fattibili, alcuni dei quali già in cantiere.

    "Uomini, siate umani, è il vostro primo dovere:

    siatelo per tutti i cittadini, per tutte le età,

    per tutto quello che non è estraneo all’umanità.

    Quale saggezza può esservi per voi fuori dall’umanità?

    Amate l’infanzia, favorite i suoi giochi,

    i suoi piaceri, il suo amabile istinto. (…)

    perché volete negare a questi piccoli innocenti

    la gioia di un tempo sì corto che sfugge loro

    e di un bene così prezioso del quale non verrà ingannato?

    Perché volete riempire d’amarezza e di dolori i suoi primi anni

    sì rapidi che non ritorneranno più per loro come per voi stessi?"

    (Jean-Jacques Rousseau)

    Presentazione

    Ahi, quanto a dir qual era è cosa dura /esta selva selvaggia e aspra e forte /che nel pensier rinova la paura! // Tant’è amara che poco è più morte; / ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, // dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte // ‘Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte / che spandi di parlar sì largo fiume?’ / Rispuos’io lui con vergognosa fronte.

    Leggere il libro Sulla strada di Kaolack di Pascal Sène, è compiere un viaggio con l’autore, che moderno Virgilio di una poca Divina Commedia, ci precipita direttamente nell’inferno della città di Kaolack. Il libro non è soltanto una tesi di ricerca sociologica sull’elemosina i cui principali protagonisti sono i bambini di strada di questa città del Senegal, una delle tante spregevoli realtà che dilaga a livello mondiale, ma una denuncia forte e sentita.

    Kaolack, suddivisa in 24 quartieri, è una realtà sociale eterogenea e difficile di cui l’autore descrive la vita quotidiana dei bambini di strada. Ambiente formato da gruppi e da situazioni sociali complesse, è diventato un vero e proprio laboratorio sociologico per Pascal Sène, entratovi con il suo team di ricercatori in punta di piedi, per non alterare il contesto da studiare e analizzare e per descrivere la realtà cruda e nuda di questo mondo dell’infanzia emarginata e sfruttata. Il fenomeno dei bambini di strada, realtà urbana infetta e aperta piaga sociale la cui purulenza appare insanabile per l’intera società senegalese, è il cardine base di questo studio. L’ingiustizia sociale patita dai bambini di strada è il principale sentimento che ha condotto l’autore ad affrontare questa faticosa ricerca in termini umani ed etici. Indagare e analizzare la situazione dei bambini di strada a Kaolack lo ha costretto a immergersi nelle condizioni in cui questi vivono, ogni giorno, cercandoli nei loro alloggi, seguendoli nelle loro attività, registrando le difficoltà che affrontano verificando il loro stato di salute fisica e psicologica e andando a cercarli nei luoghi che frequentano.

    Di fronte a questa triste realtà sociale, Pascal Sène si è domandato come mai tanti bambini si ritrovano nelle strade di Kaolack? Come vivono? Di cosa vivono? In quali situazioni si trovano? Come mai delle famiglie lasciano i loro figli nelle strade? Perché lo Stato senegalese, dopo avere optato per la politica dell’accesso universale alla scuola, continua ad abbandonare nelle città i suoi stessi figli che vagano nelle strade durante le ore di scuola? E perché i cittadini senegalesi danno l’elemosina ai bambini di strada? E la cultura sociale dell’elemosina non favorisce e sostiene, forse, la numerosa presenza dei bambini di strada di Kaolack? Cosa mantiene e nutre questa situazione di estrema povertà?

    L’obbiettivo principale della ricerca è stato il fare una diagnosi critica del fenomeno dell’accattonaggio e di comprenderne profondamente la dinamica, al fine di proporre delle soluzioni che restituiscano ai bambini di strada i loro diritti. La sua analisi vuole dimostrare che in Senegal, la persistenza del fenomeno tocca tutti i domini della vita sociale. Mette in evidenza le pecche del sistema educativo, denuncia il non rispetto dei diritti dei bambini, descrive l’assenza di una vera protezione sociale e mette in luce l’impietosa degradazione della cellula familiare.

    Pascal Sène sostiene che la cultura sociale dell’elemosina è un paradosso insito nel tessuto sociale. I numerosi nugoli di piccoli mendicanti sono per lo più sfruttati da adulti. Un dramma sociale che si svolge sotto i nostri occhi e che si evolve nell’indifferenza della popolazione. Mentre i bambini nel passato erano un segno della benedizione di Dio e della continuità delle famiglie e dei clan, oggi si trovano stravolti da fattori quali la rapida urbanizzazione, l’esplosione demografica, la crisi economica e quella della famiglia, associati ad altri più specificatamente culturali. Siamo dell’avviso, sostiene l’autore, che l’elemosina, pur essendo un dettame religioso, alimenta un’incongruenza nella vita sociale e religiosa senegalese. La gente è convinta che grazie a questo gesto, il credente accumula sulla terra dei meriti che gli verranno conteggiati nel Giudizio Finale. Il mendicante è, in questa insensata relazione, il fornitore di un servizio, un supporto efficace per un accrescimento dei meriti del donatore davanti a Dio. A Kaolack, i sagrati delle chiese e delle moschee fungono da ripari e da punti strategici per i mendicanti. Così, dare l’elemosina è diventata una necessità nella società senegalese. Coi ciarlatani e i guaritori che approfittano dei problemi socioeconomici dei cittadini senegalesi e sfruttano i bambini di strada, l’accattonaggio ha trovato dei terreni sociali, culturali e psicologici favorevoli alla sua espansione.

    A questo punto, scrive Pascal Sène, l’elemosina, invece di essere realmente un aiuto sociale e religioso per il Senegal, si rivela, nel caso specifico dei bambini di strada, un controsenso socio religioso. Talvolta, questa pratica, non ha soltanto motivi religiosi, economici e sociali ma tocca anche la sfera psicologica. L’accattonaggio dei bambini di strada si snoda tra mercati, stazioni d’autobus, moschee, banche, chiese, ghetti in un clima di interazioni intense. Le loro attività sono un rito quotidiano con leggi e sviluppi propri che contribuiscono a rinforzare quella falsa cultura che, nei fatti, perpetua il fenomeno. Sono luoghi questi dove circolano soldi, dove le persone che elargiscono l’elemosina cercano di risolvere i loro problemi di cuore, la guarigione dalle loro malattie, la prosperità, la protezione e la salute grazie all’atto del dare. A nostro parere, sottolinea l’autore, la situazione dei bambini di strada, da crimine contro l’umanità diventa anche un crimine religioso. Nessuna religione nella sua autenticità lo dovrebbe consentire. I bambini di strada di Kaolack sono mendicanti d’amore, supplici di affetto e di bisogni primari. La situazione in strada, inoltre, crea in loro disturbi psicologici ed emotivi. Da vittime diventano colpevoli addentrandosi nel mondo della delinquenza. La strada diventa il luogo della sopravvivenza ad ogni costo, a partire dall’implorazione alla vendita e al consumo di droga, passando dal furto alla menzogna. E di fronte a tutto questo, lo Stato non interviene in maniera efficace. Tale situazione denuncia le lacune esistenti nelle politiche di protezione sociale senegalese. Il fallimento della famiglia è un sintomo della debolezza economica e politica del Senegal. I genitori, non potendo accudirli e seguirli, si sbarazzano dei figli lasciandoli in balia della strada. Certamente le cause sono molteplici data la complessità e la densità del fenomeno. Eppure, la gente pensa che basti l’elemosina a risolvere queste situazioni drammatiche. Le elemosine che dovrebbero esprimere la volontà di aiutare, anche al di là del gesto, non producono in coloro che le praticano un senso di ribellione rispetto alla situazione. Il problema perdura da tempo e sta peggiorando. Di fronte a questo straziante fenomeno non è certamente la cultura sociale dell’elemosina che può eliminare il fenomeno dei bambini di strada a Kaolack. Diventa evidente che la tesi di Pascal Séne non è soltanto uno studio fine a sé stesso ma un grido di dolore che invoca giustizia, solerti provvedimenti e il coinvolgimento politico e sociale non solo dello Stato senegalese ma anche della comunità internazionale che ha giocato un ruolo negativo in passato e continua a perpetrarlo ancora oggi a spese degli ultimi e dei poveri.

    Mario Gravina

    Nota del traduttore

    Quando a tradurre questo libro, ben due anni orsono, mi invitò con una semplice telefonata Mario Gravina – accettai subito per spirito di amicizia – non conoscevo né l’autore né il testo. Sapevo solo che trattasse di elemosina, per cui, visto che Pascal Sène è un sacerdote, mi ero predisposto a tradurre pagine inneggianti ai miracoli compiuti in Senegal dalla chiesa cattolica o giù di lì.

    Come ripeto spesso, non sono né credente, né ateo. Non ho la fede necessaria per sostenere l’una o l’altra credenza, per cui mi sento sempre un soggetto terzo e neutro anche se, lo debbo confessare, invidio chi riesce a confidare in qualcuno e/o qualcosa in questo mondo. Capite quindi con quale leggerezza mi ero predisposto alla traduzione.

    Già dalla lettura delle prime pagine, però, ho dovuto ricredermi e ho profuso nella traduzione tutta l’obiettività, la massima attenzione e la cura di cui sono stato capace, pertanto chiedo venia per eventuali discordanze col testo che, di fatto, credo ne migliorino la comprensione in lingua italiana, là dove il francese originale può dare adito a diverse interpretazioni. Ho tenuto a identificare gli attori primari dell’elemosina sempre e comunque parlando di donatori e beneficiari e dell’elemosina non come obolo ma come dono, per rimanere fedele al testo e per rendere pregnante la natura stessa del problema che vi si sviscera, si spiega e agita la coscienza di chi legge, chiamandolo continuamente in causa.

    Se qualcuno di noi pensa che la cultura dell’elemosina sia solo un problema del Senegal, che il colonialismo sia morto, leggendo questo libro comprenderà che il problema è soprattutto nostro e comprenderà quanto il neocolonialismo di oggi sia più forte e subdolo di prima, mascherato dalla democrazia predatrice imperante del mercato globale in mano alle multinazionali e ai governi di quegli stati forti che succhiano la vita e le risorse dei paesi più deboli, ancora segnati da antichi retaggi e da schiavitù, di fatto, mai venuti meno. Per noi occidentali le accuse di Séne dovrebbero farci riflettere e, di conseguenza, coinvolgerci e non soltanto applaudirla, per poi girarci dall’altra parte e continuare a fare finta di nulla!

    Certo, questa è una nota piuttosto bislacca per essere quella di un traduttore che avrebbe dovuto annoiarvi con la spiegazione delle difficoltà tecnico-linguistiche del testo e del suo contenuto e arzigogolare su minuzie e ritagli secondari riguardanti la traduzione ma, non essendo che prestato al ruolo, queste inezie specifiche le tralascio in blocco per ripetere soltanto che il libro merita il nostro coinvolgimento emotivo ed etico.

    Per chiudere, ringrazio Don Pascal Sène per avermi regalato questa immensa opportunità e Mario Gravina per avermela offerta.

    Salvatore Cassarino

    Premessa

    Il lavoro di questo libro è il risultato di una tesi di ricerca sociologica dal titolo iniziale: Studio psicosociale della dinamica dell’elemosina nella condizione dei bambini di strada del Senegal. È stato svolto in particolare nella città di Kaolack, anche se la condizione dei bambini di strada è un fenomeno sociale mondiale. Tra l’altro, i paesi poveri sono i più interessati dal problema che si manifesta differentemente, a seconda delle realtà politiche, culturali e religiose delle regioni dove vivono questi bambini.

    Per quanto concerne il Senegal, il fenomeno dei bambini di strada è una vera sfida per l’azione sociale nella misura in cui ai molteplici sforzi per estirparlo, da parte delle organizzazioni in difesa dei diritti del Bambino, si aggiungono le ricerche degli uomini di scienza. Gli insuccessi riguardano senza nessun dubbio tutte le persone che s’interessano al benessere degli individui della città. La risoluzione di un problema sociale necessita prima di tutto di una buona analisi per trovarne le cause e i fattori influenti da neutralizzare. Per chi conosce il problema dei bambini di strada del Senegal, come di altri paesi, la fragilità della cellula familiare è sempre stata segnalata e la famiglia messa alla sbarra. Ma è realmente la fragilità familiare il fondo del problema, come affermato da alcuni autori (Marguerat, 2003; Somé, 2012)? Non esistono, nel panorama sociale senegalese, pratiche che favoriscono la persistenza di questo fenomeno? Senza scartare il ruolo della famiglia, è necessario allargare il campo d’analisi a tutta la società. Questo movimento teorico e concettuale, che permette di percepire la natura globale di questo fenomeno, potrebbe portare ad osservare la pratica dell’elemosina nello spazio socio-religioso e politico del Senegal.

    L’elemosina in questo caso, socialmente e culturalmente deviata dalla sua natura religiosa e umanitaria, riveste curiosamente un carattere paradossale. Come prescrizione religiosa, ci appare piuttosto ambigua. Forti dell’ipotesi principale, secondo la quale la cultura sociale dell’elemosina è un fattore che mantiene i bambini nelle strade delle città senegalesi, vogliamo fare emergere la dimensione socio antropologica e psicosociale del fenomeno che dilaga col pretesto dell’elemosina. L’accattonaggio è una delle attività principali dei bambini di strada, attività che li lega agli altri membri della società. Siamo nella sfera del dono. L’elemosina viene vissuta come un dono particolare che segna il quotidiano dei Senegalesi.

    Per analizzare il fenomeno dei bambini di strada del Senegal, ci siamo principalmente rifatti alla teoria del dono di Marcel Mauss. La teoria dell’interazione di Goffman è per noi una base di lettura del fenomeno nel senso che l’elemosina crea una interazione tra il donatore e il ricevente. La teoria dell’interazione simbolica ci ha stimolati ad osservare meglio gli attori dell’elemosina. Il fenomeno, "nella dinamica del dare e del ricevere", è pieno di simboli e di emozioni. La teoria del funzionalismo, che Mauss ha ereditato dallo zio Durkheim e quella sulla protezione sociale, ci aiutano a tentare anche una lettura sociopolitica della situazione. Nel saggio sul dono, Mauss si rivela funzionalista e protettore sociale. La presenza dei bambini nelle strade del Senegal richiama il ruolo della famiglia e mette in dubbio l’efficacia della politica di protezione sociale dello Stato.

    Il nostro studio è circoscritto alla città di Kaolack in virtù della radicalizzazione della nostra istituzione d’appartenenza e delle esperienze primarie fatte con le popolazioni di questa località che ci hanno fatto prendere coscienza dell’ampiezza del fenomeno studiato. Tuttavia, questa realtà è diffusa anche nelle altre città senegalesi. Lo studio della situazione dei bambini di strada di Kaolack, attraverso la pratica dell’elemosina permetterà di ritrovare le rappresentazioni di diversi substrati sociali in più campi della vita sociale senegalese, segnatamente in religione e politica. L’ingiustizia sociale subita da questi bambini è il principale pathos che ci ha motivati in questo lavoro di ricerca. Socialmente e umanamente, non occuparsi dei bambini rende più rischioso lo stesso equilibrio del paese. A questa motivazione principale se ne aggiunge un’altra d’ordine intellettuale. La città è un laboratorio sociologico che prendiamo a base della ricerca. Uno studio della loro situazione nella città di Kaolack ci permette di descrivere il quadro urbano e il campo sociale nei quali vivono e appalesare altri problemi sociali urbani attinenti. Un’altra motivazione, non meno importante, è d’ordine spirituale e scaturisce dalle parole di Gesù: Tutto quello che avete fatto a uno dei miei più piccoli fratelli, lo avete fatto a me. (Mt-25, 35-40).

    Rimaniamo talvolta segnati da una motivazione psicologica dovuta al fatto che durante la nostra infanzia, abbiamo avuto molti amici taalibé che non erano comunque bambini di strada. La loro scuola era vicina a casa nostra a Ndoffane-Laghem (oggi comune della Regione di Kaolack). I loro bei canti arabi e i giochi che condividevamo durante le ore di ricreazione ci hanno segnati e rimangono per noi un vero tesoro.

    L’obiettivo principale della nostra ricerca è fare una diagnosi critica di questo fenomeno, di analizzare il loro modo di vivere, di delimitare il posto che occupa il gioco del dare e del ricevere che anima la realtà dell’elemosina. Abbiamo cercato di comprenderne profondamente la dinamica, per proporre delle soluzioni che restituiscano al bambino i suoi diritti. Poiché molti bambini, che rappresentano l’avvenire, sono abbandonati nelle nostre città senegalesi, la sorte del nostro paese ci inquieta. Nostro obiettivo è partecipare alla costruzione di un futuro sociale migliore difendendo i loro diritti.

    Al fine di massimizzare le speranze di raccogliere molte informazioni, abbiamo optato per una ricerca allo stesso tempo quantitativa e qualitativa. Un questionario indirizzato ai differenti tipi di bambini di strada della città di Kaolack ci ha permesso di misurare la gravità della loro situazione. Abbiamo proceduto soprattutto qualitativamente con delle interviste, seguendo una conversazione tipologica, con delle osservazioni dirette e inerenti ai racconti di vita vissuta e facendo delle foto per entrare nell’ambiente della loro vita. Il fenomeno dei bambini di strada è una «realtà urbana" che rivela una piaga sociale, diventata una cancrena per l’intera società senegalese. Sottomettendola a una riflessione globale, abbiamo l’intenzione, inoltre, di rispondere alle sfide riguardanti lo sviluppo delle popolazioni dei centri urbani.

    Prefazione

    Quest’opera di Don Pascal Sène, che vede la luce in questo anno 2020, viene in realtà da lontano. Direi anzi da molto lontano. È un’opera sentita nell’anima prima che essere progettata come studio cui dedicare anni importanti della vita. Ho spesso pensato gli appartenesse da sempre, sin da bambino, e che fosse un aspetto della sua stessa vocazione. Insomma, la cura degli altri, specialmente degli ultimi, egli ce l’ha dentro, è nato possedendola già.

    Nasce, questa impresa del riuscire a dire parole ferme e forti su un atavico problema di un Paese, dall’osservazione della vita di tutti i giorni, dall’osservazione delle strade, degli ingressi in città da centinaia di periferie e da villaggi del Senegal, dei tantissimi che arrivano nella grande città per vivere ogni giorno della settimana e, tra questi, delle migliaia di bambini di strada, sia soli che suddivisi in tanti gruppi e sempre in cerca. Tutto il giorno in cerca. Ma in cerca di che?

    In cerca di cibo, certo. Non solo, però. Il cibo si trova. C’è sempre qualcuno che può darne un poco. Ma in cerca di sé stessi, forse, più che altro. In cerca di un senso da dare a quel giorno, a quelle ore e all’intera infanzia, giovinezza, vita.

    In cerca di altri, anche. In cerca di altri visi, in cui riconoscersi, con cui stabilire una fugace relazione tra persone e poi perdersi nella folla delle vie e delle piazze, dei mercati e dei mille capannelli.

    Don Pascal deve averne viste molte di scene così e deve aver riflettuto sul problema. Ripeto, fin da bambino deve essere stato così. Le persone che guardano con gli occhi dell’anima vedono sempre e prima di quelli che utilizzano solo gli occhi del viso. Come nasce, perché nascono, dove portano, come ci interrogano, come si affrontano, come si aiutano. Già, come si aiutano i bambini di strada?

    Negli studi di Don Pascal Sène, il tema ora proposto – tema caldo, urgente praticamente da sempre, della vita di una Nazione come il Senegal – è stato oggetto di una tesi universitaria e di un brillante dottorato di ricerca nella rinomata Pontificia Università Gregoriana di Roma. Li abbiamo vissuti quegli anni romani, insieme con lui e ne abbiamo raccolto e possiamo testimoniarne il cammino, lo studio minuzioso dei documenti, delle ricerche fatte da altri studiosi, dei rapporti, dei dati raccolti sul campo, le fatiche, le speranze, le gioie per ogni parte che si compiva e si incastonava nel progetto di un lavoro compiuto. L’ansia, anche, per i mille aspetti da includere, da non tralasciare. Perché alla fine potesse servire veramente.

    È bello un lavoro che fatto per servire gli altri. Bello ed efficace se non solo descrive problemi, ma si industria a cercare soluzioni e a proporle, con sicurezza e con fede. Così è questo testo dalla lunga gestazione, che trova oggi il naturale compimento. E che si raccomanda caldamente: se ne raccomanda, cioè, la lettura e la riflessione, per coglierne valori che vanno anche al di là del problema dei bambini di strada, perché chiamano a meditare sulle relazioni tra esseri umani e sulla cura delle fragilità che è in carico – naturale carico – a chi se ne avvede e non può girare il capo dall’altra parte.

    Negli anni trascorsi a Roma nella Parrocchia di S. Saturnino Martire, durante la preparazione della tesi dottorale, Don Pascal, svolgendo la sua azione pastorale, ha parlato sovente delle problematiche del suo Paese, dei suoi progetti e certamente dei suoi sogni. Alcune persone che seguivano i suoi incontri decisero perciò di aiutarlo, di dargli una mano concreta a realizzare almeno in parte quanto era scritto nel libro dei sogni, attraverso la creazione di un vero gruppo di Amici di Pascal che, motivato dall’affetto, dalla sua spiritualità e dalla sua testimonianza, ha voluto, dopo il rientro di Don Pascal in Senegal, sostenere i suoi progetti in sinergia con l’Amaca Onlus, alcuni dei quali già ultimati, altri in corso di realizzazione, altri ancora in corso di finanziamento. In particolare, è attualmente in corso di realizzazione la Fattoria agricola di Sikilo. Si tratta di un importante progetto, in gran parte finanziato con i fondi dell’8 x mille della CEI, con il supporto di quei preziosi Amici (Amici con A maiuscola) di Don Pascal che oggi è inserito in una realtà operativa – nel suo Senegal – che lo vede proprio a contatto con le realtà della strada e con molte diverse povertà. È lì che, quotidianamente, lo vediamo impegnato anche a rappresentare (è il nostro uomo sul territorio) la nostra Onlus, L’Amàca, ed i suoi progetti bisognosi di aiuto localmente, primo tra tutti proprio il Royaume d’Enfance, Regno dei bambini, realizzato negli scorsi anni. Un luogo dedicato all’accoglienza quotidiana a Kaolack dei tanti bambini che sono in cerca, che bussano alle porte o che non bussano affatto e, proprio per questo, sono i più fragili e i più amati, quelli per cui s’aprono sempre le porte. Accogliere è semplice, recita così il motto della nostra Associazione: intorno a questo motto da sempre ci ritroviamo con Don Pascal a condividere pensieri ed opere, del presente e del futuro che sarà. La sua opera (ed il suo libro odierno) sono stati fonte di ispirazione nel tempo. L’augurio è che lo siano per molti altri, desiderosi di sapere e anche di fare, di agire, di dare una mano ad accogliere.

    Pasquale Bellotti Presidente de L’Amàca Onlus

    Parte prima

    Tra cultura del dono e prassi dell’elemosina

    Capitolo I

    Quadro della ricerca

    Lo scopo di questo capitolo è scrutare i profili del nostro soggetto di studio al fine di dare delle informazioni sulla situazione dei bambini di strada nel Senegal e in altri paesi del mondo. Con un approccio descrittivo, solleva la problematica di questi bambini. Con l’appoggio di una rivista letteraria, mette in rilievo l’analisi fatta in merito da altri ricercatori, le difficoltà terminologiche e i problemi delle statistiche. Il fenomeno dei bambini di strada è un problema urbano che esiste in diverse città del mondo. Non è soltanto senegalese, è mondiale. Per essere più precisi nel nostro studio, intanto, Kaolack ci servirà da campo base per la ricerca.

    La nostra analisi dimostrerà che in Senegal, la persistenza di questo fenomeno tocca tutti gli aspetti della vita sociale. Mette in evidenza le pecche del sistema educativo, denuncia il non rispetto dei diritti dei bambini, descrive l’assenza di protezione sociale e lascia intravedere la degradazione della cellula familiare. La cultura dell’elemosina è un paradosso insito nel tessuto sociale e non lascia alcuna possibilità di una rivoluzione contro il fenomeno. Tuttavia, non condividiamo l’opinione secondo la quale la situazione di questi bambini è d’esclusiva responsabilità della famiglia. Il fallimento della cellula familiare è uno dei sintomi di una società malata. Puntare unicamente sulla famiglia per risolvere il problema porterebbe al fallimento dell’intero progetto di sradicare il problema.

    Dopo avere scrutato i contorni e letto diversi autori, abbiamo formulato la nostra opinione che ci serve da ipotesi. In effetti, nel nostro contesto senegalese, l’elemosina, elemento fondamentale per la questione, alimenta un paradosso che in questo senso rende perenne il perpetuarsi della situazione. La società senegalese ha sviluppato una cultura dell’elemosina che tollera lo stato dei bambini di strada.

    Situazione geografica e aspetto demografico della regione e della città di Kaolack

    Kaolack è una città, tra tante altre, del Senegal. Il Senegal è un paese dell’Africa dell’Ovest con una superficie di 196.722 Kmq e una popolazione di 13.508.715 abitanti, secondo il Censimento Generale della Popolazione e dell’Habitat, dell’Agricoltura e dell’Allevamento del 2013 (RGPHAE). La città fa parte della regione di cui porta il nome e di un insieme regionale che situato tra il 14°30 e il 16°30 longitudine ovest e il 13°30 latitudine nord. La regione di Kaolack si torva tra la zona sud del Sahel e la zona nord del Sudan. Si estende su una superficie di 5.557 Kmq (ANSD/SRDS Kaolack, 2001; p. 17). Dopo parecchi ritagli amministrativi dal 1984, la regione comprende oggi i dipartimenti di Nioro, Guinguinéo e Kaolack. La sua popolazione nel 2010 era di 795.906 abitanti. La regione è a prevalenza rurale con i suoi 543.839 abitanti nelle zone rurali nel 2011. Con 11 grandi moschee, l’islam, praticato dal 97% della popolazione è la religione dominante. Le altre religioni presenti nella regione sono il cristianesimo (1,8%) e l’animismo. (ANSD/SRDS Kaolack, 2001; p. 18). Il comune di Kaolack, eretto nel 1917, secondo l’ONU HABITAT (2009; p. 7), è oggi capoluogo del dipartimento, che si estende su una superficie di 1.880 Kmq, con una popolazione di 400.049 abitanti con una densità abitativa di 213 abitanti/Kmq.

    La popolazione del comune, la cui superficie è di 14.514 ettari, è di 188.929 abitanti. A livello regionale presenta una popolazione molto giovane. In effetti i minori di 21 anni rappresentano il 61,2% del totale della popolazione…. 471.631 giovani hanno dagli 0 ai 9 anni. La piramide riguardante l’età è caratterizzata da una base molto ampia in contrasto con un vertice molto ristretto. (ANSD/SRDS Kaolack, 2011; p. 22-23). L’indice di crescita naturale tra il 2002 e il 2006 è stato del 2,2%. La media dei figli in rapporto alle donne è del 5,9. Avere una popolazione di giovani, visto nei termini di un capitale umano futuro, è una risorsa per lo sviluppo.

    Gli aspetti economici: trasporto, agricoltura e industria

    La città di Kaolack è centrale con una rete stradale che sbocca verso le altre regioni del paese. Il commercio è una delle attività più importanti della regione e della città con la presenza di un porto da pesca e delle miniere di sale che riforniscono il Mali ed esportano verso la Costa d’Avorio. Il comune trae benefici da una grande rete commerciale: 1 mercato centrale, 8 mercatini di quartiere, 2 stazioni ferroviarie, 1 macello, 20 strade dedicate al commercio, 2 alberghi principali (ONU HABITAT 2009; p. 11). L’insieme di questi mercati e delle stazioni, dove vanno a mendicare i bambini di strada, fanno parte di quello che noi chiamiamo la geografia della questua.

    Fronte al commercio, l’agricoltura rimane l’attività principale. Di fatto occupa il 75% della popolazione, che è essenzialmente rurale, rappresentando il 68,3% della popolazione regionale. (ANSD/SRDS Kaolack, 2011; p. 18-23). La regione di Kaolack fa parte, d’altronde, del bacino delle arachidi del Senegal. Inoltre, viene coltivato il miglio, il riso, l’orzo, il sorgo, il mais, la manioca, i cocomeri e il niébé (pianta leguminosa di nome vigna unguiculata). Viene praticato anche l’allevamento di bovini, ovini, caprini, equini, asini, suini e volatili. La popolazione della regione di Kaolack, come quella del resto del paese, è prevalentemente rurale. Mentre non è rilevante il tessuto industriale (ANSD/SRDS Kaolack, 2011; p. 19). La Società Nazionale della Commercializzazione dei semi Oleosi del Senegal (SONACOS/Lyndiane), diventata SUNEOR, produce olio. La NOVASEN, creata nel 1989, è anch’essa produttrice di olio di arachidi. La Nuova Società delle Saline di Sine Saloum (NSSS) s’occupa delle miniere di sale. La SODEFITEX, presente a Kahone, tratta cotone e confeziona tessuti. La Centrale Elettrica di Kahone fornisce elettricità.

    Aspetti educativi e scolari

    Sul versante educativo e scolare il livello d’analfabetismo rimane troppo alto con il 33, 8%. Il sistema educativo comprende: l’insegnamento prescolare, quello elementare, medio e secondario, l’insegnamento tecnico e la formazione professionale, l’educazione informale, l’educazione integrativa, l’insegnamento dell’arabo e quello superiore. (ANSD/SRDS Kaolack, 2011; p. 37). Il settore dell’insegnamento dell’arabo soffre per il fatto che esistono numerose strutture, spesso sconosciute alla autorità accademiche, che dispensano un insegnamento dell’arabo che è difficile da controllare. Kaolack rigurgita di numerosi daara non controllati dallo Stato. Ci sarebbe un progetto di legge per dare uno statuto al daara: "è un daara qualsiasi istituzione islamica che scolarizza studenti dai 5 ai 18 anni affinché memorizzino il Corano e abbiano un’educazione religiosa." (Repubblica del Senegal 2014; art. 1).

    Manca una statistica sui daara non ufficiali. I bambini che mendicano nelle strade non vengono contati, anche se nessuno può negare la loro esistenza. Secondo ANSD/SRDS Kaolack (20011; p. 36-52), la regione di Kaolack conta 695 daara e 667 scuole elementari; 265 daara e 68 scuole elementari si trovano nel comune di Kaolack. Inoltre, la regione ospita 70 collegi per scuole medie e 17 infrastrutture per l’insegnamento secondario di cui 14 nel dipartimento di Kaolack. L’unica struttura per la scuola tecnica si trova nella città di Kaolack, 184 centri femminili di cucito, restauro e di sezione artigianale, dei quali 146 nel dipartimento di Kaolack, sono al servizio della scolarizzazione delle ragazze. La regione conta 80 strutture che si occupano dei bambini nel 2010 (contro le 84 del 2009) così suddivise: 26 pubbliche (asili per i più piccoli, Scuole Materne), 38 asili privati e 16 Comunitari. La città di Kaolack, con i suoi 24 quartieri (ONU HABITAT 2009; p. 10), è un campo sociale complesso dove viene rappresentato il teatro quotidiano dei bambini di strada.

    Descrizione del problema

    Simile ad un laboratorio sociologico, la città è formata da gruppi e da situazioni sociali complesse. Delle persone vi si attivano, interagiscono, cercano di soddisfare i loro bisogni, esprimono le loro gioie

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