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Donne africane
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E-book166 pagine1 ora

Donne africane

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La presentazione di poche decine di figure femminili, scelte tra le molte che si sono distinte nella storia dell’Africa per fervore religioso, passione culturale o doti guerriere, non basta certo a “rendere giustizia” al ruolo che la donna ha sempre sostenuto nella vita di questo grande continente.
Basterà tuttavia (appena) ad aiutarci per renderci conto di quanto la figura femminile sia stata e sia importante in tutta l’Africa.
Storie diverse, comportamenti diversi, valori e sensibilità talvolta molto diversi tra loro.
Nelle società africane tradizionali, la donna è da sempre il pilastro che regge la famiglia.
In un continente in cui la figura femminile rimane legata al perpetuarsi dei riti di fertilità, alla semina e al raccolto delle messi, alla continuità della famiglia umana.
LinguaItaliano
Data di uscita14 ott 2017
ISBN9788869631467
Donne africane

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    Anteprima del libro

    Donne africane - Alberto Arecchi

    Alberto Arecchi

    DONNE AFRICANE

    Elison Publishing

    Copertina: un reparto di amazzoni del Dahomey. Foto d’epoca.

    Proprietà letteraria riservata

    © 2017 Elison Publishing

    www.elisonpublishing.com

    elisonpublishing@hotmail.com

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Elison Publishing

    ISBN 9788869631467

    Indice

    L’autore

    Premessa

    Capitolo I

    HATSHEPSUT, LA DONNA FARAONE

    Capitolo II

    ATHENA, NEITH, TIN HINAN

    Le tre facce della Grande Dea del Mediterraneo

    Capitolo III

    IPAZIA (HYPATÍA)

    Capitolo IV

    DIHYA (LA KAHINA), REGINA BERBERA

    Capitolo V

    LA FONDATRICE DELL’UNIVERSITÀ DI FÈS

    Capitolo VI

    ZAYNAB AL-NAFZAWIYYA, IMPERATRICE DEL MAGHREB

    Capitolo VII

    HAFSA AL-RAKUNIYYA, POETESSA ANDALUSA

    Capitolo VIII

    DIKKO HARAKOY, LA SIRENA DEL FIUME

    Capitolo XIX

    YENNENGA, REGINA GUERRIERA DEL BURKINA FASO

    Capitolo X

    SITT-AL HURRA, REGINA DEI CORSARI

    Capitolo XI

    AMINATU DI ZARIA, REGINA GUERRIERA HAUSSA

    Capitolo XII

    LE SIGNARE DEL SENEGAL

    Capitolo XIII

    WALATTA PETROS, MONACA

    Capitolo XIV

    NJINGA (ANA DE SOUZA), REGINA D’ANGOLA

    Capitolo XV

    KIMPA VITA, LA PROFETESSA DEL KONGO

    Capitolo XVI

    LA REGINA AURA ABLA POKU

    Capitolo XVII

    LALLA FATMA N’SUMER, EROINA ANTI-COLONIALE

    Capitolo XVIII

    NDATÉ YALLA MBODJ, REGINA SENEGALESE

    Capitolo XIX

    LE AMAZZONI DEL DAHOMEY

    Capitolo XX

    MADAM YOKO, REGINA-STRATEGA DI SENEHUN

    Capitolo XXI

    YAA ASANTEWA

    Regina Madre dell’impero Ascianti, un esempio di coraggio.

    Capitolo XXII

    NEHANDA, L’ANIMA DELLO ZIMBABWE

    Capitolo XXIII

    NANDI, REGINA ZULU

    (1766 ca. – 10/10/1827)

    Capitolo XXIV

    DADA MASITI, POETESSA E MISTICA DEL BENADIR

    Capitolo XXV

    ALINE, REGINA RIBELLE DI CASAMANCE

    L’autore

    L’autore, nato nel 1947 a Messina, pavese d’adozione, ha sempre nutrito la passione per la storia locale.

    Architetto e studioso di Storia dell’Arte, ha insegnato Storia critica dell’Architettura all’EPAU (Scuola Politecnica di Architettura e di Urbanistica) di Algeri.

    È stato professore di Disegno, Storia dell’Arte, Tecnologia e Costruzioni.

    Vive a Pavia, è il Presidente dell’Associazione culturale Liutprand (www.liutprand.it).

    Si dedica inoltre alla scrittura di novelle e racconti brevi (e qualche poesia), con i quali si è classificato in diversi premi letterari (in Italia e all’estero).

    Premessa

    La presentazione di poche decine di figure femminili, scelte tra le molte che si sono distinte nella storia dell’Africa per fervore religioso, passione culturale o doti guerriere, non basta certo a rendere giustizia al ruolo che la donna ha sempre sostenuto nella vita di questo grande continente.

    Basterà tuttavia (appena) ad aiutarci per renderci conto di quanto la figura femminile sia stata e sia importante in tutta l’Africa.

    Storie diverse, comportamenti diversi, valori e sensibilità talvolta molto diversi tra loro.

    Nelle società africane tradizionali, la donna è da sempre il pilastro che regge la famiglia.

    In un continente in cui la figura femminile rimane legata al perpetuarsi dei riti di fertilità, alla semina e al raccolto delle messi, alla continuità della famiglia umana.

    Capitolo I

    HATSHEPSUT, LA DONNA FARAONE

    Hatshepsut fu una delle cinque donne che divennero faraoni nella millenaria storia egizia. Nitokerty (220 a.C.), Sobeknefru (1800 a.C.), Hatshepsut, Tawosret (1190 a.C.), Cleopatra VII (la Cleopatra che tutti conosciamo). Di queste regine che divennero faraoni, solo Hatshepsut ebbe un regno lungo e prospero. Regnò sull’Egitto per oltre vent’anni (1490-1468). Non fu la prima donna faraone; era già accaduto una prima volta durante l’Antico Regno e una seconda durante il Medio Regno. Le due precedenti donne faraone avevano regnato in periodi di crisi, seguiti a epoche splendide. Hatshepsut, invece, fu a capo di un Egitto ricco e potente.

    Intelligente, abile, dotata di capacità amministrative probabilmente eccezionali e di uno spiccato senso politico, Hatshepsut era una delle due figlie di un grande monarca, Thutmosis I (1506-1494). Fu lui a formare la figlia all’esercizio del potere.

    Hatshepsut gli testimoniò del resto un profondo affetto, tenendolo sempre come modello.

    Hatshepsut ereditò il carattere energico del padre. Sposò il figlio che questi aveva avuto da una concubina, Thutmosis II, il cui regno fu piuttosto breve (1493-1490).

    Il giovane re, la cui carriera sembrava promettere bene, morì prematuramente. La sua morte mise l’Egitto in una situazione difficile. Thutmosis II lasciava due figlie e un figlio, il futuro Thutmosis III. Ma questi era ancora un bambino, non in grado di assolvere al gravoso compito cui è destinato. Prese quindi la reggenza Hatshepsut: figlia del re, sorella del re, sposa di dio, grande sposa reale.

    Hatshepsut si decise ad essere re e non regina, in quanto assunse caratteristiche maschili che fecero di lei un faraone come gli altri. La mutazione avvenne per tappe.

    Adottò il costume maschile, il protocollo dei re, soppresse la desinenza femminile nei suoi nomi e nei suoi titoli e portò la barba posticcia e la doppia corona.

    Essa si preoccupava di legittimare il proprio potere, spiegando che suo padre, l’amato Thutmosis I, l’aveva scelta come regina. I testi affermano che Hatshepsut, figlia del dio Amon, che si faceva garante della sua presa di potere, diresse gli affari dello Stato secondo i propri piani. Il paese s’inchinò davanti a lei.

    Hatshepsut era una donna molto attraente. Uno dei suoi ritratti più belli è una sfinge dalla testa umana esposta al Metropolitan Museum of Art di New York. I tratti del viso sono delicati e volitivi al tempo stesso.

    Dai documenti del periodo della regina Hatshepsut risulta generalmente un periodo di pace. Non si parla di grandi spedizioni militari in Nubia o in Palestina o in Siria. Il contatto con questi paesi fu sempre presente, visto l’importanza dei traffici commerciali. Nel frattempo andava crescendo l’espansione del regno dei Mitanni, comunque gli Egizi non cercarono di espandere il loro dominio nelle zone settentrionali di Canaan, probabilmente per la mancanza di forze necessarie.

    Sembra che i rapporti con le civiltà dell’Egeo cambiassero durante il regno di Hatshepsut, divenendo diretti e senza intermediari. I rapporti con la Nubia furono bellicosi, furono organizzate diverse campagne per placare gli animi di alcuni re della zona. Nel dodicesimo anno del regno di Hatshepsut, a sud della seconda cataratta fu compiuta una campagna militare che stabilizzò il controllo diretto degli Egizi sulla Bassa Nubia.

    Quello che rese più fiera la regina fu però l’organizzazione di una gloriosa missione commerciale nel paese di Punt. Si sa che per raggiungere il paese di Punt era necessario un lungo viaggio in nave, ma la sua precisa posizione geografica è sconosciuta.

    Punt per gli Egizi era come il paese delle meraviglie; per alcuni è una regione comprendente le terre di Eritrea e le coste dello Yemen, per altri si tratterebbe addirittura di una parte della Somalia attuale, ma non esistono certezze.

    Dalla terra di Punt provenivano alcuni dei prodotti più pregiati consumati in Egitto, tra cui l’incenso bruciato nei templi in onore degli dei.

    In precise raffigurazioni è rimasto descritto il racconto delle diverse tappe del viaggio che iniziò con un oracolo di Amon e un decreto della regina che dichiarava che avrebbe portato rami d’incenso per onorare il dio. Furono approntate cinque imbarcazioni d’alto mare che trasportavano un totale di 210 uomini e le mercanzie per lo scambio commerciale.

    Furono pochi i militari che parteciparono alla missione, otto soldati capitanati da un ufficiale con caratteristiche pacifiche. Dopo la traversata giunsero a Punt, paese con paesaggio tropicale, villaggi con capanne rotonde costruite su palafitte e persone somaticamente simili agli Egizi ma con una corta barba appuntita.

    La trattativa commerciale fu condotta dal capo della spedizione egizia e dal re di Punt, Parahu. Una volta completato lo scambio commerciale, gli Egizi imbarcarono sulle navi le mercanzie di Punt. In ricordo della loro visita lasciarono sulla riva una statua di Amon con la regina. La spedizione rientrò a Tebe e fu ricevuta con grandi onori da Hatshepsut che offrì importanti offerte ad Amon, tra cui i trentuno alberi d’incenso portati appositamente per lui.

    Capitolo II

    ATHENA, NEITH, TIN HINAN

    Le tre facce della Grande Dea del Mediterraneo

    Nella mitologia greca, Athena (in dorico Asána), figlia di Zeus, era la dea della sapienza, proteggeva la tessitura e le arti e gli aspetti più nobili della guerra (mentre la violenza e la crudeltà rientravano nel dominio di Ares).

    La sapienza rappresentata da Athena comprendeva sia le conoscenze tecniche usate nella tessitura e nell’arte di lavorare i metalli, sia l’astuzia (Metis). I suoi simboli sacri erano la civetta e l’ulivo.

    Athena ha sempre con sé la sua civetta, indossa una corazza di pelle di capra chiamata Egida, donatale dal padre Zeus, ed è spesso accompagnata dalla dea della vittoria Nike. Quasi sempre è raffigurata con l’elmo e con uno scudo, cui è appesa la testa della Gorgone Medusa, dono votivo di Perseo. Athena è una dea guerriera ed armata. Nella mitologia greca appare come protettrice di eroi come Eracle, Giasone ed Odisseo. Non ebbe mai alcun marito od amante, e per questo era conosciuta come Athena Parthenos (la vergine Athena), da cui il nome del più famoso tempio a lei dedicato, il Partenone, sull’Acropoli d’Atene. Il suo rapporto con Atene era davvero speciale, come dimostra chiaramente la somiglianza tra il suo nome e quello della città.

    Il culto della dea Athena nell’area egea risale probabilmente ad epoche preistoriche. Si sono trovate prove del fatto che nell’antichità Athena fosse vista essa stessa come una civetta, o comunque si trattasse d’una Dea-uccello: nel terzo libro dell’Odissea assume la forma di un’aquila di mare. La sua egida decorata potrebbe rappresentare ciò

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