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Una vera maestra di vita
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E-book77 pagine1 ora

Una vera maestra di vita

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Info su questo ebook

L'autrice narra le esperienze scolastiche in vari istituti, in modo particolare in una scuola di uno dei quartieri più malfamati di Catania. Descrive i rapporti tra genitori e figli, tra genitori e insegnanti, le problematiche degli alunni e le loro confidenze, l'educazione acquisita dai ragazzi nei quartieri malavitosi, l'importanza di una scuola ben organizzata per affrontare con professionalità i problemi perché la scuola è “Una vera maestra di vita”.
LinguaItaliano
Data di uscita30 gen 2024
ISBN9791223001530
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    Anteprima del libro

    Una vera maestra di vita - Leda Castiglione

    LEDA CASTIGLIONE

    UNA VERA MAESTRA DI VITA

    Atile edizioni

    Ad Aldo che mi ha sempre incoraggiata a scrivere queste mie esperienze scolastiche.

    Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi".

    Rita Levi Montalcini

    PREFAZIONE

    « La mafia teme la scuola più della giustizia, l'istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa. »

    Antonino Caponnetto

    Caratteristica dell'opera è coinvolgerci, al di là dei limiti temporali, nel mondo della scuola con gli occhi di chi ha costruito, con saggezza e pazienza, un modello d'insegnamento a misura di alunno in realtà scolastiche differenti.

    " Una vera maestra di vita " è l'essenza di anni di esperienza di docenza, vissuti con intensità, della professoressa Castiglione Leda. È una testimonianza di vita e di pensiero su una scuola di frontiera, qual è quella secondaria di primo grado, dove transitano tanti ragazzini che dovrebbero realizzare, per poi disporne, un bagaglio nozionistico e un patrimonio educativo e di conoscenze utili e necessari quale supporto alla formazione della personalità e per affrontare percorsi scolastici successivi. Tuttavia, i programmi didattici in scuole ad alta dispersione scolastica o frequentate da giovanissimi a rischio di devianza si scontrano con costumi educativi e vuoto di valori civili e morali propri di ragazzi plasmati da ambienti sociali in cui la criminalità è ben radicata e il senso della giustizia ribaltato.

    Come l'istituzione scolastica dovrebbe mobilitarsi all'interno di quartieri o rioni periferici malfamati, impraticabili, perlopiù invisibili a chi stila piani di istruzione? Come andare incontro ai ragazzi nati e cresciuti con la cultura della malavita, dinanzi ai quali spesso si spalancano le porte della criminalità organizzata? Questa è endemica in quelle aree cittadine dove è difficile la lotta alla legalità mentre il terreno è fertile per gli atti delinquenziali, dove chi controlla e comanda è il boss di quartiere; dove i bambini assistono (talvolta vengono coinvolti) allo spaccio, dove sono testimoni di omicidi, dove sono protagonisti e allo stesso tempo vittime di attività illegali. In una classe composta dalla maggioranza di ragazzini formati a delinquere e di fronte al buio e alla solitudine in cui molti docenti si trovano nell'affrontare alunni già avviati alla criminalità o a forte rischio di coinvolgimento, con quali modalità e tecniche applicare i programmi scolastici stabiliti da un organo statale distante dal modus vivendi dei gruppi sociali, in contrasto o compatti fra loro, dei quartieri pericolosi?

    La professoressa Castiglione ha dovuto trovare vie alternative per insegnare ai minori, appartenenti a un quartiere ad alta intensità delinquenziale di Catania, il valore dello studio e dei comportamenti virtuosi, leciti e legali. Ha dovuto persino adattarsi alle modalità comunicative degli allievi tenendo sempre in considerazione il loro codice comportamentale, tipico dei contesti e della cultura mafiosa.

    Anni di docenza, anche in zone non pericolose della città catanese, sono stati per la nostra scrittrice una palestra per apprendere metodologie diverse e inconsuete non solo per insegnare ma, innanzitutto, per approcciarsi ai suoi alunni.

    A distanza di tempo, la professoressa Castiglione si lascia andare a delle riflessioni sull'organizzazione scolastica e sugli anni trascorsi insegnando con empatia fra i banchi dei suoi ragazzi e non certo dall'alto di una cattedra fredda e indifferente. Dalla sua stessa esperienza ha appreso, dall'interazione con gli allievi ha accolto insegnamenti per la sua formazione di docente ma, in primis, di donna. Fra le righe dei racconti, con i quali ha strutturato il libro, cogliamo il valore di una donna, un'insegnante, che dignitosamente ha sperimentato, con perspicacia e accortezza, sul campo scolastico la compassione, la benevolenza, la comprensione, le strade per giungere al cuore di ogni alunno.

    Elena Midolo

    PREMESSA

    Chissà perché dopo i sessant’anni il tempo sembra scorrere più in fretta!

    Forse perché lo si vorrebbe fermare, coscienti del principio della fine, e si vorrebbero fare ancora tante cose: organizzare, ristrutturare, viaggiare, divertirsi, frequentare, progettare, programmare eccetera eccetera…

    La vita è un divenire continuo, con diverse fasi e in ogni fase scopriamo in noi aspetti sempre diversi.

    In alcune circostanze notiamo che i nostri comportamenti non sempre rispecchiano il nostro carattere e, nel rammaricarci, li vorremmo cancellare.

    Non ci riconosciamo più e, a volte, vorremmo tornare indietro per modificare o correggere la nostra condotta.

    Spesso mi chiedo: Ho sbagliato ad agire così? Ma in quel momento, in quella circostanza, l’unico comportamento doveva essere quello perché dettato dalla specifica situazione!

    Questa giustificazione mi alleggerisce un po’ i sensi di colpa e poi è inutile ripensare, rimuginare, affliggersi per comportamenti passati, ormai il passato è passato e tutto resterà immutato!

    Certo che a una certa età, la terza età, molte cose si guardano con occhi e sentimenti diversi da come venivano percepite da giovani!

    Allora c’era tanta spontaneità, irruenza, incoscienza, ardore e sfrontatezza nell’affrontare qualunque cosa.

    Con quanta passione ci si tuffava nelle varie situazioni!

    Si guardava sempre al futuro e lo si voleva costruire e plasmare come creta nelle proprie mani.

    Tutto sembrava difficile e insormontabile, ma con l’ingenuità e l’incoscienza tipica della giovinezza, si risolveva sempre la qualsiasi.

    Oggi questo è un tenero ricordo.

    Siamo più fragili, più ponderati nelle nostre riflessioni e nei nostri comportamenti.

    Non guardiamo al futuro, ma al momento attuale: l’oggi!

    Abbiamo fretta di realizzare ciò che abbiamo programmato e non vogliamo perdere tempo, perché di tempo ne abbiamo poco e non vogliamo sprecarlo inutilmente.

    Quando si è giovani e inesperti si vorrebbe avere una saggia guida che ci indicasse il

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