L'infanzia: tra cambiamenti culturali comunicativi e tecnologici
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Anteprima del libro
L'infanzia - Battistini James
Questo elaborato vuole essere il coronamento del mio primo ciclo di studi universitari, nonché un tentativo di comprensione critica di ciò che, in qualità di fratello maggiore, ho potuto osservare nel crescere Lorenzo (nato nel 2014): un'esperienza partecipata sia emotivamente e affettivamente sia il primo momento di riflessione scientifica.
Premetto quindi fin da subito che, nello scrivere questa mia tesi di laurea, affinché si rispecchiasse completamente la maniera con cui da sempre mi sono approcciato al sapere ed alla conoscenza, ho voluto tentare un collegamento tra alcuni fenomeni che ho avuto modo di osservare in prima persona nelle mie esperienze familiari quotidiane ed il materiale scientifico ed accademico che ho potuto reperire in merito. Lo scopo sarà dunque quello di trovare una diretta applicazione dei vari concetti e costrutti sociologici studiati in questi anni di Università nella mia realtà sociale apprendendo, in ultima analisi, da essa.
Il fatto sociale¹ in questione è il rapporto tra bambini² e nuovi media digitali che, in maniera sempre più pervasiva, ne stanno influenzando e ridefinendo la cultura, l'intelligenza, i metodi comunicativi utilizzati, le relazioni ed interazioni sociali, il comportamento e l'apprendimento.
Prima di entrare in merito alle questioni sopracitate sono però doverosi una piccola dedica ed un ringraziamento a tutti coloro che, entrando nella mia vita, sono stati una fonte di ispirazione ed un esempio da seguire tanto nell'affrontare le sfide che il mondo palesa quanto ciò che, finora, ha rappresentato il mio principale scopo di vita: la mia formazione ed educazione per realizzare i miei desideri, passioni e progetti futuri.
A tal fine un pensiero speciale va ai miei genitori, Emanuela e Stefano, che mi hanno educato libero da pregiudizi, accettandomi sempre per quel che sono ed appoggiandomi in ogni mia scelta; ed ai miei nonni, in particolare la mia nonna materna Maria Angela, coi quali sono cresciuto e che fin dalla più tenera età mi hanno trasmesso motivazione, speranza, grandi lezioni esistenziali, sani e forti valori, principi e tradizioni.
È col loro esempio che ho potuto maturare la consapevolezza che, in ogni cosa che svolgo, come in un film d'autore, devo sempre essere la miglior versione di me stesso
e dunque, per tutte queste motivazioni, l'unica maniera possibile per non deludere questi miei punti di riferimento è e sarà sempre la volontà di imparare dall'esperienza e dai miei errori e, anche quando ciò sembrerà apparentemente impossibile, cercare di coniugare ciò che vivo con gli insegnamenti che ricevo ed estrapolo dal mio studio e dalla vita stessa; al fine di avere un quadro complessivo e completo dei vari fenomeni che mi circondano.
Ringrazio dunque tutti quelli che hanno creduto in me, che mi hanno spronato ed incoraggiato e, soprattutto, la mia Professoressa di Lettere al liceo di Albenga che, col suo raro esempio di diligenza e dedizione, in un momento della mia vita di certo non facile e spensierato (la mia adolescenza segnata dall'anoressia), ha rappresentato per me, indirettamente, un motivo per continuare a credere nella vita amando il sapere.
A coloro che hanno lasciato un'impronta nella mia vita va allora il mio pensiero ed una dedica in quanto è stato proprio dalle esperienze, sia piacevoli che sgradevoli, che ho potuto umilmente acquisire la matura consapevolezza che la maggior e più preziosa risorsa su cui potrò sempre contare sarà la mia motivazione, la mia capacità di saper liberamente e criticamente ragionare per non piegare la schiena e la testa dinanzi a ciò che di sbagliato ci può essere a questo Mondo. Ecco quindi che altro pensiero speciale va a Matteo, compagno di tanti momenti impegnativi e prove di vita, esperienze spensierate ed opportunità di crescita.
Inoltre devo ammettere che, nel cercare di essere una buona persona, nonché un buono studente con solide competenze radicate in una realtà empirica che vivo in prima persona, che mi rispecchia e rappresenta, un'enorme ed ulteriore possibilità mi è stata offerta dai miei genitori che mi hanno catapultato, in maniera improvvisa e spiazzante, in una nuova realtà davvero impegnativa, ma altrettanto arricchente. A sedici anni, infatti, mi hanno fatto provare nuovamente l'emozione di diventare fratello, dandomi l'occasione di vivere questa esperienza con occhi diversi: con lo sguardo di chi ha raggiunto una consapevolezza ed una maturità tale da poter prendersi delle responsabilità nei confronti di quella nuova piccola vita; essere un punto di riferimento e, a modo mio, un suo maestro e caregiver (al fianco di mia madre e mio padre).
Ma soprattutto sono grato per aver potuto assistere ed essere testimone della sua crescita e della maniera con cui ha mosso i primi passi nella società, dando senso e significato alla realtà che lo circondava ed imparando a socializzare e inserirsi nelle prime cerchie sociali³ intessendo, di conseguenza, le prime relazioni.
È a Lorenzo quindi, questo bimbo che ha messo in discussione le mie sicurezze ed ha riscritto la mia routine, che voglio dedicare questa mia tesi di laurea in quanto proprio lui, in qualche maniera, ne è il protagonista indiscusso avendo, coi suoi comportamenti, attirato la mia attenzione e datomi la conferma empirica di ciò che avevo deciso di studiare all'università. È stata per me una scoperta sorprendente come delle semplici dinamiche e teorie descritte sui libri e manuali di Sociologia potessero essere così nell'immediato, e ancora di più all'interno della mia famiglia, direttamente osservate e comprovate.
Ma questa mio lavoro conclusivo che mi accingo a scrivere, in ultima analisi, non sarebbe mai stato possibile se non ci fosse stato qualcuno a spronare il mio interesse, a destare la mia curiosità oltre il puro e semplice studio fine a se stesso. Ecco quindi che, per concludere, mi sembra doveroso ringraziare il Prof. Raffaele Federici il quale, in quanto mio relatore nonché professore di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi a Narni (Università di Perugia), mi ha permesso di affrontare, in questo elaborato, il tema del rapporto tra infanzia e media digitali; offrendomi molti spunti di riflessione e, principalmente, di poterlo fare relazionandolo con le varie osservazioni che ho potuto raccogliere passando il mio tempo con Lorenzo: un vero e proprio nativo digitale a tutti gli effetti!
Come detto in precedenza ciò che mi ha spinto a trattare questo argomento così complesso è stato il desiderio di imparare dall'esperienza, di applicare alla mia realtà le teorie studiate durante i primi tre anni di università. Ma l'idea di poter far sì che il mio amatissimo fratellino assurgesse ad oggetto di ricerca e di studio sociologici per la mia tesi ha cominciato a farsi strada nella mia mente un mattino di Novembre 2018.
Mi siedo alla scrivania intento a sistemare gli appunti del giorno prima e prepararmi per andare a lezione, invece prendo il mio Smartphone e apro la app di Facebook. Guardo, curioso, spulcio, commento post, metto qualche like. Dopo qualche minuto chiudo tutto e comincio a studiare. Prima però è meglio se controllo di nuovo: magari qualcuno mi ha scritto su WhatsApp. Meglio controllare anche la mail: se non lo faccio potrei perdermi qualcosa. Tutto bene, nessuna novità, posso iniziare. Ah no! Il telefono ha vibrato. Devo controllare: è mia mamma che con una nota vocale mi dà il buongiorno e mi avverte che stava preparando mio fratello per portarlo all'asilo. Decido di chiamarla, cade la linea. Riprovo una seconda volta, mi risponde Lorenzo che, con tono soddisfatto, ma al tempo stesso scocciato, mi saluta e mi informa del fatto che lo avevo interrotto mentre guardava Paw Patrol
su YouTube; che la mamma stava guidando per portarlo a scuola e che quando il cellulare aveva cominciato a suonare c'erano due colori, rosso e verde. Il rosso, secondo le sue parole, faceva tornare i cagnolini
mentre il verde faceva suonare la mia voce da lontano
.
È da