Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

L'In-Contro Scuola Famiglia
L'In-Contro Scuola Famiglia
L'In-Contro Scuola Famiglia
E-book193 pagine2 ore

L'In-Contro Scuola Famiglia

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Un libro che oltre a raccontare le esperienze di vita personali dell’autore, ripercorre fedelmente l’itinerario storico legato al modo di educare delle famiglie del passato, fino a quelle dei tempi nostri e all’istruzione scolastica di ieri e di oggi. In entrambi i contesti, era raro utilizzare i richiami verbali, ma sovente ricorrere alla violenza fisica.
Lo scrittore è un semplice cittadino nato e cresciuto in una modesta famiglia, il quale, dopo aver provato sulla propria pelle la fatica fisica del lavoro privato, come operaio, si trasferisce lontano dai suoi cari, per cercare altrove un’occupazione, ritrovandosi improvvisamente nel pubblico impiego a ricoprire l’incarico di docente di Informatica nella scuola superiore, seppur da precario. Il precariato è la condizione lavorativa che non dà garanzie di continuità a quelle persone che, secondo la più classica soverchieria dell’uso e getta, vengono licenziate al termine dell’anno scolastico, per essere, forse, assunte nuovamente all’inizio di quello successivo.
Lungi dal pensare che l’autore, da sempre dalla parte dei giovani, voglia imporre i suoi discorsi e i suoi modi di pensare come giusti e corretti, non intende obbligare il lettore ad essere pienamente d’accordo con lui, infatti, a tal fine, al suo racconto affianca la tecnica dell’intervista ad altre persone per far conoscere il loro punto di vista e le loro considerazioni, cercando anche di soddisfare il lettore che, se non con lui, dovrebbe riconoscersi quanto meno nelle risposte date dagli altri.
LinguaItaliano
EditoreCavinato
Data di uscita11 giu 2021
ISBN9788869829017
L'In-Contro Scuola Famiglia

Correlato a L'In-Contro Scuola Famiglia

Ebook correlati

Metodi e materiali didattici per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su L'In-Contro Scuola Famiglia

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    L'In-Contro Scuola Famiglia - Luca Di Leva

    freddo.)

    Lettera al collega

    Diego Palma

    Caro Diego,

    ho appena terminato di leggere il tuo interessante libro: "La scuola secondo me…"

    Mi riconosco in tanti tuoi concetti, dunque, ho deciso di riallacciarmi in qualche modo a questi tuoi pensieri, illustrandoti il mio modo di vedere la scuola, i lavoratori e l’educazione familiare, da un remoto passato ai giorni nostri…

    il tuo collega, Luca

    Indice

    Lettera al collega

    Sinossi

    L’Autore

    La nascita dell’istruzione in Italia

    Le riforme della scuola fino agli anni ‘70

    Le modifiche degli anni ’70, ’80 e ’90

    Dal 2001 ad oggi, la Buona Scuola

    Educare nel passato – la punizione corporale

    Henry Fielding: Tom Jones, e l’infanzia

    La scuola media e i primi cambiamenti

    La scuola superiore e il rapporto con i docenti

    La dispersione scolastica

    Inizia l’avventura

    Lavoro privato e pubblico impiego

    Il precariato e il concorso docenti 2018

    L’incontro col Prof. Diego Palma

    Dalla parte dei giovani

    Il parere degli altri – l’intervista

    Ringraziamenti

    Sinossi

    Un libro che oltre a raccontare le esperienze di vita personali dell’autore, ripercorre fedelmente e con delle personali considerazioni e soprattutto critiche, l’itinerario storico legato al modo di educare delle famiglie del passato, fino a quelle dei tempi nostri e all’istruzione scolastica di ieri e di oggi. In entrambi i contesti, era raro utilizzare i richiami verbali ma sovente ricorrere alla violenza anche fisica. Oggi, questo atteggiamento viene punito a norma di legge ma c’è chi ancora ne fa uso.

    Nella vecchia scuola, erano i genitori stessi ad autorizzare i maestri a schiaffeggiare i figli se irrispettosi o disobbedienti, oggi invece, spesso, sono proprio i papà e le mamme a supportare e giustificare gli studenti che aggrediscono gli insegnanti.

    In quei tempi, mentre le riforme scolastiche subivano cambiamenti repentini, la tecnologia non era ancora andata oltre la nostra umanità e i componenti di una famiglia avevano ancora tempo per parlarsi e confrontarsi, piuttosto che coalizzarsi sui social network, come spesso infelicemente accade nel presente.

    Il lavoro invece, oggi come allora, è un’attività produttiva che implica la messa in atto di conoscenze rigorose e metodiche, intellettuali e manuali, per produrre e dispensare beni e servizi in cambio di un compenso monetario. Quando esso viene a mancare, si è disposti a fare di tutto pur di guadagnarsi da vivere e sostenere le spese familiari. Dunque, è buona cosa ritenersi fortunati quando si ha la possibilità di sceglierselo ed è altrettanto giusto non rinnegarlo o criticarlo.

    Lo scrittore si descrive come un semplice cittadino nato e cresciuto in una modesta famiglia che gli ha da sempre trasmesso il valore soprattutto delle piccole cose, utilizzando un’educazione molto spesso basata sugli esempi anziché ordini. Egli, dopo aver provato sulla propria pelle la fatica fisica del lavoro privato, come operaio, si trasferisce lontano dai suoi cari, per cercare un’occupazione altrove, ritrovandosi improvvisamente nel pubblico impiego a ricoprire l’incarico di docente di Informatica nella scuola superiore, seppur da precario. Il precariato è la condizione lavorativa che non dà garanzie di continuità a quelle persone che, seppur qualificate sul piano culturale e professionale anche a seguito dell’esperienza maturata negli anni di insegnamento, secondo la più classica soverchieria dell’uso e getta, vengono licenziate al termine dell’anno scolastico, per essere, forse, assunte nuovamente all’inizio di quello successivo. La mancanza di continuità del rapporto di lavoro, e quindi, della percezione di un reddito, sia in ambito lavorativo pubblico che privato, è uno dei principali motivi per cui, di solito, si imboccano vie sbagliate...

    In Italia, diversamente dagli altri paesi, non viene rispettata la direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’Unione Europea, dando vita così a quella che è definita guerra tra poveri, tra precari con più o meno anni di servizio svolto e abilitati e non, creando anche discriminazioni a livello concorsuale, talvolta dovute dall’inottemperanza delle leggi da parte delle istituzioni stesse.

    Lungi dal pensare che l’autore, da sempre dalla parte dei giovani, voglia imporre i suoi discorsi e i suoi modi di pensare come giusti e corretti, non intende obbligare il lettore ad essere pienamente d’accordo con lui. Infatti a tal fine, al suo racconto affianca la tecnica dell’intervista ad altre persone per far conoscere il loro punto di vista e le loro considerazioni, cercando anche di soddisfare il lettore che, se non con lui, dovrebbe riconoscersi quanto meno nelle risposte date dagli altri.

    L’Autore

    Il mio nome è Luca Di Leva, sono nato ad Acerra, in provincia di Napoli l’8 settembre del 1989.

    Sono cresciuto a Casoria, sempre in provincia di Napoli, dove ho frequentato la scuola fino alla licenza media. Mi sono diplomato all’Istituto Tecnico Industriale - Alessandro Volta di Napoli come Perito Tecnico Informatica Industriale.

    Ho lavorato per diversi anni nel privato ricoprendo anche ruoli totalmente differenti dal mio titolo di studio; da 4 anni invece lavoro nella scuola pubblica come docente di laboratorio di Scienze e Tecnologie Informatiche.

    Sono un grande appassionato di libri e film di fantascienza e mi emoziono ancora per quelli drammatici, questi ultimi preferisco guardarli da solo perché essendo incline all’emotività, mi vien da piangere quando accade qualcosa di triste: l’affondo del Titanic provoca ancora oggi in me tristezza e angoscia.

    Odio gli horror e tutti i discorsi legati a possessioni ed esorcismi, se i miei amici iniziano a raccontare qualche storia del genere, cerco di distrarmi facendo altro, altrimenti per qualche giorno sento strani rumori ed ho visioni che alla fine esistono solo nella mia mente.

    Se un film mi piace molto non ho alcun problema a rivederlo anche più volte in un mese. Quello che non mi stancherò mai di guardare, che consiglio a tutti e farò vedere anche ai miei eventuali figli futuri, è il cartoon film: il Principe d’Egitto. Ascolto qualsiasi genere di musica, datemi un paio di cuffiette e inizierò a viaggiare in un mondo tutto mio; reputo la stessa come quell’amico che ti parla quando ti senti solo e sai che una mano puoi trovarla.

    Sono autodidatta di chitarra acustica, mi diverto a suonare e cantare da solo nella mia camera, accompagnandomi con dei video tutorial di Youtube, ma il barré proprio non riesco ad eseguirlo bene.

    Oltre all’italiano e al napoletano, parlo e comprendo molto bene il dialetto salentino, il problema viene fuori quando involontariamente mischio tutte e tre le cose.

    L’unica lingua straniera che conosco è l’inglese anche se mi sarebbe piaciuto impararne altre, ma non è detto che non possa farlo ad età ormai avanzata.

    Questo è il mio primo e forse unico libro, anche se nella vita mai dire mai, in fondo, nemmeno questo era nei miei principali piani. Lo scopo dello stesso è soprattutto la soddisfazione personale. È affliggente pensare che, dopo una faticosa vita, tutto si estingue con un mucchio di cenere, dunque, quando un giorno lascerò questo mondo, resterà traccia di chi io fossi, semmai interessasse a qualcuno.

    Non mi reputo uno scrittore e, a volte, soprattutto sotto stress, sbaglio ancora vocaboli e congiuntivi, ma ho una grande fantasia e giovinezza interiore che mi permetterebbero di inventare dei romanzi molto interessanti...

    In questo libro però c’è solo la pura verità, l’esperienza e la mia personale visione.

    Qualunque eventuale riferimento ad eventi o persone, vive o morte, non è assolutamente casuale.

    La nascita dell’istruzione in Italia

    In Italia, durante l’età medioevale, l’istruzione e la scolarizzazione erano fornite interamente dalla Chiesa.

    La fine dell’Impero romano aveva comportato anche la fine delle Istituzioni Scolastiche pubbliche, in particolare delle scuole a carattere municipale.

    Come in altri campi, furono le istruzioni ecclesiastiche a riempire il vuoto. In maniera sintetica, si può dire che vi erano solo tre tipi di Scuole religiose: le scuole parrocchiali, che fornivano un’alfabetizzazione di base, le scuole vescovili o cattedrali, aperte anche ai laici che fornivano sia un’istruzione di base che medio-superiore e le scuole monastiche, aperte anche soprattutto ai laici, fornivano sia un’istruzione di base che medio-superiore ed universitaria.

    Le prime a nascere furono le scuole parrocchiali, esse davano un’istruzione limitata ma erano comunque le uniche accessibili, nonostante la maggior parte delle famiglie non potesse permettersi di mandarci i propri figli e di rinunciare al lavoro che questi avrebbero svolto anche in giovanissima età, per aiutare economicamente in casa.

    Dunque, per la gran parte della popolazione europea era veramente alto il tasso di analfabetismo e l’istruzione era pressoché inesistente.

    Il protrarsi dell’assenza o della inesistente frequenza scolastica, dava origine all’analfabetismo e ne causava l’aumento; l’analfabetismo è l’incapacità di leggere e scrivere, talvolta anche in età adulta.

    Oggi fa strano pensare che una persona in età avanzata non sappia scrivere e leggere addirittura il suo nome, o contare fino a dieci, ed è facile credere che si tratti di una fandonia, una falsa leggenda, perché secondo la programmazione di molti sistemi scolastici, leggere, scrivere e saper contare, sono le abilità da acquisire nel primo anno della Scuola Elementare.

    Le scuole vescovili o cattedrali vennero create innanzitutto per la formazione del clero in un’epoca in cui non erano ancora previsti i seminari; esse erano tuttavia aperte anche ai laici (con il termine clero si indica l’insieme delle persone che appartengono all’ordine sacerdotale; i laici invece sono i credenti cattolici non appartenenti allo Stato Pontificio).

    Le più importanti scuole dell’alto medioevo furono tuttavia quelle monastiche, fondate e dirette da monaci irlandesi, che introdussero le biblioteche con i codici di pergamena (un insieme di fascicoli legati fra loro e magari chiusi tra due copertine). La scelta di questo tipo di istituzione, imponeva una condotta di vita all’insegna del lavoro, della preghiera, della meditazione sulle Sacre Scritture e della rinuncia alla vita mondana. Ai monaci era delegato il compito di istruire il clero e, in alcuni casi, anche coloro che non intendevano abbracciare la vita monastica. Gli analfabeti dovevano dedicare tre ore al giorno allo studio delle lettere, seguiti e istruiti da un monaco anziano e colto.

    In Italia nel 614 venne fondata la celebre abbazia di Bobbio che, con la sua biblioteca, la scuola e la camera riservata agli amanuensi, fu per tutto il medioevo uno dei più importanti centri culturali monastici d’Europa. Attualmente, la basilica è una parrocchia del vicariato di Bobbio che sorge al centro della cittadina formatasi nel corso del tempo attorno alla vasta area occupata dal monastero.

    Nelle scuole dei monasteri si poteva imparare a leggere, scrivere e fare i calcoli; a seconda delle epoche e dei luoghi, ci si poteva fermare qui, oppure si potevano proseguire gli studi in diversi ambiti: farmacologia, erboristeria e medicina, musica, astronomia, logica, retorica ecc. Queste strutture furono alla base della rinascita culturale della filosofia e divennero le istituzioni immediatamente precedenti alla fondazione delle università medievali.

    Le materie insegnate nelle scuole ecclesiastiche erano quelle tardoromane, organizzate nel trivium e nel quadrivium.

    In particolare le materie del trivium (tre vie) davano il nome ai cicli di studio: grammatica, retorica, dialettica.

    Il quadrivium (quattro vie), indicava, assieme al trivium, la formazione scolastica delle arti liberali, propedeutica all’insegnamento della teologia e della filosofia. Esso comprendeva quattro discipline attribuite alla sfera matematica: aritmetica, geometria, astronomia, musica.

    A queste materie andava aggiunto l’insegnamento delle scienze naturali, praticato attraverso lo studio della storia naturale (un trattato naturalistico in forma enciclopedica, scritto da Plinio il Vecchio e conservato presso la Biblioteca Marciana di Venezia. Naturalis Historia).

    L’impostazione ereditata dalla tarda romanità fu tuttavia inserita in una società completamente cristiana, perciò nelle scuole medievali, in particolare in quelle monastiche, avvenne l’integrazione fra la cultura classica greco-romana e quella cristiana.

    Il livello medio di istruzione era comunque molto basso anche tra i nobili, tra i quali era diffuso l’analfabetismo. Alcune famiglie assumevano però religiosi come precettori privati per i propri figli.

    Nel basso Medioevo, dopo l’anno 1000, iniziarono ad esistere anche scuole private, tenute da maestri liberi.

    La situazione iniziò a cambiare nel dodicesimo secolo e si trasformò profondamente nel corso del secolo successivo. Mentre le scuole parrocchiali tendevano a sparire, per l’insegnamento superiore i benedettini venivano affiancati da altri ordini, come i domenicani, che istituivano anch’essi scuole. Inoltre anche lo Stato diventava sensibile a questo fenomeno e si assistette ad uno sviluppo abbastanza rapido di scuole laiche a tre diversi livelli, grosso modo corrispondenti alle attuali Scuole Primaria, Secondaria e Università. L’insegnamento elementare laico si sviluppò grazie al moltiplicarsi di scuole sia private che comunali.

    Ognuna di essa impegnava in genere un solo maestro che, nel caso delle scuole private, viveva solo delle quote pagate dagli scolari. Anche quando la scuola era finanziata dal comune il maestro integrava il suo stipendio con quote dovute dagli studenti in misura fissata dal comune stesso. Un maestro poteva insegnare a cento o centocinquanta scolari.

    Quando la scuola era comunale e il numero degli scolari era ritenuto eccessivo anche secondo i criteri dell’epoca, il comune

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1