Il Risveglio dell'Anima: Adolescenti tra Rinuncia e Desiderio
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Info su questo ebook
Quante volte abbiamo atteso che quel periodo, quello che noi genitori temiamo più di ogni altro, l’adolescenza, andasse rapidamente in remissione quasi fosse un sintomo, una malattia della quale liberarsi.
Quante volte quella porta sbattuta in faccia, quel “dopo” ripetuto e ribadito, ci ha fatto sentire inermi innanzi all’intollerabile morte dell’anima di un figlio che stentiamo a riconoscere.
E se invece guardassimo l’adolescenza da una prospettiva diversa? Se invece di aspettare che quella porta si apra per farci entrare, fossimo proprio noi a prendere per mano nostro figlio, utilizzando il suo stesso linguaggio, per condurlo lungo la strada del desiderio?
Questa guida è destinata a genitori desiderosi di coltivare e accogliere il sogno del proprio figlio, di accettarne la stortura, la diversità perché non c’è nulla di peggio che essere in questo mondo privi d’anima, del desiderio. Perché chi si allontana dal proprio desiderio finisce per ammalarsi, perché il desiderio costeggia la paura di perdersi… ma noi, i genitori possiamo fare la differenza grazie a un percorso a due, mano nella mano.
L’autrice
Erika Valentini è Dottoressa in Scienze e Tecniche Psicologiche. La sua vita l’ha condotta, a seguito della morte del marito, a confrontarsi in prima persona, come madre prima e come psicologa poi, con le dinamiche complesse dello sviluppo infantile e adolescenziale.
Applicando le teorie illustrate in questo saggio, ha cresciuto il figlio consentendogli una sua personale elaborazione del lutto e promovendone desideri e potenzialità. Le sfide cui si è vista costretta a far fronte l’hanno condotta a una visione dell’adolescenza come momento di crescita e autoefficacia per figli e genitori, nella convinzione che la ferita sia anche quella feritoia attraverso cui l’anima e il desiderio possono esprimersi nella loro autenticità.
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Anteprima del libro
Il Risveglio dell'Anima - Erika Valentini
Vecchioni
INTRODUZIONE
Il presente manuale ha come obiettivo l’analisi del periodo adolescenziale e delle sue molteplici sfaccettature. La prospettiva utilizzata tende a enfatizzare il ruolo agentivo dell’adolescente, della famiglia, della scuola e del gruppo dei pari, quali attori di un processo che ha per palcoscenico privilegiato l’era digitale, con i vantaggi e i rischi intrinseci delle nuove forme di comunicazione e del fare adolescenza
, tipiche dell’era post-moderna. Il saggio si sviluppa pertanto attorno al tema dell’adolescenza, tentando di andare oltre il tradizionale concetto di periodo della vita caratterizzato da crisi e ribellione, e di puntare a rintracciare i segni di un cambiamento nell’esperienza adolescenziale rispetto alla generazione precedente, ossia quella dei genitori degli adolescenti odierni. L’intento è quello di comprendere le dinamiche che negli ultimi anni, e specialmente nella generazione nata dopo il 2000, hanno spinto molti ragazzi all’isolamento sociale, a posizioni rinunciatarie rispetto a una ricerca attiva della propria identità, alla progettualità e spesso alla vita stessa. È indubbio che la rivoluzione digitale abbia radicalmente mutato l’aspetto relazionale e comunicativo, così come l’esperienza d’identificazione e la ricerca del sé in adolescenza. Se un da un lato, internet, i social media e le nuove applicazioni hanno reso vicino ciò che un tempo sembrava quasi irraggiungibile, moltiplicando i contatti e creando uno spazio entro cui sperimentare sé stessi al di là del corpo, dello spazio e del tempo, è altrettanto vero che la tecnologia porta con sé una serie di insidie, di dipendenze comportamentali talvolta ben più difficili da individuare rispetto alle dipendenze tradizionali e per questo molto più pericolose. Lo scopo non è quello di demonizzare le nuove forme di comunicazione digitale, bensì di accettarle e imparare a comprenderle per poterne fare un utilizzo consapevole e critico, per integrare i tempi del digitale a quelli del reale e per prevenire, secondo l’ottica della psicologia, quei comportamenti che possono mettere a rischio un sano sviluppo adolescenziale. Il saggio si pone l’obiettivo di evidenziare quanto di positivo e sano c’è nel periodo adolescenziale, partendo dal punto di vista di importanti autori il cui contributo alla tematica adolescenziale, e non solo, è indiscusso.
Partendo dalla domanda chi sono io?
che l’adolescente si pone, turbato da un corpo che cambia e dalle nuove esigenze affettive, relazionali e sociali che questa fase della vita comporta, si è analizzato come esista un filo conduttore tra il pensiero di Erikson e il suo fondamentale contributo all’analisi del ciclo vitale. Quest’ultimo è stato dipanato attraverso una serie di crisi esistenziali
, che richiedono il superamento di molteplici compiti evolutivi per uno sviluppo sano capace di condurre all’adultità, e la teoria dell’attaccamento elaborata da J. Bowlby. La suddetta teoria è valida non solo per la prima infanzia, bensì per la vita intera laddove presuppone l’attaccamento stesso quale esigenza fondante della natura umana. Fiducia, speranza e attaccamento, quali basi sicure per l’esplorazione adolescenziale. Quello stesso filo conduttore porta ad analizzare come il nativo digitale sia combattuto tra rinuncia e desiderio, laddove la rinuncia si prefigura quale scelta fondativa del figlio rispetto ai genitori, due parti contrapposte i cui universi appaiono inconciliabili. Rinuncia al dialogo, all’impegno, al crescere e a contestare un modello, quello del genitore, che semplicemente viene negato in quanto adulto, senza che tale modello venga messo in discussione, senza che si possa creare un luogo di dibattito e di ribellione, il quale condurrebbe a una negoziazione e quindi a un superamento della crisi esistenziale. All’altro capo c’è il desiderio, che l’adolescente teme in quanto forza a sovrastarlo e a scompaginare il suo io, ma che deve raccogliere come forma di progetto di vita, un desiderio che è essenza stessa della vita e che è il vero e unico mezzo attraverso cui il giovane può condurre un’opera d’identificazione e separazione rispetto alla famiglia.
Si è tentato di mettere al centro della discussione sull’adolescenza il ruolo fondamentale della famiglia, un ruolo che si diversifica in termini di competenze, aspettative e modelli rispetto alla fanciullezza, un ruolo che richiede flessibilità e ascolto di quel desiderio che l’adolescente è chiamato a fare suo. Questo perché non vi è nulla di peggio che vivere il sogno d’altri senza poter coltivare il proprio. La famiglia diviene quindi il perno attorno a cui ruota e si delinea un percorso di vita, purché rinunci in un certo senso a quel naturale istinto di protezione ed eserciti piuttosto un controllo a distanza, raccogliendo e accogliendo l’istanza dell’adolescente, riconoscendone le peculiarità, accettandone i limiti e promovendone le capacità. Il saggio si è soffermato più volte sul ruolo attivo della famiglia poiché, quale prima agenzia di socializzazione, essa è chiamata ad apprendere le nuove forme con cui l’adolescente comunica, i nuovi modi di essere adolescenti oggi senza rinunciare a farne parte, senza ritirarsi in un angolo attendendo che quel periodo passi, quasi fosse un sintomo da curare e del quale si attende la remissione. A tal fine, importanti sono gli interventi di sostegno alla genitorialità secondo l’ottica della psicologia di comunità, interventi di Parent Training che puntano a sviluppare nei genitori un senso di autoefficacia e di empowerment, guidandoli a riflettere sul proprio ruolo e sull’importanza che oggi, più di un tempo, riveste la figura del genitore. Dalla sfera più squisitamente intrapsichica legata al disagio del non essere né bambini né adulti, ma quasi sospesi in un limbo senza tempo, si è voluto sottolineare l’aspetto più positivo e sano dell’adolescenza, evidenziando come autoefficacia, self empowerment, senso di adeguatezza e volontà rappresentino i mezzi di cui i giovani d’oggi dispongono per agire e intervenire sulla realtà, per raccogliere la sfida che l’adolescenza lancia loro. Quale sfida? Quella d’identificarsi con la vita stessa senza rinunciarvi per paura di fallire, e apprendendo dal fallimento nuove modalità di coping in grado di fornire una risposta efficace e sana. La scuola, lo sport, il gruppo dei pari, sono stati presi in esame secondo la prospettiva sistemica, poiché è impossibile scindere l’individuo dal suo contesto di vita e della cultura in cui è immerso. Si è tentato di dimostrare come ciò che potrebbe portare a situazioni problematiche, ciò che nella letteratura è spesso stato interpretato come fonte di sofferenza e disaffezione, in realtà possa rappresentare un luogo privilegiato per fare esperienza senza rischi. La scuola e gli insegnanti competenti ed empatici possono offrire una motivazione intrinseca che va oltre la valutazione in pagella. Lo sport può essere competizione sana con sé stessi e non luogo ove si isolano i meno portati, poiché lo stesso sport può farsi pratica educativa e diventare percorso di vita reale quando considera il singolo nella sua totalità, con i suoi successi e i suoi insuccessi. Il gruppo dei pari, che simbolicamente raccoglie il testimone della prima agenzia formativa, la famiglia, può essere altro rispetto a conformismo e adesione a modelli comportamentali devianti, laddove l’adolescente sia in grado di esercitare spirito critico, autoriflessione e autoefficacia. Si è analizzato come il gruppo dei pari può essere il palcoscenico dell’emancipazione adolescenziale, strumento di crescita e d’individuazione, promotore del senso di appartenenza e del benessere psicofisico. Il saggio ha preso in considerazione i rischi associati ai nuovi media, con particolare riferimento al videogioco, individuando nel game disorder una forma di dipendenza comportamentale che, seppur ancora non presente nella classificazione fornita dal Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali giunto alla sua quinta edizione (DSM V), rappresenta per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) una forma di dipendenza oramai dilagante dentro e fuori dall’Europa e che è legittimo considerare nelle sue implicazioni più severe. Si è quindi riflettuto su cosa rappresenti per l’adolescente il videogioco, su quali siano i rischi associati a una sua fruizione incontrollata, dettagliando quali sono i meccanismi alla base della dipendenza, quali la gratificazione immediata, la possibilità di sperimentare sé stessi senza il rischio di fallire e la convinzione di poter essere ammirati e riconosciuti in quanto avatar e personaggio, celando o svelando solo parti di un’identità che non si è pronti a investire della corporeità, tipica della crescita. Senza tuttavia demonizzare il videogioco, si è tentato di mettere in luce come il maturare competenze in materia da parte dei genitori possa prevenire fenomeni di dipendenza e isolamento sociale e come forme di prevenzione e informazioni, quali la Peer & Media Education possano svolgere un ruolo cruciale nel creare spirito critico rispetto ai modi e ai tempi del gioco, permettendo all’adolescente di entrare e uscire dal cerchio magico, a dividere il mondo virtuale da quello reale senza restarne intrappolato.
RETROSPETTIVA SULL’ADOLESCENZA
CAPITOLO 1
Cos’è l’adolescenza, dall’antichità ai giorni nostri
Prima di addentrarsi nei meandri di quella che è stata definita da alcuni come l’ età di mezzo
e, nell’evolversi dei tempi e nel succedersi dei periodi storici, affiancata da aggettivi quali ribelle
, fluida
, rinunciataria
, è bene iniziare con una definizione dell’adolescenza tra storia e attualità, una definizione che seppure paia prendere le mosse da un assunto comune – adolescenza quale fase di sviluppo che succede all’infanzia per terminare con l’età adulta – in realtà è cambiata nel corso dei secoli, perché in egual misura è cambiato il modo di concepire l’adolescenza e le sue caratteristiche salienti.
L’adolescenza è anzitutto un periodo di transizione tra la fanciullezza e l’età adulta e come ciascuna transizione che si rispetti, non può prescindere da eventi critici che la rendono certamente un percorso, ma meno certamente, un percorso unitario. Tant’è che proprio quella caratteristica transizionale rende complesso definirne un inizio e una fine; limiti cronologici che variano grandemente in funzione di una molteplicità di fattori, siano essi individuali o ambientali.
Convenzionalmente, l’adolescenza si colloca tra la pubertà e il completamento di quelle transizioni evolutive che si verificano tra gli