L'innamorato
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Anteprima del libro
L'innamorato - Brunoro II Zampeschi
Gio. Mario Verdezotti
Gio. Mario Verdezotti.
CHI vuol seguir d’Amor l’altera corte,
Intenda il suon di queste nove carte:
Ch’a pieno in breve apprenderà quell’arte,
Che la militia sua rende più forte.
Quinci soldato suo con rara sorte
Tal si fara, che d’ogni gioia à parte
Gionto, mal grado di contrario Marte,
Non temera da lui biasmo, nè morte.
Così vittorioso al fin vedraßi
De la crudele, e bella sua nemica,
Ne speso hauer indarno il tempo, e i paßi.
Venga dunque à veder l’alta fatica
Spirto amoroso: e chi lontano staßi
La stimi come dotta, anchor pudica.
Girolamo Rossi
Girolamo Rossi.
ME ntre la nobil vostra e forte mano
Vsa la spada oprar, prende lo stile,
Recate in dubbio, qual, Signor gentile,
Sia più degno di laude, e più sovrano.
Ne l’uno, e l’altro, sì di mano in mano
Gite avanzando l’altrui vecchio stile,
Che fate alteramente essere à vile
Pregio più caro, e haver si poco, e vano.
D’Adria la saggia donna, aperto segno
De l’un ne diede, alhor, che illustre peso
Commise al molto, e chiaro valor vostro.
L’altro mostrate quì, mentre che degno
Formate Amante, in casto foco acceso,
Tal siete e con la spada, e con lo inchiostro.
Girolamo Ruscelli
Girolamo Ruscelli.
ME ntre, Signor, col stil pregiato, e raro
Nel bel Regno d’Amor l’alme inviate,
Tal vaghezza al cor mio ratto inspirate,
Che di sottrarmi à me medesmo imparo.
Ma mentre poi con si lucente, e chiaro
Essempio vostro, il bel sentier mostrate,
Dal preso volo già, l’alma sviate,
Ch’altro non ha, che voi seguir più caro.
Et oltr’il valor vostro, io veggio ancora,
Ripercoter’in voi, nè so ben donde,
Luce, che par che sopr’ogn’altra splenda.
Voi dunque segua, e voi contempli ogn’hora
Ogni spirto amoroso, nè d’altronde
Più nobil’arte a i suoi desiri attenda.
Torquato Tasso
Torquato Tasso.
CHI ’l pelago d’Amore à solcar viene,
In cui sperar non lice aure feconde,
Te prenda in Duce, e salvo il trarrai, donde
Huom rado scampa à le bramate arene:
Tu le Sirti, e le Scille, e le Sirene,
E qual mostro più fiero entro s’asconde,
Varchi à tua voglia, e i venti incerti, e l’onde,
Qual nume lor con certe leggi affrene.
Poi quando addutte in porto havrà le care
Sue merci, ove le vele altri raccoglie,
E’l Tranquillo d’Amor gode sicuro;
Te non pur novo Tifi, ò Palinuro,
Ma suo Polluce appelli, e’n riva al mare
Sospenda al tempio tuo votive spoglie.
Del Medesimo
Del Medesimo.
CO me fra’l glielo d’honestà s’accenda
In nobil Donna un puro, e dolce ardore;
E come il marmo, ond’ella impetra il core
Tenero, e molle, esperto Amante renda:
E con quali armi se copra, e difenda
Ne’ dubbi assalti, ov’huom si spesso muore,
Ne le tue carte à noi rivela Amore,
E da te solo vuol c’hoggi s’apprenda.
Tu con l’istessa man, che sì sovente
Il ferro tratta e fra la turba hostile
Apre à seguaci suoi largo sentiero;
Ne spieghi in chiaro, & honorato stile,
L’arte pur dianzi inculta; e parimente
Sei di Marte, e d’Amor duce, e guerriero.
Del medesimo
Del medesimo.
SA ggio d’Amor guerrier, guerrier di Marte,
A cui crescon gli allor, crescono i mirti,
Ch’agguagli, e vinci i più famosi spirti,
C’habbian l’antiche, ò le moderne carte:
Tu la penna, e la spada opri con arte,
Che può la strada a mille beni aprirsi,
E Venere, e Bellona amiche unirsi,
Spargendo tu lor glorie in ogni parte.
Dunque è ragione a chi ben dritto mira
S’ogni bella d’Amor ministra santa
(Anima illustre) ai tuoi favori aspira:
E, se’l pubblico grido, onde si vanta
Tuo gran valor, che tutta Italia gira,
Gia degno d’ogni honor chiaro ti canta.
Girolamo Mutio
Girolamo Mutio.
SE già lunga sragione in cieco errore,
Son Stati involti i miserelli Amanti
Di speme ignudi, & carchi di dolore,
Perpetue fonti d’angosciosi pianti;
Hor de la oscura nebbia usciti fore,
Cangiar potranno i loro lamenti in canti:
Che’l Secretario del divino Amore
Descritti ha in carte i suoi precetti santi.
Non potea penna far più bel lavoro,
Di questa opra gentile, in cui s’insegna
Come s’amaua ne l’età de l’oro.
Or poi che l’opra è sì di laude degna;
Del buon scrittor, & Cavalier Brunoro
Seguite Amanti l’honorata insegna.
L’Acceso, Academico Stordito
L’Acceso, Academico Stordito.
ST ava il regno d’Amor sprezzato, e vile;
Sorgean felici i baßi Amanti indegni;
Quando un Signor, ch’è un Sol tra i chiari ingegni
In Parnaso ad Apollo à pien simile,
Dipinse con purgato, e vago stile,
D’un’Amante perfetto i veri segni,
In cui rivolta i cor di pregio degni
Scerner puote ogni saggia Alma gentile:
Onde; poi che tornar al primo honore
L’alto impero tuo antico quinci mira,
E i suoi soggetti di bei fregi adorni;
A sì rara opra intento, e lieto Amore
Dice: Te invidia non offenda, od ira
Di tempo: e il tuo fattor di gloria s’orni.
Pomponio Spreti
Pomponio Spreti.
MI seri Amanti, che voi steßi havete
Perduto dietro’l Sol di duo lucenti
Occhi; e vinti dal duol, mesti e dolenti
Spesso a voler morir posti vi siete,
Non più per camin cieco errando andrete
L’aere avampando co’ sospiri ardenti;
Che’l mio Signor fuor tratto hà in dotti accenti
Del vero amar lo stil già immerso in Lete.
Egli i secreti scopre alti d’Amore,
Onde ogni accorto, e saggio Amante impara
Quel che deggia temer, quel che seguire.
Così à me dato havesse’l ciel valore
D’altrui ridir com’ei ne mostra chiaro
La via, che frena ogni sfrenato ardire.
Cesare Simonetta da Fano
Cesare Simonetta da Fano.
O D i rare virtuti essempio raro
Magnanimo Signor, cui’l ciel comparte
Tutto quel che può dar Natura, ed Arte,
Non meno à Marte, ch’à le Muse caro;
Sì ben ne mostri’l dolce stilo amaro,
D’Amor ne le tue vive eterne carte,
Che non fia lido, ò sì lontana parte
Senza udir il tuo nome illustre, & chiaro.
Chi scrisse mai pien d’alto affetto ardente
Pari à te ne la Tosca alma favella
Di vero amor diverse cose tante?
Credo Signor c’havesti solo in mente
Di te l’idea quando formasti quella
Vera, & pregiata idea d’un vero Amante.
Federico Lanti
Federico Lanti.
DE scrivere gli affetti, & le maniere
Di un vero Amante, che arde, e dir nol puote,
Se non con interrotte, e flebil note,
Ch’esprimon più che le parole intiere;
E pallido qual morto, alto nochiere,
Che l’Amata, qual Ferro ottuso cote,
Per cui langue, onde avvien, che od in remote
Parti del Mondo, ò appresso tema, e spere;
Come ansio, e pago si dia in preda à cui
Non è in calere, e il sà, nondimen segue
Lei, per elettion, sua Tramontana,
Come stia sempre in dolce pena, e strana
Come non habbia mai paci, ne triegue
Con chi ama, e adora, cose eran da lui.
Lorenzo Baroncelli
Lorenzo Baroncelli.
PO nete fine, ò miserelli Amanti;
A i rei sospir, ch’ogni hor v’escon del core,
Poi ch’a l’entrar nel bel regno d’Amore
La via sicura à hora vi s’apre inanti.
Quinci asciugando i vostri amari pianti
Lieti uscirete di perpetuo errore,
Dolce menando in pace i giorni, e l’hore
Sotto i legami suoi felici, e santi.
E lodando il destin di tanta sorte,
E quel nobil guerrier, che di sua mano
V’aperse à tanto ben le chiuse porte;
Farete il nome suo suonar lontano
Perche ad honor de l’amorosa corte,
S’odan le Sirti, e’l lito Gaditano.
Del medesimo
Del medesimo.
SA ggio scrittor, gran Cavalier di Marte,
Che così dottamente n’hai mostrato
Qual esser deggia un vero Innamorato
Con stil sì dolce, in sì lodate carte.
Onde’l Ciel, la Natura, il Mondo, e l’Arte
Stupisce di vederti sì pregiato;
E cotanto à Bellona, e à Febo grato,
Che teco à gara ogn’un tue gratie parte.
Però s’humil t’inchino, ammiro, e adoro
Come cosa divina, eccelsa, e rara,
Sò che quanto è il tuo merto io non ti honoro:
E se la tua virtù sì al mondo è cara,
Che s’ode intorno sol sonar Brunoro,
E ben ragion, poi ch’è sì illustre, e chiara.
Luigi Pantalupi
Luigi Pantalupi.
SI gnor, se d’alta gloria havete il core
Quant’altri, acceso à questa nostra etate;
Perch’ahi, sì quel d’Amor Frutto celate,
Che trar vi può dal cieco oblio de l’hore?
Già n’è tal grido, e fama uscito fuore,
E tal gia incende l’alme innamorate,
Che n’ardon tutte: ond’hor l’alto ammorzate
Vi prego, in lor più che Tantalio ardore.
Si poi, Elle per voi da mille oltraggi,
Che vaneggiando, l’han fin hora oppresse;
Sciolte, n’andranno il nudo Arcier servendo.
Così di Lei, ch’à tal impresa elesse
Voi sol; più illustri fian gli eterni raggi,
Novo intanto, Platon voi qui vivendo.
Giovann’Andrea dell’Anguillara
Giovann’Andrea dell’Anguillara.
AM or, chi la tua forza non ammira,
E’l tuo strale, e’l tuo foco non intende,
Mentre rara bellezza il cor gli accende,
Consuma il tempo, e in vano ama, e sospira;
Ma chi teme di te la sferza e l’ira,
E con giudicio aspira al fin, ch’attende
I pa ßi, e le fatiche in van non spende,
Ma dà nel segno, ove fermò la mira.
Chi vuol saper di questo il vero modo,
La fe, l’industria, la maniera, e l’arte,
Che lega l’alme à a l’amoroso nodo;
Legga queste faconde, e dotte carte,
Che qual cosa celeste ammiro, e lodo
Talmente i suoi concetti, orna, e comparte.
Girolamo Zoppio
Girolamo Zoppio.
CO me Amor, di cui già tanti, e tanti anni
Fe del vivo, e suggetto, arda, e deprerde
L’alme; e con quai lusinghe, e quanti ingannni
Dolci, di cor gentil si faccia herede;
Quando, e quanto servar la data fede
In amor vaglia: e qual rio foco appanni
Gli occhi, qual gli rischiari; & ove il piede
Torca securo altrui da tristi affanni;
Chiaro spiega, e felice in dotte carte
Il gran Brunoro à l’alta Dea d’Athene
Caro non men ch’al glorioso Marte.
Spargete dunque à lui con le man piene
Soave Mirto in questa, e’n quella parte
Voi ch’amate il santißimo Hippocrene.
Girolamo Pallanteri
Girolamo Pallanteri.
SC endi dal cerchio tuo, Compagna eterna
Di lei, cui Cipro, e’l mondo, e’l ciel honora,
Hor, che l’Idalio altier s’inherba, e’nfiora
Tal, che non cede à la magion superna:
E’l faggio Heroe, cui dolce fiamma interna
Rende il bosco sì dolce, e dolce l’ora,
Che qual debba tra i Mirti huom far dimo
Brama in carte spiegar; movi, e governa.
Ma, che vegg’io? l’opra immortal già fuore,
Sì illustre appar, che d’ogn’intorno il nome
Lieto portarne Amor, cantando, parme.
Famoso Cavalier, chiaro Scrittore;
Che in sì tenera età mostraste, come
Si può pregio acquistar d’altro, che d’arme.
Adriano Nigofanti
Adriano Nigofanti.
SP irto gentil, fra bei pensier d’Amore
Mentre con puro stil, leggiadro, e raro
Il mondo hoggi richiami al primo honore,
E lo sproni lontan dal volgo ignaro:
Tue degne lodi, e’l gran pregio, e’l valore
Giostrar potran con ciascun’altre à paro:
Et indi, ove il Sol cade, onde vien fuore,
Fia il tuo nome mai sempre illustre, e chiaro:
Altri, ciò, che potea la lingua, hà mostro:
Formato altri ha cortese un’huom selvaggio,
Tessendo al viver lor famosa historia.
Tu con più vago, & più felice inchiostro
Formi un perfetto Amante, honesto, e saggio,
Poggiando eterno al ciel con maggior gloria.
Il Devoto, Academico Stordito
Il Devoto, Academico Stordito.
RA gion’è ben, che il mondo v’ami, e pregi
(Signor) fuora tutti altri degni, e illustri;
Per che, dovunque il Sol risplenda, e lustri
Splendon del valor vostro i chiari pregi;
Ma più per che mostrando i ricchi fregi,
D’un vero Amante, oprate che s’illustri
L’arte d’Amor, che gia per tanti lustri
In tenebre giaceva, & in dispregi.
Hor si rallegra ogni amoroso core,
Che per certo sentier salir al regno
D’Amor puote, per voi di doti adorno;
Et à voi sol le lodi, à voi l’honore
Rendendo, del suo grato animo in segno,
Sentir fa lieto il nome vostro intorno.
Del Danese Cataneo
Del Danese Cataneo.
ME ntre con sì leggiadro, altero stile
V’odo spiegar d’Amor la nobil arte,
Voi stesso veggio ne le vostre carte
Illustre esempio d’amator gentile.
E veggio ritratto à voi simile,
Mentre aprite i precetti alti di Marte,
Perch’ei del suo valor vi fe tal parte,
Che splender vi farà dal Gange, à Thile.
O voi felice, à cui la chioma han cinto
Con le lor man di trionfal corona
I sacri Dei del ciel terzo, e del quinto.
Già’l vostro eccelso honor canta Helicona,
Si che dal suo splendor ogni altro è vinto,
E Brunoro, e Zampesco alto risuona.
L’Appoggiato Vmoroso, Academico
L’Appoggiato Vmoroso, Academico.
CO me si cangi un’animo repente,
E scosso il ghiaccio in fiamma si converta,
Scoprendo piaga in se profonda, e aperta,
Ch’ad amar la sua Donna il face ardente:
Come s’imprima ne l’humana mente
D’Amor lo strale; & come à pena certa
Corra per strada ogn’hor dubbia, ed incerta
Chi di servir Amor mai non si pente:
Come ogni vil pensier posto da parte,
Si vesta un cor di fede alta; & costante
Seguendo il Sol, che il Ciel gli diede in sorte:
Come s’involi al Tempo, & à la Morte
Fatto perfetto, un generoso Amante,
Signor s’impara in queste vostre Carte.
Ridolfo Arlotti
Ridolfo Arlotti.
CH i brama far ne l’aspra guerra horrenda,
Qual senza mai prometter tregua, ò pace,
A foco, e à ferro Amor quà giù ne face,
Pruova, onde il nome suo chiaro risplenda;
L’arme onde accorto se copra, e difenda,
Et onde altrui fera, & assaglia audace,
Non d’Etna da la falsa atra fornace,
Brunor, ma di tua mano illustre prenda:
Sì vedrem’ poi ch’havrà rotto il diamante,
Che à le nemiche Donne indura i petti,
E ogn’empio suo pensier fugato, e vinto,
Goder in premio del valor prestante
Quant’have il terzo Ciel gioie, e diletti
D’immortal mirto il crin d’intorno cinto.
Luca Contile
Luca Contile.
QV el, che non seppe à pien nè la scola
Ragionando d’Amore, e di beltate
Mostrar il gran Platon’, con scelte e ornate
Voci, per voi chiaro si scerne, e vola.
Onde alquanto s’allegra, & si consola
La nostra afflitta, e sventurata etate,
Già, ch’al mondo, Signor; voi dimostrate
Ciò, che può far la penna vostra sola.
Seguite il bel camin’, ch’anchor io spero
Vedervi in mezo più sublimi heroi
Di doppio Allor la degna fronte cinto.
Io di lontan, come mio lume vero
V’inchino, e honoro; & tutti i pregi suoi
Vi cede ogni altro, e da voi tiensi vinto.
Ascanio Centorio de gli Hortensi
Ascanio Centorio de gli Hortensii.
HOR potrà ben per ogni altera riva
Dolce volando trionfar Amore
Per voi, Signor; e rinovar suo ardore
Nel vostro dir, che in terra ogni altro priva.
E dal Ciel poi con la sua Madre Diva
Sparger’in voi quel sacro, almo splendore,
Che si de al saper vostro, e al vostro honore,
Ch’indi si v’orna di celeste oliva.
Onde, Sigdor; ch’à più leggiadri Amanti
Mostrate il fin’de’lor bramati giorni,
Lieto godete de’be’frutti vostri.
E dritto è ben, che con soavi canti
Le vostre tempie tutto il mondo adorni;
Poi ch’amando per voi par, che s’innostri.
Gioseppe Betussi
Gioseppe Betussi.
VOI, che cò chiari, & ben purgati inchiostri
Alzate tanto il bel Toscano fiume,
Dando a le glorie sue si larghe piume,
Ch’altero poggia à più sublimi chiostri;
Scorgetemi con un’de’pensier vostri,
Che la strada d’Amor tanto m’allume,
Ch’à le tenebre mie si faccia lume,
E la via di salir’al ciel mi mostri.
Potreste voi con l’amoroso stile
Non pur far forza al doloroso inferno,
Ma de’Fati cangiar la salda voglia;
Però, vostra mercè; spero di vile
Augel palustre, il tempo haver sì à scherno,
Che non havrà di me più, che la spoglia.
Del Medesimo
Del Medesimo.
PO chi son’, che correndo ad Indi, e à Sciti,
Cerchin’di lor far il terreno vermiglio;
Men’quei, ch’à vendicar di Maria il figlio
Monstrin’gli animi pronti, e i petti arditi:
Raro, ò nessun, ch’Apollo hoggi l’enviti
O Minerva à suoi studi; anzi in e ßiglio
Par, che sia il bene oprare, e il buon consiglio
Che ci può far eterni, e riveriti.
Ma fra