Operazione filosofica: L’alchimia segreta dei Filosofi Incogniti rivelata dai manoscritti
Di Cosmopolita
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Cosmopolita
Cosmopolita, alias Michael Sendivogius (Michał Sedzimir o Sędziwój, 1566-1636), è uno degli alchimisti più noti in Occidente. Suo è il trattato d’alchimia più sovente edito e ristampato Il nuovo lume chimico (Novum lumen chymicum), pubblicato per la prima volta nel 1604 a Praga, con il titolo Dodici trattati sulla Pietra dei Filosofi (De lapide philosophorum tractatus duodecim), che conobbe quarantasette edizioni e nove ristampe fino al 1787. Si conoscono in tutto ottanta edizioni delle sue opere.
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Anteprima del libro
Operazione filosofica - Cosmopolita
Johann Christoph von Reinsperger
Ritratto di Michael Sendivogius inciso da una pittura a olio (1763) in Michaelis Sendivogii Novum Lumen chemicum
Nürnberg 1766
ISBN 978-88-272-2732-9
© Copyright 2016 by Edizioni Mediterranee,
Via Flaminia, 109 - 00196 Roma - Edizione digitale realizzata da Volume Press
Teniamo a ringraziare in particolare:
–Jean-François Delmas, Bibliothèque Inguimbertine Carpentras
–Frank Vanlangenhove, Universiteitsbibliotheek Gent
–Bibliothèque nationale et universitaire Strasbourg
–Bibliothèque Nationale Paris
–Wellcome Library London
–Royal Society London
–British Library
–Glasgow University Library
–Österreichische Nationalbibliothek Wien
–Universitäts- und Landesbibliothek Darmstadt
–Würrtembergische Landesbibliothek Stuttgart
–Archivio di Stato di Mantova
–Massimiliano Kornmüller, Roma
Indice
Cosmopolita alias Sendivogius?
Il Trattato del Sale e il Trattato dell’Armonia
La dottrina di Sendivogius
La Società dei Filosofi Incogniti
Il geroglifico della Società dei Filosofi Incogniti
Philovita o Uraniscus: un Filosofo Incognito?
Il manoscritto di Carpentras
Operazione filosofica del Cosmopolita (Carpentras ms. 288)
Operazione filosofica del Cosmopolita il cui nome è Michael Sendivogius anagrammato in Angelus doce mihi ius (Wellcome ms. 528)
Dal Processo sul Centro dell’universo o sul Sale Centrale del mondo
Spiegazione di alcuni termini e di alcuni passi dei Filosofi (Carpentras ms. 288)
Estratto dall’ Epilogo dei dodici trattati del De lapide philosophorum (1604)
Enigma filosofico indirizzato ai Figli della Verità e Parabola ovvero Enigma dei Filosofi (dal De lapide philosophorum)
Estratto da un’altra Lettera filosofica assai stimata tra i Figli dell’Arte (dal Cosmopolite ou Nouvelle lumière chymique, 1723)
Bibliografia dei manoscritti
Bibliografia indicativa delle opere a stampa
Multa incredibilia vera
Multa credibilia falsa
Veritatis sigillum simplicitas
Il segno della verità è la semplicità
(Michael Sendivogius, De lapide philosophorum, 1604)
Faciat hoc quispiam alius quod fecit Sendivogius Polonus
Faccia qualcun altro quel che fece il Polacco Sendivogius
Cosmopolita alias Sendivogius?
Da secoli l’identità del Cosmopolita è soggetta a discussioni di ogni genere, discussioni che sovente hanno fatto perdere di vista l’essenziale.
La relazione più nota, accreditata e seguita fino ai tempi nostri, parla di un certo Scozzese, Alexander Seton, che ebbe una vita alquanto avventurosa, e conobbe l’arte della trasmutazione alchimica, della quale lasciò prove tangibili, prima fra tutte la moneta d’oro, datata 13 maggio 1602, lasciata in ricordo a un capitano olandese che egli aveva salvato l’estate precedente da un naufragio, e che lo ospitò l’anno successivo.
Seton viaggiò per tutta Europa, finché, giunto a Dresda, la sua fama non attirò l’attenzione dell’Elettore di Sassonia Christian II che, per carpire il suo segreto, lo sottopose, benché invano, alla tortura. Lo fece allora murare in una torre, ben sorvegliato.
Fu allora che entrò in scena il Polacco Michael Sendivogius, nato nel 1566, a un tempo diplomatico e alchimista alla corte di Sigismondo III Vasa a Cracovia e di Rodolfo II a Praga.
Trovatosi a Dresda mentre Seton era prigioniero dell’Elettore, riuscì a ingraziarsi quest’ultimo e, con il pretesto di farsi rivelare il segreto, cominciò a far visita al prigioniero, che, da parte sua, gli promise una ricca ricompensa se l’avesse liberato. Una sera, durante una festa, fece ubriacare le guardie, portò fuori Seton, lo mise su una carrozza con la moglie e raggiunse il più velocemente possibile Cracovia. Seton vi morì poco tempo dopo. Sendivogius ne sposò la vedova ed ebbe accesso ai suoi manoscritti e alla polvere di proiezione. Dopo altre vicissitudini, morì in età avanzata nel suo possedimento di Gravarna¹.
Questa la storia più comunemente diffusa: misureremo in seguito la sua credibilità.
È necessario notare che il termine Cosmopolita non figura nel titolo della prima edizione parigina di Jean Beguin della nota raccolta di trattati a lui attribuiti Novum lumen chymicum², ma si incontra solo nelle altre edizioni francesi e sarà diffuso dalla Bibliotheca chimica seu Catalogus librorum philosophicorum hermeticorum di Pierre Borel³.
In quelle edizioni l’autore fu chiamato Cosmopolita per il fatto che si definisce lui stesso Cosmopolita: nell’edizione del Novum lumen chymicum di Francoforte del 1677⁴ egli dice infatti: «Se chiedete chi io sia, sono Cosmopolita: se mi conoscete [...] tacerete: se non mi conoscete non chiedete altro su di me».
Ma nessuna edizione del Novum lumen chymicum, tranne quella tardiva tedesca del 1751⁵, fu attribuita ad Alexander Seton; e il nome Cosmopolita non fu mai adottato da Seton.
Tutti i trattati furono pubblicati sotto semplici anagrammi del nome Sendivogius: DIVI LESCHI GENUS AMO (Novum lumen chymicum), DIVI LESCHI GENUS AMAT (Dialogus Mercurii, Alchymistae et Naturae), ANGELUS DOCE MIHI IUS (Tractatus de sulphure).
E a questo proposito, secondo Rafał T. Prinke, l’ultimo in ordine di tempo a essersi occupato approfonditamente di Sendivogius⁶, il fatto che Alexander Seton (Sidon, Sitonius) sia il vero autore del Novum lumen chymicum (pubblicato nel 1604 a Praga con il titolo De lapide philosophorum tractatus duodecim) non è assolutamente possibile, poiché quegli morì due anni dopo a Basilea⁷.
Fu sovente indicato come un Inglese, e solo più tardi come uno Scozzese⁸.
Le opere edite da Michael Sendivogius godettero di grande popolarità nel corso del XVII secolo: sovente ristampate, furono tradotte in parecchie lingue e commentate. Si conoscono ottanta edizioni delle sue opere. Esse ispirarono, tra gli altri, gli scienziati della Royal Society, influenzarono Isaac Newton e furono studiate da Antoine Lavoisier⁹.
Sendivogius ebbe una grande influenza sulla letteratura ermetica posteriore, tanto che ancora nel 1770 fu pubblicata un’opera intitolata La dottrina naturale segreta della scienza ermetica per la preparazione della benedetta Pietra dei Saggi secondo il sistema del nobile Sendivogius¹⁰.
Dell’alchimista polacco, però, si sapeva poco, al di fuori dei racconti leggendari sulla sua vita, di cui il più noto è la già citata relazione di Pierre Des Noyers nella lettera pubblicata da Pierre Borel e poi da Lenglet du Fresnoy, e seguito dagli autori francesi fino ai giorni nostri.
Gli autori di lingua inglese invece desumevano le loro notizie soprattutto dall’opera Alchemists through the Ages di Arthur Edward Waite (New York 1970), la quale non è che una versione ampliata di The Lives of the Alchemystical Philosophers pubblicato anonimamente a Londra nel 1815 e attribuito a Francis Barrett, autore del più noto pastiche The Magus (1801).
In epoca più vicina a noi, lo storico polacco Roman Bugaj portò alla luce una documentazione proveniente dagli archivi dell’Europa centrale e redasse una nuova relazione sulla vita di Sendivogius¹¹.
La prima relazione sulla vita di Sendivogius è quella dell’alchimista e astrologo Pierre Desnoyers o Des Noyers (1606-1693)¹², segretario amministrativo di Maria Luisa Gonzaga, moglie di re Vladislao di Polonia, autore di una lettera datata Varsavia, 12 giugno 1651, indirizzata a un amico di Pierre Borel, pubblicata dallo stesso Borel¹³ e da Nicolas Lenglet du Fresnoy¹⁴, nella quale Des Noyers racconta appunto la vita di Sendivogius: questa è la fonte della storia di Seton, anche se Des Noyers non lo chiama mai con questo nome ma solo un Inglese
o solo Cosmopolita
.
Des Noyers dichiara che, dopo aver condotto accurate ricerche sul Cosmopolita, ha scoperto che questo autore aveva scritto solo il Libro dei dodici trattati intitolato Cosmopolita, e racconta la storia di un Inglese, di cui non aveva mai saputo il nome, che fece una proiezione mentre era negli Stati del duca di Sassonia, il quale lo fece imprigionare per carpirgli il segreto. Cattolico, tale Inglese non volle rivelare ciò che sapeva, e per questo fu crudelmente e in mille modi torturato, senza tuttavia dire mai nulla di ciò che il duca avrebbe voluto sapere. Sendivogius, un Moravo che si trovava a passare da Cracovia, ebbe voglia di conoscere quell’uomo, e riuscì, dopo essersi fatto molti amici fra i cortigiani del duca, a introdursi nel carcere ove egli era prigioniero, e a parlare con lui; e dopo diverse visite, gli chiese che cosa gli avrebbe dato se avesse trovato il modo di farlo uscire. Il pover’uomo, che languiva con le membra torturate, gli rispose che gli avrebbe dato di che essere felice tutta la vita con la propria famiglia.
Sendivogius partì da lì, vendette una casa a Cracovia, e poi ritornò, e cominciò a offrire banchetti ai suoi amici e alle guardie del carcere. Un giorno che le vide tutte ubriache, riuscì a mettere l’Inglese su un cocchio che teneva pronto, e si recò a casa di costui, ov’era la moglie, che salì poi anch’essa sul cocchio, con un po’ di polvere che l’Inglese aveva nascosto in casa. Si recarono il più velocemente possibile in Polonia, ove Sendivogius ricordò al Cosmopolita la promessa fatta, e quegli gli donò un’oncia della sua polvere. Poi gli chiese il segreto, che però l’altro non gli rivelò, rispondendogli che, giacché non lo aveva fatto neanche sotto tortura, gli pareva un gran peccato rivelarlo ora; ma gli raccomandò di studiare e di domandare a Dio di rivelarglielo. Morì poco tempo dopo.
Novum lumen chymicum.
E Naturae fonte & manuali Experientia…
Authoris Anagramma, DIVI LESCHI GENUS AMO,
nella rara edizione veneziana del 1644
Sendivogius ne sposò la vedova, che non poté far altro che dargli il libro intitolato I dodici trattati o il Cosmopolita, con il Dialogo del mercurio e dell’alchimista¹⁵. Pur studiandolo per tentare di moltiplicare la polvere, Sendivogius non riuscì a combinare nulla, perché lavorava sul mercurio comune. Fece invano altri tentativi. Recatosi a Praga presso l’imperatore Rodolfo II, gli fece fare personalmente una trasmutazione dandogli un poco di polvere; a ricordo di questo avvenimento Rodolfo pose una lapide di marmo¹⁶ ov’era scritto: Faciat hoc quispiam alius quod fecit Sendivogius Polonus (Faccia qualcun altro quel che fece il Polacco Sendivogius).
Sulla via del ritorno fu fatto prigioniero da un conte moravo che aveva assistito alla trasmutazione e voleva impadronirsi del segreto. Sendivogius riuscì a evadere e poi denunciò il conte che fu condannato a una pena pecuniaria e a dare a Sendivogius un villaggio che una delle sue figlie ricevette poi come dote.
Finché Sendivogius ebbe della polvere, la usò per fare cure meravigliose e trasmutazioni; poi cercò di farne dell’altra, ma sempre senza successo, anche con denaro di altri. Volle perciò dare alle stampe il libro dell’Inglese, e volle mettervi il proprio nome ma anagrammato: DIVI LESCHI GENUS AMO.
Des Noyers pensava che l’Inglese avesse composto solo quel libro, e che l’autore del Trattato dello zolfo fosse qualcun altro, e a prova citava la prefazione dell’edizione dell’Aja del 1639, ove è scritto che l’autore ha fatto l’Opera; nel Trattato dello zolfo, invece (p. 45), l’autore di questo dice che non ha fatto l’Opera ma che gli è stata data da un amico intimo; e (p. 48) che il mercurio volgare è la vera materia dei metalli, cosa che è costantemente negata nell’altro libro.
Des Noyers riteneva perciò possibile che Sendivogius fosse l’autore del Trattato dello zolfo, ma non degli altri. Specificava poi che l’alchimista polacco era morto vecchissimo e molto povero l’anno stesso in cui lui, Des Noyers, era arrivato in Polonia, il 1646; ma in realtà Sendivogius morì nel 1636.
A proposito di questa biografia, R.T. Prinke sottolinea che Des Noyers, cinquant’anni dopo gli avvenimenti raccontati, non poteva descriverli nei minimi dettagli come invece fece, e che quindi si tratta di pura finzione¹⁷.
Lenglet du Fresnoy riporta poi la Vita del Nobile Barone Polacco Sendivogius brevemente descritta da un Tedesco che fu un tempo il suo avvocato¹⁸, scritta in forma anonima, specificando che essa fu tratta dalla relazione verbale del maggiordomo di Sendivogius, Johann o Jan Budowski, amico intimo dell’avvocato.
Quegli lo descrive come un barone polacco che viveva isolato a Gravarna, ai confini tra Polonia e Slesia, e le cui rendite provenivano, fra l’altro, da miniere di piombo site nel territorio di Cracovia. Fin da giovanissimo fu inviato in Oriente dall’imperatore Rodolfo II, e in Grecia divenne amico di un patriarca, al punto tale che questo gli rivelò il culmine della filosofia ermetica: il processo per la realizzazione della Pietra.
Conservava la sua tintura, in forma di polvere rossa, in una scatola d’oro, che sovente, durante i viaggi, era portata dal suo maggiordomo appesa al collo con una catena d’oro. Con un grano di detta polvere egli faceva la proiezione sul mercurio, e infatti fece anche cinquecento ducati e mille talleri (richedale). Con quella persino il maggiordomo aveva compiuto cinque volte la proiezione alla presenza del padrone.
La maggior parte di questa polvere era però celata nel predellino del suo cocchio, e a volte Sendivogius si vestiva da servitore e faceva sedere al suo posto uno dei suoi domestici, e si recava in Germania a fare una proiezione dinanzi a persone sconosciute.
Questo gli aveva procurato comunque non pochi guai, compreso quello di essere derubato della tintura e di diversi oggetti preziosi da un tedesco di nome Mühlenfels, che poi egli denunciò all’imperatore; Mühlenfels fu impiccato, e i gioielli restituiti, ma quanto alla polvere, nessuno ne seppe più nulla¹⁹. Pare che volontariamente Sendivogius avesse finto alcune volte di essere poverissimo, altre volte di essere malato di un male che non sapeva guarire, per stornare da sé l’idea del possesso della Pietra.
La relazione dice che si dedicasse anche alla magia, e che avesse guarito un uomo affetto da epilessia che vomitava monete, chiodi e altri oggetti metallici; e poiché si trovava distante da Sendivogius, questi chiese che gli si inviassero tali oggetti; fatto ciò, il malato guarì.
Si racconta inoltre che un giorno due stranieri, l’uno anziano e l’altro giovane, portarono a Sendivogius, che si trovava nel suo castello di Krawarz (Gravarna), delle lettere chiuse da dodici sigilli diversi; queste lettere provenivano dalla Società dei Rosacroce che gliele indirizzava invitandolo a unirsi a loro; ma egli, dopo aver negato di essere Sendivogius e aver dichiarato di non capire niente di quel che gli si scriveva, alla fine cedette, e dialogò con i due stranieri ma non accettò di far parte della loro Società²⁰. Infine, un libro tedesco intitolato Rhodostauroticum²¹ chiama Sendivogius fratello [della Rosacroce]. In realtà il testo dà solo una lista di iniziali di membri, e il suo nome non figura²².
La relazione anonima dice che Sendivogius nacque nel 1566, che scrisse il Trattato del terzo principio delle cose, ossia del sale e lo fece leggere al suo maggiordomo, sotto il cui nome aveva scritto la prefazione; e che gli ordinò di pubblicarlo solo dopo la sua morte.
Ma all’epoca della morte di Sendivogius (nel 1636, a ottant’anni, e qui la relazione dice il vero), Jan Budowski era ad Amburgo, perciò l’alchimista raccomandò alla sua unica figlia di dare il Trattato del sale solamente al maggiordomo. Sulla strada del ritorno, però, Budowski morì in Prussia.
Sendivogius era stato consigliere di tre imperatori: Rodolfo II, Mattia e Ferdinando II²³.
La terza biografia di Sendivogius è costituita da una lettera datata Cracovia, 20 marzo 1661²⁴ il cui autore è Poliarco Micigno alias Girolamo Pinocci. Proveniente da una famiglia di mercanti lucchesi polonizzati, e nato a Lucca nel 1612, Girolamo Pinocci, secondo Karolina Targosz, autrice di una monografia su di lui²⁵, fu cittadino di Cracovia dal 1640; secondo Rafał T. Prinke²⁶, invece, arrivò in Polonia nel 1651.
Si alleò per nozze con la famiglia patrizia Delpace e intraprese una carriera politica coronata di successi: divenne sindaco di Cracovia, segretario di re