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La donna di picche
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E-book43 pagine31 minuti

La donna di picche

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«La nostra memoria serba sin dall'infanzia un nome allegro: Puškin. Questo nome, questo suono, riempie molti giorni della nostra vita. Accanto ai cupi nomi degli imperatori, dei condottieri, di inventori di armi per uccidere, di torturatori e di martiri, si affaccia un nome, Puškin. [Egli] seppe portare con allegria e gentilezza il suo fardello, sebbene il suo ruolo di poeta non fosse né facile né allegro, ma tragico.»

(Aleksandr Blok, Vita di Aleksandr Sergeevič Puškin, Ledizioni, Milano, 2012)

Aleksandr Sergeevič Puškin (Mosca, 6 giugno 1799, 26 maggio del calendario giuliano – San Pietroburgo, 10 febbraio 1837, 29 gennaio del calendario giuliano) è stato un poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo. In filologia egli è considerato il fondatore della lingua letteraria russa contemporanea e le sue opere, tra le migliori manifestazioni del romanticismo russo, hanno ispirato numerosi scrittori, compositori e artisti; dette opere costituiscono tuttora tra le più importanti espressioni della letteratura russa, in quanto nonostante i quasi due secoli passati dalla loro creazione, ci presentano una lingua tuttora viva e attuale. 

Traduzione di Leone Ginzburg.
LinguaItaliano
EditorePasserino
Data di uscita21 set 2022
ISBN9791222002514
La donna di picche

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    La donna di picche - Aleksandr Puškin

    Aleksandr Sergeevič Puškin

    La donna di picche

    immagine 1

    The sky is the limit

    UUID: 865bbfcd-f098-45a3-bbce-d21a284f4b51

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    Indice dei contenuti

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    Conclusione

    La donna di picche significa malevolenza segreta.

    L’ultimo libro dei sogni

    I

    E nelle giornate piovose

    Essi si radunavano

    Spesso;

    Raddopiavan la posta – Iddio mi perdoni! –

    Da cinquanta

    A cento.

    E vincevano,

    E segnavano

    Col gesso.

    Cosí nelle giornate piovose

    Essi si davano

    Al lavoro.

    Un giorno si giocava a carte da Narumov, della guardia a cavallo. La lunga notte invernale passò inavvertitamente; ci si mise a cena dopo le quattro del mattino. Quelli che erano rimasti vincitori mangiavano con grande appetito; gli altri stavan seduti nella loro distrazione davanti alle stoviglie vuote. Ma comparve lo champagne : la conversazione si animò, e tutti vi presero parte.

    «Che hai fatto, Surin?» domandò il padron di casa.

    «Ho perso, al solito. Bisogna riconoscerlo, sono sfortunato: gioco come un saggio, non mi accaloro mai, non c’è verso di togliermi di carreggiata, e perdo sempre!»

    «E non ti sei lasciato tentare neppure una volta? Neppure una volta hai puntato, nel rout ?… La tua fermezza mi fa stupire.»

    «Ma come fa Ghermann!» disse uno degli ospiti, indicando un giovane ufficiale del genio. «Da che è al mondo non ha preso in mano una carta, da che è al mondo non ha raddoppiato neanche una posta, sta su con noi fino alle cinque e guarda il nostro gioco.»

    «Il gioco m’interessa fortemente» disse Ghermann «ma non sono in grado di sacrificare l’indispensabile per la speranza di acquistare il superfluo.»

    «Ghermann è un tedesco: è economo, ecco tutto!» osservò Tomskij: «Ma se c’è qualcuno che è incomprensibile per me, è mia nonna, la contessa Anna Fedotovna.»

    «Come? chi?» gridarono gli ospiti.

    «Non posso concepire» seguitò Tomskij «per qual ragione mia nonna non giochi d’azzardo.»

    «Ma che cosa c’è mai di sorprendente» disse Narumov «nel fatto che una vecchia ottantenne non giochi d’azzardo?»

    «Allora voi non sapete nulla di lei?»

    «No! davvero, nulla!»

    «Oh, allora sentite! Bisogna sapere che mia nonna, un sessant’anni fa, andava a Parigi e là era molto di moda. La gente le correva dietro, per vedere la Vénus moscovite ; Richelieu le faceva la corte, e la nonna assicurava che egli fu sul punto di spararsi per la crudeltà di lei. In quel tempo le signore giocavano al faraone. Un giorno a Corte ella perse sulla parola col duca d’Orléans qualcosa di molto grosso. Venuta a casa, la

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