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La donna di picche
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E-book43 pagine31 minuti

La donna di picche

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La donna di picche, tradotto in italiano anche con La dama di picche, è un racconto del 1834 di Aleksandr Puškin.
Il racconto si apre con una scena ambientata vicino ad un tavolo da gioco. Qui, alcuni ufficiali del Genio giocano a carte e chiacchierano del più e del meno; tra di loro c’è Hermann, un giovane ufficiale del Genio dalla personalità apparentemente razionale e dalla condotta irreprensibile. Pur essendo estremamente attratto dal gioco d'azzardo, non osa praticarlo, nella convinzione di non poter sacrificare l'indispensabile per procacciarsi il superfluo.
La sua lucidità viene però sconvolta dal racconto del suo commilitone Tomskij: questi riferisce un aneddoto riguardante il passato di sua nonna, una nobildonna ormai decrepita, un tempo giocatrice appassionata. Secondo il racconto di Tomskij la donna, dopo aver perso un’ingente somma di denaro a carte a Parigi, chiese al conte di Saint-Germain un prestito per saldare il debito. Il conte, conoscendo la vecchia, le disse che prestarle dei soldi sarebbe equivalso a mantenerla nella situazione di debito nella quale già si trova: decise così di rivelarle un trucco per vincere a carte in ogni occasione. La donna entra così in possesso del segreto per vincere al gioco, che custodisce gelosamente.
La donna di picche è considerata l'opera narrativa più riuscita di Puškin, la cui prosa è caratterizzata da uno stile limpido ed essenziale che è stato accostato a quello di Voltaire. Il racconto fonde in maniera originale l'elemento fantastico e il sapore gotico della vicenda riconducibili alla narrativa romantica tedesca con il realismo della rappresentazione di alcuni personaggi, quali la vecchia contessa e la sua sfortunata dama di compagnia. Pregevole è l'equilibro con cui l'autore padroneggia gli ingredienti della narrazione, attraversata dalla leggerezza e dall'ironia impalpabile tipiche di Puškin.
LinguaItaliano
Data di uscita13 mag 2023
ISBN9788874175277
La donna di picche

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    Anteprima del libro

    La donna di picche - Aleksandr Puškin

    Informazioni

    In copertina: Edvard Munch, Al tavolo della roulette a Monte Carlo

    © 2023 REA Edizioni

    Via S. Agostino 15

    67100 L’Aquila

    www.reamultimedia.it

    redazione@reamultimedia.it

    www.facebook.com/reamultimedia

    Traduzione di Leone Ginzburg (1909 - 1944)

    La donna di picche significa malevolenza segreta.

    L’ultimo libro dei sogni

    I

    E nelle giornate piovose

    Essi si radunavano

    Spesso;

    Raddopiavan la posta – Iddio mi perdoni! –

    Da cinquanta

    A cento.

    E vincevano,

    E segnavano

    Col gesso.

    Cosí nelle giornate piovose

    Essi si davano

    Al lavoro.

    Un giorno si giocava a carte da Narumov, della guardia a cavallo. La lunga notte invernale passò inavvertitamente; ci si mise a cena dopo le quattro del mattino. Quelli che erano rimasti vincitori mangiavano con grande appetito; gli altri stavan seduti nella loro distrazione davanti alle stoviglie vuote. Ma comparve lo champagne: la conversazione si animò, e tutti vi presero parte.

    «Che hai fatto, Surin?» domandò il padron di casa.

    «Ho perso, al solito. Bisogna riconoscerlo, sono sfortunato: gioco come un saggio, non mi accaloro mai, non c’è verso di togliermi di carreggiata, e perdo sempre!»

    «E non ti sei lasciato tentare neppure una volta? Neppure una volta hai puntato, nel rout?… La tua fermezza mi fa stupire.»

    «Ma come fa Ghermann!» disse uno degli ospiti, indicando un giovane ufficiale del genio. «Da che è al mondo non ha preso in mano una carta, da che è al mondo non ha raddoppiato neanche una posta, sta su con noi fino alle cinque e guarda il nostro gioco.»

    «Il gioco m’interessa fortemente» disse Ghermann «ma non sono in grado di sacrificare l’indispensabile per la speranza di acquistare il superfluo.»

    «Ghermann è un tedesco: è economo, ecco tutto!» osservò Tomskij: «Ma se c’è qualcuno che è incomprensibile per me, è mia nonna, la contessa Anna Fedotovna.»

    «Come? chi?» gridarono gli ospiti.

    «Non posso concepire» seguitò Tomskij «per qual ragione mia nonna non giochi d’azzardo.»

    «Ma che cosa c’è mai di sorprendente» disse Narumov «nel fatto che una vecchia ottantenne non giochi d’azzardo?»

    «Allora voi non sapete nulla di lei?»

    «No! davvero, nulla!»

    «Oh, allora sentite! Bisogna sapere che mia nonna, un sessant’anni fa, andava a Parigi e là era molto di moda. La gente le correva dietro, per vedere la Vénus moscovite; Richelieu le faceva la corte, e la nonna assicurava che egli fu sul punto di spararsi per la crudeltà di lei. In quel tempo le signore giocavano al faraone. Un giorno a Corte ella perse sulla parola col duca d’Orléans qualcosa di molto grosso. Venuta a casa, la nonna, mentre staccava i nèi dal viso e slegava il panier, annunciò al nonno la sua perdita e gli

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