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Cose animate
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E-book116 pagine1 ora

Cose animate

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Info su questo ebook

Lottare con sé stessi, la propria mente e le proprie convinzioni sono le sfide più grandi che un essere umano debba superare. Ogni età porta con sé paure, insicurezze, preoccupazioni… nessuno è immune alla precarietà della vita. Quello che noi possiamo fare ogni giorno è cercare di affrontarla con più consapevolezza e meno intolleranza. In che modo possiamo raggiungere tale scopo? Contemplando il fallimento. E come si fa a non sentirsi in colpa? Accettando il fatto che la perfezione non esiste e che crearsi dei modelli irraggiungibili porterà solo all’infelicità. “Cose Animate” tratta metaforicamente questi temi, e non solo, dando vita a un vero e proprio percorso di crescita personale adatto ad un pubblico che desidera dedicarsi del tempo per comprendere o ricordare quanto sia fondamentale avere un giusto mindset. Ogni racconto è un’evoluzione del precedente e in ognuno di essi verrà narrata la storia di un personaggio animato, delle sue paure e difficoltà, e di come è riuscito ad affrontarle e superarle. Le protagoniste di questo cammino verso la scoperta di loro stesse e del proprio valore sono: una Goccia che ha paura di buttarsi nel vuoto, una Matita col timore di fallire, una diligente Candela che ha troppe aspettative e una Piuma dallo spirito libero, desiderosa di trovare la propria strada nel mondo.
LinguaItaliano
Data di uscita5 mar 2023
ISBN9791222076140
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    Anteprima del libro

    Cose animate - Valeria De Vecchi

    LA GOCCIA

    Era una fredda sera di inizio novembre, i colori dell’autunno dipingevano l’ambiente come un aspirante pittore si diletta con i suoi pennelli.

    Macchioline rosse, gialle e arancioni si facevano spazio sulla superficie, ormai non più così verde, delle foglie degli alberi di un piccolo parco cittadino.

    Era un parco molto grazioso, situato nel centro della città, ricco di vegetazione tra piante, cespugli e alberi di nocciole diventati dimora di una numerosa famiglia di scoiattoli.

    Sul lato ovest del parco, da una piccola sorgente scavata nella roccia sgorgava dell’acqua che, facendosi strada tra le naturali incanalature e percorsi formatisi dal suo incessante scorrere, sfociava in uno stagno abitato da minuscoli girini e cosparso di piantine galleggianti.

    Rustiche panchine in legno erano situate sotto gli alberi di nocciole senza un particolare schema, ed erano affiancate da lunghi lampioni scuri che, con la loro luce calda, illuminavano il luogo creando un’atmosfera soffusa e accogliente.

    In autunno, quel piccolo parco in miniatura assumeva le sembianze di un bellissimo dipinto: le prime piogge e il cambio della cromia delle foglie degli alberi che, giorno dopo giorno, si adagiavano sul terreno creando un morbido manto colorato, lo rendevano vivo e regalava ai suoi cittadini uno scenario davvero suggestivo.

    Nessuno sapeva il nome di quel parco, la targhetta attaccata al cancello di ingresso era misteriosamente priva di scritta.

    Ma proprio in quella sera di novembre accadde qualcosa di speciale e da quel giorno, sulla vecchia targhetta un po’ ammaccata dal passare del tempo, apparve la scritta: Parco della Vita.

    Pioveva moderatamente ormai da qualche ora, nel parco quindi non c’era nessuno se non gli animaletti che vi abitavano abitualmente.

    Gli scoiattoli si rifugiarono nei tronchi più robusti, i pappagalli verdi trovarono riparo tra i rami degli alberi più fitti e gli animali da terra si nascosero sotto le foglie già cadute sul terreno, cercando di accaparrarsi quelle più grandi.

    Verso mezzanotte le nuvole cominciarono a farsi meno dense, la pioggia diminuì e le ultime gocce caddero dal cielo.

    Echeggiava un profondo silenzio nel parco, sembrava che il tempo si fosse fermato. Nessun cinguettio risuonava nell’aria e i classici suoni emessi dagli alberi dopo ore di pioggia non si avvertivano.

    Quel penetrante silenzio venne però improvvisamente smorzato da quattro gocce, adagiate sulla foglia del nocciolo più alto, ognuna molto diversa dall’altra.

    «Uhuuu! Che spasso!» urlò goccia Burlona, «Adoro gli scivoli d’acqua!» proseguì euforica.

    «Che spasso?» chiese affannosamente una piccola goccia impaurita, «È stato orribile! Cadere a quella velocità e non sapere dove atterrare… sono quasi morta di paura!»

    «Ma quale paura! È un gioco divertentissimo! Saltare, scivolare, provare nuove sensazioni ed essere sempre pronte per nuove avventure è vitale cara mia! Non importa cosa ci aspetta giù, è il viaggio che conta! Infatti ora, mi lancio di nuovo… ciaoooooo» ribatté con esaltazione goccia Burlona, lanciandosi dalla foglia del nocciolo verso l’ignoto.

    Brividi di panico si fecero spazio tra le molecole di goccia Impaurita che, alla vista di quel lancio, urlò all’oscurità «Oh cavolo! Oh cavolo! Stai bene? Dove sei? Burlona mi senti? Ma perché si è buttata così… è pericoloso!»

    Poi, voltandosi velocemente verso le altre gocce presenti chiese «Perché voi non avete fatto niente per fermarla?»

    «Fermarla?» ripetè goccia Cattiva, «Io non devo fermare proprio nessuno. Ognuno fa ciò che vuole e io non ho certo alcuna intenzione di perdere tempo a parlare con una povera goccia esaltata o con una novellina impaurita come te.»

    Goccia Impaurita la guardò sbigottita, non sapeva come rispondere a tanta noncuranza e maleducazione immotivata. Così si rivolse a goccia Saggia con la speranza di ottenere una risposta migliore e le chiese «Perché Burlona si è lanciata nel vuoto senza pensare minimamente a cosa sarebbe potuto accadere? Magari si è fatta male e non può chiedere aiuto… è già stato abbastanza terrificante essere stati buttati giù da Nuvola in quel modo!»

    Saggia la guardò con comprensione e rispose «Oh goccia cara, Burlona si è lanciata nel vuoto perché non ha paura di quello che troverà alla fine del salto! È una molecola piena di vita, di speranza, le piacciono le sfide e non ha timore di come potrebbero andare le cose. Vuole godersi il viaggio e lo fa a modo suo, con il sorriso, tanta positività e un pizzico di follia!»

    Goccia Impaurita rimase in silenzio per qualche minuto a rimuginare sulle parole appena dette da Saggia, poi le domandò «Ma così non rischia di buttarsi a capofitto in situazioni che non è pronta ad affrontare? Non era meglio stare qui tutte assieme ad aspettare? Non so, magari Nuvola ci richiama da lassù e torniamo tra le sue soffici braccia, o forse possiamo stare qui senza fare mai più quegli orrendi scivoli d’acqua! Certo, non sarebbe una vita tanto avventurosa ma almeno potremmo stare al sicuro! No?»

    Saggia percepì molta angoscia nelle parole di Impaurita, capì che era importante non farla sentire sola in quel momento di perdizione, così le scivolò vicina, perché è proprio in situazioni come queste che c’è bisogno di una buona amica.

    Saggia guardò i grandi occhi della giovane goccia e vide la purezza, la paura, l’inesperienza. Le ricordava lei stessa qualche tempo addietro, quando era una neo goccia appena caduta dal cielo. Lei non era nata Saggia, lo era diventata. Sapeva molto bene quello che stava passando Impaurita, perché era esattamente la stessa reazione che aveva avuto ai suoi primi scivoli d’acqua.

    Il suo compito a questo punto, era quello di ascoltare e guidare Impaurita, di rispondere alle sue domande, di donarle utili consigli e di affiancarla in questo suo primo approccio all’incertezza della vita.

    Saggia, pronta ad affrontare una lunga chiacchierata, venne però bruscamente interrotta da Cattiva che, con atteggiamento di superiorità, si intromise e disse «Certo che sei una goccia davvero brontolona e ti si addice proprio il nome Impaurita! Ma cosa sono tutte queste domande senza senso? Mi stai rovinando il soggiorno, te lo dico! Se hai così paura, stai qui e fallo stando zitta, grazie. Oppure scivola altrove ma scendi da questa foglia che neanche lei può più sentirti!»

    Saggia non era per niente stupita da quelle parole, anzi un po’ se lo aspettava conoscendo Cattiva da molto tempo, mentre Impaurita si sentì davvero ferita, non capiva che cosa le avesse fatto per essere trattata in quel modo, così questa volta non stette in silenzio ma fece sentire la sua voce.

    «Perché mi tratti così Cattiva? Perché ti prendi gioco delle mie paure e fragilità? Ti fa stare meglio screditare gli altri? Lo fai così ti senti più forte? Beh sarò anche una goccia brontolona e impaurita come hai detto tu, ma di certo non mi metterò a insultare gli altri per innalzare me stessa. Non mi abbasserò mai a tanta cattiveria!»

    Sentendo quelle parole a Cattiva si aggrovigliarono tutte le molecole dalla rabbia, la sua ira era talmente forte che mentre era intenta a risponderle, dalla sua testina annacquata iniziarono a uscire nuvole di vapore.

    Così, furibonda esclamò «Ma come osi parlarmi in questo modo, stupida goccia insolente! Tu non sai proprio nulla di me e non ti permettere mai più di rivolgerti così!»

    Su tutte le furie Cattiva le rivolse un’occhiataccia e si diresse all’estremità opposta della foglia a sbollire in solitudine.

    Saggia era davvero fiera di Impaurita e così le diede il primo vero insegnamento di quella fredda serata autunnale.

    «Brava Impaurita, non farti mettere i piedi in goccia mai da nessuno! Gli altri non hanno diritto di dirti cosa devi fare o cosa non devi fare, chi devi essere o chi non devi essere… sii sempre te stessa! Accogli le tue fragilità con amore, fanno parte di te e ti rendono quella che sei. Se hai paura, urlalo a gran voce che solo affrontandola potrai iniziare a superarla.»

    Impaurita ascoltò la sua saggia amica con molta attenzione, era felice delle parole che le erano appena state dette ma era ancora così preoccupata di essere lì, su una foglia sospesa nell’oscurità.

    La situazione si stava facendo davvero pesante per la giovane goccia, sapeva che prima o poi sarebbe rimasta lì, sola. Le altre sarebbero scivolate via, e lei, che fine avrebbe fatto?

    Questi pensieri non le davano pace.

    «Ho paura.» disse con rassegnazione a Saggia, la quale prontamente rispose «E fai bene!» lasciandola a bocca aperta.

    «Goccia cara, devi sapere che la paura non è un’emozione così negativa. Avere paura è una reazione naturale ed è una difesa che la tua molecola crea, in risposta ad una possibile situazione di pericolo. A volte il pericolo è reale, altre volte

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