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«Voi siete corpo di Cristo»: L’unità nella varietà dei ministeri liturgici
«Voi siete corpo di Cristo»: L’unità nella varietà dei ministeri liturgici
«Voi siete corpo di Cristo»: L’unità nella varietà dei ministeri liturgici
E-book126 pagine1 ora

«Voi siete corpo di Cristo»: L’unità nella varietà dei ministeri liturgici

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Info su questo ebook

In nove agili capitoli, gli autori presentano la verità e la bellezza del celebrare cristiano nella varietà e ricchezza dei diversi ministeri: il popolo di Dio, chi presiede, il diacono, il lettore, l’accolito, l’animatore del canto e della musica, il sacrista, il commentatore, l’ostiario. Un contributo prezioso alla «partecipazione di tutti i battezzati, ciascuno con la sua specifica vocazione» (Desiderio desideravi, 61).
LinguaItaliano
Data di uscita28 apr 2023
ISBN9788831278850
«Voi siete corpo di Cristo»: L’unità nella varietà dei ministeri liturgici
Autore

Loris Della Pietra

Presbitero dell’arcidiocesi di Udine, direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano di Udine, docente di Liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” in Padova, presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Gorizia-Trieste-Udine e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Udine.

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    Anteprima del libro

    «Voi siete corpo di Cristo» - Loris Della Pietra

    Introduzione

    La presente pubblicazione, che raccoglie i contributi apparsi sulla rivista Il Cenacolo nell’anno 2022, intende rispondere al dettato dell’Ordinamento Generale del Messale Romano, che recita: «I fedeli non rifiutino di servire con gioia il popolo di Dio, ogni volta che sono pregati di prestare qualche ministero o compito particolare nella celebrazione».¹

    È chiaro che tale rifiuto viene superato se si conosce con chiarezza il ministero/compito a cui ci si sente chiamati. Per questo si sono presi in esame, in maniera analitica, i principali ministeri liturgici presenti nelle nostre comunità, connessi con la celebrazione eucaristica.

    Il quadro di riferimento è quello dei cosiddetti ministeri laicali, che sarà opportuno avere presente, almeno nelle sue linee interpretative essenziali.

    I ministeri laicali

    Ancor oggi, infatti, vengono conferiti i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato ai seminaristi in cammino verso il Presbiterato. Anche quando uno si candida per il Diaconato permanente deve prima passare attraverso l’istituzione (così si chiama tecnicamente il rito) di questi due ministeri.

    Tale prassi costituisce un retaggio del Concilio di Trento, che aveva sacralizzato la scala degli ordini, per cui da quelli minori (Lettorato – Accolitato – Ostiariato – Esorcistato) si saliva a quelli maggiori (Suddiaconato – Diaconato – Presbiterato – Episcopato).²

    Tale scelta si è protratta fino al Motu proprio Ministeria quaedam, allorché Paolo VI ha abolito il Suddiaconato e ridotto a due gli ordini minori, chiamandoli ministeri (Lettorato e Accolitato) e premettendovi il rito di ammissione al Diaconato o al Presbiterato.³

    In seguito, sempre più ci si è interrogati se l’istituzione di tali ministeri, di fatto poi a prevalente esercizio liturgico, non sia stata e sia una modalità per sminuire il ministero dei laici nella Chiesa, di cui ormai non si parlava quasi più. A questo riguardo la stessa terminologia può risultare alquanto ambigua, perché laici, nel linguaggio socio-politico attuale, è tutto ciò che si contrappone a religioso.

    In verità, stando alla stessa etimologia, laico esprime il senso popolare di una realtà, cioè tutto ciò che non diventa appannaggio di pochi eletti, ma condiviso da tutti. I ministeri laicali sono quelli, quindi, non ordinati (Diaconato – Presbiterato – Episcopato), che spaziano sul variegato campo della pastorale, in maniera sempre più organica.

    In verità, la Chiesa, che va sempre più qualificandosi come comunità missionaria, reclama imperiosamente lo sviluppo di una ministerialità non ordinata, che risponda alle diverse istanze della missione, intesa nella sua essenzialità di comunicazione della fede.

    Del resto è proprio lo sguardo alle origini della Chiesa a presentare l’ambito della ministerialità non ordinata nella risposta ai bisogni nuovi delle comunità, soprattutto in relazione al rapporto Chiesa-mondo, e quindi alla missionarietà. Anche a livello delle piccole comunità parrocchiali è questa l’istanza pastorale oggi più viva, che esige una coscientizzazione e un riconoscimento da parte dei ministri ordinati. Certo, tale avallo andrebbe di pari passo con una funzione più operante, fattiva e che emerge da una realtà di base.

    E, a dire il vero, c’è poi una varietà di ministeri detti pastorali, cioè non attinenti l’ambito strettamente liturgico, di cui l’Episcopato italiano ha richiesto un ulteriore ampliamento, in questi termini: «La missionarietà della parrocchia esige che gli spazi della pastorale si aprano anche a nuove figure ministeriali, riconoscendo compiti di responsabilità a tutte le forme di vita cristiana e a tutti i carismi che lo Spirito suscita. Figure nuove al servizio della parrocchia missionaria stanno nascendo e dovranno diffondersi: nell’ambito catechistico e in quello liturgico, nell’animazione caritativa e nella pastorale familiare, ecc. Non si tratta di fare supplenza ai ministeri ordinati, ma di promuovere la molteplicità dei doni che il Signore offre e la varietà dei servizi di cui la Chiesa ha bisogno. Una comunità con pochi ministeri non può essere attenta a situazioni tanto diverse e complesse. Solo con un laicato corresponsabile, la comunità può diventare effettivamente missionaria».

    Due le condizioni di fondo irrinunciabili, sempre richiamate dal medesimo documento:

    • la Chiesa non ha bisogno di professionisti della pastorale, ma di una vasta area di gratuità nella quale chi svolge un servizio lo accompagna con uno stile di vita evangelico: «La formazione dovrà coprire tutte le dimensioni necessarie per l’esercizio del ministero – spirituali, intellettuali, pastorali –, perché cresca in tutti una vera coscienza ecclesiale»;

    • il ministero implica non una prestazione occasionale, che si dà quando uno ha voglia e tempo, ma, pur nei limiti dell’umano, la risposta libera e decisa a una vera e propria chiamata a espletare un particolare compito sentito come peculiare e necessario. Ciò significa «realizzare gesti di visibile convergenza, all’interno di percorsi costruiti insieme, poiché la Chiesa non è la scelta di singoli ma un dono dall’alto, in una pluralità di carismi e nell’unità della missione. La proposta di una pastorale integrata mette in luce che la parrocchia di oggi e di domani dovrà concepirsi come un tessuto di relazioni stabili».

    Uomini e donne

    Va inoltre osservato che la problematica relativa al ruolo della donna, finora totalmente esclusa dai compiti ministeriali, anche dai due ministeri istituiti tuttora in auge, ha trovato soltanto l’escamotage di chiamare ministro straordinario della comunione, un compito conferito a migliaia di donne, per aggirare l’ostacolo della loro preclusione al ministero vero e proprio dell’Accolitato.

    Per secoli la venerabile tradizione della Chiesa ha considerato quelli che venivano chiamati ordini minori – fra i quali appunto il Lettorato e l’Accolitato – come tappe di un percorso che doveva portare agli ordini maggiori (Suddiaconato, Diaconato, Presbiterato). Essendo il sacramento dell’Ordine riservato ai soli uomini, ciò era fatto valere anche per gli ordini minori.

    Una più chiara distinzione fra le attribuzioni di quelli che oggi sono chiamati ministeri non-ordinati (o laicali) e ministeri ordinati consente di sciogliere la riserva dei primi ai soli uomini. Se rispetto ai ministeri ordinati la Chiesa «non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale»,⁷ per i ministeri non ordinati è possibile, e oggi appare opportuno, superare tale riserva. Questa riserva ha avuto un suo senso in un determinato contesto, ma può essere ripensata in contesti nuovi, avendo però sempre come criterio la fedeltà al mandato di Cristo e la volontà di vivere e di annunciare il Vangelo trasmesso dagli apostoli e affidato alla Chiesa, perché sia religiosamente ascoltato, santamente custodito, fedelmente annunciato.

    Non senza motivo, Paolo VI si riferisce a una tradizione venerabilis, non a una tradizione veneranda, in senso stretto (ossia che deve essere osservata): può essere riconosciuta come valida, e per molto tempo lo è stata; non ha però un carattere vincolante, perché la riserva ai soli uomini non appartiene alla natura propria dei ministeri del Lettore e dell’Accolito.

    Offrire ai laici di entrambi i sessi la possibilità di accedere al ministero dell’Accolitato e del Lettorato, in virtù della loro partecipazione al sacerdozio battesimale, incrementerà il riconoscimento, anche attraverso un atto liturgico (istituzione), del contributo prezioso che da tempo moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della Chiesa.

    Per tali motivi, scrive espressamente papa Francesco, «ho ritenuto opportuno stabilire che possano essere istituti come Lettori o Accoliti non solo uomini ma anche donne, nei quali e nelle quali, attraverso il discernimento dei pastori e dopo una adeguata preparazione, la Chiesa riconosce la ferma volontà di servire fedelmente Dio e il popolo cristiano, come è scritto nel Motu proprio Ministeria quaedam, in forza del sacramento del Battesimo e della Confermazione. La scelta di conferire anche alle donne questi uffici, che comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo, rende più effettiva nella Chiesa la partecipazione di tutti all’opera dell’evangelizzazione. Questo fa anche sì che le donne abbiano un’incidenza reale ed effettiva nell’organizzazione, nelle decisioni più importanti e nella guida delle comunità ma senza smettere di farlo con lo stile proprio della loro impronta femminile. Il sacerdozio battesimale e il servizio alla comunità rappresentano, così, i due pilastri su cui si fonda l’istituzione dei ministeri».

    I ministeri liturgici

    In simile quadro, che si è assodato in questi anni, in rapida sequenza si analizzeranno allora i ministeri propriamente liturgici, oggi testimoniati dalle varie Chiese, a differenti livelli, a cominciare dal popolo di Dio, chiamato a formare «un solo corpo, sia nell’ascoltare la Parola di Dio, sia nel prendere parte alla preghiera e al canto, sia specialmente nella comune offerta del sacrificio e nella comune partecipazione alla mensa del Signore. Questa unità appare molto bene dai gesti e dagli atteggiamenti del corpo, che i fedeli compiono tutti insieme».

    La valenza dell’Eucaristia è qui chiaramente ribadita quale indispensabile elemento per la generazione e il mantenimento tanto della Chiesa in se stessa, quanto della sua unità.

    La Lumen gentium (LG) spazia

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