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Per la vita della città
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E-book149 pagine2 ore

Per la vita della città

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Info su questo ebook

Prefazione di Matteo Maria Zuppi. Introduzione di Fabrizio Mandreoli.
Lezione magistrale sull'Eucarestia e la Città. Rappresenta l'apice della riflessione spirituale e teologica di Dossetti sulla società, l'impegno del cristiano, il valore dell'Eucarestia, il rapporto del fedele con le tre persone della Trinità. Ricca di citazioni e spunti di riflessione.
Prima edizione digitale
LinguaItaliano
EditoreZikkaron
Data di uscita9 gen 2017
ISBN9788899720322
Per la vita della città

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    Anteprima del libro

    Per la vita della città - Dossetti Giuseppe

    riservati

    Prefazione

    + Matteo Maria Zuppi

    La Chiesa di Bologna come la Chiesa universale è chiamata da Papa Francesco ad una conversione missionaria che non lasci le cose come sono e le trasformi nelle strutture, nella mentalità, nella prassi. Si tratta per la Chiesa di ripensarsi a partire non da visioni o proposte ideali, ma dalla concretezza del proprio compito di annuncio del Vangelo a tutti gli uomini. Per farlo dobbiamo andare in periferia, capire la città degli uomini. Diceva Lercaro: «Dobbiamo cercare di collocarci il più all’esterno possibile dello stesso nostro modo di essere attuale, perché solo in una visione dall’esterno che potremo renderci conto delle eventuali grandi mutazioni da introdurre».

    Tale prospettiva si collega a Bologna, nel 2017, con la celebrazione del Congresso eucaristico diocesano, che ritmando di dieci in dieci gli anni della nostra Chiesa si caratterizza per due attenzioni: da un lato ricentrare nell’eucaristia, cioè nella presenza reale e operante del Signore Risorto, tutta la vita della comunità cristiana; dall’altro nel cercare di cogliere i segni dei tempi nella città e nella vita degli uomini che guidano la storia della salvezza. Queste due prospettive non sono giustapposte, ma si rischiarano a vicenda. Il Risorto, realmente presente in mezzo a noi, è il Signore della storia; a lui è stato dato ogni potere e indefettibilmente guida il corso degli eventi verso un fine di bene e salvezza. Lui che continua a offrirsi come cibo e bevanda per nutrirci di sé, non lascia mancare il suo amore e il suo sostegno alla sua sposa amata. E la città degli uomini disegna il quadro concreto entro cui l’azione del Signore agisce e si manifesta. Dobbiamo quindi guardare alla storia degli uomini che vivono nella nostra città con gli occhi della fede e della misericordia. Non possiamo chiudere gli occhi davanti alla città degli uomini, guardarla distrattamente, con fastidio o dalla bolla di sapone credendoci spettatori. Fermarci con il Signore nella sua presenza eucaristica non nutre una fede intimistica, anzi ci aiuta a scoprire quella stessa presenza che ci viene incontro nei suoi fratelli più piccoli, anche essi carne di Cristo. Tale duplice prospettiva implica l’impossibilità di ripiegarci su noi stessi e lamentarci.

    Chi contempla l’amore di Dio che si fa dono di sé contempla la città degli uomini, come Papa Francesco ci chiede nella Evangelii Gaudium. Come bene affermato da don Stefano Ottani, la recente conclusione del Giubileo non significa archiviazione, ma acquisizione definitiva che il volto di Dio è misericordia. Dio è sensibile al dolore dell’uomo, gli si è fatto vicino ed è venuto a salvarlo. Anche la Chiesa è in uscita perché da sempre Dio è uscito da sé per creare, salvare, santificare l’uomo. È questo l’atteggiamento che viene dall’obbedienza al comando del Signore Gesù: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mt 14, 16). Davanti ad una folla affamata, in un luogo deserto, con poche risorse, Il Signore ci dice che abbiamo già tutto quanto serve per sfamare a sazietà, anzi per farne avanzare più di quanto avevamo prima, se mettiamo nelle sue mani il nostro poco. La folla sono la grande maggioranza della nostra gente non praticante, sono i nuovi cittadini di altre religioni, sono gli affamati per la crisi del lavoro, della famiglia e dei valori, sono coloro che vivono una qualche forma di alienazione e che si trovano nelle periferie della vita, la folla a ben vedere siamo tutti noi.

    Gesù eucaristia unisce noi e la folla. Se condividiamo il pane del cielo impariamo con semplicità e leggerezza a condividere quello della terra. Non possiamo guardare con la tiepidezza dell’indifferenza perché dobbiamo svelare la presenza di Dio che è nascosta in essa! Gesù vuole che tutti facciano parte della sua famiglia e mangino lo stesso pane. Lui non rimanda nessuno perché vuole integrare ognuno. Nessuno è escluso dall’incontro con il Vangelo, ad iniziare dai poveri. Solo uscendo da sé la Chiesa troverà le risposte ai propri problemi. Solo misurandosi con le domande che la storia le pone troverà se stessa.

    In tale quadro la rilettura dell’appassionato intervento di don Giuseppe Dossetti del 1987 può aiutare la nostra Chiesa a più livelli. In primo luogo in un analisi attenta alla luce della Scrittura, ma anche alla luce dell’esperienza e della riflessione umana, contemplando la casa comune che è la città con l’intelligenza e la sapienza del Vangelo, entrando nella realtà complessa, pluriforme e articolata della città. In secondo luogo nel comprendere le condizioni spirituali e storiche per cui i cristiani possono dare un contributo costruttivo alla vita della città, senza illusioni e senza difese di un mondo che non c’è più. In terzo luogo - ma è il vero punto di partenza – comunicare l’inesauribile amore di Dio reso quotidianamente e umilmente attingibile nell’eucaristia. Rileggere queste pagine aiuta, come ricordava il cardinale Biffi scrivendo di Dossetti, a discernere i segni dei tempi perché «egli continua a diffondere qualcosa della luce della sua mente e del calore del suo cuore». A più di cinquanta anni dal concilio Vaticano II possiamo rivivere la sobria ebrietas auspicata da Papa Benedetto XVI e comunicare la gioia del Vangelo alla città degli uomini. La densa esperienza di vita cristiana e umana di Dossetti offre un aiuto davvero prezioso al nostro dialogo e alla nostra riflessione sinodale per comprendere come testimoniare il Vangelo – in maniera credibile, rinnovata e disarmata – ai poveri e a tutte le persone della nostra città.

    Introduzione

    Fabrizio Mandreoli

    Per introdurre e per invitare ad una lettura di Per la vita della città – testo che Dossetti preparò per il 1° ottobre 1987 – si possono percorrere alcune tappe: 1) una collocazione del testo nel suo contesto prossimo e remoto; 2) una presentazione sintetica, mostrandone i passaggi e le idee fondamentali in modo da averne una visione d’insieme; 3) una rilettura del testo oggi, trascorsi trent’anni, nei giorni in cui il mondo e – anche – la Chiesa sono nel pieno di un processo di trasformazione epocale.

    Il contesto

    Diversi decenni prima lo stesso Giuseppe Dossetti, ancora laico, tiene una meditazione durante il Congresso eucaristico del 1957 chiedendosi: «La nostra generazione cristiana risente un travaglio profondo: come impostare il rapporto fra il dono del Signore e la storia? Tra il mistero della fede e la realtà che gli uomini vanno costruendo giorno per giorno? Tra la messa e il resto della vita?»¹. Si tratta della domanda fondamentale che i Congressi eucaristici bolognesi hanno cercato di porsi, pur nella diversità dei tempi e delle situazioni storiche. Sono, infatti, iniziative che, da un lato, combinano l’attenzione all’eucaristia, mistero centrale e fontale della vita della Chiesa, con una particolare sottolineatura ai segni della carità e, dall’altro lato, propongono una qualche diagnosi del momento storico. A Bologna tali momenti si radicano – pur subendo la chiara influenza delle idee alla base della nascita dei congressi eucaristici nazionali e internazionali² – nella prassi più antica delle decennali eucaristiche, risalenti al cardinal Paleotti³, e sembrano avere una caratteristica particolare: essere momenti di bilancio della relazione tra la Chiesa, l’annuncio del Vangelo e la città degli uomini.

    In quest’ambito il Congresso del 1987 Per la vita del mondo può essere compreso come un momento periodizzante in cui rintracciare alcune linee di fondo del tipo di impulso – pastorale e teologico – dato dall’episcopato di Giacomo Biffi alla Chiesa di Bologna⁴. Questo Congresso ha i tratti di una presenza ecclesiale piena nel senso liturgico ed ecclesiologico del termine, ma anche nel senso di una Chiesa pienamente percepibile nello spazio pubblico e cittadino⁵, con una concentrazione specifica sui temi della verità, dell’unità e della missione⁶. Durante il Congresso eucaristico – anche sulla scorta del recente Convegno ecclesiale nazionale e delle parole conclusive di Giovanni Paolo II pronunciate a Loreto⁷ – si propone una duplice relazione. Quella di Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, su Perché l’uomo viva⁸ e di Giuseppe Dossetti su Per la vita della città⁹, quest’ultimo discorso è stato conosciuto anche con il titolo Eucarestia e città. I due relatori – descritti come «due eccezionali maestri di fede»¹⁰ – sono chiamati con un esplicito intento riconciliativo. Si tratta di voler far parlare due protagonisti della vita ecclesiale italiana¹¹ nel tentativo di ricomporre alcune questioni del cattolicesimo italiano di allora, questioni che, però, giungono in qualche modo fino ad oggi¹². L’introduzione del Card. Biffi si mostra convinta della bontà dell’imminente discorso di Dossetti come anche della sua scomodità: «Sarà una sera ricca di luce e di grazia […]. Non dobbiamo aver paura delle proposte caratterizzate e scomode, quando sono connotate da una evidente autenticità cristiana. Dobbiamo anzi lasciarcene provocare, chiedendo allo Spirito Santo che ci guidi sempre lui verso la verità totale»¹³. Dossetti propone davvero una proposta caratterizzata e molto articolata attraverso un’analisi biblica e teologica in cui combina una diagnosi sul rapporto tra comunità dei credenti, città e forme del potere umano insieme con una meditazione sull’eucaristia in relazione alla fede trinitaria e alle virtù del credente.

    Dopo aver descritto il contesto prossimo nell’ambito del Congresso a Bologna è utile svolgere alcune brevi considerazioni sul contesto remoto che fa da sfondo alla testimonianza di Dossetti. Il discorso del 1987 non è, infatti, un masso erratico nel percorso del nostro autore sia per quanto riguarda la riflessione sull’eucaristia, sia per quanto riguarda la riflessione sul nesso tra Chiesa e azione politica e sociale. In esso confluisce un duplice, anche se profondamente unitario, discorso: quello spirituale e teologico sull’eucaristia e quello più di diagnosi storica sulla possibilità e le condizioni di un progetto sociale e politico dei cristiani.

    Per quanto concerne l’eucaristia, si tratta di un tema centrale con molteplici aspetti all’interno del pensiero e dell’esperienza del nostro autore. Qui basta ricordare come la sua specifica proposta spirituale si concentri fortemente sul mistero dell’eucaristia che, insieme ad un contatto approfondito con la Scrittura e ad una comprensione acuta del mistero della povertà, diviene sempre più la chiave di lettura sintetica della vita cristiana e della vita della Chiesa. Le radici di tale comprensione sono antiche. Già nel 1955 Dossetti, scrivendo la Piccola regola della nascente famiglia religiosa, affermava:

    il mistero è l’eucaristia del Cristo, nella quale è tutto:

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