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Contro Lutero: Perché non dobbiamo morire protestanti
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Contro Lutero: Perché non dobbiamo morire protestanti
E-book49 pagine39 minuti

Contro Lutero: Perché non dobbiamo morire protestanti

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Info su questo ebook

In questi 500 anni dalla nascita del luteranesimo, molta strada hanno fatto cattolici e luterani sulla via della riconciliazione, soprattutto a partire dall’impulso all’ecumenismo dato dal Concilio. Tuttavia i luterani restano ancora fermi ad alcuni errori di fondo, che bisogna correggere, per togliere del tutto ogni divisione, affinchè questi fratelli siano “pienamente incorporati” alla Chiesa Cattolica.
E diciamo quali sono questi nodi da sciogliere. Si possono ridurre sostanzialmente a tre, secondo un compendio suggerito dallo stesso notissimo modo luterano di riassumere i princìpi di Lutero: tre assiomi fondamentali, tre parole d’ordine, tre motti emblematici, tre direttrici teoretiche, tre linee d’azione: sola Scriptura, sola  fides, sola gratia.
LinguaItaliano
EditoreChorabooks
Data di uscita30 nov 2017
ISBN9789887726081
Contro Lutero: Perché non dobbiamo morire protestanti

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    Anteprima del libro

    Contro Lutero - Giovanni Cavalcoli

    Gratia

    Tre motivi di divisione dei luterani dai cattolici

    La questione luterana oggi

    Il Santo Padre, nei suoi incontri con i luterani, ha più volte ricordato, con fraterna franchezza, il permanere di divisioni tra noi cattolici e loro, nonostante i numerosi passi di avvicinamento reciproco avvenuti in questi ultimi cinquant’anni, come frutto dell’ecumenismo avviato dal Concilio Vaticano II.

    Il Papa ha altresì esortato i teologi di entrambe le parti a proseguire il dialogo e lo sforzo indirizzato a ricomporre le divisioni, estendendo implicitamente tale esortazione ai teologi cattolici, chiamati, secondo il Decreto Unitatis Redintegratio, a liberare i fratelli separati da quelle carenze (n.3) e quegli impedimenti (ibid.), che si oppongono alla piena comunione ecclesiastica, sì che un giorno benedetto, noto a Dio, con l’aiuto dello Spirito Santo, siano pienamente incorporati nella Chiesa cattolica tutti coloro, che già in qualche modo appartengono al popolo di Dio (ibid.).

    Papa Francesco distingue un ecumenismo della carità da un ecumenismo dottrinale. Egli ha scelto per sé, secondo quanto ha esplicitamente dichiarato, il primo tipo di ecumenismo, mentre lascia ai teologi la discussione sui punti dottrinali controversi.

    Ora, è bene notare la differenza tra questi due tipi di ecumenismo. La carità fraterna è certamente un aspetto essenziale dell’ecumenismo. Dev’essere il clima delle discussioni teologiche e l’effetto della comune ricerca e scoperta della verità. Tuttavia, la carità non caratterizza specificamente il clima dell’ecumenismo, perchè essa è una virtù generale, che va praticata in tutte le circostanze.

    Ciò che invece caratterizza l’ecumenismo nella sua specificità è un’istanza di verità. L’ecumenismo, al suo primo passo, è certamente un trovarsi d’accordo su di un insieme di verità di fede già possedute in comune, è un prender coscienza di questo accordo già esistente. Quindi innanzitutto esso richiede una ricerca e verifica dei valori comuni.

    La considerazione specifica di partenza concernente l’attività della Chiesa in campo ecumenico, è la constatazione, che troviamo nel Decreto Unitatis redintegratio, che in passato "comunità non piccole si sono staccate dalla piena comunione con la Chiesa Cattolica" (n.3).

    Il problema, dunque, o l’obbiettivo o la prospettiva che si pone, è che la Chiesa riesca, con l’aiuto di Dio, a richiamare o ad attirare a sè queste comunità, e che esse, congiuntamente, vogliano essere disponibili od orientate in tal senso. Il Decreto infatti parla della prospettiva o speranza di una piena incorporazione (ibid.) di queste comunità nella Chiesa Cattolica.

    Diverso invece è l’aspetto della divisione tra cristiani, cattolici e non-cattolici. Mentre nel primo caso si è data una divisione dalla Chiesa, che possiede la pienezza della verità, e tocca l’abbandono in alcune comunità di alcune verità di fede con la conseguente perdita della piena comunione con la Chiesa, in questo secondo caso abbiamo una divisione reciproca tra cristiani, che tocca la carità, dove ragione e torto possono essere da ambo le parti.

    Una volta che si è chiarito il patrimonio di fede rimasto in comune, il cattolico, su questa base, deve, in modo persuasivo e graduale, fornendo buoni argomenti e prove sicure, con dolcezza e rispetto, con retta coscienza (I Pt 3, 15), con carità, competenza, pazienza e prudenza, saper condurre il luterano alla presa di coscienza di quelle carenze e quegli impedimenti di cui sopra, al fine di rimuoverli. Queste sono le divisioni da togliere, delle quali parla il Santo Padre. L’errore separa, la

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