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Scrivere un romanzo - Appunti e spunti
Scrivere un romanzo - Appunti e spunti
Scrivere un romanzo - Appunti e spunti
E-book391 pagine4 ore

Scrivere un romanzo - Appunti e spunti

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Info su questo ebook

Vuoi scrivere un romanzo ma non sai da dove iniziare?

Questo scritto ti darà indicazioni utili per imbastire una trama, creare dei personaggi, catturare il lettore, revisionare e formattare la tua storia.
"Scrivere un romanzo – Appunti e spunti" nasce da una raccolta di articoli scritti sul blog Anima di carta, riguardanti la scrittura creativa. Come tale, non ha la pretesa di costituire un manuale vero e proprio, ma intende fornire soprattutto strumenti pratici e teorici affinché chi desidera scrivere un romanzo possa trovare un suo personale metodo di lavoro.

LinguaItaliano
Data di uscita14 ott 2020
ISBN9781393019534
Scrivere un romanzo - Appunti e spunti
Autore

Maria Teresa Steri

Maria Teresa Steri è nata nel 1969 e cresciuta a Gaeta. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia si è trasferita a Roma, dove vive attualmente con il marito. Ha collaborato come giornalista pubblicista nella redazione di quotidiani e riviste. Cura il blog Anima di carta (https://animadicarta.blogspot.com/) dedicato a chi ama scrivere e leggere. Si interessa di scrittura creativa e antroposofia. È un’appassionata di Alfred Hitchcock. I suoi autori di narrativa preferiti sono Ruth Rendell e Joyce Carol Oates. Nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo, “I Custodi del Destino” (fuori catalogo). Nel 2015 è uscito “Bagliori nel buio”, un noir sovrannaturale, nel 2017 il thriller esoterico “Come un dio immortale”; nel 2019 la seconda edizione del primo romanzo, interamente riveduto, con il titolo “Tra l'ombra e l'anima”; nel 2020 ha pubblicato “Sarà il nostro segreto”, nel 2021 “Non fidarti della notte” e nel 2022 “Dal passato all’improvviso”, tutti thriller psicologici.

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    Anteprima del libro

    Scrivere un romanzo - Appunti e spunti - Maria Teresa Steri

    Scrivere un romanzo: appunti e spunti

    Maria Teresa Steri

    Copyright © 2020 Maria Teresa Steri

    Tutti i diritti riservati

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o archiviata in un sistema di recupero né trasmessa in qualsivoglia forma o mediante qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, tramite fotocopie o registrazioni o in altro modo, senza l'autorizzazione scritta esplicita dell'editore.

    Autore della copertina: Maria Teresa Steri

    Alcune precisazioni

    Questo scritto non intende essere né una guida né un manuale. Si tratta semplicemente di una raccolta di post scritti sul mio blog Anima di carta (http://animadicarta.blogspot.it/), riguardanti la scrittura. Sono soprattutto di riflessioni senza pretesa di completezza, accompagnate da suggerimenti tratti dalla mia esperienza. Per creare questa raccolta ho modificato alcuni articoli, ne ho accorpato altri, cercando di eliminare gli accenni personali e raggruppando gli argomenti il più possibile. Tuttavia, ho lasciato in linea di massima inalterati i concetti, quindi spero mi saranno perdonate alcune ripetizioni e l’approccio più adatto a un blog che non a un e-book.

    Sono del parere che la maggior parte delle persone scriva perché non può farne a meno, perché sente una spinta interiore. Scrivere è bello, è terapeutico, catartico, piacevole, intrigante. Scrivere aiuta a credere in un mondo migliore, a sognare una realtà più giusta, a guardare ciò che ci circonda con occhi diversi. Scrivere è un po’ come chiudere il mondo fuori e vivere per un po’ in uno spazio speciale, magico. Scrivere un romanzo è una avventura che vale la pena sempre di essere vissuta. Per questo mi auguro che le pagine che seguono possano tornare utili in particolare per chi comincia a muovere i primi passi nel mondo della narrativa.

    PARTE I

    La prima stesura

    Dall’idea al romanzo:

    da dove iniziare

    Voglio scrivere un romanzo, da dove comincio?

    Dare una risposta a questa domanda non è affatto facile, soprattutto perché chi ha un’idea in testa e vuole tradurla in un romanzo, non vuole teorie, bensì un modo concreto per iniziare. In ogni caso proverò a parlarne, basandomi sull’esperienza e sugli errori fatti in passato.

    Focalizzare gli elementi principali

    Se volete scrivere un romanzo, si presume che abbiate avuto un’idea. Questa però non basta a dare vita a una storia vera e propria, è solo uno spunto di solito molto vago. Le idee sono come semi, non da tutti nasce una pianta. Perché ciò avvenga è necessario preparare il terreno e le condizioni giuste, e prepararsi a fare tanto lavoro intorno alla piantina. Il mio consiglio è cominciare a porsi una serie di domande. Quando avrete le risposte, mettetele per iscritto.

    Di che parla questo romanzo?

    È abbastanza inutile lanciarsi nella scrittura vera e propria se non abbiamo prima di tutto messo a fuoco l’idea iniziale, per capire se da essa può nascere qualcosa. Fondamentale a questo proposito è renderla meno nebulosa, perché un’idea brillante e geniale ma non definita non porta da nessuna parte. Chiedetevi: di cosa parla la storia, qual è l’argomento del romanzo che voglio scrivere? Provate a circoscriverlo in pochissime parole.

    Normalmente gli scrittori esordienti vanno in crisi di fronte alla domanda: Di che parla il tuo romanzo?. Non è semplice confinare in poche parole una storia. Eppure poterla racchiudere in una breve traccia è molto utile, ci aiuterà a mettere in piedi la trama e in seguito a non perderci per strada.

    Chi vive la storia?

    La scelta del protagonista è fondamentale, da essa dipende tutto. È importante identificare l’attore principale della storia che stiamo per raccontare, prima ancora di aver deciso il resto. Questo specifico personaggio va scelto con attenzione e definito attraverso le sue caratteristiche principali, la sua personalità, e così via.

    Io sono abbastanza contraria alla creazione a tavolino di un personaggio, che finisce per diventare in quel modo una marionetta. Meglio ispirarsi alle persone che conosciamo, che con le loro sfaccettature, le incoerenze e la complessa psicologia risulteranno più realistiche. Ovviamente ispirarsi non vuole dire copiare di sana pianta...

    Quindi, inquadriamo il protagonista e proviamo a tracciarne un profilo.

    Qual è l’obiettivo del protagonista?

    Questo è il punto più importante da definire, perché senza un obiettivo concreto e chiaro la storia farà acqua da tutte le parti. E questo obiettivo deve essere collegato ovviamente con l’argomento della storia, quello che avete scelto all’inizio. Lo scopo del protagonista è un elemento chiave che deve essere manifesto al lettore fin dal primo capitolo, prima lo presenterete, prima chi legge comincerà a partecipare emotivamente alla storia. Va reso esplicito (ma non dichiarato) attraverso azioni, emozioni, dialoghi, confronti, ecc. Quindi dovete averlo ben chiaro anche voi. Rifletteteci a lungo e consideratelo in tutti i suoi aspetti.

    Un obiettivo può essere, per esempio:

    ➢      un problema da risolvere

    ➢      un mistero su cui far luce

    ➢      un desiderio o un sogno da realizzare

    ➢      un bisogno da soddisfare

    ➢      una meta da raggiungere

    ➢      una missione da portare a termine

    ➢      una sfida da vincere

    Cosa accade se il protagonista non raggiunge l’obiettivo?

    Mettete a fuoco questo punto: perché è importante che il protagonista raggiunga il suo scopo? Non è tanto importante l’obiettivo in sé quanto la motivazione che il personaggio dimostra. Che debba trovare un pericoloso assassino o che stiano per sfrattarlo, in ogni caso bisogna chiedersi: se non dovesse farcela, cosa accadrebbe? Quali sarebbero le conseguenze?

    Il lettore deve sapere qual è la posta in gioco, e dovete trovare il modo di dimostrargli con chiarezza di che si tratta. Quando c’è un assassino da prendere, per esempio, gli scrittori di gialli ne dimostrano la ferocia descrivendo cosa ha fatto all’ultima vittima.

    Qual è l’ostacolo principale al raggiungimento dell’obiettivo?

    Anche questo punto va definito a priori, anche se nel corso della storia dovranno presentarsi molte altre complicazioni, altrimenti l’interesse di chi legge verrà meno. Un ostacolo può essere:

    ➢      esterno, cioè un vero e proprio nemico, o qualcosa che intralcia concretamente

    ➢      interno, cioè derivare da un conflitto interiore

    ➢      sia esterno che interno

    Un’altra domanda che potreste farvi è questa: fino a che punto il protagonista è disposto ad arrivare pur di raggiungere il suo obiettivo? La risposta potrebbe offrirvi nuovi spunti per la storia.

    Dove si svolge la storia?

    Ci sono romanzi in cui l’ambientazione è molto importante perché la storia non potrebbe svolgersi altrove, altri in cui fa solo da sfondo. In ogni caso, definire lo scenario è essenziale. Chiedetevi se si tratta di una località immaginaria o realmente esistente. Provate a tratteggiarne alcune caratteristiche e a chiedervi come influisce sulla storia questa ambientazione. In alcuni casi sarà necessario anche documentarsi, fare delle ricerche o persino andare sul posto. Ma per il momento possiamo anche limitarci a individuare il luogo.

    Quando si svolge la storia?

    I fatti accadono al giorno d’oggi? O nel passato, in una precisa epoca storica? O in un’immaginaria epoca futura? Nel secondo caso dobbiamo mettere in conto un lungo lavoro di documentazione (a meno di non essere già esperti di quel periodo). Nell’ultimo caso, invece, dovremo preparare una descrizione accurata del futuro che abbiamo in mente.

    ... e dopo?

    Un’unica idea non basta a sorreggere un intero romanzo, è solo un punto di partenza. Per costruire una storia di ampio respiro avremo bisogno di molti altri elementi e di altre idee che si incastreranno con quella principale e la supporteranno. Per questo se l’idea è debole e non si presta a essere sviluppata, forse è meglio scegliere un racconto come struttura narrativa.

    In ogni caso, creare un vero e proprio intreccio partendo dagli elementi che abbiamo messo a fuoco non è un lavoro rapido né facile. Sarà necessario prendersi altro tempo per rifletterci su e preparare una scaletta con gli eventi più importanti.

    Raccontare è dimostrare

    Ci sono persone che amano molto raccontare, tutto quello che vivono o che passa nella loro mente viene esternato e diventa una storiella, che abbia un senso o no. Queste persone decisamente non sono da prendere a esempio quando vogliamo scrivere una storia, a prescindere dalla forma che scegliamo (racconto, romanzo, opera teatrale, fumetto, ecc.). Perché, se è vero che lo scopo principale del raccontare è quello di intrattenere, è anche vero che l’insieme di fatti che mettiamo uno in fila all’altro deve avere un senso, deve dimostrare qualcosa.

    Poniamo il caso che io decida di raccontarvi di una mia passeggiata sulla spiaggia. Potrei dirvi che sono arrivata all’alba, mi sono seduta su una barca, ho assistito al sorgere del sole, ho guardato i gabbiani che si posavano sulla riva e le barche all’orizzonte, ho incontrato un amico che portava a spasso il cane, poi sono andata con lui a mangiare del pesce arrosto, e così via. Probabilmente a metà della storia qualcuno si è già slogato la mandibola a furia di sbadigli, ma non è questo il punto. Il punto è che questa sequenza di fatti non porta da nessuna parte, non trasmette niente di specifico.

    Potrei raccontarvi altri fatti. Arrivata alla spiaggia, mi sono tolta le scarpe e ho cominciato a camminare a piedi nudi sulla sabbia. La riva era piena di detriti portati dalle mareggiate, che nessuno si era preoccupato di rimuovere. C’era un gruppo di senzatetto accampati in un angolo, da un’altra parte un paio di loschi individui a bere birra, che si divertivano a gettare nel mare le bottiglie. Mi guardavano in modo strano, sono venuti verso di me, così ho cominciato a correre, ma il vetro di una bottiglia rotta mi ha ferito un piede e sono caduta... il resto immaginatelo. Magari anche questa sequenza di fatti non è interessante, però comunica qualcosa: la spiaggia può essere un brutto posto da frequentare per una donna sola.

    Se invece mi ripromettessi di evocare qualcosa di romantico, potrei raccontarvi che sulla spiaggia ho incontrato un tipo che faceva footing, ci siamo messi a chiacchierare, abbiamo scoperto di avere tante cose in comune, il tempo è volato e abbiamo guardato il sole che tramontava tra le onde, con il vento tra i capelli, e così via. Anche in questo caso la sequenza di fatti raccontati (per quanto banale) sarebbe stata coerente con quello che mi riproponevo di comunicare.

    Cosa voglio dimostrare?

    Tutte le storie dovrebbero puntare a trasmettere qualcosa di preciso. La sequenza di fatti che raccontiamo non è fine a se stessa, ma finalizzata a dimostrare una specifica tesi. Nel mio secondo esempio, oltre a dimostrare che la spiaggia può essere un brutto posto, era anche insito un concetto più generale, e cioè che le persone non sono tutte brave persone.

    Una qualsiasi storia, infatti, riflette una particolare visione della realtà. La prima storia non riflette nulla di particolare, forse solo che mi piace andare sulla spiaggia. La seconda rispecchia un modo cinico di vedere il mondo. Nella terza, invece, mi metto gli occhiali rosa e racconto tutto di conseguenza.

    Purtroppo, rispondere alla domanda cosa voglio dimostrare con questo romanzo, non è affatto facile come sembra. Anzi, difficilmente quando iniziamo a scrivere ce la poniamo. Spesso arriviamo fino all’ultimo capitolo senza sentire quest’esigenza. Qualche volta non ne abbiamo neppure bisogno, perché in modo conscio o inconscio sappiamo bene che tipo di messaggio stiamo trasmettendo e riusciamo a farlo nel migliore dei modi. Altre volte, invece, arriviamo alla conclusione senza aver mai centrato quello che ci eravamo riproposti. Forse avevamo persino una tesi che volevamo dimostrare, ma non abbiamo trovato il modo di farlo.

    Coerenza

    Affinché il messaggio arrivi, deve esistere una concordanza negli elementi che inseriamo nelle storie, altrimenti la dimostrazione viene a cadere. E questo è ancora più valido per il finale, che deve essere in totale armonia con il resto e deve in qualche modo convalidare la dimostrazione.

    Per esempio, se terminassi la mia storiella numero tre (quella romantica) con il misterioso corridore che tira fuori un coltello svelando di essere un serial killer, verrebbe a cadere il messaggio la spiaggia è un posto romantico. Lo stesso si potrebbe dire per la storiella due, se a un certo punto atterrasse un disco alieno sulla sabbia e venissi catturata nella navicella. Come minimo i lettori si chiederebbero che diavolo sto dicendo. Ovviamente, questi sono esempi estremi, perché si può rovinare tutto con molto meno.

    La conclusione di una storia cambia completamente la percezione della storia stessa e dimostra cose diverse. Forse non esiste il finale perfetto, ma di certo bisogna stare attenti a cosa vogliamo trasmettere. Per esempio, se la storiella due terminasse con l’arrivo di un salvatore che si mette a tirare pugni e calci agli aggressori, mitigherei molto la visione negativa della realtà, con il sottinteso che non tutto il male viene per nuocere.

    Concretezza

    La dimostrazione è tanto forte quanto più concreto è ciò che mostriamo. Se nella seconda storiella avessi solo parlato di bottiglie rotte e del degrado sulla spiaggia, l’impressione sarebbe stata più morbida. Sicuramente raccontare un’aggressione ha un impatto diverso. Questo non vuol dire che bisogna essere sempre crudi, ma tener conto che un’idea astratta ha meno valore di un’immagine concreta.

    Credibilità

    La forza della dimostrazione è anche nella sua credibilità. Se sto scrivendo una storia di zombie, parto dal presupposto che essi esistano, ma il mio raccontare deve puntare a convincere chi legge. Dunque, devo offrire dimostrazioni servendomi di scene ed elementi che inducano il lettore a credere che sia proprio così: i zombie esistono! Beh, per lo meno per il tempo della lettura...

    Raccontare con una tesi in testa

    La tesi che è alla base della storia viene di solito definita nella scrittura creativa  premise o premessa. Un concetto difficile da afferrare e che di solito viene totalmente ignorato da chi scrive. Ricordo di aver letto diversi manuali che ne parlavano e di averne sempre ricavato un’impressione di grande astrattezza, come se si trattasse di una qualche teoria che non mi riguardasse affatto. Una cosa vaga adatta alla letteratura impegnata. E invece non è così. Anche una storiella molto poco impegnativa ha una sua premise, che ce ne rendiamo conto o no.

    Avere chiaro in mente qual è il senso del nostro raccontare può:

    ➢Aiutarci a focalizzare quali elementi inserire e quali ignorare

    ➢Impostare le scene in modo che abbiano un maggiore valore dimostrativo

    ➢Non scivolare nell’incoerenza

    ➢Sapere dove vogliamo andare a parare e scegliere un finale adatto

    Scrivere un romanzo, prove generali

    Per scrivere bene non bisogna avere fretta, prendetevi tempo per esercitarvi. All’inizio è normale essere confusi sulla storia che si vuole scrivere, avere una vaga idea di quello che si vuole mettere su carta, essere presi da una smania di dire, senza sapere da dove cominciare. È una fase normale. Quello che è utilissimo all’inizio è scrivere tanto, come per fare delle prove generali. Non bisogna mai credere che quello che si scrive vada perso.

    La seconda cosa importante da sapere è che la vostra scrittura deve evolversi, deve affinarsi e diventare più accurata. Un tempo producevo molto di più e scrivevo di getto. Oggi quello che approda sul computer ha prima vissuto a lungo nella mia testa, quasi in una forma di gestazione. I personaggi, le vicende, l’intreccio prendono forma prima nella mia mente e solo dopo finiscono nero su bianco. Penso molto ai personaggi, a quello che vogliono, a come si sentono, a come reagiscono e agiscono. Li osservo a lungo e solo dopo decido quello che voglio far conoscere di loro a un possibile lettore.

    A volte siamo scrittori compulsivi perché abbiamo solo bisogno di sfogarci e usiamo la scrittura come una terapia. Ma poi quello che scriviamo avrà un valore? Scegliete con cura le parole, quelle giuste, se volete che qualcuno legga e apprezzi ciò che volete comunicare.

    Inoltre, tutto quello che scriviamo ha un suo modo di entrare dentro di noi e di restarci incollato. Quello che creiamo ha un suo peso. In questo i poeti sono molto più lungimiranti degli scrittori di storie: danno un valore molto più grande e alto alle parole. Hanno (forse) più rispetto di ciò che evoca la parola scritta, ne fanno un uso più cauto. Dobbiamo imparare a fare lo stesso.

    Infine, a chi scopre la vocazione della scrittura vorrei dire: leggete di più, analizzate quello che leggete, studiate come altri autori hanno catturato l’attenzione del lettore, quali modi hanno usato, analizzate le trame e i personaggi. Ma prestate attenzione a ciò che leggete, perché tutto quello che leggiamo ci entra dentro, proprio come ciò che scriviamo. Se leggiamo spazzatura accoglieremo dentro di noi spazzatura. Se leggiamo cose belle, entrerà la bellezza. E soprattutto, ciò che leggiamo condiziona moltissimo il nostro stile di scrittura. Siamo come spugne, assorbiamo lo stile di quello che leggiamo, ci lasciamo influenzare anche se non vogliamo, in modo per lo più inconscio.

    Organizzare un romanzo

    Organizzare un romanzo? Di fronte alla parola organizzare di sicuro qualcuno rabbrividirà, pensando che un romanzo è soprattutto il frutto di un’ispirazione. In parte la penso anche io così. Un romanzo – soprattutto il primo romanzo – è il prodotto di un misterioso non-so-che che ci coglie e ci tiene incollati al computer a scrivere senza sosta, è il prodotto di una vera e propria passione. Però la sola ispirazione non basta. Tutto ciò che scriviamo di getto e con impeto, un giorno verrà letto da qualcuno e questo Lettore sarà un perfetto sconosciuto che non avrà pietà per il nostro scritto. A lui interesserà soltanto svagarsi, emozionarsi, lasciarsi travolgere dalla storia. A lui non interesseranno sproloqui noiosi e intimistici, lui vorrà solo arrivare all’ultima pagina e pensare di aver fatto un buon acquisto, vorrà poter pensare di aver letto un bel libro. E per soddisfare questo Lettore l’ispirazione non basta. C’è un momento per scrivere spinti da un’onda irrefrenabile, da un impulso che trascina ogni parola… Ma c’è anche un momento per fermarsi e chiedersi dove si sta andando.

    Il tema

    L’idea iniziale per scrivere una storia nasce sempre spontaneamente, in mille modi diversi. Può saltare fuori mentre state passeggiando, può nascere da un incontro particolare, da un momento di sofferenza, da un’ossessione, da un interesse o da qualsiasi altra cosa. Sono momenti speciali quelli in cui si viene come fulminati da un’idea e sulla spinta di questa idea si possono anche scrivere pagine e pagine. Poi però bisogna fermarsi e domandarsi: di cosa parla questo libro? È bene darsi sempre una risposta semplice a questa domanda. Avere ben chiaro l’argomento, dunque, è fondamentale.

    Raccogliere informazioni

    Anche se è sempre valida la regola che bisogna scrivere di ciò che si conosce, è necessario documentarsi sull’argomento che abbiamo in mente. Bisogna diventare padroni della materia tanto da poter dire la nostra. Inoltre, conoscere curiosità e dettagli sarà di grande aiuto per arricchire il nostro romanzo, per dare la sensazione al lettore di essere davvero lì dove si svolgono i fatti. Dove documentarsi? Internet è a disposizione di tutti gli scrittori: non è una cosa meravigliosa?

    Scaletta degli avvenimenti

    Ovviamente una storia non nasce mai a tavolino. Tuttavia, avere una timeline, una cronologia dei fatti, aiuta moltissimo, soprattutto aiuta a non perdere mai il filo. All’inizio questa scaletta sarà costituita soltanto di due tappe: il punto di partenza, cioè l’inizio della storia, e il punto di arrivo, ovvero come va a finire. In pratica esiste una situazione iniziale e da lì si parte come per un viaggio. È anche importante conoscere la meta, ovvero è necessario chiedersi come va a finire la storia?. Col progredire degli eventi la scaletta si arricchirà e verrà modificata in continuazione. E ci terrà ben saldi sulla strada verso la meta.

    Schede dei personaggi

    Abbiamo presentato un personaggio nel primo capitolo e poi ce lo siamo completamente dimenticato? Male, questo è davvero fastidioso per il lettore. Per non far sparire improvvisamente qualcuno, è utile avere un elenco di tutti i personaggi e del ruolo che hanno nella storia. Inoltre, chi non ha una buona memoria (e chi ha creato molti personaggi) troverà utile consultare queste schede per il carattere, l’aspetto, ecc.

    Suscitare domande

    Man mano che un romanzo procede, il lettore comincerà a farsi delle domande. Anzi, ciò che spinge un lettore a voltare pagina è sempre una domanda, che in linea di massima si può riassumere con: Come continua la storia?. Suscitare molte domande è la chiave per essere seguiti con passione! Anche noi che scriviamo dobbiamo porci molte domande e appuntarcele. Nel corso del libro dovremo dare una risposta a tutte queste questioni. La conclusione del romanzo dovrà, inoltre, dare una risposta alla domanda principale della storia. Avere sempre sott’occhio questo promemoria ci sarà utile per accorgerci di elementi che non combaciano o di punti che abbiamo lasciato in sospeso.

    Organizzare la scrittura

    di un romanzo: il mio metodo

    Prima di entrare nel vivo, apro una breve parentesi per dire che secondo me non esiste una ricetta univoca nel campo della scrittura: ognuno deve trovare un suo modo per comporre una storia, magari anche sperimentando diversi metodi. Da parte mia, nel corso degli anni ho messo a punto un mio sistema che finora si è rivelato adatto alle mie esigenze e utile per arrivare in fondo alla scrittura di un romanzo.

    L’incubazione delle idee

    Ritengo molto importante, prima di cominciare concretamente a scrivere, prendersi del tempo per elaborare la storia. In questa fase lascio libera la mente di vagare senza costringerla in specifici pensieri. Si tratta di un periodo più o meno lungo, durante il quale non scrivo nulla, se non sporadici appunti. Se ho una o più idee che vorrei sviluppare, mi immergo in esse e lascio agire l’inconscio, di solito mentre faccio tutt’altro, tipo cose di casa. In pratica, mi pongo in uno stato ricettivo e quando arriva qualche idea, mi limito a rimuginarla. A volte occorre molto tempo affinché venga fuori una storia vera e propria, ma la pazienza premia sempre.

    Metto per iscritto tutto ciò che so

    Arriva un momento in cui il rimuginare le idee non basta più. Ovvero avverto l’impulso di cominciare a buttare giù qualcosa. Di solito mi limito a prendere appunti sparsi sulla storia, i personaggi, l’ambientazione, gli eventi. In pratica, metto per iscritto tutto ciò che so sulla storia, non importa se è tanto o poco. Nel mio ultimo romanzo ho scritto una paginetta in cui raccontavo l’inizio del romanzo. Rileggendola (a romanzo concluso), posso dire che in quella paginetta c’erano solo i primi capitoli, dunque molto poco. Eppure, questa fase è utile per fare da rampa di lancio, anche se non conosco tutti gli eventi del romanzo. Concretamente non è una sinossi, ma solo una traccia di base.

    Comincio a scrivere

    Quando sono abbastanza dentro la storia, grazie alla fase di incubazione e agli appunti, mi viene naturale anche cominciare a scrivere i primi capitoli. Se ho le idee abbastanza chiare sull’inizio della storia, questa sarà una fase emozionante e anche il principio di una sorta di innamoramento per la storia stessa. I primi capitoli gettano le basi della trama, delineano i personaggi, il conflitto, gli obiettivi. Durante la scrittura, quindi, prende forma il romanzo. Tuttavia, per procedere oltre, verso lo sviluppo vero e proprio, spesso devo tornare più volte alle fasi precedenti: in pratica tornare a riflettere.

    Focalizzo il tema

    Di cosa parla il romanzo? Qual è il cuore della storia? A questo punto, dovrebbe essere abbastanza chiaro. Se non lo è ancora, per me vale la pena di soffermarmi a elaborare le idee e cercare (questa volta con la ragione) di mettere a fuoco gli elementi chiave. Non va sottovalutato questo passo, perché è importante che la narrazione abbia una coerenza. Chi programma la storia a monte, lo fa prima di mettersi a scrivere, per chi invece procede come me passo passo, ha bisogno di soffermarsi per capire qual è il filo conduttore.

    Raccolgo materiale di documentazione

    Durante la prima stesura, faccio moltissime ricerche. Per esempio sui luoghi in cui si svolge la storia, ma non solo. Ho una cartellina con tutto il materiale di consultazione, anche se poi uso solo una piccola parte delle informazioni raccolte.

    Elenco le scene e la cronologia degli eventi

    Benché non abbia una pianificazione a monte della trama, ho l’abitudine da sempre di tenere un elenco delle scene, che aggiorno passo passo.

    Inoltre, è importante per me tenere traccia della cronologia (al di là di come vengono presentati i fatti nel romanzo), con date e informazioni, in modo da tenere sotto controllo tutta la trama e non incorrere in contraddizioni.

    Domande, domande, domande

    Ciò che mi guida nella scrittura di una storia è soprattutto un elenco di domande che faccio a me stessa e che il lettore potrebbe farsi. Per esempio, nell’ultimo romanzo scritto sono partita da una fuga in piena notte, e ho cominciato a chiedermi: perché Tizio fuggiva? Chi è stato a ucciderlo? E Caio perché non è andato alla polizia? Cose del genere. Dalle domande nascono fuori tutti gli elementi che servono per sviluppare la trama e portarla a conclusione.

    Scrivere un romanzo,

    gli errori di chi inizia

    Scrivere è una di quelle tante cose nella vita che si migliorano con la pratica, però conoscere gli errori più comuni potrebbe aiutare a evitarli e a rendere più efficaci trama e personaggi. Chi comincia a scrivere, in fondo, cade sempre negli stessi meccanismi e finisce col fare gli stessi errori.

    I punti che seguono non pretendono di essere esaustivi, né sono da considerare oro colato, ma sono solo mie riflessioni sull’argomento. In pratica, la mia vuole essere soprattutto una piccola guida per principianti e non.

    Secondo me, errori comuni agli scrittori in erba sono:

    Il tema è vago. Qual è l’argomento della storia? Riuscite a racchiuderlo in una sola parola? Se sì, vuol dire che avete le idee chiare e siete già un passo avanti.

    Dilungarsi troppo sugli antefatti. Cominciare una storia

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