L'Ammucchiata: Cronache da una deriva selvaggia
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Info su questo ebook
C'era una volta una rivista che prendeva molti soldi dallo Stato e ha divorato se stessa perdendosi in un vortice di debiti e di assurdità, nella costernazione di sostenitori e collaboratori che vedevano quella rivista ridursi a paradigma di una piccola grande disillusione collettiva. Questo ebook raccoglie, a beneficio di lettori vecchi e soprattutto nuovi, scritti usciti sui blog di due tra le firme storiche del Mucchio, che hanno scelto di non adeguarsi al mutismo della rassegnazione. Con una postfazione inedita.
Massimo Del Papa
Faccio il giornalista dal 1990. Ho scritto alcuni libri, di preferenza in formato ebook.
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Anteprima del libro
L'Ammucchiata - Massimo Del Papa
L'AMMUCCHIATA
Cronache dalla fine di un giornale
Massimo Del Papa
Non è vero che la rete conserva tutto. O meglio, è vero ma è una verità ingannevole: proprio perché non perde, la rete disperde; non lasciando niente per strada, il reticolo del web si presta, a lungo andare, a diventare il nascondiglio più inaccessibile di ciò che voleva disvelare. Il caos gioca un ruolo decisivo e ambiguo, stratificando i flatus voci, le bugie, le cose vere, quelle senza importanza. La rete non seleziona: accumula e soffoca, stratifica e sotterra, archivia e disperde. Lo fa anche in modo forsennato; un anno su internet è come un secolo, la memoria si sovraccarica e va in cortocircuito di continuo, esplode generando schegge di oblio. Io non volevo che i miei scritti sull'autocannibalismo del Mucchio, giornale cui ho dedicato 13 anni della mia vita, sparissero nell'oblio. Probabilmente ci finiranno comunque, ma potevo fare qualcosa per ritardare il processo. Potevo recuperare gli scritti già usciti a suo tempo sul mio blog, Babysnakes
, e costringerli in un ebook (corredato dalla inappuntabile inchiesta dell'amico Eddy Cilìa). Per chi li aveva letti allora – sono già passati tre anni - e per chi, e questo è quanto particolarmente mi auguro, potrà scoprirli solo oggi. Fuori dal fatto personale, ne vale comunque la pena: si narra una storia minima, tuttavia esemplare per cinismo, approssimazione, perfino stupidità. E disinvoltura gestionale, per cavarcela con un eufemismo. Una storia di cui l'Ordine, se ne esistesse uno serio, avrebbe dovuto occuparsi e non solo l'Ordine: questa è anche una sporca faccenda che si chiude nel segno di una sostanziale impunità: il cupio dissolvi cui i principali responsabili si sono costretti, è altra cosa, ed era inevitabile. Ma gli è andata ancora bene, e solo perché, come spiegherò in coda a questa rassegna, siamo nel Paese che siamo.
MDP
Ben mi sta
Sono rimasto sconcertato nel leggere le cifre che girano in questi giorni nei vari forum e facebook, dopo l'abbandono anche di Guglielmi, relative allo stipendio della dirigenza: buste paga di diecimila euro al mese? Ma come è possibile in un giornale come il Mucchio? Voglio sperare che siano solo voci, schizzi di fango. No, non ci posso e non ci voglio credere. Mi conosci ma non firmarmi per favore
.
Queste, se non sbaglio, sono grossomodo le cifre (lorde) che l'interessato, e solo lui, nel suo libro attribuisce a se stesso e, sempre se non ho letto male, a quella che ne ha preso il posto. Non so se le rispettive compagne percepissero tanto quanto. So però che, sempre per diretta ammissione, alla somma andava poi aggiunto un bel ventaglio di benefit: bollo e assicurazione auto, telefono personale, e non so che cazzo d'altro. Inoltre, nel libro si accenna ad alcune operazioni che non ho mai capito e non tento neanche di capire (già la voce leasing
per me si rivela misteriosamente insondabile). Mi è giunta voce di querele volate per diversi assunti nel libro, ma non ho trovato smentite su questo punto. Per quanto mi riguarda, io mi sono invariabilmente sentito ripetere, per 13 anni filati, che non c'era mai una lira prima, e un euro poi; e che eravamo tutti nella stessa barca
. Preciso che, dopo 13 anni di collaborazione filata, e trattando argomenti complessi, delicati e rischiosi, personalmente percepivo 400 euro al mese per 11 mesi, ovvero escluso agosto; da diversi anni queste spettanze non venivano versate mensilmente o a scadenze regolari, ma corrisposte a 365 giorni, e l'ultimo anno solo per metà; l'altra metà mi fu saldata a marzo. Alcuni mesi dopo il burrascoso avvicendamento al vertice (nel quale sarebbe stata concordata una buonuscita evidentemente adeguata, benché dilazionata nel tempo), dalla neodirettora mi fu chiesto telefonicamente di restare, anzi di tornare (io mi consideravo già fuori), ma a 200 euro al mese. Rifiutai, giudicando inaccettabile una simile proposta; restammo accordati a 400, ma senza garanzia di rimborso per eventuali trasferte (col senno del poi, penso che volessero solo prendere tempo prima di indurmi a lasciare). A fine 2011, ricevetti la proposta di continuare a lavorare, ma a titolo completamente gratuito ed anzi a mie spese. Cogliendo l'intento provocatorio, se non offensivo, non persi neppure tempo a far conoscere la mia decisione, tanto più che un accordo simile sarebbe stato illegittimo. Sempre a fine 2011, veniva ribadita, in base ad email che conservo, la cancellazione della cooperativa, che, viceversa, apprendo essere tuttora in atto (io ne ero uscito contestualmente al ripristino del mio rapporto di collaborazione). Preciso, a questo proposito, la cosa che più di altre mi ha ferito. Per un certo periodo, accettai di fare parte della cooperativa di giornalisti
nella quale il giornale era strutturato. Mi venne chiesto formalmente da Stefani con la seguente motivazione: "Ho bisogno di un certo numero di iscritti all'Ordine per poter tenere in piedi la cooperativa, altrimenti non riceviamo più