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Magia della Luna: Athame n.40 - Rivista di Wicca, Neopaganesimo e Stregoneria
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Athame è la prima rivista storica dedicata nello specifico alla wicca, al neopaganesimo e alla stregoneria. In questa nuovissima veste, completamente rinnovata, si trasforma in una serie di volumi monografici su argomenti specifici di grande interesse.
In questo numero di parla della magia della luna e del suo potere. Una guida completa all'influenza della sua magia in magia e nella vita quotidiana con gli interventi dei maggiori esperti della Wicca e del panorama neopagano ed esoterico nazionale.
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Anteprima del libro
Magia della Luna - Alessandro Azzoni
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Editoriale
di Valentina Minoglio
La Luna da sempre governa, come le maree fisiche, le maree segrete di potere, le correnti energetiche sottili che regolano il nostro percorso magico e spirituale e la vita della nostra psiche. Le acque le obbediscono ed esistono nell’animo umano delle acque che nessuno conosce e che donano visioni.
La Luna scandisce un concetto di Tempo sacro che non è estraneo a nessuna forma di esoterismo. La Luna, oltre all’importanza nel calendario agricolo, determinava la cadenza di alcune festività, come accade ancora oggi con la Pasqua cristiana.
Rispetto al fatto che la Luna sia dispensatrice di visioni, Vivianne Crowley ne La Cabala della Dea, attribuisce alla sfera di Yesod, quella della Luna appunto, il nome la casa del tesoro delle immagini
, Prima di creare qualcosa, ne abbiamo un’immagine che è dentro di noi prima di esistere esternamente.
La notte, e la Luna, sono comunque da sempre simboli di visioni: tutte le trasmutazioni alchemiche della coscienza, i processi spirituali, la magia, avvengono nel manto vellutato della notte e grazie alla luce astrale della luna. L’illuminazione, lo sappiamo ormai, è accendere una luce nel buio: una fiaccola, una torcia, o seguire la luce argentata della luna che parla all’anima.
Nell’esoterismo l’importanza attribuita all’immaginazione è enorme: magia e immaginazione hanno la stessa radice etimologica e l’esoterismo si muove in quello che è chiamato mundus immaginalis. La Luna è la Regina del mundus immaginalis.
Luna piena e magia
Una Luna piena che si muove tra i rami di un bosco: una delle immagini più belle dell’umanità e più potenti, simbolo stesso della magia. E in tutti i tempi e le culture la Luna piena era sinonimo di magia.
È musa ispiratrice, legata all’estasi, all’ebbrezza, agli incantesimi. Simbolo di un mondo dove tutto poteva fluire e mutare. La trasformazione è l’essenza della magia.
C’è un legame simbolico fra la Luna e il processo creativo. La magia è il controllo del sacro, la manipolazione della Luna, e si fonde con il rito religioso, perché si tratta di quella dimensione invisibile e insondabile che porta al cambiamento dove gli strumenti razionali falliscono.
La magia opera attraverso incantesimi spingendo il cuore a credere in visioni impossibili e sotto la sua influenza, a innamorarsene in modo che si possano trasformare in realtà.
Parole magiche vengono pronunciate dalle divinità della Luna. La stregoneria veniva spesso praticata durante la Luna piena. Secondo il modo di pensare magico, la tela lunare della vita può disfarsi mediante incantesimi e si può invocare la Luna per cambiarla.
Il rituale per attirare la Luna viene ancora oggi praticato dalla stregoneria moderna o Wicca: si chiama Drawing dawn the Moon.
Incarico della dea
Ogni qual volta avrete bisogno di qualcosa, una volta al mese e meglio quando la luna è piena, voi vi riunirete in un luogo segreto per adorare lo spirito mio, di me che sono la Regina di tutte le streghe. In quello che è uno dei momenti culminanti di tutta la pratica wiccan, la celebrazione della Luna piena o esbat, la Luna-Dea si rivolge direttamente ai suoi figli segreti e dice che cosa desidera e come ottenerlo, promettendo in cambio soprattutto libertà da tutti gli oppressori e la libertà di essere quello che la propria anima anela essere, una strega o uno stregone, un mago o una maga, una sacerdotessa e un sacerdote alla luce della Luna. Uniamoci alla Luna in un’unione divina, la realizzazione dell’Arte.
Una luce nel buio
Ma la Luna è anche un potente simbolo di soccorso e compassione. A volte riceviamo una chiamata, ma come avviene questa chiamata?
È possibile che a un certo punto della vita ci si ritrovi in una selva oscura… Ma noi sappiamo che c’è sempre la Luna a farci da guida. La Luna è una guida nel buio. Interessante è vedere che significato può avere questo buio. La notte oscura dell’anima, e la guarigione dell’anima.
Spesso nella lingua greca un verbo esprime più significati. Therapèuein significa curare
, guarire
, ma anche onorare gli dèi
.
Quello della cura era considerato in origine e nella sua sostanza un atto sacro. Il senso profondo della cura può essere proprio nel tornare a celebrare in noi e nell’altro quelle presenze divine e ad affidarci a loro quando tutto sembra perduto e non andare in nessuna direzione: affidarsi alla Luna che ci guida dandoci una luce sacra da seguire.
la simbologia dell’astro notturno
di Alessandro Azzoni
La Luna, il secondo astro più importante del cielo, ha costituito una delle maggiori fonti di elaborazione simbolica sin dalla preistoria.
Il fascino della sua luce pallida e l’influenza che essa aveva sulle maree e sul corpo umano l’ha resa fonte di magia per antonomasia. Il variare delle fasi lunari era visto con meraviglia, emblema stesso del mistero del tempo, della vita e della morte.
Bastoni e ossa incise con le fasi lunari risalenti a 20-30.000 anni fa testimoniano come la loro osservazione abbia portato allo sviluppo del calendario: Il ciclo completo della Luna scandiva i dodici mesi, e ad essa era dunque attribuito – come al Sole – il potere sulla vegetazione e sull’alternarsi delle stagioni, così vitale per le prime civiltà nate dalla scoperta dell’agricoltura. Non sfuggiva nemmeno la misteriosa correlazione tra le frasi lunari e il ciclo dell’ovulazione femminile, per cui la Luna doveva avere una influenza sulla fertilità.
La linea del tempo
La cosiddetta Venere di Laussel, risalente al Periodo Gravettiano (25.000 anni fa) è rappresentata come una donna gravida che regge un corno di bue o una cornucopia, che tuttavia ricorda anche una luna crescente, su cui sono incise tredici tacche, che potrebbero indicare il numero delle lunazioni, o dei cicli mestruali della donna durante l’anno – o ancora il numero dei giorni fra la mestruazione e l’ovulazione.¹
Le quattro fasi lunari hanno invece probabilmente determinato la divisione del mese in settimane, e in diverse lingue i termini per indicare il mese e la Luna condividono spesso l’etimologia. Termini come il greco μείς, μήν (mese/luna) o il moderno inglese moon/month derivano da una radice proto-indo-europea *méh1nōt.²
Numerose culture in tutto il mondo hanno impiegato il simbolo della falce di luna crescente per indicare simbolicamente l’astro o le sue fasi.
Presso le civiltà mesopotamiche troviamo i primi esempi di questo glifo posto in relazione con una divinità, il dio lunare Sin Nanna, che compare ad esempio nel sigillo di Ḫašḫamer, risalente al 2100 a.C.. Il sumero Nanna (poi sincretizzato con l’accadico Sin) era considerato uno degli dèi principali del pantheon mesopotamico (e in alcuni casi il capo di essi), cultuato insieme alla paredra Ningal, connesso al bestiame e alla produzione di latte, per l’arcaica correlazione fra le corna dei bovini e la falce lunare.
In quanto personificazione della luna Sin/Nanna era visto come pastore celeste e le stelle come sue greggi, in altri casi lo si rappresentava a cavallo di un toro alato (attributo del padre, il dio dell’aria e dei venti Enlil) – ma era anche una divinità connessa alla magia e agli incantesimi.³
Frequenti dunque le rappresentazioni della luna nell’arte mesopotamica, spesso in posizione centrale, a fianco del sole (simbolo del dio Utu/Shamash) e della stella a otto punte (il pianeta Venere, immagine celeste della dea Inanna/Ishtar).
Nell’Antico Egitto il dio della Luna era invece Khonsu, il cui nome significava viaggiatore
in riferimento al tragitto della Luna nel cielo notturno,⁴ ed era rappresentato con una falce di luna e disco d’argento sul capo, alternativamente in forma di falco, o come un fanciullo mummificato⁵. Dio connesso alla guarigione, alla difesa dai pericoli notturni, al concepimento e alla fertilità del bestiame, Khonsu presiedeva allo scorrere del tempo, come l’altro dio lunare Thoth – nel quale prevarrà però l’aspetto di dio della conoscenza e della scrittura.
Selene la luminosa, la luna per i Greci
Similmente agli antichi pantheon semiti, che abbiamo appena visto, anche nelle ipotesi di ricostruzione di una originaria mitologia comune indo-europea la divinità lunare era maschile (e legata alla radice verbale *méh1. misurare
), e formava una coppia (spesso gemellare) con la divinità femminile del sole.
Da essa deriverebbero divinità come il norreno Máni, che guidava il carro lunare, opposto alla sorella Sól. In Grecia, la divinità lunare era invece femminile: Selene (il cui nome deriva dalla parola σέλας, luminosità
), che secondo alcuni studiosi⁶ era un epiteto, rispetto al nome proprio della luna, Mene, la forma femminile del maschile Men.⁷
Il culto del dio Men, come personificazione maschile della luna persiste invece in Anatolia, presso i Frigi è rappresentato con le corna della falce lunare che protrudono dalle spalle, e secondo Strabone e Proclo presiedeva i mesi lunari.⁸ Lo stoico Crisippo riteneva invece Selene e Men rispettivamente gli aspetti femminili e maschili della stessa divinità.⁹
In epoca imperiale il culto di Men si diffonde anche a Roma, dove viene rappresentato con berretto frigio, spesso accompagnato da leoni o tori. Attributi simili al Mitra romano, sormontato – come vedremo – dai simboli del Sole e della Luna. Nella Historia Augusta si racconta come Caracalla avesse adorato in Anatolia una divinità lunare maschile – probabilmente Men – latinizzata con il nome di Lunus, maschile di Luna.
Men fu in seguito identificato con altri dèi legati ai culti misterici di origine orientale come il frigio Attis e il tracio Sabazius.
Luna dalle corna di bue
Selene era figlia dei titani Iperione e Teia Eurifessa, e sorella del dio del sole Helios e della dea dell’aurora, Eos.
Esiodo ne descrive solo la genealogia, e in tempi arcaici era rappresentata come un semplice profilo femminile su un disco lunare.¹⁰ Una immagine più dettagliata la troviamo negli Inni Omerici (i più antichi risalenti a VII sec a.C.), dove è descritta dalle grandi ali
, col capo immortale che splende di luce, alla guida di un carro trainato da cavalli.
A partire dal V secolo così viene rappresentata, ad esempio sul vaso a figure rosse del Pittore di Brygos.
Tale iconografia la accomuna all’alata Nyx (la Notte), nell’atto di guidare un carro trainato da cavalli attraverso il cielo, e così erano ritratte anche le altre divinità celesti come Helios e Eos.
Nei fregi del Partenone la scena della nascita di Atena era affiancata a sinistra dal carro di Helios, nell’atto di emergere dall’oceano, e a destra dal carro di Selene (o secondo altri Nyx), anch’esso trainato da quattro cavalli, che discendeva nel mare.¹¹
La rappresentazione della dea alla guida di un carro la mette in relazione la divinità induista Chandra (che, come Selene, significa luminoso
), rappresentato come un uomo pallido su un carro con tre ruote trainato a volte da una antilope, a volte da tre o più cavalli bianchi.
Pausania racconta che Selene e Helios affiancavano anche la nascita di Afrodite sulla base della Statua di Zeus a Olimpia, una delle sette meraviglie del mondo antico.¹²
L’attributo delle corna di Selene è successivo, di epoca ellenistica (III-II sec a.C.). Nell’Inno Orfico a lei dedicato viene invocata come Luna dalle corna di bue
recante una torcia
e femminina e mascolina
.
Un altare a Selene (oltre che a Nyx e Helios) si trovava nel santuario di Demetra a Pergamo, testimoniando la sua connessione coi misteri orfici.¹³ L’attributo della torcia potrebbe essere derivare dalla sua identificazione tarda con Ecate, che dal V secolo viene rappresentata come triplice e spesso recante una torcia, chiavi, serpenti o pugnali.
Nella tradizione, a Selene venivano sacrificati buoi (così come a Ecate, Artemide e Apollo), ma anche torte decorate con corna in sostituzione del sacrificio animale, chiamate appunto βοῦς (bue), o ancora torte a forma di luna chiamate σελήναι (lune)¹⁴, mentre le libagioni ad essa erano νηφάλια (senza vino) dunque con acqua, miele, latte o olio.
La magia
Nella cultura greca la luna era legata alla magia d’amore, e Selene era frequentemente invocata per questo motivo, come ci dice Pindaro, come fa anche Fedra nella tragedia perduta dell’Ippolito velato
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