Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il motore del tempo
Il motore del tempo
Il motore del tempo
E-book193 pagine2 ore

Il motore del tempo

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Avete mai notato che quando ci si diverte il tempo sembra volare, mentre quando si fa qualcosa di noioso sembra non passare mai?


Non può essere solo una coincidenza, non credete?


Quando il tredicenne Chase Connors viene espulso per aver accidentalmente fatto esplodere il laboratorio di scienze della scuola (di nuovo), viene mandato in una strana nuova scuola privata gestita da un preside dispotico, dove il tempo sembra scorrere in modo strano! Lì, Chase viene risucchiato in un’avventura rischiosa e strabiliante che sfida il tempo e che cambia tutto ciò che credeva di sapere a proposito di sé stesso.


E degli Inca.


E dei pirati.


E dei gufi.


E del tempo e dello spazio!


“Il motore del tempo” è il secondo libro ambientato a Bisby By The Sea, una città veramente curiosa dove sin troppo spesso accadono strane cose!

LinguaItaliano
Data di uscita2 giu 2023
Il motore del tempo

Correlato a Il motore del tempo

Ebook correlati

Azione e avventura Young Adult per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il motore del tempo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il motore del tempo - G.A. Franks

    PARTE I

    PROLOGO

    «P urtroppo, non mi hai lasciato altra scelta. Sono costretta a espellerti per sempre dalla scuola.»

    Le parole della preside colpirono Chase come una martellata in pieno petto. La sua espressione era molto seria; inoltre, aveva fatto convocare suo padre, che adesso sedeva accanto a lui con un’espressione che preannunciava tempesta. Stavolta, era davvero una cosa seria.

    «Mi dispiace, Chase, davvero.» Harriet Hatchett posò i gomiti appuntiti sull’ampia scrivania di quercia e sospirò. «Purtroppo, non puoi più restare alla Bisby Secondary School. Non posso rischiare di nuovo la mia carriera per salvarti, nonostante i tuoi risultati eccellenti in alcune materie. Molti genitori si lamentano per il modo orrendo in cui hai trattato i loro figli. Alcuni li hanno persino ritirati dalla scuola per colpa tua. Onestamente, la quinta esplosione nel laboratorio di scienze è decisamente troppo. Stavolta, il povero signor White ha perso una grande quantità di capelli ed entrambe le sopracciglia.»

    Chase trattenne il fiato. Non poteva succedere davvero. Si era messo nei guai molte volte, ma di solito bastava che scrivesse un biglietto di scuse e saltasse il pranzo per qualche giorno. Ma essere espulso… per sempre? Non andava bene, affatto. «Ma… ma il signor White è quasi calvo in ogni caso» commentò senza pensarci.

    Suo padre sbatté una mano sulla scrivania e un forte crac riecheggiò nella stanza.

    «Adesso basta, ragazzino!» Chase era allibito, non aveva mai visto suo padre così arrabbiato. «So benissimo che il signor White è calvo solo grazie al tuo ultimo cosiddetto esperimento scientifico non autorizzato. Povero vecchio Neville. Lo conosco da una vita, da prima che diventasse un insegnante. È cambiato molto, sai? Ha smesso di suonare la batteria perché aveva paura del rumore. Immagina la situazione: un batterista che ha paura dei rumori forti! E tutto a causa di mio figlio! Hai idea di quanto la cosa sia imbarazzante per me? Mi hai messo in una situazione impossibile.»

    «L’esplosione non era poi così grande, stavolta!» protestò Chase.

    «Appunto!» sbraitò la signora Hatchett. «La prossima volta potrei ritrovarmi a chiamare i genitori per informarli che i loro figli sono rimasti seriamente feriti perché uno studente ha deciso di provare a creare un misto di nitroglicerina invece della soluzione salina… di nuovo. Immagina le conseguenze!»

    Chase non sapeva cosa rispondere. Il suo cervello non pensava mai alle conseguenze. Era solo curioso di scoprire se potesse fare le cose, non se era il caso di farle.

    A quel punto arrivò la parte peggiore.

    Peggio dell’esplosione.

    O meglio, peggio delle quattro esplosioni precedenti… e della fusione di stavolta.

    Persino peggio del momento in cui il signor White aveva scoperto che non aveva più le sopracciglia.

    Addirittura, peggio dell’imminente espulsione.

    Una lacrima solitaria scivolò sulla guancia di suo padre.

    Non aveva mai visto suo padre piangere, neanche una volta. Dava sempre voce alle proprie emozioni, oppure trovava un altro modo per esprimerle (di solito suonando la chitarra a tutto volume). Ma vederlo piangere era qualcosa di nuovo, che provocò a Chase una sgradevole sensazione di vuoto allo stomaco.

    «Per fortuna» continuò la signora Hatchett, che sembrava essersi leggermente calmata, «sono riuscita a trovare una soluzione alternativa. Recentemente, un nuovo preside ha preso servizio nella scuola secondaria appena fuori città, quella che hanno finito di costruire l’anno scorso, l’Accademia per Innalzare gli Standard dell’Eccezionalità. È uno di quei…» S’interruppe e arricciò il naso, come se avesse sentito un odore sgradevole. «Uno di quei presidi stravaganti e moderni, che pensano di essere chissà chi. Deve avere degli amici altolocati; ecco perché è arrivato direttamente al vertice. Non ha insegnato per un solo giorno nella sua vita, è solo fortunato. Si tratta di una nuova strategia governativa, pensano che chi ha gestito un’azienda possa gestire anche una scuola, sebbene non sia in grado d’insegnare. Li definiscono una nuova razza di super-presidi e hanno organizzato un concorso per trovare il migliore. Se volete conoscere la mia opinione, si tratta di un insulto. In ogni caso, i nuovi alunni devono superare un test d’ingresso, i cui parametri sono terribilmente ristretti e via discorrendo. Evidentemente, all’Accademia per Innalzare gli Standard dell’Eccezionalità vogliono solo la crème de la crème. Sono certa che non abbia nulla a che fare col premio da un milione di sterline…» sbuffò.

    Il padre di Chase aveva un’espressione confusa. «Capisco, ma tutto questo cosa c’entra con Chase?»

    «Beh, per vostra fortuna, Barbara - la signora che si occupa dell’ammissione degli alunni della contea - è una mia conoscente. Mi deve un paio di favori e sono riuscita a convincerla ad aggiungere il nome di Chase alla lista degli iscritti, in via del tutto eccezionale. Consideratelo il mio regalo d’addio per entrambi. Si tratta di un’opportunità molto rara, Chase. Un’ottima occasione per un nuovo inizio, in una scuola per entrare a far parte della quale molti studenti sarebbero disposti a rinunciare al braccio destro. Non sprecarla, ragazzo, non… sprecarla… Chase? Mi stai ascoltando?»

    Chase non stava ascoltando. I suoi occhi erano diventati vitrei. Era distratto da un gufo dall’aria decisamente malmessa appollaiato sul ramo di un albero fuori dalla finestra della presidenza che sembrava lo stesse guardando. «Scusi, ha ragione, grazie, sì» mormorò. «Nuova scuola.»

    1

    LA SCUOLA

    "S cuola nuova, solita gente noiosa."

    Gli occhi di Chase vagavano nell’atrio della nuova scuola mentre il vicepreside parlava senza sosta di qualcosa di noioso. L’atrio era molto più stravagante di quello della sua vecchia scuola, ma era pur sempre un posto molto noioso in cui trovarsi. "Proprio così!" pensò. "Non c’è alcun dubbio. Le scuole sono tutte noiose." Per fortuna, si considerava un esperto di tecniche di sopravvivenza scolastica. Al momento, consistevano nel guardarsi attorno e provare a indovinare chi sarebbe rimasto schiacciato se uno dei lampadari fosse caduto. Andava bene per distrarsi qualche minuto ed era un po’ più interessante che contare i pannelli del soffitto.

    Quando l’assemblea finalmente terminò, Chase fu accompagnato in una stanza dalle pareti beige per un incontro molto scialbo con uno studente più grande, che portava un cartellino che recitava orgogliosamente: "Richard Pritchard, rappresentante degli studenti. Sono qui per aiutare". Chase si rese conto molto presto che in realtà, "Richard Pritchard, rappresentante degli studenti" era noiosissimo e nient’affatto felice di aiutare, visto che blaterava senza sosta sull’importanza dei rappresentanti degli studenti, asserendo che fossero essenziali per la buona gestione quotidiana della scuola.

    «Che cos’è successo al vecchio preside?» chiede Chase alla fine, approfittando di una brevissima pausa tra una regola noiosa su qualcosa e un’altra noiosa regola su qualcos’altro.

    La domanda colse Pritchard di sorpresa. Le sue sopracciglia schizzarono verso l’alto come dei bruchi pelosi che cercavano di sfuggire dal viso più noioso del mondo. «Che cosa? Perché vuoi saperlo? A chi importa cosa gli è successo?»

    «Beh…» Chase assunse l’espressione ‘innocente’ che usava molto spesso. «Questa scuola è nuovissima. Se è così magnifica come dicono, come mai il primo preside se n’è andato così presto?»

    Pritchard gonfiò il petto, chiaramente orgoglioso di poter fornire la sua – terribilmente importante – versione dall’interno. Abbassò la voce e sussurrò con tono nasale: «Ricordi l’incidente dell’estate scorsa?»

    Chase, ovviamente, lo ricordava. Chi avrebbe potuto dimenticarlo? L’estate precedente erano accadute delle cose folli: il vecchio impianto idrico dell’intera città era impazzito e la ruota panoramica sul lungomare si era staccata e aveva distrutto metà della strada principale. Stranamente, tuttavia, gli eventi di quella notte venivano menzionati solo di raro dagli abitanti di Bisby, che avevano la curiosa tendenza a dimenticare in fretta gli eventi insoliti, anche se erano molto comuni nella cittadina.

    Pritchard continuò: «Beh, si dice che il mattino seguente il vecchio preside si sia presentato in sala professori delirando e farneticando a proposito di un mostro nel suo bagno. Subito dopo, ha raccomandato il signor Thorne per il lavoro e ha dato le dimissioni, per nostra fortuna. Il preside Thorne è un leader incredibile e siamo fortunati ad averlo qui. In ogni caso, Connors, è arrivato il momento di assistere alla tua prima lezione: matematica col professor Mould.»

    2

    BEH, NON È GIUSTO!

    Il professor Mould, l’insegnante di matematica, era un omaccione grande e grosso e privo di senso dell’umorismo. Mentre scivolava al suo posto e apriva l’astuccio, Chase non riuscì a evitare di fissare quel carro armato umano che lasciava cadere un nuovissimo libro di matematica sulla cattedra. Aveva il fisico di un culturista, con muscoli scolpiti che tentavano di fuoriuscire dalla scialba camicia che li conteneva. Degli enormi baffi cespugliosi occupavano il labbro superiore dell’insegnante, sporgendo di vari centimetri da entrambi i lati del viso, prima di curvarsi verso il basso. Il risultato era che la sua espressione sembrava perennemente accigliata. La mente di Chase stava già facendo gli straordinari per trovargli un soprannome. Prendere in giro gli insegnanti era uno dei passatempi preferiti degli studenti in qualsiasi scuola e se avesse inveito pesantemente contro l’insegnante di matematica durante l’intervallo si sarebbe di sicuro fatto degli amici. A proposito… Alzò la mano. «Mi scusi, professore, a che ora è l’intervallo?» Il lieve rumore provocato dalle matite che scrivevano attorno a Chase s’interruppe all’improvviso, come se qualcuno avesse premuto un interruttore.

    Mould si fermò col piede a mezz’aria e la sua enorme scarpa restò sospesa sul pavimento per quella che sembrò un’eternità. «Non so come funzionino le cose in quell’istituto scadente che chiamate Bisby Secondary School, signor Connors» ringhiò. «Ma qui all’Accademia per Innalzare gli Standard dell’Eccezionalità gli studenti non parlano se non è stato richiesto.»

    «Ma ho alzato la mano, professore!» protestò Chase.

    «E IO NON L’HO INVITATA A PARLARE! NON BASTA ALZARE LA MANO PER AVERE IL PERMESSO DI PARLARE DURANTE UNA LEZIONE.» Mould abbassò la testa massiccia con un’inconsueta rapidità, finché si ritrovò all’altezza degli occhi di Chase, avvicinandosi talmente tanto che quest’ultimo riuscì a scorgere le minuscole briciole di biscotto digestive intrappolate nei grossi baffi di quella montagna d’uomo. «Ho già capito che Lei è uno di quegli studenti che vanno tenuti d’occhio, signor Connors» sbottò. «Che sia un caso speciale o meno. Non è affatto speciale nella mia aula, ragazzo, niente affatto. Anzi, non trovo nulla di speciale in Lei! Si consideri avvisato. Pansy, prendi nota.» Gesticolò verso una ragazza che aveva un cartellino dorato e un’enorme quantità di capelli rossi, che estrasse un taccuino dalla tasca della giacca e scribacchiò freneticamente qualcosa, mentre sul suo viso appariva un enorme sogghigno.

    Mould si sollevò lentamente e deliberatamente finché tornò a svettare sugli studenti, con le braccia muscolose incrociate davanti al petto. «Quanto alla sua domanda: è ora quando è ora, ragazzo.» Detto ciò, girò sui tacchi, tornò nella parte anteriore dell’aula e si lasciò cadere su una sedia che produsse un timido crac di protesta. «Da pagina 25 a 100, calcoli e algebra, iniziate.»

    Chase espirò lentamente; non si era nemmeno accorto di aver trattenuto il fiato. Non era abituato a temere gli insegnanti, ma doveva ammettere che Crapa Pelata l’aveva spaventato. Non era affatto un buon inizio! Pensò a suo padre e a Max, che erano stati così devastati quando era stato escluso dalla BSS e così elettrizzati di fronte alla seconda possibilità che gli era stata data, permettendogli di iscriversi a questa scuola. Se avesse mandato tutto all’aria la prima settimana, avrebbe spezzato loro il cuore, per non parlare del fatto che sarebbe stato segnato a vita, o peggio. "No!" pensò. Stavolta non li deluderò.

    Poi aprì il libro di matematica e un altro pensiero lo assalì. "Un momento! Da pagina 25 a pagina 100? Significa che dobbiamo svolgere 75 pagine di matematica in un’unica lezione!" La sua mano si stava già alzando per chiedere se avesse sentito bene, ma riuscì a bloccarla con l'altra mano e a rimetterla sotto il banco. "No!" Decise di non infastidire ulteriormente l'insegnante e di provare a concentrarsi per vedere fin dove sarebbe arrivato. Forse le pagine erano tante perché il lavoro era veramente semplice, oppure erano stampate con caratteri grandi o qualcosa del genere.

    Guardò la prima domanda. Non era scritta in grande, e non era affatto semplice! Provò a mantenere la calma, ma il panico iniziò ad assalirlo. Controllò la seconda domanda… quella dopo… e quella dopo ancora… Ognuna era più lunga e più complicata della precedente… e aveva guardato solo le prime cinque pagine. Ce n’erano altre settanta!

    Controllò l'orologio; per fortuna, quella mattina aveva osservato con cura la sua collezione e aveva scelto il suo preferito. Era un orologio dorato di quelli che si usano per le immersioni con delle grosse lancette, un quadrante blu scintillante e un'ampia lunetta che brillava al buio. Si poteva usare fino a cinquanta metri di profondità. Per poterselo permettere, aveva dovuto lavare l'auto di suo padre e quella del suo compagno Max una volta a settimana per tre mesi, ma ne era valsa la pena. In ogni caso, non gli dava fastidio lavare l'auto di Max. Si trattava di un'elegante auto sportiva color argento degli Anni Ottanta, con delle belle portiere a forma di ali di gabbiano che attiravano l'attenzione ovunque andasse, anche se era un po’ lenta! In ogni caso era in netto contrasto con il vecchio macinino arrugginito di suo padre.

    Le lancette luminose dell'orologio indicavano le 10:08. Era un buon segno - nella vecchia scuola l'intervallo era alle 10:30, quindi qui non avrebbe dovuto essere molto più tardi, no? Si guardò rapidamente attorno e si rese conto che tutti

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1