Lo spacciatore di storie
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Anteprima del libro
Lo spacciatore di storie - Tony Di Crisci
PREFAZIONE
Quando nella vita mi capita di dover affrontare determinate situazioni, in modo automatico e senza rifletterci troppo, associo quel momento, quella circostanza o anche semplicemente un gesto, alla musica. Sì, proprio così.
La musica per me è fondamentale. Ogni giorno ascoltiamo qualcosa, quando andiamo al lavoro, quando portiamo i nostri figli a scuola, quando ci dedichiamo alle faccende domestiche e quando siamo felici o siamo tristi.
Quando qualcuno che amavamo ci ha lasciati troppo in fretta.
Spesso associamo la musica a un ricordo che portiamo dentro da sempre.
In questa antologia, l’autore mi ha portato a fare un viaggio speciale: dal primo fino all’ultimo racconto ho immaginato di essere alla guida di un’auto e, attraverso i suoi occhi, sono riuscita a vedere ogni cosa che ha scritto come se guardassi il panorama dal finestrino.
Ho acceso lo stereo, alzato il volume al massimo e sono partita, immaginando scene di una famiglia che cerca speranza, sulle note forti di un brano Rock.
Ho visto un gruppo di ragazzi pronti ad avventurarsi per scoprire se la leggenda del luogo in cui vivono non
fosse, almeno in parte, verità e ho sentito la curiosità crescere in me, attraverso le note di un brano Heavy Metal.
L’autore mi ha mostrato le immagini di un racconto bellissimo, in cui si instaura l'amicizia più sincera e pura tra un bambino e il suo migliore amico, o le disavventure della dolcissima Giorgia attraverso la musica lirica.
Questa raccolta racchiude diversi generi. Magari voi potreste associare altri brani musicali rispetto a quelli che ho associato io, leggendovi altre sfumature, ma vi garantisco che qualsiasi cosa proverete, non sarà mai paragonabile a ciò che ogni racconto potrà lasciare in fondo al vostro cuore.
Le emozioni e le sensazioni che si provano quando si legge qualcosa sono uniche e inimitabili.
Ogni giorno ci ritroviamo a leggere romanzi, o novelle, in cui quello che ci viene raccontato ha un inizio e una fine, mentre in questo libro veniamo catapultati da una storia all’altra e ogni volta ciò che proviamo è differente, come gli stati d’animo dell’autore.
Mi auguro che ognuno di voi possa entrare nella propria auto, alzare il volume dello stereo e accendere le vostre emozioni.
Buon viaggio.
Stella Conte
Autrice
NOTE DELL’AUTORE
Mi chiamo Tony, ma molti mi conoscono con un altro nome. Vivo da tempo ai margini di una società ormai corrotta dalla menzogna. Mi piace osservare il mondo da un’altra prospettiva; non sono contro il sistema, ma nemmeno a favore. Possiedo la chiave per farti evadere da questa prigionia mentale. Proverai delle emozioni così forti che saranno in grado di farti viaggiare attraverso il mondo, il tempo e anche in altre dimensioni.
Quello che ti offro è più forte di qualsiasi altro stupefacente conosciuto. L’effetto può durare qualche ora, a volte giorni. Dipende dalla dose che assumi.
Emicrania, lacrime, sorrisi, disperazione, rancore, felicità e paura sono solo alcuni degli effetti collaterali che potrebbero manifestarsi. Più ne assumi, più ti creerà dipendenza. Per me è già troppo tardi, il mio corpo e la mia mente sono stati contaminati.
Ho viaggiato alla ricerca di terre inesplorate. Non sono riuscito a trovarle nel mondo che conoscevo. Un giorno ho chiuso gli occhi e ho iniziato a vagare nella mia mente: un posto immenso, un ambiente nuovo che vive di luce propria, un mondo meraviglioso fatto di logica ma al contempo di irrazionalità, capace di avvolgerti e trascinarti con sé in un vortice di emozioni forti dal quale sarà difficile uscire. Tutto questo l’ho visto senza usare gli occhi.
Ho vissuto mille vite, diverse esperienze, tante avventure. In testa avevo molte storie che chiedevano di essere scritte e raccontate a gran voce. Mi sono reso conto di quanto è immenso il potere delle parole. Puoi dar vita a personaggi che vivono nel tuo subconscio, pronti a emergere. Puoi trasmettere emozioni e creare ambienti unici mai visti prima. Scrivere è una finestra sulla propria coscienza.
Chi sono veramente?
Mi presento, sono Lo Spacciatore di storie.
LA NOTTE DEI FUOCHI D’ARTIFICIO
"La mia notte brilla di stelle differenti. La mia aria ha l’odore della terra e del sangue primordiale.
Il mio sole non riesce a scaldare il cuore della gente."
Era la prima volta che, dopo tanto tempo, ci ritrovavamo tutti per la cena. L’unico a mancare era mio padre.
David, mio fratello maggiore, era appena tornato a casa dopo due anni di servizio militare all’estero. Era seduto accanto a me sugli enormi e mal ridotti cuscini tappezzati di vari colori, adagiati malamente sul pavimento. Mia sorella Sarah, invece, giocava felice con la sua bambola sul tappeto persiano. Un delizioso profumo di qualcosa di buono arrivava dalla piccola stanza in cui mia madre stava cucinando e mi distraeva dagli aneddoti che mio fratello mi stava raccontando: «Scusa, David, dicevi?»
«Lascia stare, Ismael… non fa niente.» Appoggiò i palmi delle mani sul pavimento, poi si sollevò: «Dai, alzati! Prepariamoci, è quasi pronto.»
Mi alzai da terra con un guizzo felino. Avevo molta fame, lo stomaco produceva strani versi intermittenti. Guardavo fiero mio fratello, mi era mancato. Anche se non gliel’avevo mai detto, ero sicuro che sapesse quanto per me fosse un eroe.
Nel frattempo, mia madre fece il suo ingresso nella sala da pranzo, tenendo stretta nella mano destra la brocca d’acqua che avremmo usato per purificarci le mani: non potevamo sederci a tavola e pregare Jahvè senza aver prima praticato l’abluzione, dovevamo essere degni e presentabili. Recitare il Berakhàh era la parte che preferivo, perché una volta terminata la preghiera potevamo finalmente cenare. Ci sedemmo tutti a tavola.
Afferrai un pezzo di pita e lo posizionai accuratamente ai margini del piatto: «Mi passi l’hummus per favore?» chiesi a David con l’acquolina in bocca.
«Certo, Ismael.»
Mi avvicinò la zuppiera di ceci, poi aggiunse: «Sei stato molto bravo ad aiutare nostra madre con le faccende di casa. Sei diventato un vero uomo. Sono fiero di te!»
Alle ultime parole, David ammiccò, mentre io mi strinsi nelle spalle per l’imbarazzo.
«Sì, grazie. Non avevo scelta, tu non c’eri e qualcuno doveva pur sostituirti.» Risposi passandomi le mani tra i capelli. Subito dopo riempii il piatto di mia sorella, che in segno di gratitudine mi mostrò i suoi dentini. «La zuppa! Mmm… buona» esclamò Sarah tamburellando entrambe le braccia sul tavolo per l’eccitazione, strappando a tutti una risata.
Osservando i nostri piatti, lucidi come appena lavati, mia madre andò dritta in cucina a preparare la seconda portata. Mio fratello approfittò della sua assenza per domandarmi ciò che tanto lo turbava: «Quelli sono venuti ancora?».
«Sì, questo mese tre volte» gli risposi sconfortato.
«Pezzi di merda. Ascolta Ismael, devi resistere! Ora che sono qui con voi, possiamo mettere da parte molti shekel e andarcene finalmente via da questo posto.» David si trattenne dall’alzare la voce, ma batté i pugni sul fragile tavolo di plastica, rischiando di spaccarlo.
Girai il volto verso la cucina, apparentemente per controllare se nostra madre stesse arrivando, ma in verità, era per non incontrare lo sguardo di mio fratello: lo stesso, capace più di ogni altra cosa, di mettermi in soggezione. E nonostante i miei sforzi, alcuni ricordi dolorosi ritornarono inevitabilmente ad affollare la mia mente.
«Queste sono le stesse parole che diceva sempre nostro padre» sussurrai. «Era convinto di riuscirci, ma…» ebbi la forza di guardarlo in faccia e continuai: «guarda cos’è rimasto di lui: solo un ricordo sbiadito e una vecchia fotografia.»
«Ehi, Ismael» mi interruppe David afferrandomi il braccio. «Io e te dobbiamo farlo per nostra madre e per nostra sorella, lo capisci?» disse indicando Sarah