Empatia. Al cuore della Comunicazione nonviolenta: Il potere e la gioia dell'accoglienza
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Info su questo ebook
Jean-Philippe Faure e Céline Girardet ci invitano a una vera e propria rivoluzione concettuale: praticare l’empatia nella vita di tutti i giorni per migliorare la nostra esistenza e quella di coloro che sono intorno a noi. Attraverso testimonianze, esempi pratici ed esercizi, il libro ci aiuta a comprendere meglio che cos’è l’empatia, come impiegarla nel quotidiano e come metterla al servizio di una comunicazione autentica. Un testo rivolto a tutti perché l’ascolto consapevole che è al cuore della Comunicazione nonviolenta è un ingrediente prezioso per portare pace e felicità nella vita di tutti noi.
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Recensioni su Empatia. Al cuore della Comunicazione nonviolenta
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Anteprima del libro
Empatia. Al cuore della Comunicazione nonviolenta - Jean Philippe Faure
Ringraziamenti
Desideriamo esprimere una riconoscenza particolare a chi ci ha concesso di usare le proprie esperienze personali per fornire gli esempi pubblicati in questo libro. Abbiamo apprezzato che abbiano accettato il rischio di confidarsi perché potessimo avere del materiale concreto e tratto dalla vita reale.
Proviamo una profonda gratitudine nei confronti di chi ha offerto il proprio sostegno per rendere più comprensibile il nostro manoscritto: Laurence Bruschweiler, Charlotte Duprez Mourman, Fabienne Rauch, Frédérique Rebetez, Fabrice Delay, François Meylan e Laurent Neury.
Un ringraziamento particolare va al nostro revisore Henri Mercier che, per aiutarci, ha sacrificato molte ore di sonno, suggerendoci le parole che avevamo nella testa ma che non riuscivamo a formulare: la sua chiarezza e il suo rigore ci sono stati preziosi.
Infine, un enorme grazie al nostro editore, per il suo impegno nel promuovere la Comunicazione nonviolenta e per la fiducia che ci ha dimostrato.
Prologo
Cari lettori, vorrei presentare l’edizione
italiana di questo libro dicendovi qualcosa sull’accettazione…
C’è l’accettazione incondizionata di tutto ciò che è. Essere come la famosa osteria del poeta Rumi, sempre aperta ai visitatori che la vita manda. Essere nel flusso dell’esistenza, non offrire resistenza, nessun attrito, niente sofferenza indotta perché niente ego. Come Ramana Maharshi quando stava morendo, respirando le ultime battute della sua vita.
Questo è l’Oriente.
C’è anche il bisogno di non accettare, di cambiare la realtà e di attivarsi per trasformarla. Nasce dal senso che non si può semplicemente non fare un cavolo e lasciare che il mondo vada a rotoli!
E questo è l’Occidente!
Questo siamo noi, sono io. Don’t just sit there… do something! Cambia il mondo. Vivi nella speranza, abbi questa fede.
Nella nostra cultura la felicità è un sogno che si può perseguire
e acchiappare, come una preda! Crediamo che dipenda da cose
che stanno lì fuori. Cose come i soldi, la sicurezza o… la crescita spirituale!
Ma torno un attimo all’accettazione empatica che propone la CNV, la Comunicazione nonviolenta di Marshall Rosenberg.
Marshall dice (diceva, è morto nel 2015) che non si tratta di accettare dei concetti statici, come sarebbe per esempio accettare me
o te
o la nostra relazione
. Perché sarebbe voler accettare le cose che mi racconto su di me o su di te o sulla nostra relazione. Si tratta piuttosto di accettare la realtà, e le cose che mi racconto di certo non sono la realtà!
Alla fine per accettare basta semplicemente stare nel presente, starci e prendere atto di ciò che succede, in quel momento, non altrove.
Quando sono nell’istante presente non posso non accettare ciò che si manifesta in questo istante. Se no, nel presente, non ci sono…
Nel presente è semplice accorgermi della vita che c’è in me o in una altra persona in quest’istante.
È più facile perché per riconoscere la vita in me o in quella persona, devo soltanto sentire cosa stiamo provando io e lei e di cosa abbiamo bisogno! Nient’altro.
E questa capacità, di sentire cosa proviamo io e lei e cosa ci manca, io ce l’ho. Tutti gli esseri umani ce l’hanno. Si chiama empatia.
Se cerco invece di relazionarmi con una persona attraverso le storie che mi racconto su di lei, per esempio se penso che sia pigro o che sia geniale, non posso sentire empatia.
È la stessa cosa per l’autoaccettazione. Anche in questo caso empatizzare non vuol dire accettare le storie che mi racconto su di me. Vuol dire riconoscere la vita che c’è in me in questo momento. Avere consapevolezza di come mi sento, cosa provo, cosa mi manca, cosa vorrei, cosa mi renderebbe felice, quale bisogno vorrei soddisfare, quale fame appagare…
in questo preciso momento!
Perché la vita è solo in questo istante.
Concludo dicendovi che tutta queste storie che mi racconto
(che penso) sulle persone, su me stesso, sulle cose, sulla vita, sull’Italia, sulla CNV (!), sul mondo, tutto ciò finisce per costituire un autentico archivio di fascicoli in cui vengono registrate tutte le mie opinioni, valutazioni e giudizi. Ho scoperto che questo mio archivio è
enorme
!
e che mi pesa!
Soprattutto ho capito che mi dà un senso di alienazione totale, nel senso che mi separa dalla vita, perché ho abitato lì per molto tempo e così non ho quasi nuotato nel suo flusso, nel suo continuum.
Ma adesso ci nuoto spesso! La CNV di Marshall Rosenberg mi ha dato il costume per farlo. E di colpo ho deciso di traslocare dal tribunale dove vivevo col mio archivio e andare ad abitare nella Via delle giraffe, sulla sponda del fiume!
Vi abbraccio,
Eduardo Montoya
PS. Se non sapete dov’è la via delle giraffe, leggete Senza punizioni né ricompense. Educare con la Comunicazione Non Violenta di Jean Philippe Faure. Scoprirete che è lì che avreste sempre voluto crescere i vostri figli!
Prefazione
Siamo felici di condividere con voi una scoperta che ha sconvolto la nostra vita: quella del potere dell’accoglienza.
Céline
. La prima volta che ho ricevuto empatia, è stato come se, all’improvviso, mi venisse offerta l’opportunità di essere davvero me stessa. Il formatore mi ha ascoltata descrivere i vari aspetti della mia interiorità, e il semplice fatto che questi venissero riconosciuti è bastato a farmi sentire improvvisamente rappacificata con loro e in preda a un sentimento di unità che mi dava grande ispirazione. È stato l’impatto di quel momento speciale a spingermi a scoprire la Comunicazione nonviolenta.
Jean-Philippe
. Non ricordo di aver vissuto una profonda connessione empatica durante la mia infanzia. Mi rattrista pensare a quanto questa mancanza di attenzione mi abbia svantaggiato nel rapportarmi con le altre persone e a tutte le barriere che ho dovuto abbattere per riuscire a esprimere o ricevere tenerezza. Quel che mi rattrista ancora di più, è constatare quanto questo bisogno sia poco riconosciuto nella nostra società occidentale. Vedo con chiarezza, infatti, quanto sia diffusa questa condizione di svantaggio. La mia prima esperienza di dialogo empatico, avvenuta durante uno stage di Comunicazione nonviolenta, è stata sorprendente: ho assistito agli scambi intensamente dolorosi di una coppia scampata al genocidio del Ruanda, i cui partner riuscivano comunque a dedicarsi, a turno, un ascolto di grande qualità. Ciò mi ha riempito di speranza e mi ha fatto intravedere un modo fino ad allora sconosciuto di attraversare la sofferenza.
Condividiamo con voi queste prime esperienze perché con questo libro desideriamo non solo fornirvi una guida pratica, ma soprattutto darvi un’idea di tutte le possibilità offerte dal ricorso all’empatia. Per noi, l’empatia rappresenta innanzitutto un’arte di vivere, l’arte di entrare in contatto con il cuore degli esseri viventi e di sviluppare la loro forza di compassione.
Il concetto di empatia è talmente centrale nel processo di Comunicazione nonviolenta, che qualsiasi formatore in materia avrebbe potuto scrivere quest’opera. In particolare, essa deve molto al contributo di tre formatrici svizzere: Anne Bourrit, Laurence Bruschweiler ed Hélène Domergue-Tappolet. Le loro parole sono diventate patrimonio comune del gruppo dei formatori francofoni e, a dire il vero, temiamo di averle a volte citate senza neanche essercene resi conto. Oltre a esprimere la nostra gratitudine, vorremmo restituire loro quel che gli spetta e che appartiene alle migliori di queste pagine.
Desideriamo inoltre testimoniare la nostra riconoscenza al creatore della Comunicazione nonviolenta, Marshall Rosenberg, che ha elaborato questo processo quasi cinquant’anni fa, e da allora ha percorso instancabilmente il pianeta per trasmetterlo. Siamo colpiti dalla perseveranza e ispirati dall’entusiasmo che lo hanno animato.
Questo libro è stato redatto a quattro mani
, secondo un metodo cooperativo a cui tenevamo molto. Jean-Philippe ha messo per iscritto i concetti e Céline li ha rielaborati per renderli più accessibili. Ciascuno ha apportato le proprie competenze specifiche e ha potuto appoggiarsi all’altro per compensare i propri punti deboli.
Per riflettere la concordanza di opinioni che abbiamo cercato di stabilire all’interno di queste pagine, abbiamo scelto di utilizzare la formula del noi invece che quella dell’io, a rischio di appesantire alcuni passaggi. Siamo tornati alla prima persona singolare quando uno di noi desiderava condividere un’esperienza personale. In compenso abbiamo deciso, per non sovraccaricare il testo, di non segnalare sempre la soggettività delle nostre affermazioni attraverso formule come secondo noi
, in base alla nostra opinione
eccetera. Sarebbe stato di sicuro più coerente assumersi la responsabilità delle nostre idee (argomento del primo capitolo), ma il testo ne sarebbe stato drammaticamente appesantito! Lasciamo libero il lettore di aggiungere le formule appropriate, se ne sente l’esigenza.
Infine, abbiamo cercato di chiarire il più possibile i concetti da noi espressi facendo ricorso a brevi esempi. Siamo ben consapevoli che l’ascolto non possa ridursi a due frasi estrapolate dal contesto, ma le idee da noi presentate mirano essenzialmente a mostrare, a volte in maniera caricaturale, vari riflessi della comunicazione.
Per i lettori che scopriranno per la prima volta la Comunicazione nonviolenta attraverso questo libro, ci teniamo a precisare che esso non pretende di essere esaustivo nell’introdurre questo processo. Il primo capitolo è dedicato a una sintesi delle nozioni di base e, per maggiori chiarimenti, vi invitiamo a fare riferimento alle due opere introduttive già pubblicate in italiano: Le parole sono finestre (oppure muri) di Marshall Rosenberg e Smettila di essere gentile, se non sei autentico di Thomas d’Ansembourg.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, ci teniamo a precisare un ultimo concetto: per noi, l’empatia è innanzitutto un apprendimento energetico e vissuto. Non può essere acquisita attraverso la lettura, ma si sviluppa con l’esperienza, e vorremmo che questo libro vi aiutasse ad acquisire fiducia e consapevolezza nel vostro percorso pratico.
Capitolo I - Introduzione alla Comunicazione nonviolenta
Il gioco della vita
In un momento cruciale dell’infanzia,
di fronte a una grande sofferenza e in mancanza di aiuto, la maggior parte degli esseri umani decide di proteggersi facendo un gioco. Spesso i giochi a cui si ricorre sono gli stessi: Chi ha torto e chi ha ragione?
, È giusto o sbagliato?
, La vittima e il carnefice
. In molti casi, queste strategie hanno aiutato le persone a sopravvivere, ma comportano anche vari rischi, il peggiore dei quali è forse l’assuefazione: ci si abitua a farvi ricorso e si interpreta la magia dei rapporti solamente attraverso i loro filtri deformanti.
La Comunicazione nonviolenta (che d’ora in avanti abbrevieremo con la sigla CNV) ci invita ad abbandonare le nostre abituali strategie di difesa e a sviluppare la nostra fiducia intrinseca, per poi lanciarci nell’allegro gioco della vita.
Jean-Philippe
. Ho vissuto il mio periodo di apprendimento della CNV come un cammino di trasformazione che mi ha aiutato a scoprire poco a poco le regole di questo grande gioco e a ritrovare la mia autenticità. Avevo imparato a costruirmi delle maschere, a interpretare un ruolo adatto a ogni situazione, a indossare il costume di alunno, di genitore, di non-violento. Da quando ho conosciuto questo processo, trovo