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Vita: istruzioni per l’uso, con l’aiuto di un click
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Vita: istruzioni per l’uso, con l’aiuto di un click
E-book135 pagine1 ora

Vita: istruzioni per l’uso, con l’aiuto di un click

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Info su questo ebook

Completamente avulso dai luoghi, privato delle interazioni reali e fondato solo sull’immagine, il modo di comunicare ha ormai perso il suo valore essenziale. La comunicazione reale accompagnata dalla gestualità e dal linguaggio corporeo non appartiene quasi più all’era della virtualizzazione, in cui tutto è a portata di click e la velocità è l’essenza del nostro tempo.
In un secondo ci si trova immersi in una dimensione completamente diversa da quella che attualmente si vive, si gestiscono la propria vita e i rapporti sociali attraverso social sempre più tentacolari e insidiosi. Purtroppo non siamo più padroni del nostro tempo e vivere rispettando i ritmi naturali diventa sempre più difficile. Ci si illude che l’apporto dei social possa essere fondamentale per integrarsi e familiarizzare, ma in realtà non è così, spesso è solo un’assurda vetrina in cui si mostrano gli aspetti più vacui in una sorta di gara mediatica.
I più esposti a tali pericoli sono proprio i giovani, che non riescono a non stare costantemente online, e a farne le spese sono i rapporti socio-culturali e l’istruzione: sono in tanti ormai i ragazzi affetti da disturbi dell’attenzione.
Lual Tibermann mette il dito nella piaga dei nostri giorni, puntuale e critica; apre una parentesi molto interessante in Vita: istruzioni per l’uso, con l’aiuto di un click, un testo argomentativo che esprime il dramma dell’età moderna: l’esclusione dell’individuo in una società sempre più online.
LinguaItaliano
Data di uscita31 dic 2022
ISBN9788830675452
Vita: istruzioni per l’uso, con l’aiuto di un click

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    Anteprima del libro

    Vita - Lual Tibermann

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Prefazione dell’Autrice

    Nel mondo della comunicazione, la famiglia si presenta come un’entità complessa che richiede dedizione ed empatia. In un quadro di lealtà e correttezza che dovrebbe rappresentare lo scenario ideale per renderla laboratorio di crescita personale, bisogna impegnarsi a non coltivare odio, ripicche e rivendicazioni che servono solo a consegnare ai figli un futuro dal sapore amaro.

    Coloro che mi hanno evitato, segretamente curiosi e palesemente indifferenti, mi hanno fatto il gran regalo di ignorarmi, così da darmi il tempo di guardare dentro me stessa e di ricominciare ad esistere.

    Anni trascorsi come consorte di un incoerente inconsapevole, mi hanno vista vestire anche altri panni, per cercare di vedere le cose sotto molteplici punti di vista.

    Avventurarsi nei meandri della comunicazione, in uno scenario di progressiva mancanza di partecipazione emotiva, comporta un enorme sforzo di diplomazia; su un terreno di affetto, sensibilità e rispetto per la persona.

    Tutto questo ha dato origine ad un libro che spero sia d’aiuto a tutti quelli che vogliono raccogliere elementi utili, per destreggiarsi tra gli ostacoli che fanno parte delle dinamiche famigliari e che si moltiplicano, con l’accrescersi della consapevolezza.

    Vale la pena di credere, sperare e amare… Perché la famiglia richiede le nostre risorse migliori e custodisce le nuove generazioni, affetti preziosi che ci aiutano a progettare il futuro.

    Realtà: complesso meccanismo

    di interazioni ed emozioni

    La ricchezza e varietà della nostra lingua, così articolata e flessibile da adattarsi ad esprimere ogni sfumatura di pensiero, ci accompagna fin dalla prima infanzia della vita quotidiana. Al momento di mettere pensieri su carta, spesso subentra un blocco mentale, il panico da pagina bianca; blocco che si instaura facilmente quando è necessario esprimere una formula di saluto, augurio, ringraziamento, o le ancora più difficili parole del lutto.

    Nella nostra società, evolutasi attraverso millenni di storia, che ne ha affidato la cultura, vige un codice di convivenza e di espressione, concepito per superare con la ragione gli istinti e con il sapere l’ignoranza. Codice questo che permette di condividere meglio le occasioni di vita, in particolar modo quelle più liete ma, anche in qualche caso quelle tristi.

    Esprimersi con una frase giusta permette di fare una bella figura, suscitare emozioni, commuovere, convincere, distinguersi al fine di essere costantemente all’altezza della situazione.

    L’abitudine a scrivere rapidi messaggini si rivela tanto immediata quanto utile ma, non aiuta ad interrogare la nostra interiorità che rischia di assopirsi, lasciando il posto all’efficienza e alla rapidità. Per prendere una decisione spesso c’è bisogno di una pausa di riflessione. Ecco dunque che pazienza, concentrazione e attesa diventano ingredienti fondamentali per gestire la complessità che si nasconde nei meandri della comunicazione. Il risultato finale, dunque, viene spesso influenzato dalla mole impressionante di informazioni che possiamo avere in poco tempo ma che non riusciamo a gestire, in nome di un tutto e subito che ci sembra il fine ideale ma rischia di lasciare indietro i criteri di accortezza e accuratezza che aiutano a fare la differenza.

    Non si può pretendere di essere unici ma differenti sì. Meditare e avvalersi di classiche formule di comunicazione, consente di abituarsi ad entrare in sintonia con le persone e le situazioni; quindi, riuscire ad orientare con efficacia la comunicazione, senza utilizzare sempre e solo formule standardizzate che non esprimono convinta partecipazione emotiva.

    Imparare a rifiutare l’omologazione è senz’altro un po’ impegnativo ma può dare delle soddisfazioni, soprattutto se si ha il tempo di meditare formule originali per aggirare gli ostacoli, sempre con atteggiamento leale e corretto, non certo con la furbizia degli scansafatiche che inseguono il massimo rendimento con il minimo sforzo.

    Bisogna anche credere o imparare a credere in se stessi

    Spesso è proprio quando tutti ti dicono che non si può fare, il momento che bisogna insistere. Quando si cerca di realizzare qualcosa senza cercare l’approvazione degli altri, ci si avventura su un terreno sconosciuto che richiede coraggio, fermezza e determinazione. In quel momento non bisogna subire la vita ma accettare le sfide che questa ci pone. Spesso tendiamo a sopravvalutare gli altri e questo ci frena, mettendoci di fronte alla paura di non farcela però, dobbiamo anche ricordare che chi fa, rischia anche di sbagliare ma evita di ritrovarsi un rimpianto.

    Ho notato che chi si lamenta molto e critica tanto è poco sensibile e risolve poco. Chi si adopera, spesso si sforza di capire ed è più comprensivo. All’inizio non è stato facile superare il non si può fare degli scettici e di quelli che si nascondono dietro a frasi come questa per continuare in una sorta di immobilismo inconcludente. Sono abituata ad andare controcorrente per cercare di coltivare un mondo interiore di cui spesso la vita ci priva e, quando mi sento proprio persa, mi guardo indietro e verifico i passi avanti fatti, con l’aiuto della dedizione che lo

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