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Dipendo da te, dipende da me
Dipendo da te, dipende da me
Dipendo da te, dipende da me
E-book141 pagine2 ore

Dipendo da te, dipende da me

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Info su questo ebook

Sofia è una giovane donna che intraprende un cammino di consapevolezza e crescita dopo la fine di una storia d’amore, seguiamo il suo percorso terapeutico dopo i giorni dell’abbandono, i suoi dubbi, le paure, la frustrazione e il dolore che la animano, perché “tra il dire e il fare c’è di mezzo il tunnel che va attraversato”. Assistiamo alla sua rinascita, alla sua nuova coscienza di sé.  L’autrice mettendo a disposizione il suo bagaglio professionale e umano ci offre l’occasione per riflettere sulla dipendenza affettiva e sugli effetti che questa ha sulla vita quotidiana.

Simona Mercenaro è nata a Cagliari 48 anni fa. Laureata in psicologia con una tesi sperimentale sul tentato suicidio presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Cagliari. Nel Giugno 2002 ha conseguito il Diploma di Specializzazione presso la Scuola Superiore in Psicologia Clinica (SSPC-IFREP).  Ha lavorato presso lo studio “Il Centro Lucio Bini di Cagliari”. Dal 2014 ha un suo studio nel cuore di Stampace, quartiere storico di Cagliari. Dall’Ottobre 2020 le sue terapie sono accompagnate dalla presenza del suo amato “Freud”, un Cavalier King, la cui partecipazione è determinante nel trattamento di alcuni problemi specifici. Ha avuto una breve esperienza, presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Cagliari, come docente di Psicologia Generale e Psicologia Clinica
LinguaItaliano
Data di uscita30 giu 2021
ISBN9788830643666
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    Anteprima del libro

    Dipendo da te, dipende da me - Simona Mercenaro

    COPERTINA_Mercenaro.jpg

    Simona Mercenaro

    DIPENDO DA TE

    DIPENDE DA ME

    © 2020 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-3851-8

    I edizione giugno 2021

    Finito di stampare nel mese di giugno 2021

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    DIPENDO DA TE

    DIPENDE DA ME

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    A me,

    a te,

    a noi

    PRESENTAZIONE

    La storia di Sofia nasce, da una profonda riflessione sui rapporti di coppia e sul modo di costruire i legami, allo scopo di far conoscere le alternative alla dipendenza affettiva.

    Questo libro è il frutto di diciotto anni di esperienza clinica e del mio desiderio di descrivere non solo la disperazione di chi è stato lasciato (e non sa e non vuole affrontare questa separazione) ma anche il percorso di elaborazione e superamento della perdita.

    La scelta del partner non è mai casuale. Scegliamo colui o colei che soddisfa il nostro copione di vita. Spesso, nella stessa persona, capita di trovare relazioni affettive molto simili tra loro.

    Quando le persone, che hanno chiuso una relazione affettiva, arrivano da me, leggo in loro la drammaticità di quello che stanno vivendo e la speranza di poter alleviare il loro dolore.

    Il vissuto di abbandono è strettamente connesso al tipo di legame di attaccamento ed è anche una delle paure primordiali del bambino.

    In tutti emerge il desiderio di voler evitare il dolore per la perdita, ma ciò non è possibile. È un tunnel che va attraversato.

    Pertanto, il ruolo del terapeuta è quello di accogliere e favorire la consapevolezza che per quella strada dolorosa dovranno passare. Quando un rapporto viene interrotto bisogna in primis valutare se la chiusura è definitiva o momentanea.

    Se è momentanea a volte basta accompagnare la persona durante la separazione e insegnarle ad affrontare l’allontanamento con maggiore capacità adulta. Molte coppie tornano insieme più forti di prima. A volte alla coppia serve il tagliando psicologico per superare la crisi, soprattutto quando i sentimenti e il legame non sono messi in discussione.

    Altre volte il rapporto è finito, vuoi perché uno dei due viene a mancare, vuoi perché uno dei due incontra un’altra persona, vuoi perché uno dei due non si sente più legato al proprio partner. Qualunque sia la motivazione si deve affrontare la perdita.

    Non si è mai pronti ad affrontare un tale dolore. La modalità di affrontare il distacco dipende dallo stile di personalità e dal legame di attaccamento che abbiamo instaurato coi nostri genitori.

    La maggior parte delle persone inizia la psicoterapia con la speranza che quest’ultima possa eliminare la sofferenza. L’accoglienza è la prima tappa fondamentale della terapia assieme all’ascolto attivo (inteso come la capacità del terapeuta di ascoltare con un livello elevato di attenzione e partecipazione) e allo stare col vissuto del paziente.

    È necessario far spostare l’attenzione dall’altro al sé. In questo modo la persona trova nella speranza e nell’investimento su se stessa il conforto che consente di affrontare lo smarrimento iniziale. Sapere di avere qualcuno con cui condividere il dolore permette di iniziare ad accettare l’idea di affrontarlo. Naturalmente tra il dire e il fare c’è di mezzo il tunnel che va attraversato.

    Nel mio ruolo terapeutico aiuto le persone ad avere cura di sé e dei propri vissuti dando importanza a ciò che vogliono e non a ciò che è giusto fare. Il primo passo per un dipendente è sapere cosa fare, sapere di poter fare qualcosa per sé. Tutta la sua attenzione in genere è rivolta ai bisogni dell’altro. Il lavoro terapeutico si focalizza sulla persona che ho davanti e che necessita di attenzione. Lavorare sui propri bisogni consente di definire i confini dell’Io. La persona inizia a darsi i permessi negati fino a quel momento. Inizia a darsi il permesso di piangere fino a che le lacrime non si asciugheranno da sole. Darsi il permesso di ascoltare il proprio dolore dandogli il diritto di cittadinanza consente alla persona di sentirsi, di essere presente a se stessa, di lasciarsi andare senza avere paura.

    Ciò significa affrontare la solitudine, il vissuto di abbandono e la disperazione.

    Si perde la speranza sul ritorno dell’altro e si accende la speranza su se stessi.

    Attraverso la psicoterapia li aiuto a capire il senso di quello che è successo nella loro vita e a trovare modi nuovi per vivere con se stessi e in coppia.

    Il futuro fa molta paura, ecco perché si cerca di far stare la persona nel qui ed ora. Ma ciò che molti tendono a dimenticare è che il futuro è un arcano per tutti.

    Per me è un onore essere scelta come compagna di viaggio. Ho la fortuna di fare ciò che mi piace e di mettere tutto il mio impegno per aiutare chi ha bisogno di me. Tante soddisfazioni ho avuto in questi anni di psicoterapia e tante sono sicura che ne avrò ancora.

    Dall’elaborazione del lutto sono partita nel lontano 2002 con la tesi di specializzazione ed ora approdo con un libro su questo tema. Negli anni ho lavorato spesso su questa tematica e ora voglio dare il mio contributo dando voce ai vissuti delle persone dipendenti. Un elaborato sicuramente non tecnico rivolto, non tanto agli specialisti ma, a tutte quelle persone speciali che non sanno ancora di esserlo.

    La storia di Sofia la dedico a tutti coloro che hanno avuto o avranno me come psicoterapeuta. A tutti i miei colleghi che, come me, si adoperano ogni giorno e ai curiosi che non sono mai entrati in un setting terapeutico.

    Buona lettura a tutti.

    PRIMO CAPITOLO - SOLA

    Decidere di raccontare la mia storia è stata per me una scelta coraggiosa e nuova dato che ho sempre vissuto a l’ombra di qualcuno. In parte ho deciso di farlo per poterla condividere e darle l’importanza che merita. In parte perché sono fiera di me e del mio cammino di consapevolezza, crescita e cambiamento che ha richiesto molto impegno e molta sofferenza. Potrà sembrare banale ma è la mia vita.

    Mi sono trovata mio malgrado a vivere ciò che ho sempre temuto: la solitudine. La vita non fa sconti e mi ha messa davanti un ostacolo che prima o poi avrei dovuto superare.

    Quando si ha una dipendenza emotiva come la mia un membro della coppia sta sul piedistallo mentre l’altro sta sempre in basso a rendergli omaggio. Io ero così e non ne ero consapevole.

    La dipendenza affettiva non è altro che una forma di attaccamento morboso verso un’altra persona. Si vive in funzione dell’altro con la paura continua di poterlo perdere. Ci si sente incapaci di fare qualunque cosa senza di lui. Pur di stare con l’altro si ricorre a una serie di giustificazioni che permettono alla relazione di proseguire. Si attivano una serie di schemi mentali e di convinzioni che permettono di affidarsi completamente all’altro ignorando o svalutando le capacità personali.

    Ciò che si teme di più è la solitudine. Quante volte mi sarò ripetuta non posso vivere senza di lui. Purtroppo questa paura mi

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