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Scritti sulla cultura russa (1910-1960)
Scritti sulla cultura russa (1910-1960)
Scritti sulla cultura russa (1910-1960)
E-book183 pagine2 ore

Scritti sulla cultura russa (1910-1960)

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Info su questo ebook

Il presente volume raccoglie una selezione tra i più importanti scritti, pubblicati su quotidiani e riviste, che Tommaso Fiore ha dedicato alla cultura russa, a partire dal 1910 fino all'inizio degli anni Sessanta.Tali riflessioni si declinarono perfettamente con le principali svolte storiche e culturali che caratterizzarono la sua percezione della Russia zarista e di quella sovietica: la Rivoluzione d’Ottobre, la Seconda Guerra Mondiale, lo stalinismo, il disgelo, il ruolo della Russia in Europa, ma anche il retaggio dei grandi classici (in particolare Tolstoj, Dostoevskij e Cechov), infine la testimonianza degli scrittori contemporanei e la loro diffusione in Italia.La selezione di articoli qui presentata permette di apprezzare, più che in altri testi, lo stile e il metodo di Tommaso Fiore, volti sempre a una ricerca del senso ultimo delle cose e delle contraddizioni presenti nell'anima russa, attraverso il principio dell’accostamento di grandi opposizioni tematiche e la definizione delle frizioni derivanti da tale accostamento.
LinguaItaliano
Data di uscita6 feb 2020
ISBN9788864792354
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    Anteprima del libro

    Scritti sulla cultura russa (1910-1960) - Tommaso Fiore

    Consiglio regionale della Puglia

    LEGGI LA PUGLIA

    Pubblicazione n. 36 della linea editoriale

    Categoria: Personaggi

    Proprietà letteraria riservata

    © Copyright 2020 Consiglio regionale della Puglia

    Per ogni informazione su questa pubblicazione contattare la Sezione Biblioteca e Comunicazione istituzionale, via Gentile 52 – 70126 Bari – tel 080 540 2772 – email sezione.biblioteca@consiglio.puglia.it

    ISBN: 978-88-64792-35-4

    Tommaso Fiore

    Scritti sulla cultura russa

    (1910-1960)

    a cura di

    Marco Caratozzolo

    Stilo Editrice

    Pagine di Russia

    DIRETTORE: Marco Caratozzolo (Univ. di Bari)

    COMITATO SCIENTIFICO INTERNAZIONALE:

    Aleksandr Danilevskij (Tallinna Ülikool, Univ. di Tallinn)

    Oleg Korostelëv (Vicedirettore dell’Istituto di

    Letteratura Mondiale ‘A.M. Gor’kij’ di Mosca)

    Bianca Sulpasso (Univ. di Macerata)

    Ronald Vroon (University of California, Los Angeles)

    In copertina: Il tappeto volante. Scultura allestita a

    Mosca per il Festival della Gioventù, 1957.

    © 2020 STILO EDITRICE

    Viale Salandra, 36 – 70124 Bari

    www.stiloeditrice.it

    Indice

    Prefazione di Mario Loizzo

    Introduzione

    Nota del curatore

    Lo sviluppo del pensiero di Leone Tolstoi (1910)

    Lenin in versi (1946)

    Erenburg (1946)

    Russia (1946)

    Colloqui tra Occidente e Oriente (1947)

    Anche Trotsky approvò Stalin (1948)

    Il pensiero di Dostoiewsky contro la tradizione e le idee correnti (1948)

    Al tramonto Herzen pronunciò il giuramento (1949)

    Michele Bakunin. L’uomo delle barricate (1949)

    Comprendere. A proposito dell’URSS (1949)

    Apertura verso l’Oriente (1949)

    A servizio di Mosca (1950)

    Il conformismo ecco il nemico (1957)

    L’accettazione della vita in Anton Cechov (1957)

    Il cuore antico di Mosca dietro il cemento dei grattacieli (1957)

    Le meraviglie di Mosca (1957)

    L’elegia dell’intellighentsia nel romanzo di Pasternak (1958)

    La strada dei giovani contro la burocrazia (1958)

    Il lirismo sociale e umano di Maiakovski (1959)

    Rileggendo La steppa. Ottimismo di Cechov (1960)

    Nel presentare un nuovo significativo contributo culturale – peraltro di contenuto e interesse letterario internazionale – che arricchisce la linea editoriale del Consiglio regionale e della sua Biblioteca, intendo accostarmi alla figura esemplare di Tommaso Fiore segnalando una delle ragioni di particolare vicinanza del letterato alla nostra Assemblea. Oltre a valorizzare la memoria storica e culturale di questa colonna del movimento intellettuale pugliese, la Regione Puglia ha infatti voluto mantenere nitidi legami con lui. Alcuni riguardano direttamente il Consiglio regionale.

    Altamurano d’origine e barese d’adozione, patrimonio e orgoglio dell’intera comunità pugliese, Fiore ha visto nascere la nuova istituzione regionale.

    Nello stesso 1970, si rese protagonista della fondazione dell’Istituto regionale pugliese per la storia dell’antifascismo e della Resistenza, con l’intento di costituire un centro di documentazione sulle lotte contadine e operaie in Puglia nel primo e nel secondo dopoguerra.

    Era l’IPSAIC, al quale la nostra Assemblea ha successivamente offerto una sede di lavoro e d’archivio, presso la Biblioteca consiliare. E oltre a ispirarsi al suo progetto, l’Istituto gli è stato dedicato: reca, infatti, il suo nome e ricorda il suo impegno culturale e antifascista.

    Scrittore, poeta, saggista, uomo di cultura superiore e lucido meridionalista, Fiore è stato protagonista di tante battaglie civili e politiche del ’900, insieme a Peppino Di Vittorio, a Giuseppe Di Vagno, a Gaetano Salvemini, che sono non a caso, con Aldo Moro, i pugliesi di cui il Consiglio si sta impegnando in questi anni a onorare la memoria, indicandoli come esempio ai giovani per la loro azione e il loro pensiero.

    Nella vita di Tommaso Fiore, nelle sue opere, ricorrono tutte le stagioni politiche e le fasi storiche del xx secolo, il ‘secolo breve’, quello dei totalitarismi, delle due tremende guerre mondiali, ma anche delle grandi conquiste del mondo operaio, dei lavoratori e delle donne. La Grande Guerra vide Fiore prima al fronte poi prigioniero in Germania. Nel dopoguerra assunse la leadership degli ex combattenti, aderì ai moti contadini e operai, si espose contro il regime fascista, subì il confino, si distinse successivamente per l’impegno nel Comitato Nazionale di Liberazione. Dopo la Seconda guerra mondiale – segnata dalla morte del figlio Graziano, tra i caduti nella strage di via Nicolò dell’Arca a Bari – sono venute le sue battaglie per l’emancipazione femminile, a cominciare dal riconoscimento del diritto di voto alle donne.

    Con la Resistenza e la Repubblica, ha brillato il Tommaso Fiore libertario, punto di riferimento per la ripresa della vita politica, civile e culturale dell’intera regione. Laico, socialista, azionista, è stato un maturo meridionalista, sulle posizioni liberiste e anticentraliste di Guido Dorso. Ebbe il merito di dare risalto a fenomeni culturali locali, dando spazio alle diverse realtà sociali e intellettuali attive in alcune aree del Mezzogiorno.

    La sua attività di ricerca si estese negli anni Cinquanta alla nuova realtà europea, caratterizzata dalla guerra fredda e dal confronto dell’occidente con il blocco sovietico. Rilevanti le testimonianze di viaggio in alcuni paesi socialisti e l’approfondimento della cultura russa. Questa antologia è testimone di quell’interesse. Il Consiglio regionale è orgoglioso di ospitarla tra i contributi della propria linea editoriale ‘Leggi la Puglia’.

    Mario Loizzo

    Introduzione

    1. Il materiale

    Il presente volume raccoglie una selezione tra i più importanti scritti, soprattutto saggi, articoli e recensioni, pubblicati su quotidiani e riviste, che Tommaso Fiore ha dedicato alla storia, alla letteratura e alla cultura russa, a partire dal 1910 fino all’inizio degli anni Sessanta. Come recenti studi hanno dimostrato¹, l’interesse dell’autore per la Russia, e più in generale i paesi socialisti dell’Europa centro-orientale, fu solido e continuo, e lo spinse ad approfondite e complesse riflessioni in diversi periodi della sua vita. Tali riflessioni si declinarono perfettamente con le principali svolte storiche e culturali che caratterizzarono la sua percezione della Russia zarista e di quella sovietica: la Rivoluzione d’Ottobre, la seconda guerra mondiale, lo stalinismo, il disgelo, il ruolo della Russia in Europa, ma anche il retaggio dei grandi classici (in particolare Tolstoj, Dostoevskij e Čechov), infine la testimonianza degli scrittori contemporanei e la loro ricezione in Italia.

    La selezione di articoli qui presentata comprende scritti pubblicati da Fiore su quotidiani e periodici soprattutto pugliesi, dal 1910 al 1960. Si tratta di una scelta che permette di apprezzare, più che in altri testi, lo stile e il metodo di Tommaso Fiore, volti sempre a una ricerca del senso ultimo delle cose e delle contraddizioni presenti nell’anima russa, attraverso il principio dell’accostamento di grandi opposizioni tematiche e la definizione delle frizioni derivanti da tale accostamento. Si pensi al suo saggio su Tolstoj del 1910, che inaugura la presente rassegna e viene per la prima volta ripubblicato integralmente²: vi si apprezza infatti la complessità ed esaustività della riflessione del giovane altamurano sullo scrittore russo, la cui opera viene esaminata nei suoi intrecci con il pensiero e la vita dell’autore, ma soprattutto viene data particolare attenzione alle rotture, ai momenti di crisi, agli spostamenti (ciò che i formalisti chiamavano sdvig) che hanno solcato la vicenda di Tolstoj.

    Il lettore potrà però gustare anche i numerosi articoli sulla letteratura russa pubblicati sulla stampa, in particolare sulla «Gazzetta del Mezzogiorno», quotidiano con cui Tommaso Fiore ebbe un fecondo rapporto, non privo di alcune asperità comunque produttive, soprattutto nella seconda metà degli anni Quaranta. Si tratta di documenti molto importanti poiché vi trova riscontro un fenomeno di enorme interesse, cioè la tensione dell’editoria e degli intellettuali italiani per la cultura russa e sovietica nel secondo dopoguerra, fenomeno al quale Fiore si affacciò con lo sguardo arguto del recensore e con quello entusiasta del lettore. Non mancano nemmeno altre testate di rilievo nazionale, come «Il Paese», che testimoniano la grande notorietà che Fiore ebbe fuori dalla Puglia, anche come interprete della cultura russa. Una breve introduzione e alcune note di contesto accompagnano gli articoli, che sono stati scelti per dare un’esaustiva rappresentazione del ‘Fiore russista’ e della sua evoluzione nel cinquantennio che fa da sfondo alle considerazioni che vi sono contenute.

    2. Il primo Fiore russista

    Sebbene la vita, la vicenda politica e l’attività intellettuale di Fiore siano state oggetto di approfonditi studi da parte della critica, la sua attenzione al mondo russo è un tema che solo di recente è stato oggetto di una trattazione organica, ma che riserva ancora enormi interrogativi. Il primo a interessarsene fu Vincenzo Frustaci, che nel 1979, in una miscellanea dedicata all’intellettuale pugliese, cercò di mettere a fuoco il rapporto che legava Fiore a Tolstoj³, scrittore che con la propria morte nel 1910 aveva ispirato al primo l’importante articolo di cui si diceva sopra. Lo studio delle carte presenti nell’archivio di Tommaso Fiore ha poi condotto chi scrive a proseguire nella direzione impostata da Frustaci e il rinvenimento di interessanti materiali, soprattutto inediti, ha aperto nuove prospettive sul tema: il rapporto con persone vicine al mondo russo, come Augusto Monti, Piero Gobetti, Leone Ginzburg e la sua famiglia, Carlo Muscetta, ma anche con Paolo Sokoloff, saggista e docente che visse in Puglia a partire dagli anni Quaranta⁴; i preziosi e dettagliati commenti di Fiore ad alcune opere della letteratura russa classica e a lui contemporanea (ad esempio le opere di Čechov, il Dottor Živago); la corrispondenza con i vertici dell’Associazione Italia-URSS di Roma e con alcuni slavisti (Pietro Zveteremich ed Eridano Bazzarelli tra questi) o cittadini sovietici, grazie a cui egli poté acquisire nuovi strumenti e materiali critici⁵; le idee che Fiore ebbe sul socialismo, che vengono ampiamente argomentate nel resoconto di viaggio Al paese di Utopia, di recente ripubblicato da Stilo con nuovi apparati.

    Sulla base delle testimonianze e dei materiali d’archivio che abbiamo a disposizione, siamo in grado di scandire l’interesse di Fiore per la cultura russa in due grandi nuclei temporali: un primo periodo, quello degli anni di formazione e di attività letteraria e politica, che termina più o meno con la caduta del fascismo, in cui più che altro don Tommaso si dedicò a una meditazione di quei classici russi più in linea con il proprio pensiero e con le idee di utopia e rivoluzione. Si tratta di anni in cui la cultura russa fu per lui uno stimolo, non tanto per scrivere sulla Russia, quanto per approfondire e lasciar maturare esperienze e tematiche, soprattutto in virtù di incontri eccezionali, quali sono stati quelli con Gobetti, Muscetta e Ginzburg, quest’ultimo conosciuto nel 1932 grazie al ‘maestro’ Benedetto Croce⁶.

    Non è ancora possibile situare in un momento preciso della biografia di Tommaso Fiore la nascita del suo interesse per la cultura russa, ma certamente enorme importanza ebbe l’esperienza pisana di studente universitario, che Fiore cominciò nel 1903 per seguire le lezioni di Giovanni Pascoli (allora docente di grammatica latina nel prestigioso ateneo toscano), il quale spingeva gli studenti a perdersi «nell’ossessione di riprodurre versi e ritmi da altri popoli»⁷. Coi versi di Pascoli, Fiore teneva «gli occhi sollevati a visioni lontane», dove rinveniva «le immense distese di oliveti, con la povera gente lì sotto, curva sul lavoro»⁸, quasi nel presagio di quelle immagini contadinesche che in tarda età avrebbe ammirato tra le pagine di Čechov. Come noto Pascoli era poi stato ‘discepolo’ di Andrea Costa (1853-1910), che aveva aderito all’Internazionale anarchica di Bakunin, si era legato di un’intesa politica e sentimentale con la rivoluzionaria russa emigrata a Milano Anna Kuliscioff (1857-1925), condividendo con lei l’esilio volontario in Svizzera e in Francia, e aveva fondato negli anni Ottanta il Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna, per poi diventare nel 1895 uno dei maggiori rappresentanti del neonato Partito Socialista.

    Dal metodo didattico di Pascoli, oltre che dai suoi versi, Fiore fu direttamente traghettato verso le inquiete sponde dell’anarchismo, di cui visse sia l’esperienza locale, frequentando con interesse la classe operaia pisana, sia i riferimenti letterari più importanti, che venivano proprio dalla Russia. Egli restò infatti folgorato dalla lettura delle Memorie di un rivoluzionario di Pëtr Kropotkin, e successivamente, quando gli ardori del rivoluzionario avevano gradualmente lasciato il posto alle riflessioni del filosofo, dall’opera di Lev Tolstoj. Il romanziere russo aveva rapito Fiore con la sua critica al cristianesimo ufficiale, con la complessità che emergeva dalla sua esperienza di uomo che cerca di adeguare la fede ai comportamenti quotidiani, con la predicazione della non violenza, ma soprattutto con le memorabili pagine sull’inevitabilità della guerra, sulla ricerca della felicità e sul trionfo della vita umana vista nella sua individualità. La morte dello scrittore, nel 1910, ispirò a Fiore, che in quegli anni lavorava come docente di scuola a Gallipoli, uno dei suoi scritti più importanti, il saggio Lo sviluppo del pensiero di Leone Tolstoi, di cui dicevamo sopra.

    Ma lo scoppio della guerra modificò il corso della vita di Fiore, che animato da un interventismo privo tuttavia di elementi di aggressività, partì per il fronte nel 1916, visse da vicino la solitudine del soldato di fanteria, la trincea, la sconfitta e la detenzione nel campo di concentramento di Schwarstadt, esperienze forti che gli ispirarono il ‘trittico’ della sua prosa di guerra: l’opuscolo Alla giornata, e due libri, Eroe svegliato asceta perfetto e Uccidi, in cui trova ampio riflesso la meditazione dei problemi filosofici dei classici russi (Dostoevskij, Tolstoj, Andreev). Essi lo spingono infatti a riflettere sull’inevitabilità della guerra, sulle problematiche connesse alla libertà dell’individuo (un problema da cui Fiore in tarda età si dirà «ossessionato»), sulla fattibilità dell’utopia, sulla visione della morte, quindi anche sul grande valore della vita e della felicità per l’uomo comune, il «soldato nudo». Nell’intertesto delle opere di guerra di Fiore filtra con prepotenza il sottosuolo russo: non a caso dopo aver letto Alla giornata, Augusto Monti gli scrisse che «è una cosa ch’io direi ‘russa’ se non fosse tanto italiana: e dalla lettura e dal ricordo di quelle pagine […] mi rimase tanta curiosità di legger roba sua»⁹.

    3. La transizione gobettiana e il lascito dell’IPSAIC

    Nella prospettiva di una valutazione dello sviluppo

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