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Dylan Dog Index 1-25
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E-book291 pagine4 ore

Dylan Dog Index 1-25

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Info su questo ebook

Il libro, che ha come obiettivo quello di fare il punto sulla collana di “Dylan Dog”, contiene agili fascicoli che analizzano i primi 25 albi.Basandosi esclusivamente sugli albi originali, gli autori offrono tutti i dati tecnici, forniscono i nomi di tutti gli autori, trattano gli argomenti delle rubriche originali (mai più ristampate), segnalano le pubblicità e gli inserti, informano sui cambiamenti di prezzo, foliazione, editore, ecc.Le storie sono ovviamente il piatto forte: lista dei personaggi principali, breve riassunto dell'episodio, analisi del testo e del disegno, ampio sviluppo di uno degli argomenti chiave.Di ogni episodio si va a caccia delle curiosità, delle fonti (letterarie, artistiche, musicali, storiche, cinematografiche, fumettistiche…), delle citazioni, dei riferimenti più o meno dotti, degli eventuali bloopers, con estesi approfondimenti su registi, scrittori, fumettisti, artisti, luoghi, correnti letterarie e altro ancora.In pratica, una sorta di “enciclopedia di Dylan Dog”.Il tutto impreziosito dalla prefazione di Moreno Burattini, curatore di Zagor, e dai “numeri” di Saverio Ceri.
LinguaItaliano
Data di uscita13 apr 2017
ISBN9788863584233
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    Anteprima del libro

    Dylan Dog Index 1-25 - Nicola Magnolia

    Dylan Dog 1

    L’ALBA DEI MORTI VIVENTI

    Ottobre 1986

    Pagg. 100 (copertine comprese) - £ 1.300

    Soggetto e Sceneggiatura: Tiziano Sclavi

    Disegni: Angelo Stano

    Copertina: Claudio Villa

    Seconda di copertina: credits, Cari amici (1a parte)

    Terza di copertina: Cari amici (2a parte) e Il Club dell’Orrore

    Quarta di copertina: pubblicità del n. 2

    Lettering: Renata Tuis

    Rubriche: Sergio Bonelli e Tiziano Sclavi

    Formato:16x21

    Editore: Daim Press

    Periodicità: mensile

    Personaggi principali

    Dylan Dog: Indagatore dell’Incubo

    Groucho: assistente di Dylan Dog

    Bloch: ispettore di Scotland Yard

    Xabaras: scienziato in grado di riportare in vita i morti

    Sybil Browning: cliente di Dylan Dog

    John Browning: marito di Sybil

    Archibald Potter: anatomopatologo

    L’argomento

    Nel suo primo caso, il bizzarro Dylan Dog deve indagare sulla morte di John Browning, ucciso da sua moglie. Ricercata dalla polizia di Scotland Yard, Sybil si reca dall’Indagatore dell’Incubo per raccontargli che era stata costretta a uccidere il marito, sostenendo che quest’ultimo fosse già morto quando gli aveva conficcato le forbici in testa. Dylan, affiancato dal fedelissimo compagno d’avventure Groucho, arriva in un villaggio popolato unicamente da resuscitati, un paese dal significativo nome di Undead (in inglese significa non-morto). Qui scopre che dietro a tutto questo c’è Xabaras, uno scienziato brillante e spregiudicato che ha individuato un virus in grado di ridare la vita ai defunti. Poiché il siero non è perfetto - ripristina infatti solo le funzioni vitali dei soggetti ma non ha influenza sul cervello – gli zombi vagano pericolosamente senza meta, attratti dalla carne umana. Dopo varie vicissitudini Dylan & Co. vengono catturati da Xabaras… Il finale sarà… esplosivo!

    Dylan out of the Ink-Well with Zombies

    Come vedremo nel corso dei nostri Index, lo zombi (o zombie che dir si voglia) è forse il mostro più amato dagli autori di Dylan Dog. Lo amano (s)visceralmente, in tutte le sue declinazioni: zombi classico, creato dalla magia sulla falsariga delle religioni sincretiste americane e caraibiche; zombi moderno, nato da esperimenti scientifici aventi a che fare con virus, sieri, gas, radiazioni, etc. (come nella serie TV Fringe); zombi post-moderno, apocalittico, dall’espansione irrefrenabile, ispirato soprattutto alla cinematografia americana dalla fine degli anni ’60 in poi. Nell’economia della collana il cinema la gioca infatti da padrone come una delle fonti primarie di ispirazione (soprattutto per i testi). Il regista americano George A. Romero (n. 1940) ha avuto il merito di ripescare e canonizzare la figura dei non-morti e darle tutte quelle ben note caratteristiche moderne che poi altri registi e scrittori hanno seguito. Per un errore del distributore il suo primo film sugli zombi – Night of the Living Dead del 1968 - uscì senza copyright, motivo per il quale è poi diventato di pubblico dominio e dunque liberamente riproducibile. Il famoso regista, in particolare, rese gli zombi più temibili, moltiplicò in scena il loro numero - attribuendo la loro creazione a un virus (come nel primo Dylan Dog) - e li fornì di un punto debole che prima non avevano: il cervello, distruggendo il quale avrebbero (nuovamente!) perso la (non) vita. Per il sangue fu utilizzato lo sciroppo di marca Bosco e i costumi di scena erano vestiti di seconda mano. Nonostante tutta l’artigianalità (o forse proprio per quello!), la pellicola ebbe un enorme successo e incassò parecchi milioni di dollari – diventando un cult nei decenni a venire. Romero, dopo il capolavoro iniziale, proseguì la sua prima epopea dei redivivi nel 1978, con Zombi (Dawn of the Dead, in collaborazione con Dario Argento nella fase di montaggio), e la terminò nel 1985, con Il giorno degli zombi (Day of the Dead). Il cineasta, molti anni dopo, avrebbe ripreso l’argomento dei resuscitati, con una nuova e fortunata trilogia: La terra dei morti viventi (Land of the Dead, 2005), Diary of the Dead - Le cronache dei morti viventi (Diary of the Dead, 2007) e Survival of the Dead - L’isola dei sopravvissuti (Survival of the Dead, 2009).

    Allevato dunque fra gli zombi, il primo albo di Dylan Dog uscì nel 1986, durante uno dei numerosi momenti storici in cui si pensava che fosse iniziato un declino inarrestabile per le nostre nuvole parlanti. Come nel Duemila si parla di Internet e di e-book, quali potenziali nemici del cartaceo, negli anni ’80 si parlava di televisione; e nel decennio successivo si sarebbe addossata la colpa della nuova crisi editoriale ai videogiochi… Tiziano Sclavi, già eminente sceneggiatore, all’epoca dirigeva per la Bonelli la rivista di fumetto d’autore d’importazione franco-belga Pilot, seconda serie italiana della Pilote d’Oltralpe. Il creatore di Dylan Dog, nell’ideare il suo nuovo personaggio, come vedremo, si è scatenato nell’infondervi le sue passioni, letture, film, paure… e tutto quello che era il suo immaginario di scrittore. Lo schema narrativo dell’incipit della maggioranza degli episodi sfrutta la tradizionale e ben collaudata tecnica del tormentone. La cliente - talvolta il cliente - suona il campanello, l’assistente Groucho accoglie l’ospite con un diluvio di barzellette, gag e smorfie; quando si tratta dei numerosi potenziali clienti femminili, il baffuto aiutante, dopo le consuete battute, si fa avanti con profferte erotico-goliardiche, in attesa della melanconica apparizione dell’Indagatore dell’Incubo; fatto accomodare l’ospite Dylan in prima persona ascolta scettico il racconto misterioso che gli viene proposto; di primo acchito consiglia regolarmente uno psichiatra e infine accetta il caso - perché nel frattempo o ci ha creduto per davvero o si è consultato con l’ispettore Bloch oppure perché è in arretrato con affitto e bollette e ha bisogno della parcella; seguono lo sviluppo delle indagini e la soluzione dell’intreccio, con ancora più intermezzi comici di Groucho per alleggerire la tensione. Spesso venivano apportate variazioni allo schema, mentre alcune volte tale schema veniva del tutto stravolto. Le storie di Sclavi hanno numerose sfumature e chiavi di fruizione; molte furono, all’inizio, le concessioni al filone horror-splatter; la trama si mantiene talvolta su livelli onirici, e, non di rado, le avventure necessitano di un’attenta lettura per carpirne il vero finale.

    Il n. 1 della collana introduce anche tutti (o quasi) quelli che saranno i principali personaggi della saga:

    a) Il protagonista

    Dylan Dog è un detective privato per casi strani (a suo dire l’unico al mondo), ha circa trent’anni, è un ex poliziotto, ex alcolizzato, con la passione per il clarinetto (strumento usato per riflettere sul caso, ispirato al violino di Sherlock Holmes), con il quale suona spesso il suo pezzo preferito, singolarmente struggente nonostante il nome - Il trillo del diavolo, o meglio la Sonata per violino in sol minore composta nel 1713 dall’istriano Giuseppe Tartini (1692 – 1770); per distrarsi costruisce un modellino di galeone del ’600 (il secolo della presunta prima incarnazione di Dylan), che non finirà mai. Vive in un appartamento al pianterreno di uno stabile londinese arredato con gadget spaventosi (Universal Monsters, idoli americani pre-colombiani, statue egizie, maschere demoniache medievali, scheletri a molla…) in Craven Road n. 7, con un campanello che non suona, ma lancia un urlo agghiacciante (questa gag è ripresa dal film del 1976 Invito a cena con delitto); la via esiste veramente a Londra, a Paddington, nei pressi dello Hyde Park (da qualche anno c’è un Cafe Dylan Dog). Dylan è uno straordinario latin lover, e tende a cambiare fidanzata in ogni avventura. L’indagatore guida un Maggiolino Volkswagen bianco cabriolet (era stata, nella realtà, la prima auto del suo creatore) targato DYD 666 – dove il numero rimanda al marchio della bestia di biblica memoria. Nell’armadio Dylan ha solo giacche nere, camicie rosse, pantaloni jeans e scarpe Clarks modello Desert Boot con i lacci rossi (era, sempre nella realtà, l’abbigliamento preferito, con minime varianti, da Tiziano Sclavi – mise con la quale si presentava, possiamo testimoniarlo direttamente, anche in redazione in Via Buonarroti). La sua tariffa iniziale è di 50 sterline al giorno più le spese. La sua esclamazione preferita è Giuda ballerino! (con riferimento alla danza che l’Iscariota fece scalciando quando si impiccò a un albero). Affidandola per gran parte del tempo a Groucho, il Nostro non disdegna armarsi di pistola quando non ne può fare a meno: si tratta di una rivoltella italiana Bodeo in uso durante la Prima Guerra Mondiale. Il nome del segugio fantasmatico viene ripreso da quello del poeta gallese Dylan Thomas (1914 – 1953) ed era il nominativo generico provvisorio che Sclavi dava a tutti i protagonisti durante l’elaborazione di ogni sua nuova serie.

    b) La spalla

    Derivandone l’idea dall’illustre archetipo letterario del duo Don Chisciotte / Sanzio Panza del Cervantes, nei fumetti veniva solitamente inserita una spalla comica per stemperare la tensione e la drammaticità delle storie. Basti pensare al successo ottenuto della coppia costituita dal vivace Roddy e dal professor Occultis in Blek Macigno, dal vecchio Doppio Rhum e dal dottor Salasso in Capitan Miki; nonché, tuttora, dal pancione messicano Cico e dallo Spirito con la Scure in Zagor. L’esordio in scena di Groucho è a pagina 11 del primo albo. Viene disegnato come un sosia di Julius Henry Marks, conosciuto con il nome d’arte di Groucho Marx, nato a New York il 2 ottobre 1890 e morto a Los Angeles il 19 agosto 1977, terzo dei cinque Fratelli Marx, gruppo comico (di reali parenti) fra i più amati di tutti i tempi - ancora oggi. Il vero Groucho esordisce nel mondo dello spettacolo fin dal primo decennio del Novecento, affrontando una lunga gavetta nel vaudeville, genere teatrale nato in Francia a fine Settecento, che lo porta a recitare con i suoi fratelli nei teatri di varietà di tutti gli Stati Uniti. Il vaudeville sarà il banco di prova anche di alcuni fra i primi fumettisti e pionieri del cinema d’animazione, come lo Winsor McCay di Little Nemo. L’assistente di Dylan, vestito come un cavallerizzo (il tipico costume di scena indossato dal reale Groucho Marx), è sempre pronto con le sue battute e a lanciare la pistola al suo pacifista titolare in caso di bisogno… anche se a volte dimentica di caricarla o la lascia a casa, oppure, nel tiro, centra in piena faccia il suo capo! La comicità del Groucho fumettistico è costruita in gran parte sul gioco e sul bisticcio di parole e sui doppi sensi.

    c) Gli altri personaggi

    Xabaras è il primo misterioso nemico di Dylan Dog (ma alcune sue frasi oscure potrebbero far pensare che sia addirittura suo padre, come poi verrà confermato – o forse no - nel corso dell’epopea). Porta come nome uno degli attributi del diavolo, anagramma di Abraxas e Baraxas. Nel corso del primo albo, Xabaras afferma di essere stato il primo negromante e di aver creato il voodoo; inoltre dichiara di avere assunto, in passato, l’identità di Baron Samedi, il Signore dei Cimiteri del sincretismo haitiano. Inoltre, in questo episodio, Xabaras urla all’anatomopatologo Archibald Potter (nome ispirato a quello del compositore irlandese Archibald James Potter, 1918 - 1980): Non aprite quella porta! Non apritela!. L’uomo, rispondendo E perché non dovrei aprire questa porta?, non segue il suo consiglio, liberando così un gruppo di non-morti. Per questo scambio di battute il riferimento è al film del 1974 Non aprite quella porta (The Texas Chain Saw Massacre) del regista statunitense Tobe Hopper.

    A pagina 26 entra in scena un altro dei personaggi principali della serie, l’Ispettore Bloch, graficamente ispirato all’attore inglese Robert Morley (1908 – 1992) dal caratteristico viso rotondo con occhiaie e guance cadenti incorniciato da due folte sopracciglia spioventi, artista che ha recitato in un centinaio di film fra il 1938 e il 1990. Il cognome Bloch potrebbe invece essere un riferimento allo scrittore e sceneggiatore televisivo e cinematografico Robert Bloch (1917 - 1994), universalmente noto soprattutto per Psycho, libro da cui Alfred Hitchcock trasse il famoso e omonimo film del 1960. Inoltre, sembra che le caratteristiche fisiche di Bloch siano ispirate anche alle sembianze di Decio Canzio (1930 - 2013), grande sceneggiatore, oltre che storico e indimenticato direttore generale della Sergio Bonelli Editore. Decenni dopo verrà rivelato che il nome di battesimo dell’ispettore ormai in pensione è… Sherlock!

    Anche il clarinetto e il galeone sono veri e propri personaggi, importantissimi nell’economia narrativa e quasi dotati di vita propria. Saranno centrali in molte storie - soprattutto il galeone, collegato com’è al mito e alle vicende passate di Xabaras. La custodia del clarinetto sarà al centro dell’interessante reboot a colori del n.1 pubblicato nel 2015 come allegato al giornale La Gazzetta dello Sport (La nuova alba dei morti viventi di Recchioni & Mammucari).

    Il testo

    La prima di Dylan Dog è comunque una storia normale, tipicamente d’orrore - un esplicito omaggio al cinema del brivido firmato dal già citato regista George A. Romero. Come abbiamo già sottolineato, entrano qui in scena molti dei personaggi principali dell’intera collana: Groucho, Xabaras e, seppur con fugace apparizione, l’ispettore Bloch. Sebbene il protagonista, nel primo albo, non sia ancora del tutto ben delineato e caratterizzato, e nonostante alcune piccole sbavature (l’introduzione di Bloch del tutto ininfluente nella storia, l’artificio narrativo della custodia del clarinetto sempre presente perché la sua esplosione finale risolverà la situazione, l’uccisione della bambina-zombi…), rimane questo di esordio un episodio ben confezionato, godibile, con una trama lineare e diretta, ottimamente bilanciata con i siparietti umoristici. Con il numero uno inizia anche il periodo più citazionista dell’Indagatore dell’Incubo: una serie di episodi, scritti per la maggior parte da Tiziano Sclavi, in cui viene chiamato il lettore (addirittura quasi reclutato, attraverso le rubriche redazionali) al divertente gioco, alla sfida intellettuale di individuare i rimandi ai film, ai dischi, ai libri e a tutte le varie curiosità e stranezze nascoste.

    Il disegno

    La caratterizzazione fisica di Dylan è frutto del lavoro di Claudio Villa (che fu pure copertinista dei primi 41 numeri). Dal punto di vista grafico, seguendo le indicazioni di Sclavi, il volto dell’eroe era stato inizialmente modellato su quello dell’allora giovane Rupert Everett (nato nel 1959) - un attore britannico, all’epoca famoso per i suoi film Another Country – La scelta (1984) e Ballando con uno sconosciuto (1985), che ebbero anche in Italia un grande successo. Il primo episodio è stato realizzato da Angelo Stano (che subentrò a Villa come copertinista con il n. 42 e che sarebbe stato sostituito soltanto nel 2016 da Gigi Cavenago), con uno stile non tipicamente bonelliano per quel tempo, influenzato soprattutto dal pittore espressionista viennese Egon Schiele, esponente di punta dello Jugendstil. Morto precocemente all’età di 28 anni, l’artista austriaco si caratterizza per l’introspezione psicologica e la comunicazione del disagio interiore dei suo ritratti. Con il suo stile particolare e perturbante, con le sue mezzetinte, con le sue inquadrature, con i suoi volti scavati… Stano riesce in pieno a trasmettere al lettore il clima di follia presente in questa storia. Le sue tavole sono molto ben curate e anche la rappresentazione del diabolico Xabaras risulta affascinante. Sembra che per realizzare il n. 1 Stano abbia impiegato quasi un anno e mezzo!

    Il logo di testata

    Creatore della scritta grafica Dylan Dog (tutt’ora in copertina, seppur con minimi ritocchi e con l’aggiunta del volto di Dylan nella O per celebrare il 30esimo anniversario della collana), con quei limpidi caratteri leggermente sovrapposti e con l’ombreggiatura di colore diverso, è Luigi Cortez Corteggi. Grafico di professione e artista/fumettista di vocazione lo ricordiamo non solo per i logo di testata e i titoli degli albi bonelliani negli anni ’70, ’80 e ’90, ma soprattutto per il grande lavoro svolto negli anni ’60 e ’70 alla Editoriale Corno – con i logo e le indimenticabili copertine per le serie di Max Bunker e Magnus, come Kriminal, Satanik, Gesebel, Dennis Cobb e – ovviamente - Alan Ford.

    Altre citazioni & curiosità finali

    - In seconda e in terza di copertina è pubblicato l’intervento Cari amici firmato da Sergio Bonelli come presentazione della collana – veramente atipica per l’epoca e per quel particolare editore. Si introducono il creatore (Tiziano Sclavi) e il disegnatore del primo albo (Angelo Stano), si parla dei disegnatori futuri e del copertinista (Claudio Villa), si dichiarano le fonti cinematografiche (citando Dario Argento, George Romero e John Carpenter), etc. Bonelli chiude rivelando il suo amore per le storie horror.

    - In terza di copertina appare la prima puntata della seguitissima rubrica Il Club dell’Orrore, dove si parlerà dei contenuti dell’albo, dei riferimenti storico-letterari, delle citazioni, etc… A tal proposito, nei nostri credits abbiamo sempre indicato Tiziano Sclavi come autore delle anonime rubriche, anche se in realtà la sua era solo un’opera di supervisione. In futuro le rubriche porteranno la firma degli estensori e ve ne daremo puntualmente conto. Nella prima puntata si riporta una ricetta haitiana per creare gli zombi pubblicata sul settimanale l’Espresso nel febbraio 1986. Si ricorda poi il film I Walked with a Zombie, diretto nel 1943 dal francese Jacques Tourneur (1904 – 1977) e se ne sottolineano le differenze con i non-morti dylandogghiani, molto più simili a quelli che appaiono nei film di Romero.

    - I primi albi di Dylan Dog vendettero in media circa 50.000 copie, le quali, pur rappresentando già un discreto successo, furono in Bonelli considerate insoddisfacenti per quel tempo. Pertanto, si pensava che la testata sarebbe sparita presto dalle edicole. Come sappiamo, e per fortuna, la storia è andata diversamente!

    - Il nome della strada dell’abitazione londinese di Dylan, Craven Road n. 7 (da pag. 10), pur esistendo per davvero nel quartiere di Paddington, come accennato sopra, fu pensata più che altro come un omaggio al regista americano Wes Craven (1939 - 2015), noto soprattutto per la saga di Nightmare e a sua volta appassionato di fumetti tanto da realizzare, nel 1982, Il mostro della palude (Swamp Thing), un adattamento dell’omonimo personaggio dei fumetti DC creato da Len Wein e Berni Wrightson. Dopo aver ospitato fruttivendoli e bar vari, dal 2013 sorge in Craven Road 7 un… Cafe Dylan Dog, in una zona commerciale affollata di ristoranti italiani! Il locale può essere tranquillamente visitato andando sullo Street View di Google Maps. Così i gestori inglesi presentano in Rete il loro negozio, abbellito negli interni anche con disegni originali del fumetto: Our Cafe named after famous character Dylan Dog who lived at our address. Dylan Dog is a fictional character, star of the horror comic published by Sergio Bonelli Editore and created by Tiziano Sclavian, an Italian comics and novel writer, taking the inspiration from the English actor Rupert Everett, as he saw in the movie Another Country. The character was named for poet Dylan Thomas. Dylan is a private investigator that specializes in the undead arts, he protects the monsters that are good – and kills the ones that are evil. A parte l’imperdonabile errore sul cognome del creatore (è come se avessero tradotto in inglese l’aggettivo italiano sclaviano, pescato chissà dove…), più o meno ci siamo! Per quanto invece riguarda l’ingresso dell’abitazione di Dylan come appare negli albi, gli autori potrebbero essersi invece ispirati a Craven Road Garden n. 7 – una traversa residenziale di Craven Road – come scoprirono i ragazzi della fanzine elettronica uBC nel 1997.

    - Mi chiamo Dog, Dylan Dog. Così il protagonista introduce se stesso alla prima cliente della saga, a pag. 13 del primo fascicolo. È una chiara citazione della ricorrente presentazione che James Bond fa di sé (soprattutto al cospetto di avvenenti fanciulle!) a partire dal film Agente 007, licenza di uccidere (Dr. No, 1962): Mi chiamo Bond. James Bond.

    - A pag. 15 Dylan Dog cita il film Ghostbusters (Ivan Reitman, 1984) parlando di uno spettro sumero nel frigorifero.

    - Nello studio di Dylan a pag. 21 notiamo una locandina pubblicitaria dello spettacolo teatrale The Rocky Horror Show del 1973 da cui fu stato tratto anche uno straordinario film musical nel 1975 (The Rocky Horror Picture Show), interpretato da Tim Curry e Susan Sarandon; nella stessa pagina vediamo che nella collezione musicale di Dylan campeggia un disco con brani del compositore russo Modest Petrovich Mussorgsky (1839 - 1881).

    - Da pag. 28 a pag. 30 Dylan, Groucho e Sybil assistono alla proiezione del già citato film Zombi di Romero, con una tavola che ne riproduce fedelmente alcune scene, e di Un lupo mannaro americano a Londra del 1981, girato da John Landis (n. 1950) con effetti speciali meccanici che all’epoca fecero… epoca!

    - l cognome di Sybil Browning rimanda a Tod Browning (1880 – 1962), regista americano di capolavori come Dracula (1931) e Freaks (1932). Il nome si rifà invece a un vecchio fumetto di Tiziano Sclavi.

    - Dylan presentando il proprio modus operandi alla sua prima cliente, Sybil Browning, pronuncia una frase che diventerà storica: Il mio metodo di indagine è di scartare tutte le ipotesi possibili. Ciò che resta è molto più divertente, e guarda caso è il mio mestiere: l’incubo (pag. 41). È il rovesciamento del principio di non contraddizione, che trova la sua prima applicazione nella letteratura poliziesca con l’investigatore Auguste Dupin, protagonista del romanzo I Delitti di via Morgue dello scrittore Edgard Allan Poe, secondo il quale se si eliminano tutte le soluzioni impossibili, basta formulare la sola ipotesi possibile e poi confermarla grazie alla semplice osservazione. Il riferimento è anche alla particolare versione del Rasoio di Occam adottata nelle storie dello Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle: when you have excluded the impossible, whatever remains, however improbable, must be the truth ("scartato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la

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