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Cartoline dal futuro
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E-book113 pagine1 ora

Cartoline dal futuro

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SAGGIO (89 pagine) - SAGGI - Uno sguardo sul presente con gli occhi del domani. Otto anni di editoriali di Robot. Prefazione di Giuseppe Lippi

Come dice Giuseppe Lippi, nella prefazione a questo volume, ci sono vari tipi di editoriali. Ci sono quelli che parlano dei contenuti del numero, o quelli che commentano l'attualità. Gli editoriali contenuti in questo libro, usciti sulla rivista "Robot" tra il 2009 e il 2017, sono di un tipo ancora diverso: cercano, in vari modi, di offrire un punto di vista sul presente, sulla società, sulla cultura, attraverso l'occhio della fantascienza. Come se fosse uno sguardo dal futuro sull'oggi, a volte deluso, a volte arrabbiato, a volte divertito. Sempre nella speranza di proporre un modo diverso di vedere le cose.

Silvio Sosio, giornalista ed editore, si occupa di fantascienza dai primi anni Ottanta. Ha fondato e diretto per oltre dieci anni "Delos Science Fiction", la più longeva rivista online italiana, e il sito web di riferimento del genere, "Fantascienza.com". Nel 2003 insieme a Franco Forte e Luigi Pachì ha fondato Delos Books e rilanciato la storica rivista "Robot". Dal 2013 è presidente di Delos Digital, e dal 2015 nel comitato organizzatore del festival Stranimondi. Come giornalista ha scritto per diverse riviste di informatica e altri settori ("Applicando", "MacWorld", "Clic", "PCWeek", "Focus", "Series"). Ha anche all'attivo qualche esperienza come autore, con racconti pubblicati su "Urania", "MCMicrocomputer", "I libri di Avvenimenti", uno dei quali pubblicato anche in Francia in una antologia del meglio della fantascienza.
LinguaItaliano
Data di uscita7 feb 2017
ISBN9788825400908
Cartoline dal futuro

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    Anteprima del libro

    Cartoline dal futuro - Silvio Sosio

    9788867755974

    Il mondo in un editoriale

    Giuseppe Lippi

    Per chi redige o cura una rivista di fantascienza, preparare il prossimo numero equivale al lancio di un razzo a tre stadi. Primo stadio: il materiale dev'essere scelto e ordinato. Le lunghezze dei racconti e degli articoli si calcolano sul menabò, un cartellone che rappresenta l’impaginazione virtuale della rivista. Non so se anche Silvio Sosio segua questo sistema: forse oggi il menabò si fa in WordPress o con altri pratici software,¹ ma Vittorio Curtoni disegnava a matita le frecce sulle caselle predisposte dall’ufficio grafico e scriveva su ogni freccia il nome del racconto o del pezzo che avrebbe occupato quel determinato segmento. I contenuti hanno in genere una lunghezza fissa, a parte i racconti arrivati all’ultimo momento e che possono esorbitare, quindi il calcolo degli ingombri è relativamente semplificato; anche l’editoriale ha una lunghezza standard, che si contraddistingue per occupare le prime due o tre pagine. Siccome, in genere, viene scritto dal curatore, rappresenta il sollievo di poter contare su se stessi per riempire le prime caselle di ogni numero: tre caselle, tre pagine; quattro se di mezzo c’è la pubblicità.

    Secondo stadio: la redazione legge e corregge il materiale in base alla successione dei pezzi decisa sul menabò; si cerca il materiale illustrativo. Terzo stadio, pronti al lancio: è ora di procedere all’impaginazione effettiva dei pezzi con le immagini, dopodiché si è pronti ad andare in stampa. È anche il momento di scrivere materialmente l’editoriale, che era rimasto nel limbo delle tre caselle sicure ma vuote e che deve diventare il puntale sul muso del Saturno V.

    Vittorio ha pubblicato una tale collezione di editoriali sanguigni da suscitare un vero culto tra i lettori (e qualche volta un autentico vespaio…). Quando è diventato curatore di Robot dopo la morte del fondatore, Silvio Sosio ha ripreso l’abitudine di farci sentire la voce della rivista e in questo volume ne propone un replay personale. Del resto Silvio mi dice che nei progetti c’è anche una raccolta degli editoriali curtoniani, una bella idea da sostenere a gran voce.

    Ma l’istituzione dell’editoriale non è un’esclusiva Robot, è anzi un pilastro della stampa d’informazione e nel campo dei periodici di fantascienza ha una storia illustre che data dal 1926, quando Hugo Gernsback scrisse il primo (A New Sort of Magazine, a pag. 3 del numero 1 di Amazing Stories). Sono poi seguiti quelli di John W. Campbell per Astounding, di Ray Palmer per l’Amazing delirante degli anni Quaranta, fino a quelli più compassati di Horace L. Gold per Galaxy, di Ben Bova e Stanley Schmidt per la moderna Analog, di Ted White che lanciava SOS dalla Amazing-Titanic degli anni Settanta, eccetera. Mezza storia della sf è scritta, o almeno registrata negli editoriali. In Italia l’abitudine nasce tardi, sulle seconde e terze di copertina di Galaxy e Galassia, ma non sono editoriali veri e propri: più che altro, ragionamenti insieme al lettore, annuncio delle future attività. Forse l’inventore dell’editoriale all’americana è Ugo Malaguti, con il Pagina Tre di Galassia a fine anni Sessanta, rubrica ripresa su Nova sf* qualche tempo dopo. E se in America l’editoriale può far nascere un culto irrazionale basato sulle scoperte immaginarie di un Richard S. Shaver, il profeta di Lemuria, o addirittura una pseudo-scienza come la Dianetica di L. Ron Hubbard, sostenuta da John Campbell, in Italia il genere frutta interminabili polemiche sulla qualità delle traduzioni (altrui), sull’ostracismo o la difesa degli scrittori italiani, sulla questione sf tecnologica vs. sociologica e sulla politica.

    Perché esistono vari tipi di scrittura: quella informativa e quella auto-glorificante; l’editoriale jihadista in cui si denunciano le colpe degli infedeli (gente esterna al mondo della sf, ma anche semplici concorrenti) e l’editoriale scientifico-sociale. Più raramente ci imbattiamo in quello letterario, in cui si entra nel merito di autori, opere o di una teoria del genere. L’editoriale cementa la fedeltà degli appassionati, li fidelizza: ma la sua efficacia non dipende dalla lunghezza e a volte è possibile confinarlo in una buona quarta di copertina. Personalmente, considero molte quarte di Carlo Fruttero e Franco Lucentini per Urania come dei veri e propri editoriali in miniatura sul senso del meraviglioso, sulla dignità della sf come branca specializzata ma non infima della narrativa, sul mostruoso e il difforme, sul mondo che ci circonda visto con occhi trasformati. Gli occhi dell’ironia.

    Non è facile raggiungere una simile capacità di sintesi, anzi direi che sia difficilissimo. Personalmente, negli editoriali che ho scritto per Urania in questi ventisette anni ho affrontato vari temi, dalla storia della collana in sé ai generi che prediligeva, dalle considerazioni generali sulla fantascienza al ponte che si poteva gettare verso il fantastico tout-court. Direi, temi al 50% letterari e al 50% di esplorazione dei settori affini: cinema, fumetto, scienze.

    Gli editoriali di Silvio Sosio per Robot mi sembrano orientati verso una forma di giornalismo militante. Dall’interno di un osservatorio altamente percettivo come il mondo della science fiction e dei nuovi media (internet, i film, la TV onnipervasiva), i suoi pezzi riflettono sui rapidi cambiamenti di un genere affascinante ma che non può restare fine a se stesso, e del mondo più vasto che lo contiene. Se Vittorio Curtoni era un polemista nato e un politico idealista, Silvio Sosio è uno scrittore eminentemente pratico che non esita a cedere a una dose di sdegno quando le enormità della cultura lo colpiscono in modo negativo, ma non è un picconatore. Anzi partecipa dell’ambiente in cui vive e indica strade, soluzioni che poi uno è libero di seguire. È un interprete di fatti ed esperienze, ad esempio quelle dell’editoria in rete. Mi ha colpito molto uno dei suoi recenti editoriali, in cui anticipava che la risposta alle ricorrenti crisi creative della sf potesse essere trovata nelle serie televisive. Prima di vedere Westworld ci sarei andato cauto, ma poi, come non dargli ragione?

    È tempo di lasciarvi alle sue pagine, che restano una testimonianza della nuova fantascienza italiana in lotta tra carta e digitale, tra mercato di nicchia e mercato del libro tout-court. Credo che sia bene tener presente il serbatoio che tutto questo rappresenta. Per dirla con un titolo di Urania, sono le Nuove vie della frontiera…


    ¹. In effetti uso molto semplicemente Excel. Dopo quaranta numeri non ho ancora capito come faccio a far quadrare sempre il numero delle pagine a 192, ma ci riesco sempre. (Nota di Silvio Sosio)

    Nota dell'autore

    Sono più di cinque anni da quando Vic è andato a dirigere riviste di fantascienza in un'altra dimensione, e da quando l'editoriale di Robot è diventato una mia incombenza. Anche se qualcuno l'avevo già scritto negli anni precedenti.

    Robot è sempre stata una rivista molto particolare, molto ricca di personalità, piena di voglia di comunicare idee. E quindi l'editoriale, fin dai tempi della prima serie, è sempre stato un cardine importantissimo. Tanto che mi è capitato più spesso di leggere commenti all'editoriale che ai contenuti delle altre 189 pagine di Robot. Negli anni ho affrontato temi di vario genere, qualche volta ho parlato di fantascienza, qualche volta dei nuovi media, qualche volta di tecnologia, qualche volta di società. Sempre con un punto di vista, secondo me, fantascientifico.

    Ho deciso quindi di raccogliere insieme tutti questi editoriali e farci un librettino. Spero, nella migliore tradizione della fantascienza, che possano accendere qualche lampadina e far vedere qualche aspetto della vita da un punto di vista diverso.

    Silvio Sosio

    Se la fantascienza è morta, è morta anche Robot?

    La letteratura è morta. La civiltà è morta.

    L’etica è morta. Il buon senso è morto.

    La dignità, il rispetto, la responsabilità sono morte.

    Harlan Ellison²

    Allentiamo subito la tensione: secondo noi questa cosa che la fantascienza è morta è proprio una scemenza, per dirla con

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