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Paignia: Ovvero, cose di poco conto!
Paignia: Ovvero, cose di poco conto!
Paignia: Ovvero, cose di poco conto!
E-book55 pagine27 minuti

Paignia: Ovvero, cose di poco conto!

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Info su questo ebook

Una nobile musa è apparsa per ispirare l’opera di Maria Grazia Rondanini, di cui le emozioni sono protagoniste indiscusse. Il flusso che sgorga dall’anima dell’Autrice scorre con delicatezza e intensità al tempo stesso, si libera per consentire al lettore di compenetrarsi in frammenti di vissuto, di pensieri o di sensazioni a cui può ben sentirsi vicino. Lungo il percorso affiorano i dolori con cui ognuno si confronta e le fonti da cui trarre un luminoso conforto che ci ridona la vita, come quello del Cielo. Emerge la forza di chi, pur avendo sperimentato umani momenti di debolezza e fragilità, ritrova l’energia per riconquistare il proprio splendore. Forse un tempo era più semplice, l’infanzia sembrava scandita dall’amore e dal buono, e un sentimento nostalgico accarezza le pagine alla ricerca di memorie nascoste.

Maria Grazia Rondanini, laureata in Lettere Classiche presso l’Ateneo di Messina, ha insegnato Italiano e Latino nei licei. È nata e tuttora vive a Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Attivamente impegnata nelle più disparate iniziative culturali della sua città, già membro della giuria popolare del prestigioso “Premio Palmi, risulta attualmente iscritta a diverse associazioni locali e delle Città Metropolitane di Reggio Calabria e Messina. L’8 marzo del 2022, a Reggio Calabria, è stata insignita del “Premio Anassilaos Mimosa”. Impegno educativo una vita per la scuola. Autrice di recensioni su sillogi poetiche di scrittori suoi concittadini, ha coltivato sin dall’adolescenza la lettura e la scrittura come ricerca della parola che risarcisca in bellezza e armonia le disarmonie del vivere.
 
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2023
ISBN9788830687936
Paignia: Ovvero, cose di poco conto!

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    Anteprima del libro

    Paignia - Maria Grazia Rondanini

    Nuove Voci

    Introduzione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una Vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena

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