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La libertà spirituale: Vita e insegnamenti di Carlos Castaneda
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E-book156 pagine2 ore

La libertà spirituale: Vita e insegnamenti di Carlos Castaneda

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Info su questo ebook

In questo testo viene presentata un'affascinante rilettura delle opere di Carlos Castaneda, reinterpretate nel contesto teorico della Psicologia Analitica di Carl Jung. Nel rapporto fra Jung e lo sciamanesimo emergono alcuni interessanti paralleli, come quello, per esempio, fra il processo d'individuazione ed il processo di trasformazione sciamanico. Entrambi questi processi hanno come loro obbiettivo l'integrazione di strati sempre piu ampi dell'essere umano ed il raggiungimento di uno stato di completezza e libertà. Non a caso Jung, nella trattazione delle sue opere, fa continue ed esplicite incursioni nel campo dell'antropologia e dell'etnografia.
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2016
ISBN9788871834634
La libertà spirituale: Vita e insegnamenti di Carlos Castaneda

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    Anteprima del libro

    La libertà spirituale - Manolo Bertuccioli

    LE ERBE DEL POTERE

    PRIME ESPERIENZE

    Questa strada ha un cuore? Se lo ha, è la strada buona. Se non lo ha, non serve a niente. Entrambe le strade non portano da nessuna parte: ma una ha un cuore e l’altra no. Una porta a un viaggio lieto; finché la segui sei una sola cosa con essa. L’altra ti farà maledire la tua vita.(1)

    Castaneda narra le sue esperienze con le sostanze vegetali psicoattive (piante in grado di modificare i processi mentali e percettivi), soltanto nelle prime tre opere, mentre negli scritti successivi vi fa soltanto degli sporadici accenni.

    Le piante interessate sono quelle caratteristiche dell’ambiente naturale in cui vive don Juan, e i loro nomi scientifici sono psilocybe mexicana, datura inoxia e lophophora williamsii: soprattutto quest’ultima, conosciuta meglio col nome di peyote, ha un’importante ruolo nel guidare l’autore attraverso il sentiero della conoscenza grazie ai suoi dirompenti effetti sulla mente umana.

    Ciò che spinge Castaneda ad assumere queste sostanze allucinogene è, come detto precedentemente, il patto stretto col vecchio yaqui detentore di conoscenze segrete:(2) don Juan fornirà tutte le informazioni sulle piante necessarie allo studio accademico solo se Castaneda accetterà di diventare suo discepolo. L’accordo è subito preso, e le prime due parti dell’apprendistato (precisamente da giugno del 1961 a settembre del 1965 e da aprile del 1968 ad ottobre del 1970), consistono proprio nello sperimentare sulla propria persona gli effetti delle varie sostanze vegetali.

    Nel sistema culturale sciamanico, queste piante vengono considerate sacre e sono rivestite di una notevole positività: nonostante siano delle potenti droghe, l’uso che se ne fa è del tutto slegato dal piacere, la dipendenza o il danno che da esse potrebbe derivare. L’attenzione è focalizzata sulla possibilità da esse offerta di modificare il normale stato di coscienza, quello che abitualmente caratterizza lo stato di veglia.

    La pianta sacra costituisce la porta per una realtà che è paurosa e insieme meravigliosa e il cui accesso non può essere preso alla leggera. In questa prospettiva, quindi, l’uso rituale di piante allucinogene non è fatto per dare piacere ma per provocare una trasformazione.(3)

    Le svariate condizioni psicofisiche sperimentate sotto l’effetto di queste sostanze stanno alla base della graduale ma profonda trasformazione dell’autore. Gli stati attraversati nel corso di tale processo vengono denominati stati di realtà non-ordinaria, proprio per la loro intrinseca differenza dal normale stato di coscienza.

    Il proposito iniziale di don Juan è di sradicare le più banali convinzioni sulla natura della percezione e sul mondo che ci circonda, facendo emergere un atteggiamento di distacco e di dubbio. Il vecchio sciamano è interessato a far notare come la nostra concezione della realtà dipenda molto dal particolare angolo prospettico dal quale la osseriamo.

    Egli, infatti, asserisce che, data la struttura percettiva dell’uomo, ciò che siamo soliti chiamare mondo è solo una descrizione del mondo: tutte le qualità che crediamo appartengano al mondo, in realtà fanno parte solo del nostro modo di viverlo e percepirlo, e fra le due posizioni vi è una distanza incolmabile.

    Dunque, in sostanza, il mondo che la vostra ragione vuole mantenere è il mondo creato da una descrizione e dalle sue leggi dogmatiche e inviolabili, che la ragione impara ad accettare e a difendere.(4)

    Ancora più esplicitamente, in un’altra delle sue opere, è lo stesso autore che sottolinea il pensiero di don Juan:

    Per lo stregone la realtà, o il mondo che noi tutti conosciamo, è solo una descrizione. Per convalidare questa premessa, don Juan concentrò i suoi sforzi migliori per convincermi oltre ogni possibilità di dubbio che il mondo da me ritenuto reale era semplicemente una descrizione del mondo: una descrizione inculcatami fin dal momento della mia nascita.(5)

    In questa ottica, il mondo reale rimane inaccessibile: è la definizione kantiana di noumeno che trascende le nostre possibilità, è al di fuori della nostra portata, e del quale non si può né dire né non dire qualcosa.

    Non siamo mai in contatto con la vera essenza del mondo, neanche quando viviamo e interagiamo con la più scontata e familiare realtà quotidiana: l’uomo è incatenato dalla descrizione del mondo e le esperienze con le piante psicoattive alle quali viene sottoposto Castaneda rientrano proprio nella possibilità di verificare questa ipotesi.(6)

    Le erbe del potere alterano notevolmente la struttura del sistema percettivo del novizio e lo conducono a sperimentare stati di realtà non-ordinaria in netto contrasto con la normale percezione della realtà quotidiana. Si apre in effetti un profondo varco in cui viene messo in dubbio ciò che è reale e ciò che non lo è.

    La questione diventa critica verso la metà delle esperienze narrate nel primo libro, dove Castaneda racconta gli effetti dell’ultima dose di datura inoxia o erba del diavolo, un estratto di radice biancastro, prima sorseggiato e poi spalmato su tutto il corpo, soprattutto sui genitali.

    …mi librai in aria. Vedevo il cielo buio sopra di me, e le nuvole che mi passavano accanto. La mia velocità era straordinaria. Godevo di una libertà e di una agilità mai conosciute prima.(7)

    La forza di questa visione è così schiacciante che lo porta più volte a interrogare il maestro sull’accaduto. La discussione risulta interessante proprio perché sono in gioco due modalità profondamente diverse di considerare e descrivere il mondo.(8)

    Il problema non riguarda il contenuto dell’esperienza, ma piuttosto il modello cognitivo di base che i due utilizzano per descrivere l’accaduto. È un problema d’impostazione, un problema metodologico, come ci fa notare Tart:

    …Carlos e don Juan usano paradigmi completamente diversi: le loro argomentazioni si incrociano senza mai raggiungere l’interlocutore.(9)

    Mentre Castaneda non riesce a credere di aver veramente volato e archivia l’esperienza come un’allucinazione, don Juan gli rammenta che fa osservazioni irrilevanti e che la sua concezione della realtà si basa su uno scontato consenso sociale.

    Il consenso sociale è ciò che permette al nostro ordinario stato di coscienza di mantenere la medesima e limitata descrizione del mondo, impedendoci di ampliare i nostri parametri percettivi ed accettare, ad esempio, che gli uomini possano volare.

    Tu sei d’accordo con me sul fatto che gli uccelli volano perché li hai già visti volare. Per noi, il volare è proprio degli uccelli. Ma forse non ti troveresti d’accordo su altre cose che fanno gli uccelli perché non li hai mai visti farle. Se i tuoi amici avessero saputo che gli uomini, con l’erba del diavolo, volano, si sarebbero trovati d’accordo.(10)

    Castaneda ha difficoltà a considerare l’esperienza del volo quando ritorna nel suo stato ordinario di coscienza. Il problema è quello della conciliazione dell’esperienza del volo con gli ordinari schemi percettivi che riprendono il controllo appena l’effetto delle sostanze psicoattive cessa: mentre l’esperienza accade risulta vera, ma successivamente perde il suo statuto di credibilità. Il maestro yaqui non ha problemi simili perché, disponendo di un’ ampliata percezione del mondo e di minore ostinazione, è in grado di muoversi facilmente fra stati di realtà ordinaria e non-ordinaria. È per questo che don Juan dice più volte a Castaneda che i suoi problemi sono falsi problemi e che, in fondo, non hanno senso.

    Tali questioni metodologiche, sulle quali il maestro si sofferma brevemente vista l’impossibilità di una vera comunicazione, sono importanti per sottolineare la centralità che la descrizione del mondo ha all’interno del sistema cognitivo umano.

    Una volta che il novizio è riuscito ad assimilare visioni del mondo diverse da quelle convenzionali grazie alle erbe del potere, don Juan lo spinge a sviluppare un certo grado di controllo sulle visioni che scaturiscono in lui. Si tratta, più precisamente, di riuscire a espletare compiti specifici mentre si trova in uno stato di realtà non-ordinaria, di modificare l’esperienza dirigendola verso una certa finalità.

    I compiti proposti da don Juan sono di diversa natura: dall’affrontare una gigantesca zanzara aspettando che si tramuti in nulla, all’adottare un corpo trasparente con il quale muoversi fuori e dentro gli oggetti; dalla scoperta di oggetti perduti, alla capacità di assumere il corpo di un corvo.

    Il fatto importante non risiede però nella singolarità di questi esercizi, ma nella possibilità di dirigere l’esperienza verso un punto focale, in modo che essa non risulti un inutile e vago viaggiare. Infatti, Tart afferma:

    … le reazioni iniziali di Castaneda alle droghe psichedeliche andavano verso questo tipo di viaggi. Ma don Juan non era interessato a farlo viaggiare. Fra le altre cose, don Juan cercava di insegnare a Castaneda come stabilizzare gli effetti delle droghe psichedeliche così da poter entrare in particolari stati discreti di coscienza alterata, idonei a particolari tipi di compiti in varie circostanze.(11)

    In questo momento dell’apprendistato è importante che Castaneda immagazzini il maggior numero possibile di visioni. Don Juan lo sprona a rendersi conto che la normale e consensuale descrizione del mondo che ogni uomo ha è solo una fra le tante possibili e che negli stati di coscienza ordinari viene sfruttata solo una parte del potenziale percettivo umano. Ma se il mondo può essere percepito e descritto in vari modi, allora lo statuto di oggettività che abitualmente si attribuisce alla realtà diventa meno rigido e si ha l’opportunità di infrangere la barriera della percezione.(12) Questo gradino lungo il sentiero della conoscenza lo si supera quando viene sconfitta la paura, il primo nemico dell’uomo di

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