Etos del sacrificio passione per il mondo e filosofia d’occasione: La critica della violenza in Karl Jaspers, Hannah Arendt e Günther Anders
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Anteprima del libro
Etos del sacrificio passione per il mondo e filosofia d’occasione - Giuseppe Moscati
1
Tre pensatori della sopravvivenza
davanti alla radicalità
della violenza contemporanea
Le riflessioni filosofiche che ci hanno lasciato Karl Jaspers, Hannah Arendt e Günther Anders ruotano attorno a quella che possiamo definire la radicalizzazione della violenza nell’età contemporanea. E questo a partire dalla presa di coscienza del mutato rapporto uomo-mondo ad opera dei più drammatici effetti che eventi catastrofici come lo sterminio nazista degli ebrei o la bomba atomica hanno arrecato all’umanità.
È proprio la Arendt ad indicarci quale sia la via da seguire per cogliere il vero senso del problema della violenza quando chiarisce che questa, prima di essere combattuta, va compresa. L’analisi arendtiana prende le mosse dall’individuare, nell’atteggiamento hegelo-marxiano verso la dicotomia bene/male, l’antico pregiudizio filosofico che ancora oggi non permette una corretta disamina di ciò che è violenza. Tale pregiudizio è quello che legge il male nel mondo come modus privativo del bene
e, di conseguenza, induce al contempo a fidare nella derivazione del bene dal male e a sperare nel fatto che il male e i suoi derivati siano meri momenti di un bene latente
: «Queste venerande opinioni sono diventate pericolose; esse vengono condivise da molti, che non hanno mai sentito pronunciare il nome di Hegel o di Marx, per la semplice ragione che ispirano speranza e dissipano i timori – una speranza ingannevole impiegata per dissipare un timore legittimo».¹ La strada segnalata dalla Arendt per una ricerca sulla violenza, dove l’attenzione si concentra sul reale rapporto di questa con il male (che tuttavia non è certo rapporto di identificazione), passa pertanto per il riconoscimento del fatto che per comprendere la violenza «nella sua realtà autentica, dobbiamo esaminarne le radici e la natura».²
Intanto, è bene anticipare che per l’autrice del Sulla violenza non si può parlare di fenomeno naturale né a proposito della violenza, né a proposito del potere: essi, semmai, appartengono alla sfera politica e discendono direttamente dall’azione come atto finalizzato a modificare lo stato delle cose. La stessa azione violenta muta la realtà, ma (solo) in direzione di una realtà violenta: ecco lo scacco intimo di ogni metodo