Discepoli nella luce di Michele: Scritti sulla storia spirituale dell’umanità
Di Ita Wegman
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Info su questo ebook
I lettori non familiari alle indagini antroposofiche di Steiner, potranno stupirsi di vedere intitolata la raccolta a una figura, Michele, che sembra appartenere piuttosto al dominio della mitologia o della religione, che a quello della storia. In realtà l’esoterista e teosofo austriaco le dedicò numerose conferenze. L’Arcangelo Michele è colui che aiuta l’uomo a sviluppare l’intelligenza, ma anche colui che cerca di risvegliare il pensiero cosciente e la via del cuore per combattere l’egoismo di tipo materialistico, autentico male dei nostri giorni. L’egoismo, l’ambizione sfrenata, lo spirito critico tipici di questa epoca sarebbero, secondo Steiner, i tentativi delle entità negative di ostacolare l’evoluzione umana, trattenendola nel mondo spirituale.
Queste entità retrograde e conservatrici vorrebbero quindi opporsi all’evoluzione, relegandoci a uno sviluppo meramente razionale/scientifico. La crisi che stiamo vivendo sarebbe necessaria, in tale ottica, a risvegliare le coscienze, altrimenti dormienti. Il compito di Michele è accelerarla perché, attraverso di essa, riusciremo a cambiare radicalmente mentalità.
Ita Wegman
Ita Wegman (1876-1943) è stata la co-fondatrice della medicina antroposofica con Rudolf Steiner. Nel 1921, ha fondato la prima clinica medica antroposofica a Arlesheim che esiste ancora oggi. Ha anche sviluppato una forma speciale di massaggio-terapia, chiamato massaggio ritmico, e altri trattamenti terapeutici.
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Anteprima del libro
Discepoli nella luce di Michele - Ita Wegman
Premessa alla prima edizione del 2001
Compare qui per la prima volta in italiano una raccolta di scritti della dottoressa Ita Wegman, una delle più importanti allieve e collaboratrici di Rudolf Steiner e iniziatrice, con lui, dell’indirizzo medico antroposofico, oggi apprezzato da vaste cerchie in ogni parte del mondo, sebbene ancor lontano dall’aver espresso tutte le sue possibilità. Gran parte dell’attività di Ita Wegman si è riversata nei preliminari di questo nuovo indirizzo medico, negli istituti clinici, farmaceutici e di ricerca da lei fondati o promossi, sul cui modello ne sarebbero sorti innumerevoli altri. La sua ricca attività in campo medico, che poneva la terapia su basi nuove rispetto a quelle invalse nella medicina degli ultimi secoli, non è però comprensibile prescindendo dal tipo di indagine antropologica e cosmologica, da cui risultano tali basi.
Una simile indagine, denominata dallo Steiner antroposofica
, seppur originale nei suoi metodi e conforme alla mente e all’attitudine dell’uomo contemporaneo, ha profonde radici nella storia dell’umanità, di cui rappresenta, sotto forme varianti nel corso del tempo, un anelito costante. In quanto questo anelito mira a stabilire un rapporto cosciente dell’uomo con un ordine superiore di cause, essenziale al suo divenire di soggetto spirituale, si può parlare di una storia spirituale dell’umanità
.
Sulla storia spirituale dell’umanità, intesa come il teatro di una drammatica lotta della luce con le tenebre, per la quale l’uomo è chiamato a realizzare di epoca in epoca il senso della propria esistenza, verte la presente raccolta di scritti, comprendente saggi, articoli o altre testimonianze dell’autrice.
I lettori non avvezzi alle indagini antroposofiche dello Steiner, potranno stupirsi di vedere intitolata la raccolta a una figura, Michele, che sembra appartenere piuttosto al dominio della mitologia o della religione, che a quello della storia. Ad essi è indirizzato il saggio introduttivo che, nell’illustrare le ragioni di questa scelta, funge da introduzione, sotto uno speciale punto di vista, all’opera steineriana.
Il saggio biografico si rivolge invece a quei lettori, familiari o meno all’antroposofia, che desiderano conoscere qualcosa sulla personalità e il destino dell’autrice, l’interesse per la quale si è ridestato negli ultimi anni in seguito alla pubblicazione, da parte dello scrittore olandese Emanuel Zeylmans van Emmichoven, di una biografia in tre volumi, la quale, rivelando aspetti sconosciuti della sua collaborazione con Rudolf Steiner e della sua attività successiva alla morte di lui, ha gettato una nuova luce sulla storia del movimento spirituale da Steiner inaugurato. Il saggio in questione, sebbene si fondi in gran parte sul materiale offerto da quella biografia, non può, per ragioni di spazio, costituire esso stesso una vera e propria biografia, ma deve limitarsi a presentare un quadro sommario della vita dell’autrice, con speciale riferimento alla sua attività letteraria. Un tale quadro, mettendo in rilievo gli impulsi formativi
, ossia i germi in divenire del suo destino, vorrebbe invitare a contemplarlo non tanto alla luce di ciò che fu, ma di ciò che sarà.
Una testimonianza del pedagogista Franz Löffler (1895-1956), che fu assiduo collaboratore dell’autrice, può, meglio di qualunque altro preambolo, introdurci nel clima della presente pubblicazione: "Nella nostra epoca turbolenta alcune delle cose che la dottoressa Ita Wegman ha detto o fatto possono sembrare troppo semplici e troppo giovani, come appartenenti a un’altra epoca. Non vi erano grandi parole. Per noi, che abbiamo perduto quasi tutto di ciò che costituiva la nostra sicurezza borghese e che in mezzo alle chiacchiere dialettiche abbiamo imparato a percepire in modo più freddo e mirato, quella scintilla d’entusiasmo che si trasmetteva dalla dottoressa Wegman è diventata una porzione dell’eredità caritativa dell’antroposofia (ein Stück des karitativen Vermächtnisses der Anthroposophie), la quale risalta con effetto risanatore su quel meccanismo di entusiasmo demoniaco, che ci rintrona nelle orecchie come frastuono di epidemie politiche estremistiche. La sua sovrana semplicità aveva qualcosa di universalmente umano. Questi impulsi erano fecondi e lo sono a tutt’oggi, più ancora di quando era in vita"¹.
Avvertenza alla 2a edizione
Il volume ricompare dopo quasi vent’anni migliorato nella forma e con le seguenti variazioni: degli scritti dell’autrice sono stati omessi quelli riservati in origine ai soli membri della Società Antroposofica, conservando invece, con l’aggiunta di alcuni inediti, quelli destinati a una cerchia più ampia di lettori e che, a distanza di tempo, ci appaiono più originali e profittevoli; col medesimo criterio si è proceduto per i saggi introduttivo e biografico, alleggerendoli di numerose notizie che il cultore di antroposofia potrà trovare nella letteratura ormai disponibile al riguardo anche in italiano, e concentrando così l’attenzione sul motivo essenziale.
Con la prima edizione di questo libro il curatore intendeva avviare, sulle orme dell’autrice, un ripensamento dell’antroposofia al quale ha dedicato i volumi usciti successivamente a quella pubblicazione, che valse in tal senso come un punto di partenza.
Essa resta tuttora un avviamento allo spirito dell’opera steineriana come a un germe in divenire nelle coscienze che ne perseguono con intelligenza e amore la intenzioni.
G. R.
Nota redazionale
La parte prima contiene i contributi dell’Autrice al volume Aus Michaels Wirken. Eine Legendensammlung (Testimonianze dell’azione di Michele. Una raccolta di leggende) a cura di Nora Stein von Baditz, 1a ed., Stuttgart 1929, ora alla 6ª edizione. I primi quattro capitoli sono stati ricavati suddividendo il corpo unico della lunga introduzione intitolata Aus Michaels Wirken, e aggiungendovi titoli appositamente creati. Il quinto, che è un estratto della postfazione (Nachwort), compare anch’esso con il nuovo titolo.
Per gli altri testi e documenti i riferimenti bibliografici sono dati ogni volta in una nota a piè pagina richiamata con asterisco.
I volumi di Rudolf Steiner sono citati indicando la numerazione dell’Opera Omnia (O.O.; ted. Gesamtausgabe, G.A.) curata dalla Rudolf Steiner Nachlaßverwaltung, Dornach (Svizzera). Quando il titolo è citato in italiano senza ulteriore indicazione, ciò significa che il volume è edito dall’Editrice Antroposofica di Milano.
Dopo la 1a edizione di questo libro, lavori biografici su Ita Wegman sono stati pubblicati presso il Verlag des Ita Wegman Instituts, Arlesheim (Svizzera), autore Peter Selg, alcuni dei quali sono stati tradotti in italiano per la casa editrice Aedel di Torino. Ad essi rimandiamo per i relativi approfondimenti.
Le note a piè di pagina della presente edizione sono tutte del curatore.
1. F. Löffler, Frau Dr. Wegman in Gerswalde
, articolo in Mitteilungen aus der Anthroposophischen Arbeit in Deutschland, n. 23, Pasqua 1953; ora in J.E. Zeylmans van Emmichoven, Wer war Ita Wegman, vol. II, Heidelberg 1992, p. 325.
Saggio introduttivo
—
Michele il custode
della storia spirituale
di Giancarlo Roggero
1. L’uomo e il mondo sovrasensibile
Parlare oggi di una realtà sovrasensibile è un’impresa ardua. In proposito vige spesso un pregiudiziale, più o meno netto rifiuto a prendere anche solo in considerazione l’argomento o, dall’altro versante, un’assunzione facile, che vorrebbe circoscriverne l’esistenza nell’ambito del paranormale, del magico, del suggestivo. Una visione lucida e serena, in accordo con un sano esplicarsi delle forze umane è invece, se prescindiamo da una tradizione ecclesiastica trascurata dai suoi stessi interpreti e destinatari, più rara a trovarsi. Con questo sembrerebbe che l’uomo odierno non abbia alcuna esperienza del sovrasensibile.
Eppure non è così. Il più semplice concetto che ci formiamo delle cose, anche di quelle materiali, presuppone un contenuto sovrasensibile, al quale non prestiamo però attenzione, essendo questa rivolta alle realtà materiali concepite, piuttosto che al modo in cui le concepiamo. Concepire una cosa significa considerarla nel permanere del suo essere, a prescindere dalle singole e temporanee impressioni che ne riceviamo attraverso i sensi.
Un tale permanere implica il non soggiacere della nostra intelligenza alle condizioni del mondo sensibile, e la sua capacità di attingere a una sfera che lo trascende: dunque al sovrasensibile. Nella concezione più elementare delle cose, rispondente all’interrogativo che cos’è questo?
, l’intelligenza si attua libera dalla sensibilità, e proprio in grazia di questa libertà può scorgere le realtà sensibili nel loro aspetto non transitorio, ossia le può intendere
.
Questo tipo di considerazioni, insolito per le nostre odierne abitudini mentali, era invece ovvio per un precedente indirizzo di pensiero, che prendeva le mosse dalla semplice e universale concezione dell’essere, quale principio di tutte le altre. Il motivo per cui crediamo di dover riporre quell’indirizzo di pensiero tra le cose superate risiede nel modo in cui, come uomini moderni, sperimentiamo la realtà. L’atteggiamento della nostra mente, frutto non solo di educazione, ma di un’intima tendenza formativa, ci porta a far sì che ogni realtà percepita coi sensi sia da noi assunta entro relazioni di grandezza matematica, per un procedimento tanto abituale da passare inosservato. Non cogliamo il sensibile nel semplice flusso delle sue parvenze, ma lo scomponiamo e focalizziamo in una dimensione prospettica non naturale – il bambino fino a una certa età non coglie il mondo prospetticamente – dovuta a una già complessa elaborazione interiore. Questa elaborazione è interamente opera del nostro spirito, non è data per natura: è essa a far sì che ci sperimentiamo nel mondo sensibile come spiriti attivi, inducendoci però a credere che con esso si esaurisca ogni realtà. L’attività del nostro spirito nel sensibile, che può renderci anche baldanzosi e conferirci una sensazione quasi smisurata di dominio e di potenza, se non è integrata da un’abitudine di schietta e pacata attenzione volta a se stessa e ai propri principi, rischia di condurre a una fatale schiavitù, destinata a precludere ogni sbocco della nostra esistenza al di là della dimensione parvente e transitoria.
Una riconversione dell’intelligenza su se stessa la porterebbe ad affermare che, se l’attività mediante cui configura prospetticamente il mondo è opera sua, non così può dirsi del dato sensibile come tale e della luce d’essenza in cui lo può concepire come cosa a sé stante. Nell’esperienza di questa luce ravviserebbe il darsi costante di un sovrasensibile che chiede di essere riconosciuto e integrato nella pienezza della vita conoscitiva.
Il precedente indirizzo di pensiero, cui si è accennato, ravvisava nell’intelligenza umana una facoltà immateriale
, non legata, a differenza delle altre quali i sensi, la fantasia, la memoria, a un organo corporeo. Con l’intelligenza e la volontà che da essa promana, l’uomo trascende la propria condizione sensibile. Egli è in grado di concepire se stesso e qualunque altra realtà come un aspetto di quell’essere la cui luce rifulge universalmente in lui. Grazie al carattere immateriale della sua intelligenza, l’uomo è dotato di libertà e può sentirsi membro di un mondo sovrasensibile. Tale il dettato semplice e lineare di quella più antica concezione.
La difficoltà che proviamo a farla nostra deriva dal modo di esplicarsi di un’intelligenza che, volta con straordinaria efficacia all’opera organizzatrice della realtà sensibile, ne risulta vincolata anche sul piano soggettivo, ancorandosi di fatto a un organo corporeo, cioè il sistema nervoso, il quale tutt’altro che costituirne il principio non ne è che il temporaneo strumento. Esso fa sì che l’attività di per sé sovrasensibile dell’intelligenza possa restare condizionata da qualità sensibili soggettive che ne alterano il processo originario, oscurando in essa la coscienza della propria natura. Ciò che l’uomo può fare ai fini di una tale coscienza è allora di liberare l’attività pensante dalla soggezione eccessiva all’esperienza dei sensi, esercitando l’attenzione sui processi originari di formazione del concetto. Vincolandosi al sensibile essa si è destata come opera di uno spirito attivo. Questo stesso spirito ha ora il compito di ricondurla alla pienezza delle sue funzioni.
Restituita al suo normale rapporto col sensibile, l’intelligenza umana si dispone a riconoscere che la luce donde trae i suoi principi universali è condivisa da altre intelligenze non esistenti come essa entro il dominio sensibile. Man mano che la vita ritrovata del pensare si viene integrando con le forze profonde del sentire e del volere – al cui riguardo una scuola come quella antroposofica può offrire preziosi orientamenti –, è dato all’uomo farsi cooperatore, e in certi casi testimone, di un mondo sovrasensibile in cui risiedono le intenzioni e le forze formative dei destini umani e cosmici.
Le conseguenze di un tale sviluppo dell’anima non riguardano l’uomo soltanto, ma altresì quella parte del mondo sensibile di cui egli è responsabile e che chiamiamo comunemente natura
. In epoche trascorse era l’esperienza sovrasensibile a dare all’uomo l’orientamento per conoscere la natura qual è in sé e per agirvi di conseguenza. A partire da un certo momento, quell’esperienza si è venuta oscurando. Per qualche tempo l’umanità ha potuto, allo scopo di consolidarsi nell’esercizio autonomo delle proprie facoltà, procedere priva dell’orientamento che le veniva dal rapporto col mondo sovrasensibile. Raggiunto lo scopo, tale situazione non è più salutare. L’autonomia conseguita richiede di completarsi nuovamente in quella pienezza d’essere, per la perdita della quale essa è sorta. Se ciò non avvenisse, l’uomo vedrebbe la propria autonomia ritorcerglisi contro. La realtà spirituale destinata a completarlo si presenterebbe ugualmente alla sua coscienza, ma in un aspetto inverso e tenebroso. Egli sarebbe indotto, nel suo comportamento verso la natura, a violare le intenzioni creatrici che la governano, e a erigere un mondo estraneo a quello che gli è stato affidato, nel rapporto col quale egli stesso, senza neanche accorgersene, scivolerebbe nel sub-umano. Innumerevoli fenomeni del nostro tempo indicano che un tale processo già è in corso.
2. San Michele nella tradizione cristiana
L’umanità antica, quando volgeva lo sguardo al mondo sovrasensibile, vi scorgeva la presenza di dei
, ovvero esseri luminosi
, alla cui azione cercava di accordare la propria esistenza. Se la rivelazione cristiana preferì parlare piuttosto di angeli
, ossia messaggeri
, è perché intese sottolineare la dipendenza delle entità sovrasensibili dal primo Ente, da cui ricevono l’essere e a cui ordinano l’agire. Così ad esempio l’apostolo Paolo ricorda, nella lettera ai Colossesi (1,13-16), come tutte le cose visibili e invisibili siano state create per mezzo e in vista di Colui che è immagine del Dio invisibile
, anteriore a ogni creatura, e mette quindi in guardia, poco dopo (cap. 2), dall’attribuire eccessiva importanza agli elementi del mondo
dimenticando, a causa di un ingiustificato culto degli angeli, il legame con Colui nel quale risiede la pienezza della divinità
. Allo stesso modo Giovanni attesta nell’Apocalisse (22,9-10), come l’angelo, cui egli deve la suprema delle sue visioni, lo distolga dall’adorarlo, riconoscendosi servo di Dio
, al quale soltanto è dovuta l’adorazione. D’altra parte, nella stessa Apocalisse gli angeli svolgono un ruolo insostituibile nell’economia della Chiesa, sono essi a guidarla invisibilmente nella storia e a innescare i grandiosi avvenimenti che conducono l’universo verso la condizione ultima, in cui Dio sarà manifesto a tutte le cose.
Ciò che differenzia gli angeli
della rivelazione cristiana dagli