Una spirale aperta
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Anteprima del libro
Una spirale aperta - Giuseppe Pulito
GIUSEPPE PULITO
UNA SPIRALE APERTA
A Licia, Claudio, Chiara e Ringo
Nel borgo in cui cammino lentamente, è già fine estate.
Nel borgo, si affaccia la collina, per osservare incuriosita lo strano fenomeno per cui, tra queste stradine, qualcosa manca: ampie fette di tempo che aprono grandi buchi tra gli anni dalla mia giovinezza e oggi. Mi piace tornare qui. Al primo sole del mattino.
Un’anomala rarefazione temporale che diluisce la densità del presente.
Lo attraverso languidamente, come quando mi adagio su un’amaca a maglie lasse.
Mi pare di non sapere che anno sia. Mi interessa riprendere il calore, la luce residua, il silenzio…
Incontro una coppia della mia età con un bel cagnolino. Lei mi lancia un’occhiata inquieta (chissà perché?), mentre nello stesso momento il cane tira al guinzaglio.
Un canto di un uccello, i miei passi. Tutto in sintonia con il contorno. Un canto fatto in casa. Semplice. Penso che anche gli animali siano artigiani, come gli amici che vado a trovare.
Procedo piano con la luce del pomeriggio che mi avvolge.
Sento un odore forte in queste stradine, in queste vie, angolo per angolo. Lo annuso con pazienza perché è distintivo, come quello delle persone. E vado piano, un passo dopo l’altro.
La mia vita è fatta di piccoli passi.
Camminando, quasi mi appoggio alle case, che sono disuguali, come le mie emozioni, le mie esperienze.
Ho negli occhi ciò che vedevo da bambino, quando le case avevano il giusto spazio tra di loro e nessuno si affannava a creare aiuole precise e ben fatte.
Passo un incrocio e la chiesetta bianca di calce.
C’è sempre seduto