I diari di Viaggio: Relazione del primo viaggio alla scoperta delle Americhe
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Anteprima del libro
I diari di Viaggio - Cristoforo Colombo
Cristoforo Colombo
I DIARI DI VIAGGIO
Relazione del primo viaggio
alla scoperta delle Americhe
I Volume
Elison Publishing
Edizione 2024
Revisione a cura di Elison Publishing
Modernizzazione linguistica
a cura di Elison Publishing
ISBN 9788869633799
RELAZIONE DEL PRIMO VIAGGIO
(1492-1493)
Questo è un resoconto sommario del primo viaggio di Cristoforo Colombo, con le rotte marittime e i rilevamenti seguiti durante la scoperta delle Indie.
In nome di Nostro Signore Gesù Cristo
Cristianissimi, sublimissimi, eccellentissimi e potentissimi Principi, Re e Regina di Spagna e delle isole del mare, Nostri Signori.
Nel corrente anno, dopo la vittoriosa conclusione della guerra contro i Mori in Europa, con la conquista della città di Granada il 2 gennaio, ho visto spiegate le vostre bandiere reali sull’Alhambra. Il Re Moro si è recato alle porte della città per baciare le vostre mani e quelle del Principe mio Signore.
In questo stesso mese, grazie alle informazioni che vi ho fornito sulle terre dell’India e su un certo Principe chiamato Gran Khan (che nella nostra lingua significa Re dei Re), il quale aveva inviato a Roma ambasciatori per chiedere l’insegnamento della Fede Cristiana, voi, Principi Cattolici e zelanti propagatori della Fede, avete deciso di inviarmi, Cristoforo Colombo, in quelle lontane contrade per incontrare questo Principe, conoscere i popoli e i loro costumi, e valutare le possibilità per la loro conversione al Cristianesimo.
Mi avete ordinato di non seguire la rotta terrestre verso Oriente, come si era sempre fatto fino ad allora, ma di prendere la via dell’Occidente, mai tentata prima da nessuno. Inoltre, dopo l’espulsione degli Ebrei dai vostri regni, mi avete ordinato, nello stesso mese di gennaio, di partire con una flotta adeguata verso le Indie. In questa occasione mi avete concesso grandi favori e mi avete nobilitato, dandomi il titolo di Don, Ammiraglio Maggiore del Mare Oceano e Viceré e Governatore perpetuo di tutte le isole e i continenti che avrei scoperto e conquistato.
Partito da Granada il sabato 12 maggio 1492 e raggiunsi il porto di Palos, dove armai tre navi. Ben provvisto di viveri e di equipaggio, salpai il 3 agosto successivo, mezz’ora prima del sorgere del sole, dirigendomi verso le Isole Canarie, appartenenti alle vostre Altezze e situate nel Mare Oceano. Da lì avrei proseguito per le Indie per compiere la vostra ambasciata al Principe e seguire i vostri ordini.
Ho deciso di tenere un diario dettagliato di questo viaggio, annotando ogni giorno gli eventi, le scoperte e le difficoltà incontrate. Inoltre, o Principi, con l’intento di descrivere ogni notte gli avvenimenti del giorno e durante il giorno la navigazione notturna, ho in mente di realizzare una nuova carta nautica dove rappresenterò l’intero mare e tutte le terre del Mare Oceano con le loro posizioni e latitudine, e di comporre un libro con illustrazioni realistiche. Per questo motivo è fondamentale che io non ceda al sonno e mi concentri sulla navigazione fino al raggiungimento del mio obiettivo, che sarà un’impresa grandiosa.
Venerdì, 3 agosto.
Spiegai le vele alle ore otto del mattino e navigammo verso sud con forte brezza fino al tramonto, percorrendo circa 60 miglia (15 leghe). Poi cambiammo rotta verso sud-ovest e sud-ovest 4 gradi, dirigendoci verso le Canarie.
Sabato, 4 agosto.
Navigammo verso sud-ovest 4 gradi.
Domenica, 5 agosto.
Percorremmo più di 40 leghe tra il giorno e la notte.
Lunedì 6, agosto.
Il timone della Caravella Pinta, comandata da Martin Alonso Pinzòn, si ruppe e uscì di posto. Si sospettò che fosse opera di un certo Gomes Rascon e di Cristobal Quintero, il padrone della Caravella, che non volevano intraprendere questo viaggio. Già prima della partenza erano stati sorpresi in alcuni intrighi. Ero molto preoccupato perché non potevo soccorrere la caravella senza mettere a rischio la mia, ma ero fiducioso che Martin Alonso Pinzòn, uomo coraggioso e ingegnoso, avrebbe risolto il problema. Tra il giorno e la notte percorremmo 29 leghe.
Martedì, 7 agosto.
Il timone della Pinta si ruppe nuovamente. Lo riparammo e ci dirigemmo verso l’isola di Lanzarote, una delle Canarie, dove percorremmo 25 leghe tra il giorno e la notte.
Mercoledì, 8 agosto.
Tra i piloti delle tre caravelle ci furono diverse opinioni sulla nostra posizione. La mia prevalse perché era la più precisa. Avevo in mente di recarmi alla Grande Canaria per lasciare lì la caravella Pinta, il cui timone era malconcio e faceva gemiti d’acqua. Avrei voluto procurarne un’altra lì, se fosse stato possibile. Non ci riuscimmo quel giorno.
Domenica, 12 agosto.
Solo questa notte sono riuscito a raggiungere La Gomera. Martin Alonso, non potendo navigare, è rimasto per mio ordine sulla costa della Grande Canaria. Mi sono recato a Tenerife e ho deciso di far riparare la Pinta. Questo lavoro richiedeva molto impegno e diligenza da parte mia, di Martin Alonso e degli altri. Al posto della forma latina, poco adatta alla navigazione, ho fatto dare alla caravella una forma rotonda e ho fatto mettere le vele quadrate.
Domenica, 2 settembre.
Sono tornato a La Gomera con le tre navi. Tutta la ciurma ha visto uscire gran fuoco dalla catena di montagne dell’altissima isola di Tenerife.
Mercoledì, 5 settembre.
Molti spagnoli valorosi, che si trovano qui a La Gomera con Donna Ines Peraza (madre di Guglielmo Peraza, divenuto poi il primo conte della Gomera), affermano che ogni anno scorgono una terra a ovest delle Canarie. Altri abitanti di La Gomera lo confermano con giuramento. Ricordo che quando ero in Portogallo nel 1484, un uomo dell’isola di Madeira si presentò al Re chiedendogli una caravella per recarsi a quella terra che vedeva ogni anno e sempre nella stessa posizione. E non mi è ancora uscito di mente che lo stesso si diceva nelle isole Azore, e che tutte le testimonianze erano concordi sulla direzione, sui segni e sulla grandezza di questa terra. Essendo tutto pronto per la partenza, ho preso acqua, legna e carne, e tutto quello che serviva agli uomini lasciati a La Gomera, prima di recarmi alla Grande Canaria per far riparare la caravella Pinta. Domani finalmente spiegherò le vele dalla suddetta isola di La Gomera, con le mie tre caravelle.
Giovedì, 6 settembre.
Sono partito questa mattina di buon mattino dal porto di La Gomera e ho preso la direzione per il mio viaggio. Ho saputo da una caravella proveniente dall’isola del Ferro che tre caravelle portoghesi erano in rotta per intercettarmi. Questo deve essere per invidia di quel Re, perché sono venuto al servizio di Castiglia. La calma è stata continua. Ci troviamo tra La Gomera e Tenerife.
Venerdì, 7 settembre.
La calma persiste.
Sabato, 8 settembre.
Bonaccia. Alle 3 del mattino, cominciando a spirare il nord-est, ho preso la rotta e la direzione verso ovest; un grosso mare di prora impediva la marcia. Tra la notte e il giorno ho fatto 9 leghe.
Domenica, 9 settembre.
Oggi ho percorso 19 leghe. Sono determinato a contarne meno di quante ne faccio, affinché, se per caso il viaggio fosse lungo, la mia gente non si spaventi e si scoraggi. Nella notte ho fatto 120 miglia, a 10 miglia all’ora, cioè 30 leghe. I marinai hanno navigato male, deviando verso nord-est di 4 gradi, e anzi di 2/4; per questo li ho ripresi più volte.
Lunedì, 10 settembre.
Tra il giorno e la notte ho percorso 60 leghe; 10 miglia all’ora, che sono due leghe e mezzo; però ne conto solamente 48, affinché l’equipaggio non si spaventi, se il viaggio dovesse essere lungo.
Martedì, 11 settembre.
Navigando nella mia direzione verso ovest ho percorso, compresa anche la notte, 33 leghe; ma ne ho dichiarate di meno per la già enunciata ragione.
Mercoledì, 12 settembre.
La mia nave, seguendo sempre la sua rotta, ha percorso, compresa anche la notte, 33 leghe; ma ne ho dichiarate di meno per la già enunciata ragione.
Giovedì, 13 settembre.
Tra il giorno e la notte, seguendo la mia rotta verso ovest ho fatto 33 leghe, alle quali ne ho sottratte alcune. Le correnti erano avverse. All’inizio della notte le bussole maestraleggiavano.
Venerdì, 14 settembre.
Abbiamo percorso 25 leghe in totale tra il giorno e la notte, dichiarandone di meno. La rotta era sempre verso ovest. I marinai della caravella Nina affermano di aver visto una rondinella e una coda di giunco
(Phaeton aetereus di Linneo), specie di uccelli che non si allontanano mai dalla terra per più di 25 leghe.
Sabato, 15 settembre.
Abbiamo percorso in totale tra il giorno e la notte 27 leghe e più verso ovest. All’inizio della notte, è stata vista cadere una meravigliosa striscia di fuoco a 4 o 5 leghe dalle navi.
Domenica ,16 settembre
Seguendo sempre la rotta verso ovest, abbiamo percorso in totale tra il giorno e la notte 39 leghe, dichiarandone solo 36. Durante il giorno c’è stata nebbia e pioviggine. Soffiano venti tiepidi e il clima di queste mattine è delizioso, mancando solo il canto dell’usignolo. Il tempo è come quello di aprile in Andalusia. Cominciamo a scorgere molte bancate di erba verdissima che sembra essere stata strappata da poco tempo dalla terra; per questo tutti pensano che siamo vicini a qualche isola. Io, invece, penso che non siamo ancora vicini alla terraferma, perché è più lontana.
Lunedì, 17 settembre.
Abbiamo navigato verso ovest e abbiamo percorso, compresa anche la notte, 50 leghe: non ne ho dichiarate che 47. La corrente era favorevole. Abbiamo visto molta erba, molto spesso; era erba di scogli e proveniva da ponente. Tutti pensano che la terra non sia lontana. I piloti hanno preso la direzione nord segnandola e hanno visto che gli aghi magnetici deviavano di un quarto di grado. I marinai sono spaventati e afflitti, e non ne capiscono il motivo. Accortomi di ciò, ho ordinato loro di nuovo di segnare il nord all’alba, e hanno trovato che gli aghi erano buoni. La ragione di questo fenomeno è che la stella si muove, mentre gli aghi magnetici rimangono fissi.
Questa mattina, all’alba, abbiamo visto una quantità maggiore di erba, simile a quella dei fiumi, nella quale è stato trovato un granchio vivo. L’ho osservato e lo considero un indizio certo di terra vicina, perché non se ne trovano mai a 80 leghe dalle coste. L’acqua del mare è meno salata da quando siamo partiti dalle Canarie e l’aria diventa sempre più temperata e dolce. Tutto l’equipaggio è lieto e ogni nave gareggia nella corsa, desiderosa di scoprire per prima la terra. Sono state viste molte tonnine e quelli della Nina ne hanno uccisa una. Questi segni provengono da ovest, dove spero che Dio Onnipotente, nelle cui mani sono tutte le vittorie, ci faccia presto trovare la terra. Anche stamattina ho visto un uccello bianco, chiamato coda di giunco
, che non dorme mai sul mare.
Martedì, 18 settembre.
Navigando giorno e notte abbiamo percorso più di 55 leghe, dichiarandone 48. Il mare continua ad essere calmo e tranquillo come il fiume di Siviglia. Martin Alonso con la Pinta, molto veloce nella corsa, è andato avanti agli altri: mi ha detto dalla sua caravella di aver visto una grande moltitudine di uccelli volare verso ovest e di nutrire speranza di scorgere la terra nella notte. Da nord è apparsa una grande oscurità, che è un segno di sponde vicine (si trovavano a 25 leghe di distanza a ovest dagli scogli).
Mercoledì, 19 Settembre.
Proseguendo nella nostra direzione abituale, ho percorso solo circa 25 leghe tra giorno e notte a causa della bonaccia. Ne ho segnate solo 22 sul diario di bordo. Oggi alle dieci del mattino, un’oca selvatica si è avvicinata alla nave, e ne è stata vista un’altra nel pomeriggio. Questi uccelli non si allontanano mai dalla terra per più di 25 leghe. C’è stata una breve pioggia senza vento, segno che la terra è vicina. Non voglio perdere tempo a bordeggiare per cercare spiagge, perché il mio obiettivo è raggiungere le Indie. Tuttavia, sono certo che ci siano isole a nord e a sud. Il tempo è bello e, se Dio vorrà, potremo vedere tutto al ritorno. I piloti hanno fatto i loro calcoli: la Nina si trova a 440 leghe dalle Canarie, la Pinta a 420 e l’Ammiraglia a 400 precise.
Giovedì, 20 Settembre.
Oggi abbiamo navigato verso ovest-nordovest con un angolo di 4 gradi, perché molti venti sono cambiati a causa della bonaccia. Abbiamo percorso tra le 7 e le 8 leghe. Due oche selvatiche si sono avvicinate alla nave, poi ne sono arrivate altre otto. Questi avvistamenti ci annunciano la vicinanza della terra. C’era molta erba marina, anche se ieri non ne avevamo vista. Un marinaio ha catturato con la mano un uccello simile a una rondinella, ma si trattava di un uccello di fiume e non di mare: aveva i piedi simili a quelli di un gabbiano. All’alba, sono arrivati sulla nave anche due o tre uccelli di terra, che poi sono scomparsi prima del sorgere del sole. Un’oca selvatica è arrivata da ovest-nordovest e volava verso sud, il che indica che la terra si trova in quella direzione. Infatti, questo tipo di uccello dorme sulla terra e al mattino va in cerca di cibo sul mare, allontanandosi al massimo per 20 leghe.
Venerdì, 21 Settembre.
La bonaccia è durata per tutto il giorno, poi è sorto un po’ di vento. Abbiamo percorso solo 13 leghe tra giorno e notte. All’alba abbiamo visto così tanta erba marina che il mare sembrava coperto. Quest’erba proviene da ovest. Abbiamo visto anche un’oca selvatica. Il mare è liscio come un fiume e l’aria è la migliore del mondo. Abbiamo avvistato una balena, segno certo che la terra non è lontana, perché le balene si avvicinano sempre alle coste (ci trovavamo a 5 leghe a nord degli scogli).
Sabato, 22 Settembre.
Ho navigato verso ovest-nordovest, deviando a volte da una parte e a volte dall’altra a causa del vento. Ho percorso 30 leghe senza quasi vedere erba marina. Alcune procellarie maculate e altri uccelli si sono avvicinati alla mia caravella. Questo vento contrario mi è stato molto utile, perché la mia gente era preoccupata pensando che in questi mari non soffiavano venti favorevoli