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Dove stiamo andando?: Democrazia e lavoro nell'età dell'incertezza
Cambiare marcia per creare lavoro: Più servizi, più qualità, meno ore
Officina Italia: La Fiat secondo Sergio Marchionne
Serie di e-book11 titoli

tempimoderni

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Info su questa serie

Dalla prefazione del magistrato Roberto Oliveri Del Castillo: “Maurizio Rizzo Striano vi condurrà per mano attraverso una materia complessa resa facile e leggibile anche ai meno esperti, e vi spiegherà la storia dell’ILVA di Taranto degli ultimi 15 anni attraverso scelte discutibili, contraddizioni, aggiramenti, elusioni e tradimenti delle norme nazionali ed europee, portate avanti da chi quelle norme avrebbe dovuto rispettare e far rispettare.
Un testo documentato come un saggio, ma leggibile come un romanzo, una distopia, come si chiama il genere delle utopie negative in letteratura (come 1984 di Orwell o Il mondo nuovo di Huxley), ovvero quelle che descrivono un mondo futuro negativo o spaventoso, dove la vita non conta niente e i valori positivi vengono sovvertiti per portare all’estremo degli antivalori materiali, fino alla messa in discussione della vita stessa. Ed è quello che accade a Taranto, con l’unica differenza che ciò di cui si discute non viene posizionato in un futuro immaginario e irreale, ma è la realtà che i cittadini di Taranto provano sulla loro pelle da 60 anni”.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2013
Dove stiamo andando?: Democrazia e lavoro nell'età dell'incertezza
Cambiare marcia per creare lavoro: Più servizi, più qualità, meno ore
Officina Italia: La Fiat secondo Sergio Marchionne

Titoli di questa serie (11)

  • Officina Italia: La Fiat secondo Sergio Marchionne

    1

    Officina Italia: La Fiat secondo Sergio Marchionne
    Officina Italia: La Fiat secondo Sergio Marchionne

    Questa è la vicenda della Fiat, da Valletta a Marchionne. Una storia narrata mentre ancora si sente l’eco dei passi dei Quarantamila che in realtà quarantamila davvero non furono mai. E questi fatti, Fabio Sebastiani riascolta per capire oggi e domani cosa accadrà in una multinazionale che dell’Italia non avrà che un pallido ricordo, e che sopravviverà sbriciolando i diritti di operaie e operai. Con “Officina Italia”, Sebastiani fa informazione e controinformazione necessarie. In controluce le intenzioni dell’ad Marchionne: l’uomo della finanza che la famiglia Agnelli, oberata dai debiti, vuole al posto giusto al momento giusto. Contro quel che resta della classe operaia, contro i diritti degli operai e a rimpinguare di interessi le casse delle banche americane ed europee. Fra cronaca sindacale, passaggi economici e presa diretta da chi in fabbrica ha lavorato. Uno di quei racconti che spiegano la realtà. “Nello schema Fiat, il tema della fatica è direttamente legato al salario. Da una parte l’uscita dal contratto nazionale dei metalmeccanici e, dall’altra, il legame con i parametri aziendali rendono la busta paga un’entità molto astratta, sicuramente fuori da quel quadro dei diritti per la cui difesa la Fiom-Cgil si sta battendo da anni. Il rischio è quello di ricadere, in sostanza, in uno schema in cui il costo del lavoro si consolida sempre più come una variabile dipendente direttamente dalla volontà dell’imprenditore”. Dalla prefazione di Maurizio Landini, segretario generale Fiom-Cgil.

  • Dove stiamo andando?: Democrazia e lavoro nell'età dell'incertezza

    1

    Dove stiamo andando?: Democrazia e lavoro nell'età dell'incertezza
    Dove stiamo andando?: Democrazia e lavoro nell'età dell'incertezza

    Tempi nuovi si annunciano e avanzano in fretta come non mai. E non si sa bene dove conducano. Nel mondo come nel nostro Paese. Ne scorgiamo caratteri e peculiarità, rischi e opportunità, ma se volessimo tracciare un quadro d’insieme, faremmo fatica. A quest’opera di interpretazione sistematica, ardita e impegnativa, non si nega Pierre Carniti, storico leader sindacale di anni difficili e impegnato in politica a più riprese, ora studioso dei fenomeni e attento osservatore della realtà. Segnata da disuguaglianze, precarietà, ingiustizie globali, delegittimazione delle democrazie, “intollerabili arbitrii”, “prevaricazioni e “denegate condizioni di dignità”. Crisi, dunque, in una parola. Ed è proprio per questo, “tanta parte dei giovani, in tanti paesi del mondo, sentendosi a un punto nodale della storia, non si riconoscono nella società in cui vivono e la mettano in crisi”. La contestano e ne vorrebbero una diversa. Per consentire loro di sperare ancora, di rivalutare – nell’esperienza di vita – parole come lavoro e democrazia. Con una riflessione puntale e senza edulcorazioni consolatorie Carniti non si astiene da proporre soluzioni, intravedere possibili strade per “correggere il corso delle cose”. Non si lascia andare ad uno sterile “tutto sbagliato, tutto da rifare”. Consapevole che la politica, pur in difficoltà, sia comunque la principale strada per intervenire in modo strutturale nella storia dei deboli e delle vittime. Queste pagine, allora, sono per chi ancora ci crede, per chi ha voglia di non tirarsi indietro, di capire e di proporre, di conoscere, riflettere e alla fine – magari – agire. Perché, nonostante tutto, i segnali positivi ci sono, e “sono tutti segni del grande cambiamento in atto e del travaglio doloroso nel quale può nascere una nuova umanità”.

  • Cambiare marcia per creare lavoro: Più servizi, più qualità, meno ore

    3

    Cambiare marcia per creare lavoro: Più servizi, più qualità, meno ore
    Cambiare marcia per creare lavoro: Più servizi, più qualità, meno ore

    Per una nuova prospettiva, dice l’ingegnere economista Nicola Cacace (è stato anche presidente di Nomisma, l’istituto di ricerche fondato da Romano Prodi) nel suo recente “Cambiare marcia per creare lavoro”, occorre una vera rivoluzione di pensiero. Bisogna innovare, perché “…l’incapacità di guardare lontano è forse una proprietà antropologica dell’homo italicus, più orientato al carpe diem dei latini che alle attività programmate dei nordici, incapacità che in anni di lenti cambiamenti come quelli passati non ci nuoceva troppo, oggi rischia di fare danni gravi”, scrive con un velo di ironia. La linea che indica è categorica: è dall’espansione dei servizi (oggi sottodimensionati rispetto alla media europea), della cultura, delle nuove tecnologie, della ricerca sul risparmio energetico che dipenderanno, sia le nuove opportunità di lavoro, sia quelle spinte innovative in grado di accelerare la modernizzazione del nostro sistema produttivo. Nicola Cacace è nato a Castellammare di Stabia (NA) nel 1930. Ingegnere economista, giornalista e scrittore, esperto di previsioni tecnologiche, è stato, tra l’altro, consulente di produttività e contrattazione per la Cisl di Pierre Carniti e presidente di Nomisma, istituto di studi economici fondato da Romano Prodi. Come amministratore delegato di ITS, Italia Trading Service, società di trading della Bnl, nel 1986 firmò ad Hanoi un accordo di Countertrade, baratto internazionale, col Vietnam. È stato, tra l’altro, editorialista di Avvenire e l’Unità e autore di molti libri su temi vari tra cui gli effetti del progresso tecnico sull’occupazione, cui sono dedicati gli ultimi saggi: “Oltre il 2000, scenario delle professioni” (Ed. Riuniti, 2002), “L’informatico e la badante, chi partecipa al banchetto della globalizzazione e chi serve a tavola” (F. Angeli, 2007), “Equità e sviluppo, il futuro dei giovani” (F. Angeli, 2012).

  • Bla bla bla Sud.: Perché il PNRR non salverà il Sud e il paese

    1

    Bla bla bla Sud.: Perché il PNRR non salverà il Sud e il paese
    Bla bla bla Sud.: Perché il PNRR non salverà il Sud e il paese

    Perchè il sud è rimasto indietro? È possibile un rilancio del sud senza modificare la centralità logistica, amministrativa e politica del Mezzogiorno e del Mediterraneo? De Sarlo inizia un ragionamento da fare per progettare un futuro diverso e migliore, con stile semplice e diretto, ricco di esempi e riscontri. Nella prima parte troviamo una disamina tra miti, pregiudizi e realtà sulla situazione meridionale. Nella seconda parte propone una soluzione per uno sviluppo possibile per colmare i gap che ancora esistono.

  • La rivoluzione dell'automobile: Idee per un nuovo modello industriale

    4

    La rivoluzione dell'automobile: Idee per un nuovo modello industriale
    La rivoluzione dell'automobile: Idee per un nuovo modello industriale

    Il mondo dell’automobile richiede grandi cambiamenti. Soprattutto in occidente, nel quale l’automobile è nata (in Europa) e si è sviluppata (Stati Uniti). Gli anni della travolgente motorizzazione di massa sono finiti e adesso il mercato è solo di sostituzione. Nello stesso tempo la prospettiva di una nuova crisi energetica (dopo lo shock petrolifero del 1973) a causa del raggiungimento del picco di produzione petrolifera e dell’impetuoso sviluppo delle economie dell’estremo oriente (Cina e India su tutte) che richiedono risorse crescenti, necessitano di un ripensamento sull’efficienza energetica delle automobili, sui consumi, e impone l’esplorazione di applicazioni di fonti rinnovabili. La grande questione ambientale, del riscaldamento della Terra a causa di gas serra è l’altro tema che condiziona gli sviluppi prossimi futuri. L’industria automobilistica, per come si è sviluppata a partire dal modello Ford, ha una pesantezza che non le consente di muoversi con agilità nel campo dell’innovazione del prodotto. Il modello Ford è nato per produrre grandissime quantità, tutte uguali. Oggi, in occidente, occorre ripensare radicalmente i processi produttivi e la struttura dell’automobile, che è figlia di un’impostazione coerente. La snellezza comporta lo spostamento da processi estremamente articolati e complessi verso modelli estremamente più semplici, modulari, più semplici da gestire.

  • Voci Dal Silenzio: Incontri sulla violenza di genere

    5

    Voci Dal Silenzio: Incontri sulla violenza di genere
    Voci Dal Silenzio: Incontri sulla violenza di genere

    A volte c’è un confine sottile tra amore e odio, così sottile che troppo spesso viene valicato. E a pagarne le conseguenze sono le donne. Mogli, fidanzate, ex-compagne e sorelle sono ancora oggi vittime di una violenza massacrante. Un fenomeno che sembra inarrestabile, ma che invece è possibile bloccare. Proprio di questa possibilità, della speranza di un cambiamento e di una reazione, parla il libro Voci dal silenzio. Ripartendo dai troppi luoghi comuni che riducono gli uomini e le donne a maschere senza volto, o a stereotipi non più proponibili, emerge in queste pagine il desiderio di un mondo in cui il confronto tra generi non esploda in conflitto, ma al quale è possibile giungere soltanto con un lavoro collettivo dal quale nessuno può tirarsi indietro. Tutti protagonisti, dunque, nessuno escluso: donne, uomini, centri antiviolenza, istituzioni, esperti, s’interrogano sul da farsi. Le interviste a Lucia Annibali e Veronica De Laurentiis segnano proprio questo crinale del possibile. Contrastare – e vincere - la violenza sulle donne, si può.

  • Al Crocevia: Quarant'anni e più di opinioni

    6

    Al Crocevia: Quarant'anni e più di opinioni
    Al Crocevia: Quarant'anni e più di opinioni

    Più di ottanta articoli selezionati da un materiale cinque volte più ampio, per la maggior parte costituito da editoriali pubblicati su quotidiani a larga diffusione nazionale. Nella scelta si è guardato soprattutto a ciò che poteva evocare realtà e problemi tuttora attuali, messi in evidenza anche dalle premesse a parecchi degli scritti riprodotti e soprattutto dalle chiose intendendosi il crocevia come fattore d’incontro fra percorsi, culturali e pratici, originati da punti di partenza anche assai lontani tra loro ma aperti al dialogo nel rispetto reciproco. AUTORE Allievo di Giovanni Conso, Mario Chiavario (Torino, 1939) è stato professore di ruolo in vari Atenei a partire dal 1971 e ha presieduto, dal 2002 al 2008, l’Associazione “Gian Domenico Pisapia” che riunisce i docenti italiani di diritto processuale penale, divenendo poi, per tale disciplina, professore emerito dell’Università di Torino. Tra i redattori del vigente codice in materia, ha altresì fondato, e diretto per oltre trent’anni, la rivista “La legislazione penale”. Spiccata, comunque, nell’insegnamento come nelle pubblicazioni, la sua propensione per le tematiche di più ampio respiro, attinenti alla giustizia costituzionale, alle libertà civili, ai diritti dell’uomo.

  • Il tempo non è denaro: Perché la settimana di 4 giorni è urgente e necessaria

    9

    Il tempo non è denaro: Perché la settimana di 4 giorni è urgente e necessaria
    Il tempo non è denaro: Perché la settimana di 4 giorni è urgente e necessaria

    Prefazione WILL STRONGE e LAURA PARKER Postfazione ELLY SCHLEIN Viviamo nella società più produttiva e prospera della storia umana, ma per qualche motivo perseveriamo in un modello di produzione e consumo che prevede lo sfruttamento fino allo sfinimento di tutte le risorse: naturali e umane. Molte persone vedono un aumento e un’intensificazione dei tempi di lavoro, troppe altre l’esclusione dal lavoro e, spesso, dall’accesso alla società. Aznar la definisce la «società duale, in cui la metà degli individui lavora troppo e l’altra metà non lavora affatto». È necessario spalmare gli aspetti negativi del lavoro su un numero maggiore di persone e condividerne gli effetti positivi. Ridurre gli orari, e quindi redistribuire il lavoro, significa liberare tempo di vita. L’obiettivo è quello di lasciare spazio anche ad aspetti che non siano dominati dall’economico, spazio cioè a tutto ciò che non risponde alle logiche del mercato e del denaro.

  • Donne è arrivato l'arrotino: Parole affilate per il taglio giusto

    10

    Donne è arrivato l'arrotino: Parole affilate per il taglio giusto
    Donne è arrivato l'arrotino: Parole affilate per il taglio giusto

    L’arrotino è una figura mitica per l’autore, perché il suo noto richiamo/appello ad accorrere, ha una duplice valenza: quella di invocare l’arrivo delle donne, ritenute (almeno fino a un po’ di tempo fa) le uniche depositarie della gestione degli utensili di cucina; e – seconda – proporre le sue abilità e i suoi strumenti per consentire un’operazione essenziale: il taglio giusto. Quel richiamo forte e delicato allo stesso tempo, con voce decisa ma non invadente, parole ripetute e amplificatee, lasciano intendere (per una mente normale?) qualcosa di più di coltelli affilati: è il taglio delle parole che contano, per chi, mese dopo mese da dieci anni, in una rubrica che si intitola proprio “Le parole che non ti ho detto”, prova a dare spessore ad un dialogo insistente tra un uomo e molte donne.

  • Mai più indifesa

    7

    Mai più indifesa
    Mai più indifesa

    Due gli obiettivi di questo libro: 1) analizzare in modo semplice e accessibile i meccanismi psicologici che spingono inconsapevolmente molte donne a costruire e mantenere relazioni fonte di sofferenza o vittimizzanti; 2) guidare queste donne verso soluzioni creative. La tesi principale è che entrare, spesso ripetutamente, in una relazione vittimizzante, o non riuscire a uscirne, dipende in larga misura dall’incapacità di comprendere le proprie emozioni e i propri desideri, e di utilizzarli come criteri per operare scelte e perseguire piani a breve e lungo termine. Questa incapacità il più delle volte è dovuta a schemi di personalità appresi nel corso dello sviluppo personale a partire dai primi anni di vita. Questi schemi guidano inconsapevolmente il comportamento, generano un’immagine di sé negativa, fonte di sofferenza psicologica, e inibiscono l’agentività, con cui si intende la capacità di mettere a fuoco emozioni, bisogni e desideri, e di considerare se stessi in diritto di tentare di realizzarli concretamente.

  • Ilva

    11

    Ilva
    Ilva

    Dalla prefazione del magistrato Roberto Oliveri Del Castillo: “Maurizio Rizzo Striano vi condurrà per mano attraverso una materia complessa resa facile e leggibile anche ai meno esperti, e vi spiegherà la storia dell’ILVA di Taranto degli ultimi 15 anni attraverso scelte discutibili, contraddizioni, aggiramenti, elusioni e tradimenti delle norme nazionali ed europee, portate avanti da chi quelle norme avrebbe dovuto rispettare e far rispettare. Un testo documentato come un saggio, ma leggibile come un romanzo, una distopia, come si chiama il genere delle utopie negative in letteratura (come 1984 di Orwell o Il mondo nuovo di Huxley), ovvero quelle che descrivono un mondo futuro negativo o spaventoso, dove la vita non conta niente e i valori positivi vengono sovvertiti per portare all’estremo degli antivalori materiali, fino alla messa in discussione della vita stessa. Ed è quello che accade a Taranto, con l’unica differenza che ciò di cui si discute non viene posizionato in un futuro immaginario e irreale, ma è la realtà che i cittadini di Taranto provano sulla loro pelle da 60 anni”.

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