Il Sogno Americano Di Sofia
Di RonyFer
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Una giovane donne guatemalese alla ricerca di un sogno inesistente, dopo anni di esilio, torna a casaportando con sè il peggiore degli incubi.
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Anteprima del libro
Il Sogno Americano Di Sofia - RonyFer
RonyFer
Traduzione di: FEDERICA GIAMMELLO
Copyright © 2012 RonyFer
All rights reserved.
"Lei lottava con tutte le sue forze, gli conficcava le unghie in volto con forza, con odio; gli strappava i capelli e la bestia a stento gemeva di dolore, si aggiustava i capelli e continuava a divorare la sua preda, senza pietà.
Lei lo pregava, lo supplicava, piangeva di rabbia, di frustrazione.
Con enorme fatica, riuscì a raggiungere la scarpa perduta e con tutte le energie che le rimanevano, conficcò il tacco alto nella testa del suo aggressore".
Prologo:
––––––––
Parole introduttive sul Sogno americano
Una bambina che diventa una bella donna, il cui carattere forte è stato attentamente forgiato, come un’opera di oreficeria, dalle saggie mani di un nonno militare: del tutto fatto di orgoglio e dignità e la cui attitudine di fronte alla vita familiare e sociale è esempio di solidi e autentici principi; in un’epoca in cui l’amore risulta essere un’epopea, è la protagonista di questa narrazione, archetipo di uno dei migliori libri scritti in lingua ispanica, su una famiglia paradigmatica di un Paese del centro America.
Una storia magistralmente tracciata, disegnata, concepita e raccontata con uno stile minuzioso, come una fine e squisita opera scolpita al dettaglio- in cui nulla manca e nulla è in eccesso- in cui lo scrittore, RonyFer Gonzalez, che risiede a Montreal, in Canada, ritrae le peculiarità della società e di una classe sociale radicata nel suo Paese natale.
Attraverso il Colonnello, personaggio stoico, severo, drastico, gagliardo, elegante e galante, con quel temperamento tipico dei caratteri forgiati dalla disciplina inflessibile della vita militare, vediamo sfilare i giorni e le notti di una vita sul filo del rasoio e sofferta, mascherato sotto il crescere di un amore vulnerabile, un tallone di Achille che unisce la debolezza suprema e sublime dell’amore paterno- verso sua nipote- storia che scorre e cresce davanti allo sguardo del lettore, il quale può godersi il sapore di una narrazione eccellente, raccontata alla maniera di un amante del dovere, che è consapevole del potere del suo fascino. Attraverso questo saggio e delicato modo di raccontare, proprio dell’autore, man mano conosciamo la vita in Guatemala, Quauhtemallan: terra di alberi
e Uhatezmala: Montagna che sputa fuoco
.
Con un’ampia conoscenza degli elementi che abbelliscono la lirica narrativa, lo scrittore ci consegna un’opera accattivante non solo per la storia di amore e disamore che ci racconta ma anche per il modo intimistico in cui la racconta, laddove ogni dettaglio occupa proprio il posto che deve occupare, dove ogni parola è misurata con la dovuta meticolosità, dove ogni frase ben scritta e ogni paragrafo, esprimono adeguatamente la ricchezza della carica semantica implicita ed esplicita, che fa del libro un piacevole esercizio di apprendimento e diletto, nel senso migliore del termine.
I personaggi conducono una propria vita sotto il tratto deciso dell’autore; direi addirittura che lo hanno loro stessi costretto a scrivere sulle loro vite, dettandogli passo passo ogni dettaglio della loro esistenza, senza lasciargli paus,e fino ad esaurire la storia, con un compromesso valido nel tempo. Nel corso della storia della letteratura mondiale, tanto volte i personaggi assumono tanta forza e tanta vita da costringere lo scrittore a prendere carta e penna- oggi il computer- per raccontare una lunga storia che darà vita a un’intera opera.
Per disegno divino o per quello strano sortilegio che chiamiamo destino, questa giovane donna, modellata e scolpita sotto lo sguardo vigile di suo nonno, è destinata a un evento che oscurerà la sua vita e la sua felicità e che pianterà per sempre il seme dell’intenso dolore nel cuore della sua fedele Nana, che l’ha vista crescere sotto le sue cure materne.
Non tocca a me raccontare la sinapsi del libro, e nemmeno dare un piccolo anticipo della storia; mi è concesso solo esaltare i valori della stessa e ponderare la sicurezza e il potere di chi possiede l’attraente dono dell’ arte della narrazione. Ciò nonostante mi prendo la libertà di citare testualmente una frase che mi tocca il cuore quando Nana sente che ..se ne stava andando piano piano
, lei, che aveva illuminato i suoi occhi e la sua vita, in un preambolo di eterni addii.
Spero che con queste parole introduttive sul Sogno americano, dello scrittore Guatemalese RonyFer Gonzalez, il lettore abbia avuto abbastanza informazioni per decidersi ad acquistare un’opera che sotto ogni aspetto sarà un vero diletto letterario nonché un autentico arricchimento personale dal punto di vista culturale.
─Mercedes Eleine González─.
1.- La Nana
-Ma dimmi, piccola mia, cos’hai? Che ti hanno fatto quegli infami?
-Niente, Nana! Niente di più del solito: ciò che mi uccide, che mi brucia e che mi divora, che mi tortura e mi distrugge. La vita mi sfugge a poco a poco dalle mani; la mia vita si conclude come fa la notte dei miei giorni; ogni giorno vissuto è per me un giorno morto.
- Io ti curerò con la Ruta[1] e con l’Epazote[2] arse su braci fatte di ocote[3] di pino con limoni sistemati a croce. Invocherò le sette preghiere ai sette spiriti dei sette templi.
- Tutto ciò non serve a curare nulla, Nana. Né con i miracolosi rimedi dei nostri antenati né pregando i nostri dei. Semplicemente, ci si rassegna ad averlo e, infine, a morire. Nient’altro.
- E come hai detto che si chiama questo male?
- Aids!
Di ritorno a casa, il taxi che la condusse dall’aeroporto sì fermò proprio di fronte al portone d’ingresso; il tassista aspettava il pagamento del servizio.