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Tre Racconti d'Estate e Le Avventure di Phoebe
Tre Racconti d'Estate e Le Avventure di Phoebe
Tre Racconti d'Estate e Le Avventure di Phoebe
E-book45 pagine37 minuti

Tre Racconti d'Estate e Le Avventure di Phoebe

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Il Principe Citrullo
Un rumore, come di pietra che batte contro un tronco, attira l’attenzione di Phoebe che, sorpresa e non poco spaventata, interroga con gli occhi il Grillo Parlante.
– Oh, non devi aver paura, Phoebe, questo rumore viene di sicuro dalla testa del principe Citrullo. Quando il principe è preso dalla disperazione, sbatte la testa contro un albero.
– Possiamo forse aiutarlo? – chiede Phoebe.
– Il Principe Citrullo non riesce a trovare una principessa che accetti di essere sua moglie. Ma tu certamente puoi aiutarlo. Non sei dunque la fatina buona del bosco?
Guidati dal rumore che si faceva sempre più forte, Phoebe e il Grillo arrivano in vista del principe e del suo triste cavallo. L’aspetto di Citrullo preoccupa non poco Phoebe, che si vede di fronte a un compito difficile.
– Come posso aiutare quel poverino, signor Grillo? Forse tocco con la bacchetta magica quella pietra e la trasformo in principessa?
– Non sei ancora pronta per questi sortilegi di grado superiore. Sei ancora una fatina apprendista. Devi convincerlo che è bello, ardito, sicuro.
– Ho capito, entro subito nella parte, non ti pentirai di avermi dato fiducia.
Phoebe si avvicina cauta ma sorridente a Citrullo.
– Buon giorno, mio bel principe. Mio nobile prode cavaliere.
Citrullo non è abituato a questo esordio gentile. Smette di sbattere la testa e cerca di assumere un aspetto fiero.
– Chi sei tu, cortese damigella? Mi trovi davvero bello? Non ti pare che le mie orecchie a cartoccio dovrebbero forse essere meno eccessive?
– Cosa dici mai, mio signore? Un principe non deve avere le orecchie come tutti gli altri. Vuoi dunque somigliare a un villico o a un bottegaio?
Citrullo assume un’aria ben soddisfatta.
LinguaItaliano
Data di uscita14 ago 2013
ISBN9781465717313
Tre Racconti d'Estate e Le Avventure di Phoebe
Autore

J G Sapodilla

Mi hanno detto che sapevo scrivere e io ci ho creduto. Il Cuoco del Miramare e L’uovo Sbattuto Il cuoco non può sopportare zio Filippo, E’ un istinto naturale, sentimento diffuso tra i nipoti che hanno la sventura di uno zio di successo. Zio Filippo da parte sua non fa che rendere peggiore la situazione, col suo comportamento immobile da dietro il vetro tenuto dalla cornice, sarcastico fissa suo nipote. Zio Filippo è il cordone blu della famiglia, chef reclamato e blandito dai ristoranti di Parigi, Londra, New York, per l’insuperabile supremo medaglione alle erbe di Provenza in crema ai tre formaggi svizzeri. Come ogni mattina, prima di uscire al lavoro, il cuoco si mette in testa il cilindro da chef e al collo il cordone blu, si ammira tra estasiato e invidioso allo specchio, rimette a post e prende la porta. Anche lui un giorno avrebbe avuto un gilet e un orologio d’oro con catena come il fottuto Filippo. Quante volte, nel giorno di chiusura, furtivo e di soppiatto, il cuoco è andato alla cucina del Miramare a provare la ricetta del medaglione: tante volte le galline convocate all’assaggio ci hanno raspettato con le zampette per allontanarsi scotendo il capo. Tutte le creature hanno il loro segreto, la vergogna nascosta del cuoco è il guscio dell’uovo. Per fare l’uovo sbattuto è necessario frangere il guscio sull’orlo del bicchiere che accoglierà la chiara. Non si può fare altrimenti. Questa operazione causa una frattura nel sistema nervoso del cuoco, gli trema la mano. Per porre rimedio, egli a messo a punto un metodo innovativo. Aperto lo sportellino di una stia, la gallinella salta giù e si allontana disinvolta, il calcio nel sedere del cuoco la sorprende innocente, crack.

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    Tre Racconti d'Estate e Le Avventure di Phoebe - J G Sapodilla

    strega

    – Entra, la porta è aperta – disse la Strega Maestra, rigirando il mestolo di legno nell’intruglio viscoso e disgustoso, che ribolliva nel pentolone nero sul fuoco.

    – Posso entrare, signora Strega?

    L’attenzione della Strega era tutta per il suo intruglio, qualcosa non andava, forse non ci aveva messo abbastanza carne di somaro. Non si girò nemmeno a guardare chi entrava. Sarà la solita scema, che vuole un filtro per far innamorare il garzone del macellaio, pensò la strega infastidita.

    – Chi sei? Cosa vuoi? Non vedi che sono occupata, vattene, torna domani.

    – Sono Phoebe, signora Strega, voglio imparare i sortilegi, i filtri magici e tutti gli altri trucchi. Prendimi con te.

    La strega fece un sospiro, si girò a guardare Phoebe, e scoppiò un una risata che fece gelare il gatto.

    – Tu vorresti diventare una strega? Con quella faccina d’angelo e quella vocetta latte e miele? E come pensi di diventare orribile e malvagia come me?

    – Sarò la tua assistente, obbedirò ai tuoi ordini, voglio diventare brutta e cattiva come te.

    E’ solo una stupida ragazzetta capricciosa e sognatrice, pensò la strega, il villaggio è pieno di queste sventatelle buone a nulla, una vuole fare l’attrice, un’altra la cantante oppure la ballerina, questa Phoebe mi sembra la più stupida di tutte, me ne devo liberare alla svelta, non starò a perdere tempo con questa sgualdrinella cuore dolce.

    – Ebbene, Phoebe, ti metto alla prova. Prendi quel pentolino e riportalo pieno di formiche da fare arrosto, il formicaio è sotto l’albero bruciato là fuori.

    – Formichine, signora? Non mi pare proprio un lavoro da strega.

    Ma la strega aveva ripreso a girare il mestolo nell’intruglio e non le prestava attenzione.

    Sconcertata e delusa, Phoebe andò all’albero bruciato, tra le radici scoperte vide il buco di un grande formicaio, in un continuo e agitato movimento. Phoebe mise un dito a terra e una formichina rossa e nera ci salì sopra.

    – Che ci sei venuta a fare qui ragazza? Non vedi che stiamo lavorando? Scaviamo gallerie per riempirle di provviste prima che arrivi la neve.

    – Sono venuta a riempire questo pentolino con formiche da fare arrosto per la strega.

    Come un esercito in file ordinate, le formichine si precipitarono nel buco, ultima si tuffò dentro la formichina sul dito di Phoebe e subito dopo dal buco spuntò la testa minacciosa di un formicone.

    Phoebe gettò a terra il pentolino e lo prese a calci fino alla porta della strega.

    –Mi dispiace, signora Strega, le formiche se ne sono andate altrove. Cosa posso fare d’altro per servirti?

    La strega era fortemente tentata di gettare Phoebe nel pentolone nero, ma non voleva rovinare l’intruglio preparato con tanta cura e attenzione. Decise di prenderla alla larga con diplomazia.

    – Ma perché proprio una strega, Phoebe, non preferiresti piuttosto diventare una principessa?

    Phoebe prese una espressione contrariata.

    – Una di quelle smorfiose che devono studiare il francese, dipingere fiori e prendere il tè per spettegolare come galline?

    – La mattina potresti startene a letto fino a mezzogiorno, la cameriera ti porta pasticcini e cioccolata

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